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Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Writer Officina
Autore: Lisabetta Mugnai
Titolo: Nata sotto una buona Stella
Genere Narrativa
Lettori 3182 20 20
Nata sotto una buona Stella
Cercavo un fidanzato. Per fortuna ho trovato un pastore tedesco.

A sei mesi Stella andò in calore per la prima volta. Ogni tanto quando si alzava da terra lasciava una macchia di sangue, ogni tanto quando camminava qualche gocciolina. Tutto qui. Bastava prendere uno straccio e pulire. Spesso era lei stessa che puliva leccando il pavimento, sennò lo facevo sempre io perché Tiziana era schifata, oddio che schifo diceva accompagnando queste parole da altrettanto disgustate espressioni del viso.
Suonava particolarmente strano detto da una donna.
Si era sempre parlato di farle fare i cuccioli almeno una volta prima di sterilizzarla. Che poi è una delle tante leggende metropolitane, frutto più che altro di ignoranza questa cosa di far partorire almeno una volta. Gli studi scientifici dicono tutt'altro, ad esempio che più si aspetta e più diminuiscono le probabilità di evitare che sorgano tumori. Per non parlare di altri gravi patologie come la piometra, un'infezione dell'utero.
Senza contare che i cani sarebbe bene che fossero fatti riprodurre da chi lo sa fare, da chi studia le linee di sangue, da chi fa eseguire i test genetici, da chi rispetta le razze e le loro specificità, da chi fa l'allevatore in poche parole. Se le persone smettessero di far accoppiare i cani a casaccio si eviterebbero molti cani problematici, futuri randagi e i canili non avrebbero più molta ragione di esistere. Comunque nel caso di Stella si era sempre detto che uno sarebbe stato mio.

Ci pensavo spesso, visto che lei non era mia e visto che prima o poi da lì me ne sarei dovuta andare, almeno avrei avuto un suo cucciolo, una parte di lei in qualche modo.
Però Tiziana rimandava sempre e così passarono alcuni anni, tre per l'esattezza.
Finché una notte, i primi di novembre del 2001, sentii un gran tramestio in giardino, uggiolii, strani versi strozzati, frasche che si muovevano con una certa violenza e uscii fuori. Vidi Stella e subito dopo l'ombra di un altro cane. Oddio. E questo chi era che ci faceva come era entrato? Corsi a prendere una pila, cercai di mandarlo fuori, ma era un'impresa disperata anche perché va detto che Stella non collaborava per nulla.
Suonai il campanello a Tiziana, loro non si erano accorti di niente. Scesero giù ma i cani, tutti e due, scapparono nel folto del giardino e non ci fu verso di beccarli. Amen.
La mattina dopo tutto era tranquillo, Stella era al suo posto spiaccicata contro la porta di casa mia con la solita espressione di sempre.
Si seppe dopo che l'innamorato che nottetempo aveva, non si sapeva se solo attentato o avuto la meglio sulla sua verginità, era Leo, un incrocio di pastore tedesco con chissà chi, molto carino e molto dolce che abitava vicino al bar, poco più giù di noi.
I suoi proprietari non sapevano più cosa fare per impedirgli di scappare ogni volta che nei dintorni c'era una femmina in calore. Avevano anche alzato la recinzione ma lui trovava sempre il modo di evadere. Si mostrarono molto dispiaciuti. Tiziana e i suoi molto scocciati.
Stella fu portata dal veterinario, in quel periodo l'ambulatorio era sempre pieno di giovani laureati che facevano tirocinio. Una di loro le dette il Menovis, una cosa equivalente alla pillola del giorno dopo per noi umani. Nel caso che le bestiole avessero consumato. C'era anche roba più efficace, una iniezione di non so bene cosa, forse un ormone, però aveva diversi effetti collaterali e Tiziana non se la sentì, giustamente.
