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Writer Officina Blog
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Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa,
teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana
di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, Non ora, non
qui, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri
sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese,
swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale
alcune parti dellAntico Testamento. Vive nella campagna romana dove
ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A
grandezza naturale", edito da Feltrinelli. |
Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama
con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi,
attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano
Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di
ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera
(Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime
di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il
purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati
da Einaudi Stile Libero). |
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria,
si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata
alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice
emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre
Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato
a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus".
Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé,
conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo
libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio
Strega 2021. |
Altre interviste su Writer
Officina Magazine
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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori
emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP,
ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo
articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da
seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo
già formattato che per la copertina. |
Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto
di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da
un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici,
dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere
derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie
capacità senza la necessità di un partner, identificato nella
figura di un Editore. |
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori,
arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel
DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti
di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli
della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle
favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia. |
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Uno strano risveglio
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7 gennaio 2021. Margherita tentò di muoversi ma si accorse che le mani erano intorpidite, le gambe immobili. I suoi occhi erano pesanti e un alone bianco molto intenso non le permetteva di tenerli aperti oltre i due secondi. Non riusciva neppure a urlare, sembrava che anche la voce le morisse dentro. Il fiato iniziò a essere corto, cosa le stava succedendo? Cercò di calmarsi, non doveva farsi sopraffare da quella sensazione. Piano piano riuscì ad aprire di più gli occhi, realizzando che quella luce non fosse poi così accecante. Man mano che la vista tornava notò delle ombre vicino a lei, erano un uomo e una donna. Rimase a fissarli per alcuni secondi, cercando di capire chi fossero. La donna indossava un camice bianco, l'uomo pantaloni, camicia e giacca. Intorno a lei dei macchinari le tenevano compagnia con un rumore noioso e continuo. Tentò di capire dove si trovasse ma la sua mente vagava nel vuoto più assoluto. Ogni ricordo sembrava completamente perso, non sapeva neppure chi fosse. Iniziò a piangere in modo convulso. L'uomo le prese la mano e lei la ritrasse con quel poco di forza che aveva, impaurita. “Tranquilla Margherita, non siamo qui per farti del male.” Nonostante le avesse parlato con dolcezza, quel terrore che ormai le pervadeva il corpo stava prendendo il sopravvento. “Dove sono, cosa mi è successo?” Lui avvicinò una sedia al letto e si sedette. “Hai avuto un brutto incidente lo scorso anno e sei rimasta in coma per sei mesi, e quando finalmente ti sei ripresa avevi perso la memoria. Sono passate poche settimane e hai tentato il suicidio, hai provato a tagliarti le vene. Così abbiamo dovuto sedarti in attesa che le ferite guarissero. Da ieri sera abbiamo interrotto la sedazione e ti abbiamo aiutata a risvegliarti.” Lei continuava a fissarli in silenzio. Non sapeva cosa dire, quella notizia l'aveva devastata dentro. “Io... non ricordo niente...” Riuscì solo a pronunciare, mentre le lacrime continuavano a scendere silenziosamente. L'uomo le riprese la mano con dolcezza e lei, ancora una volta, spostò la sua. “Non voglio darti troppe informazioni tutte insieme, ma puoi fidarti di me. Mi chiamo Filippo, il mio nome ti dice niente?” Margherita scosse la testa. “Dovrebbe?” L'uomo