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Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP, ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo già formattato che per la copertina.
Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Writer Officina
Autore: Laura Gallina
Titolo: Le lame nella testa
Genere Poesie
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Le lame nella testa
LE LAME NELLA TESTA
Le lame nella testa
Come infuocati steli
Di rose a maggio, esposte
Al troppo Solleone
Dolori lancinanti
Di spine conficcate
Rosee nel cervello.
La carne non si sente
Presente è nella mente
Quell'unico pensiero
Di avere presto un nero,
Sì. Nero, Unico cielo.
Le stelle sono esplose
Tra petali di rose
E il sole incalza forte,
Rimbomba nella testa,
Dall'unica finestra
ancor rimasta aperta.
Ti prego, chiudi presto
Le imposte, che farnetico,
Frenetico mi dolgo,
Per il gran mal di testa.

TOLLA D'ARGENTO
La piccola moneta,
così leggera, eterea
riporta le due spighe
che il grano è già maturo.
In una compravendita
Non vale poi un granchè,
Ma per comprar le lucciole
A me basta il saper
Che contano le favole
Nei cuori delle sere
Ove sti stava a ridere
Per nottate intere.

È ORA DI DORMIRE
Che i sogni, poi, arrivano
Aspettano Morfeo
In fila come al cinema.
Si guarda la TV,
E il sonno non arriva,
Appeso sulle palpebre,
Memore della celebre
Leggenda dei Pisani,
Un salubre riposo
Si augura e sbadiglio
Arriva su quel ciglio
Che sta dietro la veglia.
È come avere un film,
Che è già dentro la testa,
I sogni presto arrivano
E poi domani è festa.

AL NR.18
L'Amor che posso dare
È quello di un'amica
Che presto deve andare
La chiama la fatica
Di vivere per leggere
I messaggi di anime
Leggere e un poco fragili
Che sperano nei facili
Amori, e un poco comodi.
Ma gli animi s'accaldano
Nel cuore di un Agosto
Che infuoca anche i più gelidi
Sciogliendoli sul posto.
Fa caldo in questa stanza
Apriamo le finestre,
Mettiamo un po' di musica
Che danza e che risate!
Ma poi torni alla piccola
Tua calda casa estiva
Ti manca assai quel docile
Odore che saliva
Le scale dell'androne
Accogliendoti immobile
All'ombra un poco fragile
Del solito portone.

ONDA
La senti come culla
Quest'onda, che arriva,
La riva si trastulla
Al canto di una piva,
Ma il suono presto
Infrange le regole
Di musiche ancora
Poco note. Riprende
Poi una livida visione
Della notte. Che belle,
Quante stelle! E quelle?
Cosa sono? Impara,
Amore mio, a leggere
Ogni suono, che presto
Il giorno arriva. Tu fermo
Sulle nuvole e gli altri
Alla deriva.

PER INCISO
Ho in viso
Ciò che ho
Inviso

TRATTATO SUL CERVELLO
Pentagrammi esausti
Di pensiero, infausti,
Nero sullo sfondo
Di una foto
Il contrasto solo poco
Poi tutto, si confonde
Tra le onde
Magnetiche di mare che , ancora,
La salsedine,
la senti.

COME PIETRA
Rotaie scorrono
Lucide, veloci
Che le voci
Confondono.
Intermittenti luci
Odori di suoni
E rumorosi profumi,
Nello stomaco un pugno
La follia irrompe
Da un segno
Male interpretato,
Si confondono il presente
Col passato
Te lo vendono a buon prezzo
Sì che tu
Il loro disprezzo
Senti.
Ti penti, ma menti ancora
Il delirio di allora, col suo prezzo
Ed il ribrezzo...
Ferma.
Il treno apre ora
Le porte, ma,
Tu
Resti. Come pietra,
Lanciata a sorte.

