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Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Writer Officina
Autore: Alex River
Titolo: Rise of a Hero
Genere Fantasy Fantascienza
Lettori 1667
Rise of a Hero
L'Ascesa di un Eroe.

Dopo circa mezz'ora di Taxi scendiamo finalmente dal veicolo nel complesso di piattaforme dove si trova il Pandora: un postaccio della malora, ovviamente, con tossici e barboni ad ogni angolo oscuro, impegnati perennemente a scaldarsi, dando fuoco ad un bidone ed a qualche panetto di Omnigel a bassa densità, oltre che ai rimasugli delle casse in legno che ancora si usano per il trasporto di merci alimentari o di basso pregio. Le fiamme in questa zona sono le uniche fonti di luce, visto che per ordine della Seth'Denora tutti gli impianti pubblici sono stati eliminati, per evitare che qualche imboscato vada a succhiare risorse al Sultano...
Da che pulpito...
Zero scende per primo dal Taxi, buttando dal finestrino una manciata di tappi sul sedile anteriore del veicolo; io lo seguo e annuso l'aria che porta alle mie narici quell'infausto odore di legno e idrocarburi combusti. Ho sempre odiato questa parte del Pandora, preferendo i parcheggi del locale sui tetti degli edifici intorno a noi.
Ace da dentro il veicolo dice al Tassista: «Bastano o abbiamo speso di più?»
L'uomo al volante balbetta: «S-si certo, b-bastano, anzi sono t-troppi» Ed ha tutte le ragioni di farlo, alla nuca ha puntata una grossa pistola Railgun che sarebbe tranquillamente capace di forare il vetro blindato che ci separava da lui, la sua testa, il parabrezza del Taxi e qualsiasi altra cosa che incontrasse nell'arco di cinquanta metri...
«Controlla! Non siamo ladri, e te hai una famiglia da mantenere scommetto» Ace lo incita mantenendo sempre la mira ferma.
Allora il Tassista si china sul sedile per contare i tappi, con il sudore che ormai gli ha imbrattato il colletto della logora maglietta che porta, e alla fine esclama: «Mancherebbero tre tappi signore, ma vi faccio lo sconto, vi prego n-non uccidetemi»
Zero gli butta una banconota da cinquanta tappi e li aggiunge al mucchio dicendo: «Sono per il disturbo e per la scarsa fiducia, ma può capirmi vero?»
L'uomo sbigottito, con un occhio al denaro e l'altro alla pistola: «C-certo c-capisco signore»
«Bene!» Esclama Ace rinfoderando la pistola ed uscendo veloce dal veicolo, per poi fermarsi un secondo al finestrino mentre chiude lo sportello: «Fatti un favore amico, evita questa zona per qualche ora, gira brutta gente» Le ultime parole sono ovviamente sarcastiche, la brutta gente saremmo noi...
Appena Ace si allontana dal Taxi questo parte ad una velocità tale che se avesse scelto un vettore più verticale avrebbe potuto uscire dal corridoio Atlantis e trovarsi in orbita.
«Poverino, dite che l'abbiamo spaventato?»
«McNab sei troppo violento a volte» scherza Zero con il suo sottoposto, che rimbecca subito: «Ah io sarei violento? E questa pazza che mi ha quasi sfondato un ginocchio l'altra sera?»
Sta parlando di me! «Leeroy McNab!» E continuo con voce incazzata: «Se non volevi prenderle, dovevi evitare di fare il pirla!»
«Ha ragione lei Ace! Non si fa prendere paura ad una donna mentre ha gli occhi chiusi»
«Esatto!» Concludo con le mani sui fianchi con il tono della sorella che ha il papà dalla propria parte.
«Va bene, va bene, avete ragione voi, io faccio il pirla e mi merito le botte; la prossima volta però, tesoro, ti prego mira più in alto: ho sentito il ginocchio fare crack»
Socchiudo gli occhi come in segno di minaccia o ritorsione; ma Zero manda a vuoto i miei tentativi di far sentire in colpa Ace per avermi mollata mentre eravamo in una posizione critica ed io ero stata appena accecata da un laser, dicendo: «Ha ragione lui!»