sospirò e diede un'occhiata alla donna col camice la quale annuì, poi si rivolse di nuovo verso Margherita. “Sono tuo marito, ci siamo sposati cinque anni fa, per questo non devi avere paura.” Prese di nuovo la sua mano e quella volta lei lo lasciò fare, anche se non provò alcuna emozione. “Comunque, per rispondere alla tua domanda, sei in ospedale ma se tutto va come sperato, nel giro di due, tre giorni ti riportiamo a casa. Lei è la dottoressa Viola Tremanti. È stata a tua disposizione per tutto questo tempo e lo sarà anche nei prossimi giorni.” Margherita piegò la testa verso la donna e abbozzò un sorriso. Notò che era giovane e molto bella. “Dottoressa mi dica la verità, perché non riesco a muovermi? Sono destinata a rimanere prigioniera di un letto?” Le chiese temendo di ricevere la peggiore delle risposte. La Tremanti la guardò con un sorriso confortante. “No, stai tranquilla. Ma sei rimasta allettata per diversi mesi e hai perso la mobilità. Avrai bisogno di fare riabilitazione e tornerai a muoverti. Abbiamo già organizzato tutto, come ti ha detto Filippo, se non sopraggiungono complicazioni, nel giro di qualche giorno potrai tornare a casa e ti sarà affiancato un fisioterapista. Io sarò a tua completa disposizione fino alla tua guarigione.” “Grazie...” le disse con un filo di voce. Non aggiunse altro, non avrebbe neppure saputo cosa chiedere. “Non mi devi ringraziare, dammi pure del tu e chiamami Viola. Voglio che fra di noi si instauri un buon rapporto. Il tuo percorso sarà lungo ma vedrai che piano piano ce la farai a recuperare anche la memoria. La medicina per fortuna ha fatto passi da giganti e da qualche anno sul mercato c'è un prodotto rivoluzionario che fa veri e propri miracoli in casi di amnesie e la tua è una forma parziale. Come vedi ricordi le parole e il loro significato, credimi è un buon segno. Ci sono persone che devono iniziare di nuovo a fare tutto e per fortuna non è il tuo caso.” Margherita annuì. Aveva già ricevuto così tante informazioni che sentiva la testa scoppiarle. “Adesso ti lascio un po' con tuo marito. Mi raccomando Filippo, vedi di non farla affaticare troppo.” “Stai tranquilla e grazie di tutto anche da parte mia.” Quando la Tremanti si chiuse la porta alle spalle, Margherita si sentì di nuovo persa. Quella donna rappresentava per lei la speranza, era un medico e non c'era da meravigliarsi che non la conoscesse. Ma quell'uomo che diceva di chiamarsi Filippo ed essere suo marito... Con lui era diverso. Non tanto per il fatto di non ricordarsi di lui, le avevano spiegato il motivo. Ma non c'era stata alcuna empatia nell'apprendere quale fosse il suo ruolo. Lui si accorse dello sguardo fisso di sua moglie e tentò di smorzare l'imbarazzo che si era creato. “Non so cosa dirti... magari possiamo fingere di conoscerci oggi?” “Se fosse così semplice...” tentò di sorridere Margherita, “non immagini neppure cosa ho dentro. Poco fa mi hai chiamata Margherita, è il mio nome?” “Non ricordi neppure quello?” “Non ricordo niente, proprio niente, tranne il significato delle parole, come ha spiegato la dottoressa.” Crollò di nuovo in un pianto convulso e Filippo premette un pulsante, poi si avviò verso la porta. Margherita riuscì a captare qualche parola. “Ha una crisi come l'altra volta, ma non possiamo sedarla di nuovo.” Non riuscì a comprendere cosa dicesse la persona che parlava con lui, dal letto non riusciva neppure a vedere chi fosse. Poco dopo Filippo tornò da lei e a seguire entrò la Tremanti. “Ascolta Margherita, è normale che tu abbia delle crisi, ma ti assicuro che tutto ciò che stai vivendo è passeggero, e prima iniziamo il tuo recupero, prima tornerai a essere la donna di un tempo. Però devi collaborare, non fare gesti estremi come l'altra volta, altrimenti saremo costretti a sedarti di nuovo. E la tua ripresa ne risentirà.” La Tremanti le mostrò i polsi, su entrambi c'erano due sottili cicatrici, a riprova del gesto che aveva tentato di fare. “Me lo prometti?” Chiese di nuovo la dottoressa. “Come mi sono procurata queste ferite se non riesco a muovere bene le braccia?” “Quando ti sei risvegliata dal coma sei stata vigile per quasi un mese, le braccia avevano già ripreso a funzionare. Stavi pranzando e hai passato il coltello affilato su entrambi i polsi.” Margherita si guardò di nuovo le braccia. Se era arrivata a tanto doveva essere stata sopraffatta dalla disperazione. Accantonò quel brutto pensiero, augurandosi di non trovarsi di nuovo in quella situazione. “Non me lo ricordo, non ricordo neppure queste settimane in cui sono stata sveglia.” “È normale, non preoccuparti. Allora me la fai questa promessa?” “OK prometto.” Margherita non era sicura di quella promessa, ma non voleva che quelle persone la riaddormentassero. Doveva credere a ciò che le dicevano, doveva avere fiducia nella medicina. Era troppo importante per lei. Sicuramente nel giro di qualche giorno i ricordi avrebbero ricominciato a riaffiorare e le avrebbero dato la spinta necessaria per andare avanti. “Adesso però ti facciamo riposare un po', va bene? Non devi agitarti, il tuo recupero deve essere graduale.” La Tremanti le diede una pasticca e poco dopo Margherita si addormentò.