N°17
Il profumo
Di pani
Fragranti fragranze
Tra fratelli
E danze
Di buon vino inebriàti
A scordarsi
Di peccati, promessi
Non ancor commessi
Sinfonie di odori
E sapori
Speciali, speziati,
Acri e ed uguali
Agli appagati commensali
Fino a mattina
Come temporali, notturni
Fa giorno oramai,
Un ritorno, casomai.

FILASTROCCA
Rotola un micio,
fa capolino
A un mio vicino
Faccio un inchino
Sono un po' goffa,
la stoffae la mossa
Mi fan precipitare
A terra, derisa
Per sempre invisa
Trame su fil di coltello
Egli sanguina, esclamo:
-Che bello-

ODORI NELLA CASBAH
Cammino, ed effluvii
Per le vie
Notturne, consumate
Finestre illuminate
Vetrate di luci filtrate
A dovere
Da sapiente mano
Passo mentre il
Pasto
Si consuma
Di speranza colorato
Profumato
Dai dolenti lamenti
Serpeggia tra le vie
Un'anelito, delicato,
Sale per le nari
A ricordare casa.

DIMMI
Dimmi. Non tacere
Racconta di quei pesi
Sui tuoi occhi
Di quei sogni
Riposti, in cassetti
Rassettati in tutta fretta
Da una sorte
Tua protetta
Una facile morte.
E' solo uno il motivo:
Io Ti Amo!
Resta!
Vivo!

LA BANCA
Manca oggi la Signora
Di marròn glacée vestita
Manca ora, di stagione
Che ad Aprile
Non son buone
Le castagne, già sul fuoco
Bruciano
Non poco.
Caldarroste! A Primavera??
Sai l'affare, da qui a sera?
Ed invece,
Eccoci a Terra
Sul Pianeta della Guerra
E la rima non è a caso,
Sembra un film già riveduto
Di uno scheletro ammuffito.
Lo conservo per domani
Tanto oggi, le mie mani,
Son già piene di tesori
Regalati in cambi d'oro.

BONTÀ
Cos'è la bontà?
È facile rispondere
Dicendo di un biscotto
Se è buono e dolce e friabile
Oppure poco cotto.
Provate voi a dirlo
Parlando di persone
Che a voi sembran cattive
Ma sono, invece, buone.
Io non so molte cose
Ma questa qui la so
Ed ora ve lo scrivo
Dicendo che è da un po'
Che penso a chi si merita
Inferno o Paradiso
Avendo in questa vita
Rubato ed anche ucciso.
Si dice del Perdono
Però solo chi è buono
Capace è a perdonare
Chi gli ha fatto del male.
Io invece non ci riesco
Ma vi chiedo un piacere :
O state muti e basta
O restate a guardare
Chi prima, tra voi inviso,
Adesso scrive rime
Che lacrime sul viso
Versate già ne ha
Soffrendo della vostra
Ottusa iniquità.
La dignità l'ho persa
Ormai molti anni fa
Ma ora è ritrovata
E scrivere mi fa
Le strofe qui suddette
Che 30 anni orsono
Mi fecero morire
Sepolta dal frastuono
Di chiacchiere cattive
Di gente assai pettegola
Perché di vita triste
Ne fece sua la regola.

ARMANDOLE
In una lunghissima
Camminata di vita,
Da mammella celeste
Viene ancora nutrita,
Va un profumo di mandorle
Che è più amaro del fiele.
Lo si sente al mattino
Dietro ai colli di Venere
Tempestati di nespole,
Dal più dolce sapore
Che va un brodo di giuggiole
Giù per l'aspre gole.

SIGARETTE
In fila, erette
Piantate
Nella sabbia, come cumuli
Di rabbia.
Ora dopo ora
Una ne accendi, ancora
E, un fil di fumo
Sale
Insieme al tuo profumo
Nella stanza
Danza! Principessa
Non te ne sei accorta
Che, a Qualcuno ancora
Importa?
Di Te,
E dei tuoi
Pensieri
Fino a ieri
Già sapevi come fosse
Il sentir
Dentro
Una tosse
Da dover
Per forza danzare
E non più smettere
Di gridare e far rumore?

