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Writer Officina Blog
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Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa,
teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana
di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, Non ora, non
qui, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri
sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese,
swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale
alcune parti dellAntico Testamento. Vive nella campagna romana dove
ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A
grandezza naturale", edito da Feltrinelli. |
Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama
con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi,
attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano
Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di
ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera
(Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime
di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il
purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati
da Einaudi Stile Libero). |
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria,
si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata
alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice
emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre
Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato
a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus".
Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé,
conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo
libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio
Strega 2021. |
Altre interviste su Writer
Officina Magazine
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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori
emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP,
ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo
articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da
seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo
già formattato che per la copertina. |
Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto
di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da
un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici,
dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere
derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie
capacità senza la necessità di un partner, identificato nella
figura di un Editore. |
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori,
arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel
DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti
di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli
della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle
favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia. |
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L'orchidea fantasma
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Erano trascorsi circa quattro anni da quando il terrorista Roger Walter Rossi si era suicidato nel carcere di massima sicurezza ADX Florence lasciando un vuoto incolmabile nelle persone che lo avevano conosciuto ma tra tutti quelli che lo avevano amato, sicuramente, il giornalista Michael Williams fu colui che sentì maggiormente la sua mancanza. Un vuoto che sembrava incolmabile ed oltremodo insostenibile. Michael aveva sofferto molto per la prematura scomparsa dell'ambientalista così, per sentire un pochino di meno la nostalgia che Roger aveva lasciato nel suo cuore, si era dedicato completamente al giornalismo: il suo lavoro. Al giornale (il Daily Post) Michael era trattato con il massimo rispetto che si concede a chi ha sempre svolto egregiamente il suo lavoro, tutti i colleghi lo ritenevano un bravo scrittore ed un ottimo cronista. Williams non si occupava più di notizie ambientali come aveva sempre fatto in passato ma si dedicava alla cronaca nera, come se scavare nel torbido delle nefandezze umane, in qualche modo gli restituisse un po' di sollievo dalla solitudine che lo