8 gennaio 2021 Alle dieci del mattino Filippo si recò a trovare la moglie. Lei lo accolse con un sorriso di circostanza, lui e la dottoressa erano le prime persone con le quali avrebbe dovuto ricostruire un futuro e doveva accettare quell'idea. “Questi sono per la mia mogliettina che finalmente è tornata da me.” Margherita guardò lo splendido mazzo di dodici rose rosse che lui le aveva comprato e che aveva posizionato in un vaso su un mobiletto. “Grazie del pensiero. Erano i miei fiori preferiti?” “Si, adori le rose rosse.” Lei rimase a fissarlo mentre sistemava con amore la composizione, cercando di dare un senso a quei fiori che, una volta tolti dalla confezione, avevano iniziato a sparpagliarsi. “Cosa posso fare per te?” Lei sospirò, sentì le lacrime salire da dentro e cercò di reprimerle. Voleva seguire il consiglio della dottoressa, prima avrebbe iniziato a collaborare, prima sarebbe tornata a vivere. “Raccontami chi sono e come ci siamo conosciuti.” “Ti chiami Margherita Corato, compirai trentun anni il prossimo 13 febbraio, sei nata nel 1990. Quindi fra qualche settimana festeggeremo il tuo compleanno.” “E con chi?” Lo interruppe lei, “con delle facce per me sconosciute che mi guarderanno come si guarda una deficiente?” Margherita ebbe una nuova crisi. “Ti prego, calmati, so che è difficile ma come ti ha detto la dottoressa, ce la farai. Io ti starò vicino e cercherò di aiutarti come meglio posso. Credimi, non ho motivo di raccontarti bugie.” Margherita non smetteva di piangere. “È difficile accettarlo, è difficile pensare che tutto passerà. Mi sono sforzata di ricordare qualcosa di me, di noi. C'è solo buio nella mia testa, solo buio. Se questa è la mia vita futura non so se voglio continuare a vivere...” Si rese di nuovo necessario l'intervento della Tremanti. Margherita aveva iniziato a dare in escandescenza e le parole di Filippo non servivano a niente se non alimentare quella sua disperazione. Avrebbe voluto che quel tempo volasse, invece ogni secondo le pareva infinito. Filippo tornò da lei a fine pomeriggio, Margherita si era svegliata e sembrava stare meglio. “Mi dispiace per il mio comportamento di questa mattina” esordì non appena lui si avvicinò al letto. “Non preoccuparti, devi sentirti libera di esprimere ogni tuo sentimento, ogni sensazione.” Le prese la mano e lei lo lasciò fare. “Riesci a sentire la presa vero?” “Si, alle mani e alle braccia ho sensibilità, anche se non riesco a muoverle più di tanto. Sono le gambe che sembrano inesistenti.” “Per quelle ci vuole il fisioterapista, ho parlato con la Tremanti, lunedì ti portiamo a casa.” “Oggi che giorno è?” “È venerdì ed è l'8 gennaio.” “Raccontami di noi.” Filippo le carezzò dolcemente il viso. “Ci siamo conosciuti otto anni fa a una cena per una festa di fine anno a casa di amici. Ti notai subito appena entrasti, avevi un abito nero attillato che ti stava divinamente, i capelli tirati su, trucco lieve e... eri