OZI E VIZI
Senza ozio
non c'è noia
per fare l'albero
ci vuole un fiore
per fare un poeta
che ci vuole?
Ci voglion denti
rotti e rotte
deviate
mal giudicate
da ciò che vedete
gregge di ciechi
vi manca un pastore
mentre un poeta
muore
voi fate festa
col vino.


L'EPOCA DEL POCO.
C'era un fiume
Assai violento
Ma scorreva, lento
Un tempo
Lento il passo
Dentro il fango
Che laggiù, s'udiva
Un tango
Argentino nella notte
Il riflesso è un angolino
Nella mente, assai piccino
Era il Poco, i Suoi amanti
Rifiutati tra i rifiuti
Soldati risaputi
Mercenari del Poco
Era l'Epoca
Ora è dopo.

ESSUDAR CIPOLLE
Tonde e grandi
Proprio belle
Mentre bolle
Acqua sul fuoco
In cucina trovo un cuoco
La sua arte sopraffina
Che le nari mi diverte
Verso antichi focolari
Come vecchi marinai
Che rientrano da un viaggio
Per cercare nel passaggio,
Da casa, il fuoco
Non è poco
Conforto
Ad ogni ritorno.


FRATELLI
Tra cielo e terra,
in punta di piedi,
scaviamo tra le nuvole,
ci raccontiamo favole.
Bello, dicono,
L' esser sempre,
a un passo dalla Luna,
a poca distanza
dalle notti stellate.
Sì, rispondo,
che son belle tutte,
quelle cose trasformate
dall'inchiostro in segni.
Ma voi siete distratti.
Vedete un poeta,
Lo chiamate barbone
Solo un ubriaco,
il suo canto sgualcito,
la voce s'infrange
su pezzi di cuore
buttati in un bicchiere.
Ce l'hai duecento lire?
Vai presto a lavorare.
L'ozio,è padre di vizi,
ma tu sei fratello di un Re.

E COMINCIA L'ESTATE
E lo stare
Sdraiati, sul mare,
Occhi di vetro
Appannati da gocce salate
Sul viso asciugate
Da mani sudate
Da fatiche invernali
Ben presto scordate,
Tra i flutti ingoiate
E quell'onda, schiumosa,
In cui tutto riposa,
Il respiro
Di un nuovo mattino.
Sospiri e, assorta,
Assopisci i pensieri
Tra i pesci e le stelle,
Riflesse, marine
Son quelle
Da sempre, a Te
Vicine.



ALIENA
Nata Aliena
Allinei parole
Alienate
Alla Luce
Ed al Sole
Dato che,
Eroi, figli
Di stelle,
Nei secoli
Di guerre
Han fatto sprechi,
Per gli Uomini
Corrotti, i costumi,
Sangue a fiumi
A lavare un livore
Di peccati acceso,
Come faro
Di viandanti
In ogni mare.
Persa una stella
Si fa guerra
In Terra
Perchè troppo grande
è il Cielo
Per trovarvi
Nemici da combattere.


INNESCO D'INCESTI, DI PAROLE DICESTI.
Fu creato
In un sabato
Fu il sesto
Ed il sesso
Sbagliato
A lacerare
Dignitoso sguardo
Di vergogna guardingo
Alzi gli occhi,
Poi socchiudi
Le tue mani
Insanguinate pagine
Di ricordi stanchi
Arranchi sui fianchi
Di Dio
Sul lato oscuro
Del Monte
Ti hanno fatto
Portavoce di Morte
Ben diversa
La sorte
Di chi sugge,
Dall'anima,
Ogni linfa
E una ninfa
Dice d'esser
Portatrice di Pace
Come se il Mondo
Fosse un tappeto, a rovescio,
Il Tuo cammino è diverso
Poggi il piede su un piano
Perverso
Sirena senza voce
Aneli al Tuo Oceano
Di Pace.