affliggeva. Indagare nella mente dei serial killer e seguire le loro tracce era diventato per lui un intrigante diversivo dalla sua noiosa routine. Puntualmente il giornalista si recava, una volta a settimana, al cimitero sull'oceano a far visita alla tomba del suo grande amico Roger. Michael si riteneva agnostico e non potendo credere con fede cieca a ciò che era invisibile agli occhi umani ma, nemmeno smentire l'esistenza di una vita dopo la morte, perdurava nel passare del tempo sulla tomba di Roger poiché credeva, che se fosse esistito realmente un aldilà, il suo amico avrebbe saputo che qualcuno continuava a ricordarlo e a volergli bene. Michael era un uomo abitudinario, pigro e metodico ed ogni mercoledì (il suo giorno libero) si svegliava, faceva colazione al caffè all'incrocio con la ventisettesima strada, chiamava un taxi dal marciapiede alzando un braccio e si faceva condurre fino a Bond Street dove vi era la casa di un suo vecchio amico e botanico: Mr. Ronald Keaton. Ronald era un uomo sulla settantina dall'aspetto bizzarro, tanto che sembrava quasi essere fuggito dalle pagine di un romanzo del milleottocento inglese: aveva lunghi baffi grigi ed arricciati, vaporose basette che incorniciavano un viso sottile, la testa completamente calva, due piccoli occhi azzurri come il ghiaccio e un vestiario elegante ma al contempo antiquato. Il giornalista vantava anche una natura solitamente discreta quindi, una volta giunto alla porta del suo amico, suonava il campanello una sola volta per paura di far troppo rumore. Mr. Roland udendo il breve suono del citofono capiva all'istante chi sostava sul ciglio della porta. - Ben trovato Michael gradisci la consueta tazza di tè?- -Ciao Ronald, grazie, accetto volentieri la tua offerta.- Mr. Ronald non invitò l'amico ad entrare in casa ma lo fece accomodare in un salottino ricavato all'interno di una grande e bellissima serra costruita in stile inglese, con ferro battuto e vetro, dopodiché prese da un mobiletto di legno una teiera in alluminio, la riempì d'acqua e la mise a bollire su di un rudimentale fornello da campeggio. Michael aveva visitato il vivaio di Ronald frequentemente ma, ogni singola volta, ne restava estasiato dall'incredibile bellezza naturale che lo circondava e dal profumo paradisiaco che aleggiava nell'ambiente. Michael era decisamente un “pollice nero” e non sapeva nulla sulle piante o sulle cure di cui necessitavano ma ad ogni modo, era comunque capace di apprezzarne la grande bellezza. La serra, che ricostruiva un microclima tropicale, conteneva centinaia di piante rigogliose, rare ed esotiche ed inoltre vantava una vasta e meravigliosa collezione di orchidee piante, che il botanico adorava più di tutte le altre. Ronald non era un semplice appassionato di botanica, bensì, era anche un ricercatore per una famosa industria farmaceutica nota con il nome di Medical Green Corporation. Riusciva pertanto a conciliare la sua passione per le piante con il suo lavoro elaborando farmaci estratti da materiali vegetali. La compagnia per la quale Mr. Ronald lavorava, era divenuta celebre per aver sviluppato rimedi in grado di curare malattie rare, molto aggressive e debilitanti. Tutto questo grazie al loro costante impegno nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie. Anche il defunto Roger, prima di licenziarsi per fondare R.E.L.E.R, aveva lavorato come ricercatore per la Medical Green Corporation ma i loro laboratori erano così vasti che l'attivista non incontrò mai Mr.Ronald. La teiera, dopo qualche minuto sul fuoco, spruzzò vapore dal suo beccuccio e fischiò forte come un treno in corsa. Ronald si precipitò per togliere l'acqua bollente dal fuoco, con cura la versò in due capienti tazze di porcellana e mise in entrambi i recipienti due filtri del suo speciale tè importato dall'India. I due amici conversarono di banalità attendendo che il filtro, farcito dell'aromatica sostanza, sprigionasse tutta la sua fragranza tingendo l'acqua di un colore purpureo. Michael, decisamente a suo agio in quell'ambiente, senza fare complimenti, sprofondò pesantemente su di una comoda poltrona. Dopo una breve attesa, prese dal vassoio argentato, appoggiato su di un basso tavolino, la fumante tazza colma del the Oolong. Mr. Ronald fece altrettanto e dopo aver assaporato l'eccellente beveraggio, si mise a conversare con il suo ospite: -Dunque Michael, come ogni mercoledì torni a far visita al tuo amico defunto?