semplicemente stupenda.” Il modo in cui Filippo l'aveva descritta fece sì che Margherita provasse a immaginarsi. Nella sua mente però c'era solo una fantasia derivata da un racconto. Non una sensazione, non un ricordo anche minimo di quanto aveva appreso. Poi si accorse che Filippo si era messo in silenzio. “Continua” gli chiese. “Avevo provato in tutti i modi ad avvicinarmi a te ma tu niente, non mi degnavi di uno sguardo. Fino a quando, al momento del brindisi di mezzanotte, ho finto di versarti addosso un calice di Champagne.” “Quindi hai rovinato quel bel vestito?” Margherita cercò di scherzarci su e apparire coinvolta da quel racconto, ma la magia di pochi istanti prima se n'era già andata. “No, solo di striscio, ma se ora siamo qui vuol dire che è stata la mossa giusta. Abbiamo iniziato a parlare, a vederci e dopo tre anni ci siamo sposati.” “Dove abitiamo?” “Abitiamo a Pisa in un bellissimo attico, ma passiamo buona parte dell'anno nella tua villa di Quercianella. È un posto splendido, proprio a picco sul mare.” “Quindi siamo ricchi?” “Siamo molto ricchi, per questo posso riservarti le migliori cure.” Quella notizia rincuorò molto Margherita. Sicuramente poter accedere a servizi e cure di prim'ordine l'avrebbe aiutata a uscire prima da quella situazione. Almeno era ciò che sperava. “Lavoravamo insieme?” “No, non ce n'era bisogno. Quando ci siamo conosciuti eri iscritta alla facoltà di architettura, e quando ti sei laureata abbiamo deciso di sposarci e ho preferito che non lavorassi. Volevamo dei bambini e ti saresti dedicata a loro a tempo pieno...” Filippo si interruppe e lei rimase a guardarlo come se attendesse la fine del racconto. “Abbiamo dei figli?” “No... non li abbiamo...” Si accorse dal tono con cui aveva pronunciato quelle parole che le stava nascondendo qualcosa. “Devi dirmi qualcosa al riguardo?” “No... no, tranquilla.” “Sono smemorata ma non scema. C'è qualcosa che riguarda i figli. Non possiamo averne? Abbiamo avuto un bambino ed è morto? Voglio sapere la verità, se devo tornare a vivere voglio sapere tutto, anche le cose tristi!” Filippo si accorse che Margherita si stava agitando di nuovo. “Calmati Margherita, non c'è niente di tutto questo, semplicemente ci abbiamo provato per qualche mese e non sono arrivati. Non volevo che questa notizia ti affliggesse.” “La mia vita è iniziata di nuovo oggi in mezzo a due sconosciuti, forse è meglio se non ho un figlio. Sicuro che questa sia la verità?” Filippo le carezzò la mano. “Che altro dovrebbe esserci? Se avessimo avuto un figlio te lo avrei portato, magari sarebbe riuscito a smuovere qualche tuo ricordo.” Lei si calmò, l'idea di non avere un ragazzino a giro con una madre smemorata la rincuorò. Dopo che Filippo se ne fu andato, Margherita provò un senso di libertà. Era contenta di aver appreso alcune notizie che la riguardavano, ma oltre a non provare interesse verso quell'uomo, la sua presenza la opprimeva.