«Ma te da che parte stai?»
«Dalla parte della ragione e della saggezza, ovviamente!» Mi sbeffeggia il comandante.
Ace rimarca la questione: «Te l'ho già spiegato Shae, non ti ho mollata di proposito, ho dovuto schivare un drone che mi è volato sulla testa»
«Voi due...» Non so se mandarli a farsi un giro entrambi o abbracciarli, in effetti abbiamo ragione sia io che Ace: lui avrebbe dovuto gestire la cosa in modo diverso, e io non avrei dovuto reagire così d'impulso; ma ho avuto paura.
«Dai basta con 'sta storia, abbiamo un lavoro da fare» Esclama Zero sorridendo e avviandosi per i vicoli bui che precedono il locale più frequentato e malfamato di questo pianeta, il Pandora.

Arrivati più o meno a metà strada, salta fuori una banda di balordi, con i capelli pettinati a petardi, dotati di mazze chiodate improvvisate, uno addirittura armato di una mitraglietta SMG a Induzione, tenuta sulla spalla in modo da dare l'impressione di saperla usare.
«Ma voi fate parte dell'arredamento? Che siete sempre da queste parti?» Esclamo io a voce alta; al che vedo uno di loro che mi squadra, come cercasse di capire chi sono.
«Merda! È Lei!»
Il suo capo, un tipo piuttosto basso e senza capelli con un giubbotto in pelle e spuntoni sulle spalle dice: «Lei chi?»
«Quella pazza che ci ha mandato a fuoco qualche mese fa, e che per poco non ammazza Toecutter» Risponde lo sgherro.
In effetti mi ero scordata di aver dato una ripassata ad un trio di teppistèlli la sera prima di conoscere Ace; mi vien da sorridere, quante ne ho passate da quella volta...
Nel mentre un nutrito gruppo di delinquenti si aggiunge alla festa bloccando la strada alle nostre spalle, ma Ace ha ancora le pistole in fondina, e finché lui non si scomoda, posso veramente stare tranquilla.
«Bene, serata proficua quindi: possiamo alleggerire qualche stronzo che si aggira nel nostro territorio e abbiamo l'occasione di vendicare il nostro valoroso soldato» Esclama il capo con enfasi, continuando: «Soldato della banda dei Razor-Heads» Alzando la voce per incitare i suoi, che ovviamente si caricano estraendo coltelli, catene, e un'altra SMG spunta nel gruppo da poco arrivato; tutti alzano la mano al cielo a mo' di coltello come per ricordare la forma dei loro capelli: razor head infatti, teste di lama...
Il capoccia fa segno alla banda di calmarsi e il vociare casinista si attenua ma non scompare.
Poi si rivolge a noi: «Allora?!? Vogliamo farla con le buone o con le cattive?»
Zero mette una mano sul braccio di Ace facendogli un cenno negativo, indicandogli di badare alla coda, ma l'ho capito solo perché sono vicina e ormai li conosco, gli stolti che ci circondano non se ne sono di sicuro accorti.
Daklair scuote la testa sconsolato guardando il pavimento e con le mani ai fianchi fa qualche lento passo verso di loro: «Con le buone ovviamente! Ma solo perché siete STUPIDI!» Mi è sempre piaciuta la voce di Zero, profonda e risoluta, e nel dire Stupidi, sibila quel tanto che basta da marcare ancora di più il concetto.
«Come hai detto?» Gli urla in preda all'ira il nanetto, ma in una frazione di secondo un'olografia blu solida come fosse d'acciaio gli si avvinghia attorno al collo e un attimo dopo lo trascina al cospetto del suo proprietario, che nell'atto di attaccare ha palesato attorno al suo corpo un esoscheletro virtuale collegato all'armatura.
Ace estrae subito le pistole ma non va in puntamento e io inizio a farmi uscire delle fiamme dalle mani attivando la barriera Psionica che mi copre come una seconda pelle, rimanendo però il più composta possibile.