- -Si Ronald è così. Roger mi manca molto, specialmente in questo periodo dell'anno ma non voglio tediarti con le mie nostalgie quindi cosa ne dici se cambiamo argomento? - sollecitò il giornalista tentando di sviare il discorso dalle sue nostalgie. -Ti Capisco Michael. L'autunno rende sempre tutti noi un po' nostalgici, dopo tutto ci ricorda il tramonto della vita che precede l'inverno della morte. I ricordi, per quanto belli possano essere, talvolta possono rivelarsi dolorosi. Piuttosto e anzichenò, volevo chiederti come procede il tuo lavoro al giornale? Ci sono nuovi maniaci omicidi a cui prestare attenzione?- -Beh! Ad essere onesto devo ammettere che attualmente sembra un momento piuttosto tranquillo...si sono verificati solo casi di omicidio di semplice risoluzione infatti, la polizia con le sue indagini, è riuscita ad arrestare i killer in breve tempo. Tu invece carissimo Ronald non ti sei ancora deciso ad andare in pensione? - -No ragazzo mio, la pensione non fa per me. Amo troppo i miei studi e per giunta ora sono tra le alte sfere dell'azienda...Non posso sottrarmi dai miei impegni. Ronald fece una pausa, prese un paio di cesoie ed iniziò a disinfettarle poi, con un'espressione compiaciuta disse: -Ti darò un piccolo scoop amico mio...con buone probabilità sono riuscito a trovare un modo per sviluppare un farmaco in grado di cambiare definitivamente la vita delle persone.- Il giornalista bevve l'ultima goccia di tè, appoggiò la tazza sul tavolino e, con entusiasmo, si congratulò con il botanico: - Complimenti Ronald tutto ciò è magnifico, anche se ti confesso che l'ultima persona che ho conosciuto, che voleva cambiare in meglio la vita delle persone, purtroppo ha fatto una brutta fine.- Pronunciate queste parole Michael si rese immediatamente conto di quanto fosse stato indelicato per cui chiese perdono: -Scusami Ronald sono stato terribilmente scortese ma ti ho avvertito che la mia vena nostalgica prende spesso il sopravvento . Non ho potuto far a meno di ripensare a Roger ma ad ogni modo torniamo a noi: di che tipo di farmaco si tratta? Avete finalmente trovato la cura contro il cancro? Da quanti anni stai lavorando a questa ricerca?Ronald sorrise con un ghigno quasi inquietante e le sue iridi si illuminarono di una strana luce, come se dentro di lui, si fosse infiammato un barlume di follia che lentamente iniziava ad affiorare dal suo sguardo da scienziato pazzo. -Mio carissimo Michael...tu vuoi sapere troppe cose ma d'altronde è nella tua natura da giornalista. Lavoro a questa ricerca da tutta la mia vita e nonostante mi sia dedicato anche ad altri progetti, non ho mai abbandonato la sperimentazione per arrivare a realizzare questo farmaco. Posso solo anticiparti che al momento i primi test sono stati un successo. Perbacco! Sto già parlando troppo...mi dispiace ma fino a quando il farmaco non sarà prodotto ufficialmente non sono autorizzato dire nulla a tal riguardo. Nemmeno a te, benché siamo amici ormai da tanto tempo. - Effettivamente Michael e Ronald si conoscevano da molti anni. Si incontrarono per la volta in occasione di un summit sull'ambiente dove Williams ebbe l'onere e l'onore di intervistarlo per aver l'autorevole parere di un botanico sugli effetti catastrofici della deforestazione. -Mi congratulo Ronald, sono sincero e ti giuro che non vedo l'ora di scoprire nuovi dettagli sul tuo prodigioso elisir. Ammetto che sei riuscito ad incuriosirmi stuzzicando il mio interesse e vorrei tartassarti di domande su questo argomento ma prometto che non indagherò ulteriormente e rispetterò la tua discrezione. Fatta questa promessa Michael si alzò dalla poltroncina, sistemò con le tozze mani la camicia parzialmente sgualcita, si riordinò i capelli ricci e con uno sguardo d'intesa fece capire a Ronald che era giunto il momento di congedarsi. -Il tempo è tiranno Michael, non voglio farti perdere un minuto di più! Permettimi però di donarti una piccola perla rara in segno della mia gratitudine, per la perseveranza che dimostri nel venire puntualmente a far visita ad un povero vecchio come me. Ti donerò un fiore speciale. - -Suvvia Ronald io sono sempre felice di tornare a farti visita. Siamo amici noi due.