11 gennaio 2021 La Tremanti entrò nella camera di Margherita poco dopo le nove. “Buona notizia, oggi si torna a casa.” Margherita sentì scendere una lacrima. “Chissà che effetto mi farà...” riuscì solo a dire. “Senti” iniziò, “non credo tu riconosca niente di quell'ambiente ma sappi che è normale che sia così. La cura che abbiamo iniziato a darti è molto valida, si tratta di prendere due pasticche, una dopo colazione e l'altra dopo cena, il cui abbinamento si sta rivelando molto efficace sui pazienti. Poi, in base ai risultati, vedremo come procedere con i dosaggi ok? Quindi non crearti aspettative per non avere delusioni ma sii felice, che già questo è un grande passo. Domani arriverà Marcello Bardi, uno fra i migliori fisioterapisti al momento sul mercato. E non dirlo a tuo marito, ma è anche un gran pezzo d'uomo.” Viola le strizzò l'occhiolino e Margherita rise, forse per la prima volta con gusto. “Beh, allora sono fortunata ad averne bisogno.” La Tremanti le sorrise, poi si avvicinò a lei e si sedette di fianco sul letto. “Ascolta, adesso ti darò un lieve sedativo, così ti risveglierai a casa.” “Perché?” La interruppe bruscamente, “perché mi devi addormentare per portarmi a casa?” Viola cercò le parole giuste. “Credimi, sei in un momento delicato, vedere che occorrono diverse persone per trasportarti da un letto a una barella e poi di nuovo nel letto di casa tua potrebbe nuocere al tuo stato emotivo. Mi sono consultata anche con altri medici e uno psicologo, tutti hanno concordato che è la cosa migliore.” La Tremanti si mise in silenzio, quasi attendesse una conferma da parte della sua paziente, poi riprese la parola. “Comprendo che tutto questo ti suoni strano ma ti assicuro che è il giusto percorso da intraprendere. Ti fidi di me?” Margherita abbassò lo sguardo, poi fece un mezzo sorriso. “Ok, va bene, se lo dici tu mi fido.” Quando Margherita si svegliò si ritrovò in un ambiente completamente diverso. Era in un bellissimo letto a baldacchino dal quale scendevano dei tendaggi trasparenti in un delicato color bianco panna. Alle pareti erano accostati mobili molto belli e il soffitto era contornato da faretti. Su una parete c'erano due quadri e una foto di Filippo e di lei in abito da sposa. “Bentornata a casa amore mio.” Sobbalzò a quelle parole. Filippo era entrato in quel momento e non si era accorta del suo arrivo, assorta com'era a guardarsi intorno. “Ma... è qui che abitiamo?” Lui si sedette sul letto vicino a lei. “Siamo nella tua villa a Quercianella e sono sicuro che trovarti nel tuo ambiente ti darà un ulteriore aiuto nella ripresa.” Poi Filippo mostrò a Margherita una serie di dispositivi che le sarebbero stati d'aiuto nei momenti in cui era sola: un campanello per chiamare Viola, il dispositivo per alzare e abbassare la rete del letto, il telecomando per la TV, per lo stereo e le tapparelle. “Ti ringrazio, sei molto gentile.” “Voglio il meglio per te, per questo motivo ho chiesto a Viola di occuparsi personalmente di te fino a quando ce ne sarà bisogno e non far venire una semplice infermiera.” “Ti costerà tantissimo.” “Tesoro a noi non mancano i soldi e voglio che tu torni a essere la mia Margherita nel più breve tempo possibile.” Rimasero a parlare ancora un'oretta, Margherita aveva tempestato suo marito di domande alla quali lui aveva risposto in modo esauriente. Poi si accorse che Filippo guardava continuamente l'orologio. “Se hai degli impegni vai pure” cercò di rassicurarlo, “io sono immobilizzata e non posso commettere danni.” “Ho un appuntamento di lavoro molto importante, c'è in ponte una vendita eccezionale, non so neppure se riuscirò a rientrare per cena.” “A proposito, di cosa si occupa la tua azienda?” Gli chiese Margherita. “Macchinari per ospedali e studi medici. Per quel motivo sono riuscito ad accaparrarmi la Tremanti.” Strizzò l'occhio a sua moglie e poi si avvicinò per darle un bacio. Lei si ritrasse. “Scusa, mi rendo conto che sia presto.” Margherita provò imbarazzo. Era suo marito e immaginava che fosse felice per la sua ripresa. Fino a quel momento, oltre a raccontarle molte cose sia della sua vita personale, che quella insieme, le aveva prospettato molti loro progetti che avevano dovuto interrompere da un giorno all'altro. Si limitò a un timido sorriso, consapevole di aver provocato in lui una certa delusione nel ritrarsi, ma non era riuscita a mostrare entusiasmo, quell'uomo non le trasmetteva alcun sentimento. Era addirittura arrivata a chiedersi se, insieme alla memoria, sarebbe tornato anche l'amore e la passione che lui le aveva raccontato non essere mai diminuiti nel tempo. Dopo che lui se ne fu andato mise da parte i suoi pensieri e accese la TV. Trascorse la serata sforzandosi di ricordare qualcosa, purtroppo senza esito. Sapeva che Viola sarebbe corsa per ogni suo bisogno e si era addirittura resa disponibile a passare del tempo con lei per tenerle un po' compagnia e farla sentire meno sola, specialmente quando il marito lavorava, ma Margherita non aveva voglia di parlare con una sconosciuta. La dottoressa si affacciò verso le venti per portarle la cena. L'aiutò dove lei non arrivava con i movimenti e se ne andò dopo aver scambiato ancora qualche parola con lei.