Zero sollevando il capobanda da terra con l'Exo olografico gli parla in modo da farsi sentire da tutti ma senza urlare, con la sua inflessione vocale prima gioviale, poi sempre più rauca e mefitica: «Questa è la modalità buona, in cui forse qualcuno dei tuoi prende qualche sberla, ma stasera tornate tutti a casa dalla mamma; la modalità cattiva invece contempla i vostri pezzi sparsi un po' qua e un po' la, qualcuno molto lontano e una bella macchia sul muro color cremisi, con degli sbuffi di marrone probabilmente: sta a te decidere!»
Come era prevedibile la mossa fulminea di Zero ha preso tutti alla sprovvista, più di chiunque il capo, che penzolante da quel braccio blu cerca di non soffocare tenendosi alla morsa che lo avvinghia.
Ace sa bene che i più pericolosi sono i tizi con le SMG, che per carità contro il nostro equipaggiamento non faranno granché, ma è meglio evitare; io e lui siamo schiena contro schiena, pronti a reagire al minimo accenno di violenza.
Ma non sono i tipi con le mitragliette i primi ad attaccare: inaspettatamente un pazzo vestito con un copri pantaloni in pelle nera ed i capelli verde fluo, armato di Nunchaku, si prodiga in una serie di evoluzioni con la sua arma, accompagnate da urli, facce da scemo ed esibendo il sedere scoperto; Zero volta la testa disgustato per guardare chi o cosa sta facendo tutto quel casino, giusto in tempo per vederlo partire alla carica.
Io francamente ero pronta a tutto, pensando che arrivassero a frotte e ci sparassero addosso, ma ad un attacco suicida proprio no...
Riesco a scorgere il sorriso beffardo di Daklair mentre torna a guardare il capo banda, per poi inchiodarlo con impeto al muro e grazie all'olografia fissarlo per bene.
Nel momento in cui quel pazzo suonato con le chiappe al vento si dà lo slancio facendo un passo sul muro per tentare di attaccare Zero dall'alto, il Generale palesa fra le mani una specie di pala olografica lunga almeno due metri, ed esclamando un beffardo e ben chiaro "QUASAR"*, colpisce quel folle volante con una forza ed uno slancio tali da farlo schizzare via ad una velocità spaventosa; sfortuna vuole che nel mezzo c'era proprio una putrella arrugginita, che all'impatto smembra il corpo di quel povero disgraziato come una bambola di stoffa, seminando appunto un pezzo qua ed un pezzo là, e qualcuno molto lontano, ma secondo me già solo l'accelerazione impressa dal colpo lo aveva ucciso, per cui...
Come immaginabile questa cosa scatena il finimondo: quelli armati si accingono a sparare, ma Ace con due colpi precisi riesce a disarmarli e far loro passare la voglia; io inizio a eruttare fuoco turchese dalle mani quel tanto che basta per spaventare gli assalitori, mentre Zero distribuisce zampate a destra e a manca seminando panico e braccia mozzate.
Nel giro di qualche secondo il tafferuglio si esaurisce e rimangono solo i gemiti dei feriti, accompagnati dalle urla del pelato appeso al muro, che intima ai suoi "soldati" di non abbandonare la battaglia: ma ormai chi poteva ha già tagliato la corda, lasciandolo solo.
Resosi conto che ormai non c'era più nessuno, mister chiodo sfoggia il suo più bel sorriso dicendo: «Suvvia, siamo solo dei ragazzi che cercano di portare a casa qualche spicciolo»
Zero annuisce disinteressato pulendosi le mani con nonchalance, mentre dalle caviglie del tizio inizia a scorrere del liquido...
Povero bambino...
«Eddai, su! Io sono solo un onesto commerciante, ma i miei ragazzi hanno visto la pollastra e voi eravate in pochi»
«Stai dicendo pollastra a me?»
«Ferma Shawyn» Dice Zero bloccandomi e continua rivolgendosi seriamente a quello stronzo: «Commerciante di cosa?»