- Ronald sorrise dolcemente e si allontanò sparendo tra la moltitudine di piante che crescevano rigogliose nella serra. Ritornò dopo qualche minuto stringendo tra le mani un candido fiore bianco, con un lungo stelo verde, munito di due particolari petali dalla forma allungata che ricordavano quasi un paio di ali o i lembi di un lenzuolo di seta sventolato dal vento. -Incredibile Ronald, non ho mai visto questo fiore ed è veramente bellissimo, di cosa si tratta?- -Questa è una Dendrophylax lindenii, una rara orchidea senza foglie conosciuta anche con il nome di “orchidea fantasma”. Cresce nel sud della Florida tra gli alberi nelle più intricate paludi ed è una specie altamente protetta infatti, per procurarmi qualche esemplare di questa meraviglia, dovetti chiedere aiuto ad un nativo della zona che mi accompagnò nel fitto della selva nel quale questi preziosi gioielli vegetavano. Era uno spettacolo inenarrabile, indescrivibile per chi non ha mai visto l'orchidea nel suo ambiente. Sembrava di camminare in mezzo ad una costellazione di stelle bianche e delicate! Dovevo assolutamente accaparrarmi qualche esemplare così mi misi al lavoro. Operai con estrema cura e attenzione per prelevarne un gruppetto senza arrecargli danni. Riuscii a tornare a casa con qualche pianta ma sfortunatamente la forestale scoprì il mio furto e dovetti affrontare addirittura un processo. Ti confesso che pagai una multa salatissima ma, invero, ne è valsa la pena. Forse potresti aver letto il nome di questa rarità in un bestseller che uscì diverso tempo addietro, oppure, in un film ispirato proprio dal suddetto libro? - Michael corrugò la fronte pensoso e cercò di spremersi le meningi tentando di ricordare qualcosa in proposito di questa pianta ma nulla, la sua mente, non riusciva ad afferrare alcun ricordo. -No Ronald, non mi sembra di conoscerlo ma oltre ad essere un bellissimo fiore mi incuriosisce molto il suo nome "volgare". Perché la chiamano proprio orchidea fantasma?- -Michael la risposta alla domanda è più banale di quanto tu possa immaginare. Questa pianta cresce principalmente nei boschi, il suo colore bianco ricorda l'eterea figura di un fantasma e normalmente, essendo priva di foglie e sviluppandosi sugli alberi, risulta molto difficile da individuare. Sostanzialmente puoi notarla esclusivamente nel momento della fioritura...praticamente appare dal nulla come un fantasma. - Concluse il botanico porgendo con delicatezza il fiore al suo amico. Poi cordialmente aggiunse: -Ecco è per te, prendi questo fiore e portalo al tuo adorato Roger. Sono convinto che se esiste una vita dopo la morte, lui lo apprezzerà moltissimo.- Gli occhi di Michael si velarono di commozione, sia per il gesto gentile di Mr. Ronald, sia per il pensiero verso il suo amico defunto. -Grazie mille Ronald sei davvero un amico prezioso. Ora devo proprio andare ma ripasserò da te mercoledì prossimo, ovviamente, se ti fa piacere...- -Certo le tue visite sono davvero una piacevole distrazione per me ma se non sono troppo indiscreto ho un'ultima domanda: da dove salta fuori quel ciondolo a forma di osso che porti sempre al collo? Scuserai la mia invadenza nel chiederti questo ma la sua particolarità mi ha incuriosito terribilmente.- -Beh...diciamo che è un misterioso regalo di Roger. Lui teneva moltissimo a questa collana e mi ha pregato di custodirla con il massimo della cura. Non avrei mai potuto dire di no a Roger. - -Sei proprio un amico fedele carissimo Michael ma ora vai, ti ho trattenuto anche troppo.