Autore: Luigi Arcari
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Un gioco nel fango
Racconti
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Timidezza.
Potevano Il display della carrozza segnava duecentocinquanta chilometri l'ora, ma c'erano stati anche tratti nei quali aveva indicato una velocità di trecento chilometri l'ora. Eppure tale velocità non era percepibile direttamente. Sembrava ci muovessimo come in macchina in autostrada ad una tranquilla velocità di centoventi/centoquaranta chilometri l'ora, diritti, senza traffico... |
Autore: Luigi Arcari
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Un'ombra che cammina
Romanzo
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Dodici.
Erano tutti lì fuori, nel cortile. C'erano anche quelli del liceo classico, che per solidarietà si erano rifiutati di entrare. Arrivati verso le otto, come ogni mattina, c'era stata la novità della scuola non agibile. Ogni altro ingresso della scuola era chiuso, tranne quello principale, che invece era aperto ma presidiato da uno dei bidelli. Si era diffusa la voce che si trattasse di ... |
Autore: Luigi Arcari
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Un diverso punto di vista
Racconti
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Quindici.
Sono un sopravvissuto. Uno dei sopravvissuti. Siamo usciti a frotte, a piccoli gruppi di 2 o 3 per ogni nucleo di uranio duecentotrentacinque che è esploso, che ha subito fissione. Non è per imprecisione che dico 2 o 3, non è che sia vago, ma proprio che alcuni gruppi erano effettivamente costituiti da 2 di noi e altri da 3, ma a causa dell'enorme numero di nuclei, miliardi di miliar... |
Autore: Luigi Arcari
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Il labirinto e altri racconti
Racconti
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L'ordine naturale delle cose.
Diede a quella donna centocinquanta euro. Se li era meritati. Non solo per la prestazione in sé, sicuramente da non sottovalutare, ma soprattutto perché non passiva, non indifferente, non senza partecipazione. Al contrario, pur nella piena consapevolezza che il compito da svolgere fosse non spontaneo ma legato ad un contratto di fornitura, un do ut des, l'impegno ... |
Autore: Luigi Arcari
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L'esecuzione.
Tu sicuramente penserai che di fronte alla morte uno ripercorra in pochi istanti le vicende principali della propria vita. È normale. Lo pensavo anch'io. Ci hanno sempre detto che è così. Vedendomi quindi in piedi contro il muro, in evidente risalto rispetto al bianco della parete, volutamente intento a guardare davanti a me evitando di incrociare il tuo sguardo, immagini che io ... |
Autore: Luigi Arcari
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La mosca.
La mosca, colpita in pieno, sembrò prendere vita e cominciare ad annaspare, agitarsi e ingigantirsi, fino ad acquisire proprio le sembianze e le movenze di Melchiorre Riccobono, il capo del capo del suo capo, depositario ultimo dei destini di quasi duecento dipendenti, tra i quali lui, Liborio Cavallaro, non era certamente l'ultimo arrivato, potendo contare su un'anzianità aziendale di ... |
Autore: Luigi Arcari
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Romeo e Giulietta
Narrativa
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Il Gioco dell'amore.
Romeo vive in Italia, ha ventisei anni, una laurea in matematica e un futuro che spera radioso di fronte a sé. Giulietta vive in Canada, venticinque anni, una laurea in lettere classiche e davanti un futuro che immagina sfavillante. Nessuno dei due conosce l'altro, né ha mai saputo dell'esistenza dell'altro. Eccellente premessa.
Ma il demiurgo ha deciso di giocare con lo... |
Autore: Luigi Arcari
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Un gioco nel fango
Narrativa
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Due birre
È incredibile quanto riesca a farmi imbestialire certe volte, col suo modo di fare tra l'ingenuo e il provocatorio, al confine tra la stupidità e una sospetta erudizione. Sarei tentato di trovare il modo di aprire quella sua graziosa testolina per provare a sistemare qualche rotella rotolata fuori posto, sostituire qualche valvola, tarare qualche neurone, sbloccare qualche condotta s... |
Autore: Luigi Arcari
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Romeo e Giulietta: Il gioco dell'amore
Narrativa
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Uno.
L'accidia è in fondo una malattia. Particolare, certo, ma comunque una malattia. Il sintomo più macroscopico è l'assenza di motivazioni, che rende vuota e insensata ogni azione, rende futile ogni pensiero, svuota ogni energia, rallenta la dinamica del tempo, quasi si viaggiasse a velocità prossime a quella della luce, potenzia l'inerzia della materia, rendendo ogni iniziativa di una diff... |
Autore: Luigi Arcari
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Sabato.
Lo squillo del cellulare gli scoppiò nella testa, inaspettato sia per il sonno profondo in corso, sia per la consapevolezza interiore che non fosse giorno di lavoro e che quindi, secondo regola e giustizia, non dovesse esserci sveglia alcuna prima della mattinata avanzata. Francesco impiegò tempo a realizzare che fosse una chiamata telefonica quella in corso e non la sveglia, poi per tr... |