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Autore: Sergio Bertoni
Titolo: Nascita e fine dei Cavalieri Templari
Genere Ricerche Storiche
Lettori 3865 41 59
Nascita e fine dei Cavalieri Templari
Le accuse contro i Cavalieri Templari - 4° capitolo

Si avvicina la tremenda fine dei Templari. Tutta la vicenda ha inizio nel 1305, quando un tale Esquiu De Floryan , (forse un ex-Templare della Francia del sud, già espulso con ignominia dall'Ordine) si presentò al sovrano di Spagna Giacomo II di Aragona con una storia stupefacente: diceva di essere stato nelle carceri di Béziers in compagnia di un altro cavaliere templare scacciato dall'Ordine che gli aveva raccontato le inaudite atrocità che venivano compiute: si rinnegava Cristo all'atto di essere accettati nell'Ordine, si sputava sulla Croce, si praticava la sodomia e si adorava un idolo. De Floryan raccontò questa storia a Giacomo II perché sapeva che il Re aveva buoni motivi per avercela con i Templari, non gli andava troppo a genio avere all'interno dei suoi confini un secondo potere, oltre lo Stato, con una tale influenza, inoltre avevano le più possenti fortezze del Regno e facevano i migliori affari. Giacomo II però ritenne opportuno non intraprendere azioni contro gli onnipotenti Templari, anche perché la pia popolazione spagnola non avrebbe mai perdonato al suo Sovrano una simile azione contro i migliori Cristiani dell'epoca e la Chiesa! Il Re consigliò però a De Floryan di rivolgersi a Filippo IV di Francia che aveva una certa esperienza in fatto di lotte contro la Chiesa.
Filippo IV, detto anche il Re falsario per aver battuto monete di pessima lega, nel 1296 si era già impegnato in una prova di forza con il papa Bonifacio VIII, e imponendo un contributo alla Chiesa francese, aveva provocata una prima rottura, aggravatasi nel 1301 dalla pretesa di giudicare un vescovo. Bonifacio VIII convocò un concilio per condannare e scomunicare il sovrano. Questi rispose con un'assemblea che vietò al clero francese di parteciparvi. Filippo venne scomunicato, e allora inviò a Roma Guglielmo di Nogaret, che si alleò con il principe Giacomo Colonna. che era partito con 300 cavalieri verso Roma. Il papa, però si era ritirato ad Anagni, nei suoi possedimenti terreni, e si fece trovare dai suoi nemici con le insegne papali sul trono papale. I suoi nemici lo schernirono e lo derisero. I Colonna erano nemici dei Caetani, di cui faceva parte Papa Bonifacio VIII. Acerrimo nemico del Papa (nato Benedetto Caetani) insieme a Guglielmo di Nogaret lo rapirono e lo tennero prigioniero presso Anagni. Durante questo periodo il Colonna detto Sciarra (cioè il litigioso) avrebbe addirittura schiaffeggiato il pontefice: tale evento è famoso con il nome - Oltraggio di Anagni - . Comunque il papa, che era anziano e molto sofferente anche di calcoli renali morì poco dopo (1303).
Bonifacio VIII, non trovò pace neanche nella morte: lo spregiudicato Nogaret ne fece riesumare il cadavere e lo processò per eresia, accusandolo di una serie di crimini che solo la fantasia di un visionario poteva cacciare fuori: simonia, raggiri, assassinio del suo predecessore, magia e ateismo professo. Filippo IV impose quindi il proprio controllo sul papato: fu eletto papa l'arcivescovo di Bordeaux, Bertrand de Goth, col nome di Clemente V, e la Santa Sede fu trasferita in Francia (1309) cosa che poneva di fatto Clemente V sotto l'influenza della Corona. Il papa fu strumento di Filippo IV il Bello che se ne servì nella lotta contro i Cavalieri Templari grazie anche al suo scaltro e infame consigliere: Guglielmo di Nogaret che aveva già arrecato gran danno alla Chiesa con lo - schiaffo di Anagni - . L'ex galeotto De Floryan alla fine riuscì ad incontrarsi con Nogaret che percepì immediatamente quanto quelle informazioni che gli venivano date fossero ad alto potenziale esplosivo. Ormai era specializzato nel saccheggiare beni ecclesiastici e annientare un Ordine per il vile denaro non lo preoccupava minimamente. Inoltre aveva forse un motivo in più per agire contro i Templari: i Cavalieri avevano denunciato all'Inquisizione come Cataro suo nonno che era stato così bruciato sul rogo all'epoca del massacro dei Catari. Per il momento però aveva in mano ben poco per accusare un intero Ordine, aveva soltanto le affermazioni di un pregiudicato, un testimone quindi abbastanza inattendibile, per giunta anche espulso dall'Ordine. Si potevano andare a ricercare i Cavalieri cacciati dall'Ordine che sarebbero stai più che contenti di sottoscrivere qualsiasi cosa in cambio della libertà e di un po' di denaro, ma Nogaret era troppo scaltro, sapeva che simili testimonianze sarebbero state troppo inverosimili per giustificare l'arresto di migliaia di cavalieri. C'era soltanto una soluzione per ottenere prove sicure ed innegabili della colpevolezza dell'Ordine: tutti i Templari dovevano essere sottoposti a tortura e dovevano essere costretti a firmare le deposizioni con il riconoscimento della loro colpevolezza.