Dopo un po' di giorni mi accorsi che le mammelle di Stella si stavano ingrossando e lo feci notare a Tiziana che la portò di nuovo dal veterinario. La solita gravidanza isterica, le dissero, non si preoccupi.
Dopo ancora un po' di giorni dalle mammelle cominciò a uscire, ogni tanto, qualcosa che se non era latte gli somigliava molto.
Di nuovo Stella fu portata all'ambulatorio. Le gravidanze isteriche arrivano anche a far produrre latte, non c'è problema, basta darle questa medicina si chiama Galatrop. Altri ormoni che avrebbero bloccato la formazione del latte.
Provai a dire a Tiziana che forse era il caso di fare un'ecografia, così giusto per essere sicuri che fosse davvero
tutto frutto dell'isteria. Ma lei si era sentita rassicurata dalle varie dottoresse che avevano visto Stella, tutte diverse ogni volta, e quindi non volle farla.
Sarà che forse io ero particolarmente sensibile all'argomento visto che dovevo operarmi a giorni di isterectomia, sarà stato quello.
Mi operai, andò tutto talmente bene che dopo soli quattro giorni dall'intervento, la vigilia di Natale mi dimisero dall'ospedale. Passai la vigilia e il giorno di Natale a Firenze a casa dei miei, ma il giorno seguente mi feci riaccompagnare a casa mia. Sono sempre stata piuttosto indipendente, anche troppo, e poi mi mancava Stella, volevo vederla e accertarmi che stesse bene. Questa storia della gravidanza isterica diagnosticata così, a sensazione, non mi convinceva per nulla. E inoltre era inverno, e senza di me avrebbe dovuto dormire fuori al freddo.
Non era semplice vivere da sola con la pancia piena di punti da un'anca all'altra, mi muovevo un po' come Frankenstein, ma ero a casa mia e Stella mi teneva allegra.
La mamma di Tiziana mi dava una mano a pulire la casa e mi faceva la spesa, i miei amici mi venivano a trovare e mi aiutavano, il babbo di Tiziana mi portava la legna in casa e mi accendeva il camino. Ero a postissimo.
E stavo sempre meglio e piano piano tornavo a muovermi e a camminare con sembianze umane.
La mattina del 10 gennaio Stella era strana, inquieta, camminava in giro per la casa da una stanza all'altra, usciva in giardino e un momento dopo voleva rientrare in casa, pareva non sapere neanche lei cosa fare. Però non si lamentava, era solo agitata.
A un certo punto si sdraiò in terra tra l'acquaio e la porta della cucina e iniziò ad ansimare piuttosto forte. Mi chinai su di lei per cercare di capire cosa le stesse succedendo, ma quasi subito si rialzò e andò in giardino.
Fece la stessa cosa per altre volte e non riuscivo a capire, sdraiata pareva stare male, ma appena si rialzava stava benone. Non capivo proprio.
Finché improvvisamente: oddio saranno mica le doglie? Allora cominciai a contare, ogni quanto si sdraiava, quanto durava ogni volta. Era tutto scandito, tutto regolare e in più il suo ansimare nel frattempo era diventata la tipica respirazione a cane, giust'appunto, che insegnano nei corsi di preparazione al parto.
Telefonai subito a Tiziana e lei mi disse che avrebbe sentito il veterinario quando tornava a casa. Quando tornava a casa, certo, come no.
Le dissi che avrei chiamato subito io e così feci.
Per fortuna trovai proprio il titolare dell'ambulatorio il quale mi disse che bisognava portare subito il cane lì. Richiamai Tiziana la quale non potette far altro che dire che arrivava. Io sarei naturalmente andata con lei, ma non potevo portare Stella da sola, avevo ancora la pancia piena di punti.
Arrivati in ambulatorio a Stella si ruppero le acque, e a me si riempirono gli occhi di lacrime per la tenerezza, lei aveva un'espressione così spaesata. Il dottore disse ma come, nessuno le ha mai fatto una ecografia? C'era anche una sua collega che provvide subito: nella pancia di Stella c'era un cucciolino. Uno solo e ancora molto in alto. La gravidanza isterica era lui.