Subito il suo sguardo si illumina, forse avrà pensato di aver trovato un modo per cavarsela e con fare isterico: «Di roba, ho di tutto: Sabbia Arcana, Mana Burn, Neurocaina, Rage Boost, Incenso degli Ephori» Mentre elenca il suo catalogo così alacremente si rende conto che forse era meglio starsene zitto, perché Zero gli si fa sotto lentamente ed il suo sguardo è terrificante, quasi bestiale.
«E dove hai tutte queste cose?» Gli chiede l'omone con voce roca guardandolo come un felino che cerca di capire da che parte conviene azzannare la preda.
«Laggiù dietro l'angolo c'è un bidone, e dietro al bidone c'è una crepa nel muro; la mia scorta è li, è tutta tua ma lasciami andare ti prego» Ormai sotto di lui c'è un lago di urina, ed il puzzo è talmente intenso da farmi tappare il naso con le dita.
Zero si allontana lasciando respirare il povero capo banda, ma il suo sguardo è eloquente: «Quindi mi regaleresti tutto quel ben di dio per salvarti la vita?»
«Certo! É tutto tuo!»
«Grazie!»
SPLATK!!!
Non credo se ne sia reso conto, ma un'impercettibile frazione di secondo dopo quel "grazie" che sembrava davvero sincero, la sua testa era diventata tutt'uno con il muro, con conseguente sonoro crack e materia grigia che si spalma a schizzo sulle mattonelle, fuggendo dalle dita di Zero assieme a frattaglie varie e bulbi oculari; la sua manata è stata così rapida, violenta e potente da tranciare di netto la parte superiore del cranio, sfondare i mattoni e lasciar cadere il resto del corpo esanime nella pozza del suo stesso piscio, rallentato solo da qualche brandello di muscoli non strappati del tutto.
Non ho fatto nemmeno a tempo ad accorgermi dell'atto ormai accaduto e la cosa mi lascia sbigottita: non tanto per lo schifo, ma per la rapidità; Zero dal canto suo ritira la mano tranquillamente e camminando verso il nascondiglio indicatogli si occupa di togliersi i frammenti di cranio dal palmo, pulendosi poi la mano sulla parete mentre i suoi Nanogeni si impegnano a rigenerargli le ferite.
«Ace, ho visto bene?» Chiedo al mio ragazzo che ha assistito alla scena.
«Sì, forse era meglio se gli diceva che commerciava in armi»
21
Per cercare di riprendermi dallo shock degli ultimi secondi rabbrividisco ed evitando di guardare il macello lasciato dal Generale lungo la sua strada, seguo Ace dal suo comandante, che nel frattempo ha trovato la valigetta dello spacciatore e ci sta armeggiando dentro.
Dopo qualche secondo di silenzio Zero dice sconsolato: «Quella merda era stracolma di roba, guardate qui, c'è di tutto, perfino Venomassa» E dopo un attimo di pausa, mentre richiude la valigetta: «Schifosi bastardi!»
«Che diavolo è la Venomassa?» Chiedo curiosa.
«È la porcheria che risulta da una sintetizzazione ETS fatta accazzo» Risponde Ace e Zero conclude: «I bifolchi del calibro di quel lampadario» dice indicando i rimasugli del pelato a capo dei Razor-Heads «la spacciano tagliata con Omnigel o Alkolum come stupefacente con il nome di Æmerald Nuke: a lungo andare ti scioglie il fegato e i polmoni»
Gulp!
«Che facciamo con questa robaccia capo?»
Zero lancia con impeto ad Ace un flacone con dentro delle pasticche arancioni, mentre la valigetta mi finisce fra le mani: «Bruciala!»
«Bruciarla?»
«Si! Bruciala!»
Esito un secondo, si tratta pur sempre di parecchia roba, ma vedendo lo sguardo risoluto dell'uomo davanti a me, convoglio fiamme color turchese sulle mani ed in pochi secondi della valigetta rimane poco più che cenere; fatto questo Zero con una manata stizzosa butta all'aria una sorta di barricata in lamiera, liberando il passaggio verso il Pandora.
«Ace, ma quelle?» Indico il flaconcino di pasticche che si sta mettendo nella tasca del trench, mentre seguiamo il nostro capo.