- Mr. Ronald accompagnò il giornalista fuori dalla serra, lo scortò lungo il vialetto di pietra che costeggiava il giardino fino a raggiungere il marciapiede dal quale Michael chiamò un taxi. Il giornalista salì sulla gialla vettura, disse al conducente di portarlo al cimitero sull'oceano poi, con aria sognante e rapita, osservò con meraviglia il fiore delicato che stringeva tra le sue mani. Tra sé l'uomo mormorò: - Sono sicuro che ti piacerà Roger, non sai quanto mi manca conversare con te. - * Ci risiamo, ecco che ripiomba nella nostalgia! Proprio io dovevo fare da balia a questo piagnucolone? Mannaggia a Roger e quando mi ha rapito! Quasi non mi dispiacerebbe tornare ad annoiarmi nel mio adorabile cimitero sul mar Ligure ed invece, eccomi qui, alle calcagna di questo giornalista, quattrocchi, fissato con gli omicidi.* Michael distolse lo sguardo dal fiore ed avvertì un brivido di freddo. Non immaginava che quei tremiti che percepiva da qualche anno a questa parte altri non erano che l'influsso di Gustavo su di lui. Il fantasma era costretto a vegliare sul suo osso, l'ultimo frammento rimasto del suo cadavere, che per sua somma sfortuna era proprio il ciondolo che il giornalista indossava saldamente al collo. Michael toglieva la collana solamente per dormire e l'appoggiava su di un piccolo comodino in legno dal quale Gustavo, come un gufo appollaiato su di un ramo, restava a vegliare. Il taxi scivolò veloce lungo le strade che uscendo dalla città si fecero sempre più piccole e strette, talvolta tortuose ma più panoramiche. Il cimitero sull'oceano si ergeva sconfinato con la sua miriade di lapidi bianche sulla cima di una dolce collina e Michael, conosceva quel sentiero di cemento che lo avrebbe portato alla tomba del suo amico alla perfezione, come se ormai, ripercorrendolo ogni mercoledì, anche le sue impronte fossero diventate parte integrante del camminamento. L'uomo scese dal taxi, pagò la corsa e con la sconsolata amarezza di chi si porta dietro un vuoto incolmabile, si avviò alla tomba di Roger. Una volta giunto davanti alla fredda lapide di marmo, come di consueto, non riusciva a trattenere la sua commozione per cui, sedendosi sull'erba verde, scoppiava in un sincero pianto carico di nostalgia. Gustavo al contrario sostava in piedi con le braccia conserte. Scrutava il giornalista con sguardo indagatore e, se da una parte si addolciva nel constatare quanto quel mortale fosse affezionato e devoto al suo amico defunto, d'altro canto, non poteva credere che egli potesse singhiozzare ogni singola volta come se fosse il giorno del funerale. Ormai erano passati ben quattro anni da quel funesto giorno e prima o poi anche Williams avrebbe dovuto superare la fase del lutto. Gustavo si perse nelle sue riflessioni ascoltando Michael che a sua volta raccontava a voce alta i suoi pensieri a quel rettangolo di terra consacrata. Lo spettro era così profondamente assorto nelle sue riflessioni da non accorgersi che nel frattempo qualcuno era sopraggiunto alle sue spalle gridando: “Buh!” . Gustavo trasalì spaventato e voltandosi di scatto distinse il fantasma a lui più caro. Era il fantasma del suo grande amico con cui aveva trascorso moltissimi anni della sua non vita: Roger. -Gustavo devi vedere la tua faccia! Sei diventato più trasparente del solito. Ti ho spaventato? Sembra quasi che hai visto un fantasma.- Roger rise di gusto e Gustavo, teneramente imbronciato, sbraitò: - Maledizione Roger mi hai colto di sorpresa! Ragazzo mio vieni qua e fatti subito abbracciare.I due affezionati ectoplasmi si strinsero in una calorosa morsa dalla quale si separarono a fatica. -Roger come stai? Cosa hai combinato questa settimana?