Consulto medico: occorreva fare un cesareo perché il cucciolo da solo non ce l'avrebbe fatta a nascere, era troppo in alto e non aveva fratellini che, spingendolo verso il basso, lo avrebbero aiutato a infilarsi nel canale del parto. E c'era un altro problema. Era abbastanza probabile che quel cucciolo, grazie a tutti gli ormoni presi per curare la gravidanza isterica, avesse delle malformazioni.
Così Tiziana decise di approfittare e visto che tanto Stella doveva essere operata per il cesareo, era meglio sterilizzarla e non pensarci più. La addormentarono in sala d'attesa, sdraiata ai miei piedi. Poi la portarono in chirurgia e io mi ritrovai a singhiozzare davanti alla porta chiusa.
Piangevo per lei, perché mi dispiaceva dovesse affrontare una cosa del genere, piangevo per quel cucciolino, per l'idiozia e la cattiveria della gente, per la malasanità animale.
E poi piangevo per me. Tutto quello che non avevo pianto quando avevo dovuto affrontare lo stesso intervento veniva a galla in quel momento.
Nel frattempo Tiziana aveva chiamato il suo nuovo compagno (si era separata definitivamente da Carlo), perché da sola non ce l'avrebbe fatta a mettere in macchina Stella e io non avrei potuto aiutarla.
Quando l'operazione terminò, ci resero Stella, ancora addormentata, sopra una specie di barella che avremmo restituito in seguito. Fu messa nel bagagliaio e io mi sedetti dietro reggendo la barella perché non sballottasse troppo alle curve.
Fu deciso che sarebbe stata da me, loro l'indomani andavano al lavoro ma soprattutto, secondo me, erano un po'spaventati all'idea di starle dietro, di dedicarle tempo e attenzioni. Io fui ben felice di questa soluzione.
Così presi una brandina e la sistemai davanti al camino, Stella ci fu messa sopra e io le misi addosso una coperta perché l'anestesia abbassa molto la temperatura corporea.
Più tardi Tiziana scese giù a vederla e a portarmi la cena. Un pensiero che apprezzai moltissimo. Per la notte sistemai una seconda brandina da campeggio, per me, accanto a lei. Ogni tanto mi alzavo per aggiungere altra legna al camino.
A un certo punto Stella iniziò a tremare, era scossa dal tremito forte, il dottore mi aveva avvertita non dovevo preoccuparmi, era una reazione all'anestesia. Le misi ancora un'altra coperta addosso e la abbracciai stretta sperando di infonderle tutto il calore che potevo. Finalmente dopo qualche ora il tremito passò e la mattina mi svegliai con lei girata di fianco verso di me, con una zampa poggiata sulla mia spalla come in un abbraccio.
Me la mangiavo con gli occhi, quanto amore sentivo per quella meravigliosa bestiola.
Arrivarono i genitori di Tiziana che vollero vederla e anche Anna e Tiziana.
Loro accudirono me portandomi i pasti pronti e la legna e io accudii Stella, la madre di Tiziana le preparò anche il brodo di pollo che lei trangugiò con somma soddisfazione.
Le avevamo messo il collare elisabettiano per evitare che potesse strapparsi i punti.
Dopo qualche ora dette segno di volersi alzare, le scappava la pipì evidentemente e la portai fuori in giardino. Dopo averla fatta si appoggiò esausta al tronco dell'albero, se solo avessi potuto l'avrei presa in braccio. Aspettai cinque minuti, c'era un bel solicino e a lei è sempre piaciuto stare a prenderlo, poi la aiutai a tornare sulla brandina.
Per tre giorni e due notti abbiamo vissuto accampate davanti al camino, però il collare gliel'ho tolto quasi subito, tanto non si mordeva nulla e comunque c'ero sempre io che vigilavo.
