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Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Autore: Pasquale Fierro
Titolo: Morte, Sorella della Vita
Genere Prosa Poetica poesia
Lettori 772 1 1
Morte, Sorella della Vita
Inno alla Morte

Non temermi, sono solo un passaggio,
un ponte che collega due sponde,
la fine di un viaggio terreno
e l'inizio di un cammino eterno.

Non sono il buio che spegne,
ma la porta che si apre verso la luce.
Sono il silenzio che ti avvolge dolcemente,
un abbraccio che calma ogni tuo timore.

La vita sulla terra è un attimo,
un soffio prezioso che ti plasma,
ma tu sei più di carne e ossa,
sei energia che vibra,
sei anima che danza oltre il tempo.

Non vivere nella paura di me,
perché io non ti rubo nulla.
Ti trasformo, ti rinnovo,
ti libero dai pesi del mondo.

Guarda il cielo, guarda le stelle:
sono frammenti di vite passate,
anime che brillano e vegliano,
che ti aspettano oltre il velo.

Vivi il tuo oggi senza paura,
abbraccia ogni istante con gratitudine.
Io non sono il tuo nemico,
sono la custode del tuo passaggio,
la certezza che nulla finisce davvero.

Quando arriverò, non scappare,
prendimi per mano e lasciati andare.
Ti condurrò verso l'eterno,
dove il tempo non ha più confini,
dove l'amore è la sola legge.

E ricorda: non sei mai solo.
La tua energia continuerà a fluire,
il tuo sorriso vivrà nei cuori che hai toccato,
e il tuo spirito danzerà libero tra le stelle.

Non temermi, ma accettami.
Io sono il coronamento del tuo viaggio,
un ritorno alla fonte,
un volo verso l'infinito.

L'Inno alla Morte: un canto per l'eterno
Ci sono parole che non si limitano a essere lette. Parole che, come note, risuonano dentro di noi, vibrano nelle nostre emozioni e ci portano in un luogo che va oltre il tempo, oltre lo spazio. Non è semplicemente una poesia, ma una mano tesa verso di te, un invito a guardare negli occhi ciò che più temiamo: la fine. Ma non come una minaccia, bensì come un inizio. Questo Inno non parla di oscurità o di perdita. Al contrario, celebra la trasformazione, la continuità e il profondo significato di ciò che ci attende oltre il velo. È un abbraccio che ti avvolge, una voce dolce che ti dice di non avere paura. Non ti senti giudicato, non ti senti perso. In queste parole, trovi conforto, perché ti rendi conto che ciò che spesso chiamiamo "fine" è, in realtà, solo una soglia. Un ponte che collega il noto con l'infinito. In quest'opera prendo per mano la morte e la trasformo. Non più spaventosa e gelida, ma luminosa e accogliente. La dipingo come una custode gentile, una guida che non strappa ma accompagna, che non spegne ma accende una nuova luce. Ti parla direttamente, ti dice che non sei solo carne e ossa, ma energia, anima, vibrazione. Ti ricorda che sei molto di più del tempo che vivi qui sulla Terra. Pensaci: quante volte hai temuto la fine? Quante volte hai immaginato la morte come un nemico implacabile, pronto a toglierti tutto? Eppure, questo Inno ti ribalta la prospettiva. Ti dice che la morte non porta via niente, ma rinnova, trasforma, libera. È la promessa che nulla finisce davvero, che l'amore e l'energia che sei non si dissolveranno mai. C'è un'immagine che più di tutte tocca il cuore: le stelle. In pochi versi, riesco a trasformare le stelle in frammenti di anime, in spiriti che brillano e vegliano su di noi. Ogni stella diventa un testimone dell'eterno, una prova che chi abbiamo amato non ci ha mai davvero lasciati. È un messaggio potente: siamo tutti connessi, e quella connessione non si spezza con la morte. Al contrario, si rafforza. Perché dedicare un capitolo a questo Inno? Perché la sua importanza va oltre le parole. È un canto che ti spinge a vivere meglio, a non sprecare il tuo tempo nella paura, ma ad abbracciare ogni istante con gratitudine. È un invito a cambiare il modo in cui vediamo la vita e ciò che la segue, a capire che ciò che ci aspetta è un ritorno, non una perdita. Questo capitolo diventa una riflessione, un momento per fermarsi e respirare, per accettare che la vita è un viaggio. E come ogni viaggio, ha un inizio e una fine. Ma quella fine è anche un nuovo inizio. Un volo verso l'eterno, verso qualcosa di così vasto e bello che le parole non possono contenerlo. Leggendo queste righe, non puoi fare a meno di sentire un brivido. Non di paura, ma di speranza. Ti emozioni pensando che la morte, alla fine, è solo un passaggio. Un portale verso un luogo dove il tempo non esiste, dove l'amore è tutto ciò che rimane. E non ti senti più solo. Perché il tuo sorriso, i tuoi gesti, la tua energia vivranno per sempre nei cuori che hai toccato, nelle stelle che brillano sopra di noi.