- chiese Gustavo. Il viso dell'ambientalista si fece improvvisamente scuro, il suo sguardo si posò sul pavimento, divenne pensieroso ma poi dopo qualche secondo di reticenza, con tono agitato confessò ciò che lo turbava: -Gustavo amico mio, abbiamo poco tempo...non so per quanto ancora Michael si tratterrà qui al cimitero. Dobbiamo assolutamente parlare di una questione di massima importanza perché nel camposanto stanno avvenendo fatti gravissimi ed ho bisogno del tuo aiuto.Gustavo assunse un' espressione preoccupata, cosa poteva minacciare la serenità del cimitero? Quale sciagura poteva turbare Roger a tal punto da chiedere il suo aiuto? Voleva scoprirlo a tutti i costi. - Dimmi tutto Roger. Che cosa ti è capitato? - - Personalmente nulla, ma per altri defunti la sorte non è stata così clemente, è accaduto qualcosa di terribile! Ne sono sicuro. - confessò Roger con viva preoccupazione. -Suvvia ragazzo non fare il misterioso e raccontami tutto!incitò nuovamente Gustavo. -Da qualche settimana a questa parte sono spariti una coppia di fantasmi dal cimitero. Entrambi sappiamo che noi spettri non possiamo muoverci autonomamente ma al contrario, possiamo raggiungere una limitata distanza dai nostri cadaveri. Io stesso ho voluto sperimentare fino a quale limite potevo spingermi ed al massimo sono arrivato ai confini del sepolcreto. Quindi capirai che i fantasmi non possono essersi allontanati da soli. Deve essere successo qualcosa di grave, qualcuno o qualcosa deve aver commesso un vilipendio di cadavere! Sono spaventato da questa circostanza perché il prossimo a sparire potrei anche essere io. Dobbiamo fare luce su questo mistero.- Gustavo si agitò al solo pensiero che potesse accadere qualcosa di irrimediabilmente terribile al suo amico e con un tono convulso replicò: -Bontà divina! Tutto ciò che mi hai detto è enormemente grave. Conta pure sul mio aiuto, investigheremo e scopriremo cosa sta succedendo in questo benedetto posto.- Tuttavia la convinzione di Gustavo vacillò nel giro di pochi secondi dopo aver pronunciato quelle parole poiché, realizzò che per quanto lui avesse voluto aiutare l'amico, rimaneva il solito intoppo logistico a fermarlo, quindi, mestamente affermò: -Roger c'è un dettaglio che ti sfugge...un ordinario problemuccio da “nulla” ad ostacolarmi. Io sono ancorato al ciccione, lui ha il mio osso e io devo seguirlo. Dannazione.- Roger si grattò il mento pensoso ma dopo un paio di minuti replicò: -Gustavo ascoltami. Tu sai che ho fondato R.E.F.E.R il mio sindacato per i morti e i redivivi? Bene, durante le mie ricerche per sondare i limiti della morte e i poteri dei fantasmi, sono venuto a conoscenza di un possibile escamotage che permetterebbe a noi spettri di spostarci ovunque vogliamo. Scoprii questo espediente un giorno, mentre camminavo lungo il perimetro del cimitero più o meno nei pressi della grande sequoia secolare. Mi sono imbattuto per caso nel fantasma di un nativo americano. Lui si chiama “Penna Nera”, è un tipo di poche ma sagge parole. Fu sepolto proprio sotto il grande albero che essendo diventato un simbolo storico, non è mai stato abbattuto, tutt'altro è diventato uno dei patrimoni dello Stato e quindi protetto. Di conseguenza i resti umani dell'indigeno non sono mai stati toccati e lui ha continuato la sua non vita serenamente. Penna Nera in un primo momento mi guardò con diffidenza ma dopo varie mie insistenze, percependo le mie buone intenzioni e l'amore verso la natura che ci accomunava, decise che ero degno della sua fiducia quindi, parlò con me. Io e Penna Nera conversammo a lungo e mi parlò di molte cose ma mi rivelò soprattutto un' interessante leggenda del suo popolo sul legame tra i morti e gli animali. A detta sua sembrerebbe che molti animali abbiano la capacità di percepirci, vederci, ascoltarci ed entrare in simbiosi con noi diventando più che amici. Il suo popolo li chiamava “spiriti guida”. Secondo la leggenda, pare che se riesci ad instaurare un contatto empatico con un animale, esso diventerà il tuo famiglio ed esaudirà le tue richieste. Potrebbe persino rubare il tuo osso e trasportarti qui nel cimitero.- Gustavo assunse un'espressione carica di perplessità: -Ci sono prove sulla veridicità di questa leggenda? In passato, precisamente per evitare che tu mi rapissi dal cimitero sul mare, ho provato a mettere in pratica l'ennesima tradizione che si credeva vera ma in realtà si dimostrò anch'essa un buco nell'acqua. - -No Gustavo. Non ho prove che ciò che mi ha rivelato il nativo americano possa realmente concretizzarsi ma è la nostra unica speranza.