L'Ordine Templare, in quell'epoca, godeva del massimo rispetto delle popolazioni dei vari Stati, in più all'interno dell'Ordine c'erano molti figli di nobili: un'azione contro i Templari, senza i dovuti motivi si sarebbe trasformata per chiunque in una disfatta completa, avrebbe attirato contro di se l'odio delle masse, l'odio dei nobili, degli altri sovrani Europei e della Chiesa, che sarebbe potuta arrivare anche ad indire una Crociata contro l'accusatore dei Templari, con conseguenze più che ovvie: l'annientamento.Quindi se il Re di Francia si fosse azzardato ad incolpare ed arrestare i Templari per futili ragioni molto probabilmente avrebbe fatto una gran brutta fine!
Filippo IV molto probabilmente aveva visto il tesoro dei Templari e quindi sapeva pressappoco le grandi quantità di ricchezze da loro possedute: a centinaia di migliaia si ammucchiavano monete di Tours, di Firenze, di Venezia, delle più importanti banche, nonché monete provenienti da tutto l'oriente e l'occidente. A questo vanno aggiunte le donazioni ricevute, gli oggetti d'arte migliori e un imprecisato numero di oggetti orientali. La domanda è: quando il Re di Francia poté vedere tutto questo? Le tasse e le gabelle erano state aumentate, la moneta francese (talleri e bourgeoises) era stata già svalutata due volte in un anno e le stesse monete erano fatte con una lega squallidissima, non a caso quindi Filippo il Bello era stato chiamato - Il Re Falsario - dal Papa Bonifacio VIII e si diffuse un detto: Il Re di Francia è falso come le sue monete. I lavori per la costruzione di Notre Dame e del Palazzo Reale di Parigi erano fermi da mesi, il Re non aveva più soldi! Intanto la Fortezza Templare dominava su Parigi con le sue sette Torri.
Durante la sollevazione popolare del 1306 che ci fu per via dell'inflazione, delle tasse, e delle continue svalutazioni, i Templari (ironia del destino!) accolsero il Re nel loro castello-fortezza, salvandolo da morte sicura e consentendogli di rendersi ancor più conto dei loro immensi tesori. Nel 1307 però era già quasi tutto pronto, il piano era quasi completo. Re Filippo riuscì a convincere tutti i membri del consiglio di Stato sulla bontà e necessità di quest'azione, i quali apposero i loro sigilli sui documenti da inviare a tutti i procuratori di Francia con l'ordine di catturare i Templari. Uno solo rifiutò di mettere il suo sigillo al servizio di un'ingiustizia: l'arcivescovo Aycelin di Narbona, gran guardasigilli e cancelliere del Regno. Naturalmente Filippo andò avanti comunque, non pensò minimamente di far naufragare tutto per una sola opposizione! Una cosa però c'è da dire: se Aycelin di Narbona credeva che quell'azione fosse un'ingiustizia, perché rimase muto? Perché non avvertì ne il Papa, ne i Templari delle intenzioni del Re? Avrebbe potuto evitare il più grande assassinio giudiziario del Medioevo, ma non lo fece. Col suo silenzio si fece comunque complice.
Così il 14 settembre 1307 venne deliberato l'arresto dei Templari . nello stesso giorno Il Re inviò messaggi sigillati a tutti i balivi , siniscalchi e soldati del Regno ordinando l'arresto dei Templari e la confisca dei loro beni, e già il 22 dello stesso mese giungevano a tutti i procuratori del Regno i decreti che ordinavano di tenersi pronti con tutti gli uomini in armi per l'alba del 13 Ottobre. Le disposizioni reali vennero prontamente eseguite venerdì 13 ottobre 1307 e la mossa riuscì in quanto venne astutamente avviata in contemporanea contro tutte le sedi Templari; i cavalieri, convocati con la scusa di accertamenti fiscali, vennero arrestati.