«Rage Boost, sono le caramelle che prendo io di solito»
«Non sapevo fosse una droga»
«Purtroppo lo è, ma fra tutte...» Zero lo interrompe mentre ci avviciniamo: «È quella che fa meno male, specialmente con il cocktail depurante che gli faccio prendere»
«Visto quello che è successo poco fa credevo che fossi contro le droghe»
«Lo sono infatti» E indurendo il tono di voce: «Ma tollero che il tuo ragazzo faccia uso di quella porcheria, perché aumenta del 700% la sua efficacia in combattimento»
«Conosco bene il loro effetto, quando me ne hai date un paio contro Monnorath» Ricordo ad Ace l'accaduto.
«In certi casi sono utili, come altri composti, ma assumerli solo per sballare è da stupidi!» Specifica Zero.
«Non si tratta solo di sballare» Ribatto.
«Che intendi?»
«Pensi che sia riuscita a superare le porcate di Khaz'Rael solo con forza di volontà e masturbazione?» Lo affronto direttamente, e non è facile sfidare Daklair direttamente: lui incrociando le possenti braccia, sfoggia un sorriso beffardo e si appoggia al muro mettendo distanza fra noi due; Ace invece se ne sta in disparte facendo finta di niente.
«Cos'hai da ridere?» Gli chiedo visto che ha raccolto la sfida.
«Rido perché metti sullo stesso piano chi si droga per sballarsi con chi lo fa per necessità, e non è la stessa cosa»
«Certo che lo è! Nella sua testa un drogato ha sempre un buon motivo per farsi» Lui sorride e risponde: «Tu ti droghi ancora?»
«Certo che no, ho smesso con quella porcheria»
«Bingo!»
«Bingo cosa? Questa non è una risposta!»
«Invece si! Drogarsi è un modo come un altro di attenuare le conseguenze di un trauma o di un disagio; alcuni usano la meditazione, altri la violenza» E continua: «Ma la differenza sostanziale è che le persone che come te vogliono uscire da quel pozzo, usano la droga come uno strumento per poi sbarazzarsene appena non serve più loro, non ne diventano schiave»
«Non è così facile, quella merda crea dipendenza»
«Non ho mai detto che sia facile, ma c'è un'enorme differenza fra te e questi stronzi»
«E cosa?»
Ace interviene: «Le gambe ovviamente!»
«McNab! Stiamo facendo un discorso serio qui!» Lui alza le mani come al suo solito arrendendosi, mentre Zero scoppia a ridere accorgendosi in quel momento di essere sporco di sangue sull'armatura.
«Resta sul pezzo Daklair!» Lo rimprovero.
«La differenza sta nella volontà: chi lo fa per sballarsi di volontà non ne ha nemmeno mezza, tu invece di volontà ne hai a sufficienza!» E detto questo prosegue verso il Pandora.
«A sufficienza per cosa?» Gli dico senza rincorrerlo.
«Per diventare una di noi!» E lascia queste ultime parole nell'aria per essere sicuro che facciano breccia.
Per diventare una di noi...
In effetti ha ragione, ha ragione da vendere, la Volontà è tutto! E se ne sono uscita è solo perché l'ho voluto. Mentre penso alle sue parole mi accorgo di sorridere ed in quel momento Ace mi raggiunge porgendomi il braccio; io tentenno un attimo, sto ancora digerendo il tutto ma poi assecondando il gesto continuo a camminare al suo fianco.

Finalmente arriviamo all'ingresso principale del Pandora; l'ultima volta che sono entrata qui con le mie gambe era il giorno che consegnai Phoemer al mio capo, ed oggi torno per portargliela via...
Almeno spero.
La situazione è sempre la stessa, degrado e sporcizia nell'ombra, ma sotto le luci sgargianti del locale tutto è lindo e pulito, ed i quattro mercenari pesantemente armati in corazza potenziata permettono che tale lustro rimanga intonso, senza contare i cecchini che pattugliano i ballatoi sopra la piazzetta d'ingresso.