- disse il sindacalista cercando di essere ottimista. -Allora Roger ci devi assolutamente provare! Il cimitero è popolato da diversi animali. Potresti convincere un topo a scavare nella tua tomba e portare via un po' per volta i pezzi del tuo corpo in un luogo sicuro. In questo modo potresti scappare e non correresti alcun rischio.- suggerì Gustavo. -Sei molto fantasioso amico mio ma il mio cadavere dovrebbe essere pressoché integro e ci vorrebbe un cavallo per poterlo trascinare via di qui. Inoltre, se scappassi e non aiutassi gli altri fantasmi che razza di persona sarei?- Gustavo si ammutolì e rimuginò sulla decisione del suo amico. Michael nel frattempo, sistemò con cura al centro della tomba la bellissima orchidea fantasma, si alzò dal prato, asciugò i piccoli occhi verdi dalle lacrime e si preparò a salutare il suo amico defunto con la promessa che sarebbe tornato la settimana seguente. I due fantasmi compresero che il tempo a loro disposizione per conversare era giunto al termine e Gustavo visibilmente agitato, promise che avrebbe tentato in tutti i modi di sbrogliare l'inquietante faccenda che turbava Roger e di non dubitare poiché lui, avrebbe fatto di tutto pur di aiutarlo. Michael si avviò verso l'uscita del cimitero e Gustavo suo malgrado, dovette seguirlo, ma prima che potessero lasciare quel luogo di pace, una sagoma femminile e conosciuta agli occhi del giornalista apparve in lontananza. Si trattava della detective Alicia Cohen: una giovane donna dai tratti somatici latini con la quale Michael collaborava spesso per le inchieste del giornale. Avevano lavorato insieme in svariati casi di omicidio. Alicia avanzava per il viale con le mani nascoste nelle tasche dei pantaloni del suo completo scuro con incedere deciso quasi frettoloso, ma i suoi grandi occhi scuri, ai quali mai nulla sfuggiva, avevano già colto la presenza di Michael ed un sorriso le si disegnò sul viso. -Michael che strano posto per incontrarci!- esordì lei avvicinandosi al giornalista che a sua volta divenne improvvisamente rosso in viso. -Ciao Alicia che piacere vederti, qual buon vento ti porta da queste parti?- -Il lavoro come al solito. Abbiamo ricevuto una chiamata per un decesso a seguito di un incidente.- Michael sgranò gli occhi incuriosito e chiese: -Un incidente qui nel cimitero?- -Sembra strano anche a me ma si, proprio qui nel cimitero. La vittima è il custode, sembra che stesse sopra ad una scala per cambiare una lampadina quando, per una fatalità probabilmente un malore, è caduto ed è morto. Vuoi venire con me a dare un'occhiata alla scena dell'incidente?- *Accetta Michael! Ti prego seguila.* Borbottò l'inudibile Gustavo pensando, che se avesse colto l'opportunità di incontrare il fantasma del custode forse avrebbe potuto porgli delle domande e probabilmente, avrebbe carpito qualche informazione utile per far luce sulla scomparsa dei fantasmi dal cimitero. -No grazie Alicia per oggi ho già avuto abbastanza emozioni. Le mie visite alla tomba di Roger continuano ad essere emotivamente stressanti ed ora mi sento un po' stanco...ma domani potrei passare in commissariato o potremmo berci un caffè insieme.- La detective accarezzò dolcemente la guancia dell'uomo: -Sei davvero dolce Michael e mi dispiace che stai ancora soffrendo per la perdita del tuo amico. Non ti preoccupare, puoi passare al commissariato quando vuoi. Ora scusami ma devo proprio andare. La scientifica è già sul posto e aspettano solo me per far portare il corpo al laboratorio per le autopsie.- Michael arrossì nuovamente per la carezza ricevuta dalla donna quindi scosse il capo sorridendo in segno d'assenso e la salutò. Il giornalista rimase immobile, come imbambolato dalla visione meravigliosa che la detective era stata per lui e osservando la donna allontanarsi, pensò a quanto avrebbe voluto un giorno dichiararle il suo amore. Michael si perse nelle sue silenziose fantasie amorose ma Gustavo al contrario, sbracciava furioso: *Maledetto di un Michael poteva essere la mia occasione per scoprire cosa minaccia Roger! E tu come al solito ti sei dimostrato una creatura inutile. Non posso credere che ci siamo fatti scappare questa occasione d'oro. Ora porteranno il corpo del custode al laboratorio ed io non avrò più l'opportunità di interrogarlo. Non ne fai mai una giusta, la tua ci costerà cara!