12 gennaio 2021 Alle otto e trenta Margherita terminò di fare colazione. Chiese a Viola di tirarle ancora più su lo schienale e aprire un po' la portafinestra di camera sua. Il giorno precedente era riuscita a scorgere un piccolo lembo di mare che si perdeva all'orizzonte e le dava un senso di rilassatezza. Viola le tirò le coperte fino al collo per evitare che si raffreddasse. Era una bella giornata ma molto fredda, poi fece quanto richiesto dalla sua paziente. Margherita si rese conto di abitare in un posto davvero bello. Era in attesa del fisioterapista, già da quel giorno avrebbe iniziato la riabilitazione e forse in breve tempo non avrebbe avuto difficoltà a sedersi su una sedia a rotelle e godersi lo spettacolo direttamente dal piccolo balcone. Intorno alle nove la porta della sua camera si aprì e Viola entrò insieme a un giovane, che si presentò come Marcello Bardi. Margherita rimase a fissarlo a lungo. La Tremanti aveva ragione, era davvero un bel ragazzo e non provò la sensazione di disagio avuta con suo marito e con la dottoressa qualche giorno prima. Si accorse che c'era qualcosa in lui che l'aveva subito attratta e non era solo una questione di bellezza. Probabilmente il fatto che lo stesse aspettando aveva giocato un ruolo importante, come sapere che fosse un tipo piacevole. Marcello trascorse la mattinata insieme a lei spiegandole per filo e per segno il tipo di esercizi che le avrebbe fatto fare, le tempistiche necessarie per avere i primi risultati e pregandola di avvisarlo ogni volta che si fosse sentita affaticata. Non era consigliabile sforzarsi, non avrebbe accelerato il percorso, anzi avrebbe anche potuto essere controproducente. Lei annuì per tutto il tempo, pose alcune domande e non gli staccò gli occhi di dosso un solo istante. Qualcosa in quel volto continuava a catturare la sua attenzione, addirittura le sembrava di averlo già visto da qualche parte. Tenne per sé quel suo pensiero, non era possibile e non voleva certo passare per visionaria e rischiare di dover prendere un ulteriore medicinale. Quando Marcello se ne andò dovette subire una sorta di terzo grado da parte di suo marito e della dottoressa. Volevano sapere che impressione le avesse fatto il fisioterapista, cosa le aveva detto, quali esercizi le aveva fatto fare, e tante altre domande. Alla fine si dichiarò stanca e chiese di poter restare da sola. I due uscirono e finalmente Margherita riuscì a rilassarsi. Era stata una giornata pesante, anche perché Marcello, nel pomeriggio, aveva iniziato a farle fare dei movimenti alle braccia, in modo che potesse essere autonoma al cento per cento in poco tempo. Non riusciva a non pensare a quell'uomo. Dove poteva averlo visto? Possibile che la memoria stesse tornando e fosse proprio lui la prima persona a venirle in mente? Ripensò a tutto quello che Filippo le aveva raccontato, che riguardava non solo il loro rapporto, ma anche la sua infanzia e i suoi genitori. Le aveva detto che erano morti entrambi poco dopo il loro matrimonio in seguito a un incidente stradale. Anche in quel caso non provò alcuna emozione. Tutte le persone di cui lui le aveva parlato le erano sconosciute. Dopo cena tentò di addormentarsi da sola ma si accorse di fare molta fatica. Si chiese se non si stesse già abituando al sonnifero che Viola aveva cominciato a somministrarle dopo il suo risveglio. Sapeva che di lì a breve la donna sarebbe rientrata per la pasticca serale