Con questo Inno, non ti offro solo una poesia. Ti offro una prospettiva nuova, una pace profonda e un messaggio che porterai con te: non temere la morte, perché sei molto più del tuo corpo. Sei eterno. Sei infinito.

COS'E' LA MORTE?


Discorso Introspezione sulla Morte

La morte è un enigma universale, un passaggio inevitabile che intreccia ogni esistenza umana. Ciò che rende la sua presenza così potente non è solo il suo ruolo come fine biologico, ma la paura profonda che suscita in noi. In ogni cultura e attraverso i secoli, la morte è stata venerata, temuta e trasformata in simbolo; tuttavia, il suo significato resta complesso, intessuto di mistero.

L'umanità e la paura della morte

La paura della morte è profondamente radicata nella nostra natura psicologica. Essa nasce dal desiderio innato di sopravvivenza e dalla consapevolezza della nostra finitezza. Come esseri umani, tendiamo a rifiutare l'idea del nulla, a temere l'oblio. La domanda fondamentale – "Cosa succede dopo?" – ci perseguita, generando angoscia ma anche una straordinaria spinta creativa. Molte delle opere più belle della letteratura, dell'arte e della filosofia nascono proprio dal bisogno di rispondere a questa domanda.

Il valore della morte nelle culture

In alcune tradizioni, come quelle antiche egizie, la morte era vista non come un fine, ma come una transizione verso un altro regno. I riti funebri elaborati servivano a garantire un viaggio sicuro nell'aldilà, mentre l'idea della resurrezione e dell'immortalità dell'anima alleviava il dolore della perdita. Nella filosofia orientale, come nel buddismo, la morte è accolta come parte del ciclo naturale di nascita, morte e rinascita. È il mezzo attraverso cui si raggiunge l'illuminazione, un momento di ritorno all'universo.
In altre culture, come quelle europee medievali, la morte era percepita come giudizio divino. Riti e preghiere miravano a preparare l'anima al suo incontro con l'eternità, sottolineando il terrore di un aldilà punitivo. Anche oggi, nelle società secolarizzate, rimangono eco di queste paure, che si manifestano nei tentativi di negare la morte, rinviandola attraverso la medicina e i progressi tecnologici.

Un ponte tra vita e spiritualità

La morte, lungi dall'essere solo un termine, può essere vista come una sorella della vita. Pasquale Fierro, nell'opera Morte, sorella della vita, ci invita a vedere la morte come un passaggio, un ponte che unisce due rive: il mondo terreno e quello spirituale. Lungi dall'essere una fine oscura, la morte può essere trasformata in un abbraccio dolce, un viaggio verso una luce più grande.

Psicologia della paura della morte

A livello psicologico, la paura della morte ci spinge spesso a vivere in modalità di evitamento. Questo si riflette nella negazione, nel tabù sociale che circonda la discussione aperta della fine della vita. Tuttavia, affrontare la paura della morte è una delle chiavi per vivere pienamente. La psicologia esistenziale ci insegna che accettare la nostra mortalità può portarci a un'esistenza più autentica, dove ogni giorno è apprezzato come un dono unico.

Una prospettiva di speranza

Forse la più grande lezione che la morte può insegnarci è che nulla finisce davvero. La nostra energia, i nostri gesti, e l'amore che seminiamo restano come frammenti eterni nel cuore degli altri. Così come le stelle nel cielo notturno, le vite passate brillano, vegliano e illuminano il cammino per coloro che restano.
Concludo con un invito alla riflessione: viviamo in modo da non temere la morte, ma accoglierla come parte del grande ciclo della vita. Guardando la morte come una trasformazione, possiamo liberarci dalla paura e abbracciare ogni istante con gratitudine e coraggio. Questo non solo onora la nostra esistenza, ma ci prepara ad affrontare con serenità l'inevitabile.
Pasquale Fierro
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