PROFESSAR DI FESSI
Chi s'offre non duole,
Dolenti le suole
Per troppo cammino
E, in un camino
Gettasti i tuoi anni,
Del peso di troppe condanne
Chi, illeso ne esce,
Qual viscido pesce
Fuor d'acqua,
D'invidia la sua bocca
Risciacqua,
Beve nettare di squalo,
Professa scuole
D'alto grado,
Ma, sempre più di rado,
Sogna. Gli piace
Deridere e la vergogna
Di volti arrossiti,
Animi contriti,
Come piccole formiche
Lui tratta l'altrui psiche
Fatta d'argilla,
Gli piace plasmare,
Per questo si dice
Che è gran Professore,
Ma la voce da dentro
Non cela il tormento
D'esser purtroppo
Un gigante nessuno,
Che un misero Golia
Nell'angolo ha messo,
Senza chiedere prima
Di Lui il permesso.


FRA TRE ANNI
Sarai, di nuovo, a casa
Con la tua prosa
Prosaica scusa
Per non pagare i danni.
Dammi! La tua mano,
Ti porterò lontano
Dai cuori melensi,
Di chi, ai sensi,
Vota un altare,
Di chi, il sacco,
Non vuole vuotare
Dai pesi di anni
Passati ad odiare
Sorelle, o fratelli,
Fardelli di sangue,
Affini per latte,
Nei versi, nemici,
Cominci a pensare,
Poi dici: -Tua colpa!-
In fronte hai la sporca
Coscienza di Chi
Alla Luce è rimasta
Senza una brace,
Una prece.
Di precetti ti fai vanto,
credi sia tanto?
Credi sia ora,
il Tuo momento?
Ascolta questo mio
Memento mori, poi
Ricorda! Chi fosti,
Chi eri ieri.
Fra tre anni
Mi darai ragione
D'esser stata l'unica
Tua primaria visione.

MAREMENTA
Assalti alla menta
Il Tuo alito, di vento
Sembran cento
Sul mio collo
Anelli, collane,
Tintinnii di bracciali,
Cavalli impazziti, e bestiali
Le corse, sulla grigia battigia
Luccicano granelli
Di sabbia, tra le dune
Della Tua rabbia
Che diventa
Alito del Mare
Che si effonde
Dalle onde, nella mente
Per un minuscolo istante
Te ne resti, distante
Nella destra, la spada
Che ti tiene la strada
Sul sentiero incontrasti
Assassini alla menta
Codardi di latte
Dichiarati fratelli.



ANNOIATA
Come se, in un anno,
Fossero troppi
Tanti, tutti
I secondi, periodi
Anche lunghi,
Come frasi da studiare
La memoria
Lascia spazio per
Non pagare
Dazio (forse)
Al momento.
Di continuo
Mento
Ed io dico,
racconto.
Sciabordio assordante,
Di parole
il muro impastato
viene subito innalzato,
basta il primo mattone
E tutto crolla.

UNA PICCOLA MORTE SEGRETA
Per Te, che
Non mi hai capita.
Predispongono rosari
Pii e assai poco
Solitari, solidali
In apparenza
Amici della decenza
Ipocriti di tendenza
Prime file
Tutti eretti
Baluardi perfetti
Nella vita, fari
Per ciechi
Frescura per i morti
Rinfrescati ricordi
Alla mente ritorni
Dopo i giorni della
Piccola morte
Segreta messa
In scena
L'oscenità di prece
Di chi parla
In Tua vece.

DODICI
Due di troppo,
Per far dieci
Tu mi senti,
Ma non dici
Due per sei: una dozzina
Sono uova. E la farina?
Questo lato
(casalingo e inesplorato)
Mi è tuttor del tutto
Ignoto...
Sono grammi , per la torta?
La Tua festa
Di Me morta?