I frati dell'ordine della milizia del Tempio, lupi nascosti sotto un aspetto da agnello e sotto l'a-bito dell'ordine, insultando in modo sciagurato la religione della nostra fede, sono accusati di rinnegare il Cristo, di sputare sulla croce, di lasciarsi andare ad atti osceni al momento dell'am-missione all'ordine: essi si impegnano con il voto che proferiscono, e senza timore di contravve-nire alla legge umana, a darsi l'uno all'altro, senza rifiutarsi, se vengono richiesti... Con queste parole il re Filippo IV giustificò l'arresto in massa dei Templari avvenuto all'alba, forse all'insaputa del papa. Quasi tutti i monaci vennero imprigionati compreso il maestro Jacques de Molay che si trovava nella commenda di Parigi, tutti i beni dell'ordine confiscati compreso il tesoro e tutti i documenti.
Le accuse sono pesanti ma quello che preoccupa è il sospetto che si nasconde dietro questa ma-novra del re: il desiderio di sopprimere l'ordine del Tempio. Incatenati, isolati dalla vita conventuale, torturati ecco quello che accade ai poveri monaci-cavalieri rinchiusi. Qui ,nel castello di Chinon, sono rinchiusi i dignitari dell'ordine compreso de Molay, le loro condizioni fisiche precarie ne hanno impedito il trasferimento per essere interrogati direttamente da papa Clemente V, sempre più sottomesso alle strategie politiche del re di Francia. Accompagnati dai più vicini consiglieri del re, di buon mattino, sono arrivati alcuni cardinali inviati per raccogliere le loro sempre più stanche parole risultato di continue torture crudeli ed ingiuste. Sono questi mesi difficili per i Templari, il ricordo di epiche battaglie e' lontano e la confusione appare come l'unica certezza, dove confessioni,precisazioni ma anche ritrattazioni e lo spettro di gravi condanne avvicinano i bianchi mantelli al fuoco del rogo.
Le torture incominciano a produrre gli effetti desiderati dal re di Francia Filippo IV. Del corag-gio dei temuti cavalieri ben poco e' rimasto e lo scoramento nelle file della gerarchia dell'ordine , sembra confermare un triste percorso già disegnato e dalla quale pare non ci sia proprio via di scampo. I decreti prevedevano che, dopo l'arresto, si stabilisse la verità ad ogni costo, anche ricor-rendo alla tortura; a chi rilasciava le confessioni sul verbale andava promessa la piena assoluzione, coloro che negavano andavano minacciati di morte. Incredibile! Come poteva il Re promettere l'assoluzione ai peccatori e viceversa minacciare di morte chi non confessava? Il papa intanto, ap-parentemente, non sapeva nulla di quello che stava per accadere, infatti la settimana tra l'1 e l'8 Ottobre si trovava alle terme. Alcuni studiosi però sostengono che il papa fosse al corrente della situazione e che volesse iniziare una sua inchiesta sui Templari, ma Filippo il Bello lo anticipò. Il 13 Ottobre comunque l'azione fu fatta e in una volta sola furono imprigionati tutti i Templari di Francia, persino i rappresentanti del Tempio presso la Curia pontificia!.
Vennero presi all'alba, in un agguato assolutamente inaspettato. Le accuse che venivano rivolte sembravano impossibili e assolutamente inaspettate, anche per questo i Templari non reagirono, visto che avevano la coscienza pulita e erano sicuri che tutto si sarebbe risolto subito e che si sarebbe chiarito l'equivoco. La loro fede era indistruttibile, purtroppo non sapevano, invece, che quella stessa Chiesa che loro tanto adoravano (guidata però da un uomo debole e prigioniero del Re di Francia) e di cui si fidavano l'avrebbe lasciati in pasto ad un Re bramoso di denaro. I Templari furono imprigionati nelle loro stesse fortezze e interrogati dai carnefici del Re. La cattura era stata ordinata dal Grande Inquisitore di Francia, Guglielmo d'Imbert che avrebbe dovuto procedere anche agli interrogatori, ma gli aguzzini cominciarono subito, torturando i poveri malcapitati e iniziando a far sottoscrivere da quanti più Templari possibile le loro dichiarazioni di colpevolezza. Resta tuttora misteriosa la sorte della flotta Templare che era ancorata al porto Francese de La Rochelle e che non fu mai trovata, forse riparò in Portogallo oppure in Scozia. Il processo fu una delle più grandi tragedie della storia della Chiesa.

Sergio Bertoni
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