Piano piano Stella recuperò le forze, ricominciò a passare sempre più tempo in giardino, davanti a casa mia e a tornare la solita canina vivace e scassapalle di sempre. Io ero di nuovo felice. Lei era, se possibile, ancora più attaccata a me.
E da quel momento in poi Stella dormì “ufficialmente” a casa mia. Trovò di suo gradimento il tappeto davanti all'acquaio, e lì sopra si acciambellava fino al mattino successivo.
Quando aprivo gli occhi vedevo la sua silhouette seduta composta, immobile, sulla soglia della porta della mia camera. In pazientissima attesa che io dessi un cenno di vita, allora e solo allora veniva scodinzolando e uggiolando accanto al mio letto intrufolando il suo tartufo addosso a me e baciandomi con le sue leccatine morbide. A volte rimanevo un po' con gli
occhi socchiusi, trattenendo quasi il respiro perché non si accorgesse che mi ero svegliata, solo per godermi la visione di lei così, in controluce e mi chiedevo da chissà quanto tempo era lì la mia bella statuina di cane.
In tutta la sua vita, in quella e nella casa dove viviamo adesso, Stella non mi ha mai svegliata se non perché stava male o perché doveva uscire di corsa per fare i suoi bisogni o durante i temporali, perché aveva paura e veniva a cercare la mia protezione. Era sempre commovente la sua totale fiducia in me, io avrei risolto ogni problema, fugato ogni timore.
Così come non ha mai dormito in camera mia tranne che per gli stessi motivi. Dopo quell'operazione (così come dopo altre
di cui poi racconterò) la sera, quando andavo a letto, mi seguiva e si accomodava sul tappetino accanto al mio letto, le sistemavo una coperta addosso perché d'inverno in casa c'era un po' freddo, e lei si addormentava emettendo un gran sospiro di soddisfazione. Per me è sempre stata una fonte di gioia infinita sentire il suo respiro profondo accanto a me.
Ho avuto dei fidanzati che russavano e non sono mai riuscita a sopportare questa cosa. Avere qualcuno che mi russa accanto mi ha sempre innervosita moltissimo, fino al punto di diventare isterica e mandare il fidanzato a dormire sul divano nell'altra stanza.
E non so perché, proprio non lo so, il russare di Stella mi provoca estasi. Mi fa sorridere, mi fa da ninna-nanna, mi rilassa completamente meglio del Biancospino.
Si potrebbe facilmente dire per forza, la ami molto! Ma anche i miei fidanzati li amavo molto, eppure...
Ci dev'essere dell'altro, ma ancora non sono riuscita a capirlo e in fondo non è neppure così importante capirlo.
A Stella è sempre piaciuto molto quando venivano persone a trovarmi, e ne venivano diverse. Dopo il solito casino al cancello quando arrivavano, e di cui ho già detto, dopo le solite corse sfrenate con le quali dava libero sfogo all'emozione, dopo aver portato ossi di gomma, palline da tennis o qualunque cosa trovasse (a volte la vedevi che si guardava freneticamente intorno e, se non vedeva subito a
portata di zampa i suoi giochi, arraffava qualunque altra cosa, una foglia, un sasso; continua a fare queste cose anche adesso che è una vecchia signora), dopo aver bevuto rumorosamente per placare l'azzeramento della salivazione dovuta alla grande emozione che la pervadeva, si sdraiava esattamente in mezzo a noi. Sia che fossimo seduti davanti al camino o in giardino o sotto la loggetta, lei era nel mezzo che voleva stare e con la testa seguiva i nostri discorsi, voltandosi ogni volta verso la fonte della voce che parlava. Se eravamo a tavola lei stava sdraiata sotto la tavola, sui piedi di tutti. Solo se le voci si alzavano, se facevamo troppo rumore o se c'era uno scoppio improvviso di risa, lei si tirava su e mi guardava con l'aria un
po' preoccupata. Voleva capire bene se stavamo leticando, se io fossi in pericolo, ma un sorriso e una carezza la tranquillizzavano e si rimetteva comoda.