FESTA NELLA FORESTA
I volpini e i lupacchiotti
Fan l'occhietto
Agli orsacchiotti
Mentre l'ape, ballerina,
Posa il piede
Su una piuma
Del fringuello,
E cinciallegre,
E il pettirosso,
Con il picchio, a più non posso
Sbatte l'ali un colibrì.
Poco lontano da lì,
Giù nel fosso
Un bel ranocchio fa –cra cra-
Anche lui strizzando l'occhio
Al cerbiatto,
Che saltella soddisfatto
Mentre il grillo sembra dire:
-E' già l'ora di cantare?-
Gli rispondon tutti in coro:
-E' mattino, in bocca ha l'Oro!-
E l'Aurora boreale
Col suo magico pennello
Riesce a fare di quel Cielo
Un grandissimo tesoro:
Gemme ovunque,
Sulle foglie,
E, del Paradiso,
Le soglie apre,
In un sorriso.

FINESTRE
Stremate
Da tenui vedute,
Da troppo tempo sedute,
Sole e
Dimenticate.
Nient'altro
Che un baule in soffitta
La tela del ragno
Fitta
Ad impedire ogni luce
Che, ora,
Il sole senza nubi brucia.

FONDALI
Lenzuola, come nuvole,
Annego e ascolto favole
La voce, mentre narra,
Errante tra le mura
Di stanze e distanze,
Profonde, segrete
Prigioni di ricordi
Ai quali non siam sordi.,
Il dormiente annega
Anela affannando
All'aura di un sogno
Ma,
Posata sul cuore,
Di sera,
Si fa come macigno.
Male e Bene in uno scrigno,
Nello stagno vedo un cigno,
Sul fondale il mio compagno
Per le mani mi prende,
Fluttuando tocco terra
E sogno.

FOTOGRAFIA
Chissà
Chi era quell'Uomo
Che, passando, col suo cane
Trascinavasi
Attraverso le molecole
Di un'aria rarefatta
E, pesante ogni passo,
Mentre anch'io, per un secondo,
Sento quanto è triste il Mondo.
A quell'uomo, col suo cane,
Vorrei dire quelle cose
Che si dicono a chi è triste,
Vorrei stringere i suoi occhi
In un abbraccio,
Ma, mi volto , e,
Codarda, taccio.
Ora penso a cosa resta
Di una vita, se non una
Fotografia sbiadita.




FRAGOLE ASSASSINE
Te ne stavi
Vestita di fragole,
Eri in cerca di favole,
Nella mano una stringa,
Nell'altra una siringa.
Singolare il tuo modo
Vano di cercare
Un comodo rifugio,
Una tana, un pertugio.
Stringe forte sul tuo braccio
Ed il sangue si fa ghiaccio,
Quella stringa presto sciolta
Con te, sul tappeto, morta.
Le tue scarpe tennis gialle,
Slacciate, imbambolate,
Nel tuo sguardo persi
Tutti i passi compiuti
Verso nuovi lidi
E perfidi , nuovi presìdi,
Non c'è ospedale, non vi è rifugio,
Sotto terra, senza indugio.
Serra i pugni tuo fratello,
Oramai gli inviti son partiti,
Per il Tuo funerale,
Invitati a cantare.
Non c'è favola in questa storia,
Una labile memoria,
Caramelle un po' dolciastre,
Il sapore acre del sangue
Sul Tuo esangue palato.



ODE DI CACCA/PUPù
Da un buchetto
Un poco strano
Che dai più
vien detto Ano
Capolino fa un merloffo,
Si presenta assai gaglioffo,
Poi annega dentro al Water,
Mentre Tu
(non ce la facevi più!
Ti scappava la Pupù!!!)
Un sospiro tiri
Lo sciacquone e lo sciacqu'ano
Sono i posti dei ritiri
Comodi, come un divano.