Ci avviciniamo all'entrata, un'immensa volta ad arco tappezzata di schermi video che anticipano i piaceri che si potranno gustare all'interno: principalmente alcol, donne, gioco d'azzardo, mercato degli schiavi e musica.
Come sempre c'è calca per entrare nella corsia per i comuni mortali, mentre l'entrata VIP è pressoché vuota: noi prendiamo ovviamente quest'ultima e dobbiamo aspettare solo quattro persone davanti a noi, staremo poco.
Mentre siamo in fila, sugli schermi che si trovano ormai sopra le nostre teste esplode un video che presenta quattro bellissime ragazze fasciate da orrende tute di paillettes, capaci di coprire niente più che i capezzoli e un cespuglio di pelo in mezzo alle gambe, pettinate peggio dei Razor-Heads e truccate con il ferro da stiro, pronte ad esibirsi sul palco per la serata; si fanno chiamare "Le Witches", le Streghe, e sono un gruppo Nü-Metal molto famoso.
«Vero, avevo letto che al Pandora stasera c'erano le Witches»
«Chi?» Risponde Zero con il tono di chi non sa nemmeno di cosa stai parlando.
«Le Witches! Guarda su»
«Mai sentite, che musica fanno?»
Io davanti a tanta ignoranza musicale lascio perdere, come fai a non conoscere le Witches? Ace voltandosi mi fa le corna con entrambe le mani e la lingua di fuori, canticchiando: «OH METALLO, OH METALLO OOOOOOOH!» facendo poi il gesto ai poveri plebei che aspettano nell'altra corsia.
Che cretino...
«Che c'è? Adoro il Metal! Non conosco granché queste tipe, ma Metallo tutta la vita!» Esclama lui alzando ancora le corna al cielo.
Metto la mano alla fronte scuotendo la testa, mi poteva capitare un Patacca* peggiore?
«Te Zero che musica ascolti?» Chiedo incuriosita per non badare allo scemo di fianco a me.
«Io? I Grandi classici: Zimmer, Jablonski, ma soprattutto il compositore degli dei, Ennio Morricone; certe volte anche qualcosa di più vecchio come Beethoven e Musorgskij»
«Non ho idea di chi sia nessuno di questi nomi, ma sono umani?»
«Sì di un'epoca in cui la musica non era solo pestare pentole e grattare un pezzo di ferro con la lima» e poi aggiunge: «Devo ammettere che alle volte mi piace anche Miles Davis, dipende dai giorni»
«Mai sentiti» Sono tutti nomi a me ignoti, ma posso capirlo: alla fine di umano non conosco praticamente nulla.
Tutte queste chiacchiere fanno passare i pochi minuti che ci portano finalmente dinanzi al buttafuori bardato da guerra con tanto di casco integrale, che chiede cosa cerchiamo ostentando un grosso e bruttissimo fucile: probabilmente di fattura Menkalor, che sono famosi per costruire armi orrende, poco precise ma robuste e affidabili; ci eravamo messi d'accordo che avrei parlato io, conosco questi bifolchi e i metodi di Zero non sono granché efficaci in questo contesto.
«Siamo qui perché dobbiamo parlare con B.B.»
«Non conosco nessun B.B. Mi spiace» Risponde lui attraverso l'altoparlante dell'equipaggiamento.
«Sei nuovo qui vero? Non ti ho mai visto! Fatti un favore chiama B.B. all'auricolare e digli che la signorina Azure è qui, e che deve parlargli di affari»
L'uomo si volta un attimo e sento che parla sottovoce, ed in quel momento riesco a leggere la scritta che ha sulla spallina: Khoreflagk, sarà il suo nome di battaglia...
Dopo qualche secondo di attesa ci fa un cenno di assenso con la testa e subito dopo toglie il cordone in velluto che sbarrava la strada facendoci avanzare; un ragazzo vestito come un croupier anche lui con auricolare apre la porta accompagnandoci dentro chiedendomi dove può condurci: «Al tavolo di Mancuso per favore»
E camminando a passi svelti entriamo nel casino più assordante che possa esistere su questo pianeta, l'antro del Pandora.
Alex River
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