e quando udì la porta aprirsi, finse di dormire. La sentì avvicinare al letto e sussurrare piano il suo nome un paio di volte. Poi la Tremanti uscì per tornare alcuni istanti più tardi. La dottoressa tirò su le coperte in fondo al letto, poi prese una siringa e si chinò, le fece una puntura nel piede e se ne andò, dopo averla ricoperta. Nei pochi minuti prima di addormentarsi Margherita si chiese il motivo di quel gesto. Forse non voleva svegliarla, sapeva che gambe e piedi erano insensibili e infatti non aveva sentito l'ago entrare. Ma a cosa serviva quella puntura, e perché la Tremanti gliel'aveva somministrata dopo aver visto che stava dormendo? Margherita si rese conto che il sonno stava prendendo il sopravvento. Sicuramente la Tremanti, non avendole potuto dare il sonnifero per bocca, glielo aveva iniettato, forse per evitare che si svegliasse nel cuore della notte e si agitasse. Si augurò di ricordarlo il giorno successivo. Viola tornò in cucina, dove c'era Filippo. “Tutto bene?” le chiese lui. “Si, quando sono entrata stava già dormendo, forse la seduta con Marcello l'ha stancata. Comunque ho preferito non rischiare che si svegliasse e le ho fatto un'iniezione nel piede.” “Brava, hai fatto bene. Domani quando arriva Marcello vediamo se riusciamo a fare un piano prima che vada da Margherita. Spero con tutto il cuore che questa cosa finisca in breve tempo.” La Tremanti annuì, ogni giorno che passava avrebbe avuto un certo peso e non sarebbe stata una passeggiata per nessuno di loro. Il mattino successivo Marcello arrivò alla villa verso le otto e rimase un'oretta a parlare con Filippo. Quando alle nove entrò in camera sua, lei lo accolse con un sorriso. “Buongiorno Margherita, come ti senti oggi?” “Buongiorno Marcello, bene, sono riuscita ad addormentarmi da sola e ho fatto una bella dormita.” “Ottimo” fu il commento del fisioterapista, “maggiore è il riposo, migliore sarà la ripresa. Viola Tremanti aveva accompagnato Marcello da Margherita e prima di uscire e lasciarli soli, le diede la pasticca per la memoria, poi se ne andò. Mentre Marcello tirava fuori alcuni attrezzi per la ginnastica alle braccia, Margherita non gli tolse gli occhi di dosso. Aveva avuto di nuovo la sensazione di conoscerlo e non perché lo aveva visto il giorno prima. C'era qualcosa di familiare in lui, nel suo volto, nel modo di muoversi, di parlare, di sorridere. Poi la mente andò altrove non appena lui si avvicinò e le mise dei piccoli pesi fra le mani. Trascorsero insieme due ore, durante le quali Margherita si affaticò non poco. A detta del suo fisioterapista, aveva già fatto qualche passo in avanti, anche se lei non avrebbe notato i benefici prima di una settimana, dieci giorni. Tornò da lei a metà pomeriggio e Margherita si accorse di essere contenta della sua presenza e non solo per i benefici che i suoi esercizi le avrebbero portato. Quel ragazzo le piaceva e non aveva avuto problemi a instaurare un rapporto amichevole con lui. Era molto dolce nel toccarle le braccia per mostrarle i movimenti da fare e l'odore che percepiva quando lui si avvicinava era buono e le procurava una sensazione di benessere. Quando Marcello la salutò, si presentarono di nuovo Filippo e Viola. Ma la loro presenza non le suscitava le stesse sensazioni del suo fisioterapista e si augurò che quel terzo grado non si ripetesse ogni volta che lui se ne andava. |
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