I cani sono sempre molto sensibili, ecco perché è bene non urlare con loro, non alzare troppo la voce, non fare rumori improvvisi, può essere che scambino questo con un pericolo e decidano di intervenire. Se un cane è educato, è calmo, è equilibrato sa distinguere i pericoli reali, ma non tutti i cani sono così, perciò sta a noi fare attenzione.
Stella continuava anche a essere sempre in cerca di attenzioni da quelli che, sulla carta, erano i suoi proprietari, ricevendo sempre ben poco. La loro casa continuava a esserle interdetta, Tiziana non voleva trovare peli o terra e meno che mai fango, per non parlare poi di quella cosa ripugnante come il sangue, due volte l'anno, delle sue piccole mestruazioni.
Crescendo la bimba, cominciarono a circolare i suoi amichetti e Stella girava loro intorno mendicando coccole e giochi, ogni tanto gliene arrivavano un po' ma lei non demordeva, era capace di rimanere vicino a loro sotto il sole a picco, paga anche solo di poterli osservare.
Con i bambini era molto brava, stava ben attenta a non urtarli, a non farli cadere ma pareva anche in apprensione, come se si sentisse responsabile della loro incolumità, specie con quelli molto piccoli.
Facevo parte, in quegli anni, di un gruppo di persone
provenienti dalle più svariate parti d'Italia, isole comprese, che teneva su internet una rivista di satira. Anni, quelli, in cui mi sono divertita molto in mezzo alla gente più strampalata e geniale e intelligente e simpatica che avessi mai incontrato. Giornalisti, scrittori, vignettisti, pittori, ma anche, nella vita di tutti i giorni alcuni di loro, impiegati, insegnanti, medici, architetti. Io curavo le pubbliche relazioni, ero l'ufficio stampa, rispondevo alle lettere dei lettori, cercavo contatti e visibilità per il nostro lavoro.
Le riunioni di redazione le facevamo a casa mia, era il posto più adatto: al centro più o meno dell'Italia, vicino all'uscita dell'autostrada, in campagna, con la possibilità di ospitare e
con agriturismi quanti se ne volevano a due passi. Non potevamo farle spesso, ma quando succedeva Stella impazziva di allegria in mezzo a tutte quelle persone ridanciane che non le lesinavano coccole e giochi.
Ogni tanto qualcuno si portava appresso la famigliola e così capitava ci fossero anche dei bimbi piccoli. Tra questi Niccolò che, ancora malfermo sulle gambe, andava in esplorazione di quell'immenso giardino. E Stella dietro a lui, alla giusta distanza per non spaventarlo ma nello stesso tempo pronta a intervenire. E infatti a un certo punto cominciò a correre trafelata verso di noi uggiolando e saltellando sul posto, un secondo dopo spariva (evidentemente a ricontrollare Niccolò) e un secondo dopo riappariva davanti a noi che c'abbiamo messo un po' a capire.
Ha fatto questo per almeno tre volte e ogni volta la sua voce saliva di tono e di urgenza. Finché a me è venuto in mente: Niccolò, dov' è Niccolò? E mi sono alzata e sono andata verso Stella che, appena mi ha vista in piedi, ha iniziato ad abbaiare e a correre voltandosi a vedere se la seguivo.
Niccolò si era arrampicato su una specie di costone scosceso, forse perché aveva visto che dall'altra parte c'era un'altalena. In verità c'era un altro accesso, molto più facile, per l'altalena ma i bambini si sa...
Se cadeva di lì poteva farsi male e Stella l'aveva capito.
Quando l'ho ringraziata e coperta di carezze lei si è seduta e ha spinto il petto in fuori alzando il muso in un chiaro gesto d'orgoglio. Lo fa anche quando la spazzolo e poi le dico oh come sei bella! Mi fa ridere.

Lisabetta Mugnai
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