PANE
Dacci ancora
Pene per dolere
Pane per guarire
Penne da poter
Dire quel tanto
Da riaccendere
Quell'eco, quel canto.
Che spreco, di certo
Bieco, di sguardo
E d'intenzioni
Egli è cieco
Chiede il Cielo
Ottiene meno.
C'è per tutti, ce n'è troppo,
Che raffermo non è buono.
ATTENTI ATTORI, ATTRAENTI AUTORI
Me stessa espongo,
Stesa.
Tesa ad un pubblico ludibrio.
E' una resa.
Come pongo mi plasmo,
Camaleonte tra un mare
Di volti e di volte
Celesti, che ho provato
E riprovar ora la parte
Di Angelo incallito,
Fumatore accanito,
Presto divertito.
(bau! Scemo, chi legge)
Che gregge! :D
Piedistalli erige
Al peso della fame
D'attore e d'autor
Di sonanti monete;
brucia come sete
Di mancato guadagno.
Non del tutto, o poco,
Degno.
In pegno come carte,
Di partite di ramino,
Ribaltate
Su di un tavolino.

PAPA'
Vorrei farmi piccina piccina
Da mettermi là,
In QUELLA taschina
Del tuo gilet
Vicino al cuore
Per tenerti compagnia
Fino a mattina
In un abbraccio
Grande come il mare.
Ti osservo dormire
Poi penso: lo abbraccio,
Ma con gli occhi sorridi
Ed io, sorniona, taccio.

ALLA FERMATA DEL 29.
Vorrei che queste ore
Venissero incassate
Come un ticket di parcheggio
Un viaggio,
Intrapreso da tempo,
Dalla fermata
Del 29esimo grembo.
Presto scelto
Un riparo sicuro,
Il Cielo si fa scuro,
Ecco, dopo il trambusto,
Spuntare i 7 colori
E gli odori di un limbo
In cui tutto è fermo.
L'Eterno c'è in palio,
Ma tu hai sete
E un pasto caldo
Chiedi in cambio
Delle tue ore.

SETE
Non bevo per sete
Il ben più allegro vino,
Che, dolce al palato,
Mi par sopraffino.
Papille si fondono,
Pupille si accendono,
Di ardire beati,
Completi ubriachi.
La festa si fa,
Mestizia settimana,
Di sabato, si sa,
La vita è un poco strana:
Tutto vale, è un Carnevale.
Sono in giro molte maschere
Che, finalmente escono,
Dal lor settimanale
E redditizio impiego,
Si voglion divertire
Liberi dal sussiego.
EMIVITA
È tanto che perdura
Quest'agognata cura
Per quale malattia
Di dir non v'è una via.
Un giorno son sbadata
Quell'altro troppo sciocca
Non capita un po' a tutti?
Perché a me questo tocca?
Di essere curata
Senz'essere malata.
È dura stare senza
Che ormai sono anni che
Questa mia terapia
Mi tiene compagnia.
Ma basta, liberatemi
Dalle vostre pozioni
Di medici ed esotici
Guaritori dal niente
Lasciate la mia mente
Che bene lì ci sto
Curate l'altra gente
Che a vivere io vó.

PERSONAGGIO PRIVATO
Non è solo uno specchio
A chiedermi chi sono
Ma io stessa da un pubblico
Sguardo di qualcuno,
Che sulla via saluta
Dicendo con un –ciao-
Ben più molte altre cose
Per nulla rispettose.
A me non frega niente,
A ridere continuo,
Aliena tra la gente
Che non sente più niente.
Son come morti dentro,
Che triste tutto ciò,
Ma poi m'importa niente
Perché io là più non sto,
In quel paese effimero,
Come tutte le altre cose,
Che vuole onori e cronache
Ai petali di rosee
Visioni assai più mistiche
Di santi patronati
Mi aspetto da una flebile
Vocina tra le papere.

METTI LA MASCHERA
Leva la maschera
Metti la maschera,
Dipende dove vai,
si fa per l'occasione
di essere i più visti
tra quel mezzo milione
di altre belle maschere,
reali oppure mitiche
fantastiche figure,
che nel mio cuor m'immagino
soltanto le brutture
che essi hanno commesso
da dovere nascondersi
persino da sé stessi.



Laura Gallina
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