* Mentre Gustavo iracondo continuava ad inveire parole cariche di rabbia, Michael con aria sognante e pacifica si avviò verso l'uscita del cimitero con in mente il suo programma preferito per la serata: mangiare una buonissima pizza e godersi un bel film in televisione. Michael e Gustavo tornarono quindi al loro disordinato trilocale al sesto piano di un palazzo (non esattamente di ultima generazione) ubicato in Marple Street. L'appartamento aveva pochi mobili, probabilmente era presente solo lo stretto necessario ma i cartoni della pizza, i bicchieri di carta per le bibite, i vestiti, i libri e le riviste ricoprivano caoticamente ogni piano d'appoggio delle tre spoglie stanze. Michael sembrava trovarsi molto a suo agio in quel disordine e non aveva la benché minima intenzione di ripulire a breve l'adorata topaia. Gustavo al contrario, abituato a tenere in ordine il suo cimitero sul mare, odiava tantissimo tutto quell'accatastamento di oggetti inutili e se fosse stato per lui, avrebbe dato fuoco a tutto quel ciarpame riportando l'ordine e la pulizia. La convivenza per Gustavo non era una cosa semplice ed anche se era consapevole che Michael era una brava persona, lui non si era mai rassegnato alla separazione da Roger e dunque, chiunque avesse preso il suo posto, non sarebbe stato di certo il benvenuto. Michael e Gustavo erano inoltre due personalità completamente differenti: il primo era sensibile, altruista, dolce, riservato ma anche pigro e disordinato mentre Gustavo, dal canto suo, era un fantasma brontolone, determinato, curioso ed estremamente ordinato fino a risultare quasi compulsivo. Li univa solo il grande affetto verso Roger. Nonostante le loro differenze però, la forzata convivenza, per quanto potesse risultare sgradevole proseguì con disciplinata sopportazione. In realtà fu così prettamente per Gustavo perché ovviamente Michael ignorava di essere legato ad un fantasma e conduceva la sua vita serenamente nel suo ambiente. La serata trascorse proprio come il giornalista l'aveva immaginata. Ovvero piacevolmente spaparanzato sul divano in compagnia di un ottimo film. Solo quando la mezzanotte scoccò, egli pigramente si tolse la collana, la appoggiò sul comodino e andò a coricarsi sul letto sfatto. Il silenzio calò nell'abitazione. Gustavo, a causa della sua condizione di fantasma, aveva una detestabile prerogativa: non dormiva mai. Il ricordo di una piacevole notte di sonno ricca di sogni, mancava allo spettro come tutte le altre belle cose che poteva fare da vivo. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di poter riposare ancora una volta nel suo letto, respirare l'aria del mattino, percepire il profumo dei fiori o mangiare un gustoso pezzo di focaccia. La vita è meravigliosa in tutte le sue sfumature: che siano esse piccoli gesti, eclatanti esperienze o semplicemente la percezione di tutto ciò che pulsa nel creato. Odori, suoni, sapori e colori che tutti assaporano ma che spesso vengono dati per scontati fino a quando la vita stessa non viene minacciata da una malattia o da un pericolo. La vita deve essere tutelata e amata come si ama un fragile neonato, poiché essa deve essere nutrita di esperienze, cullata dai sogni, goduta e custodita con la massima attenzione. Nulla può passare inosservato e trascurato. Nemmeno il più insignificante tra i respiri. La forzata insonnia indusse Gustavo a riflettere su ciò che l'amico Roger gli aveva rivelato. Poteva lui mettersi in comunicazione con un animale a cui avrebbe potuto chiedere aiuto per raggiungere il cimitero? Come poteva parlare ed avvicinare un amico a quattro zampe quando in vita sua non aveva mai avuto nemmeno un gattino? Si sentiva tremendamente confuso ed il buio imperante della stanza lo spaventava ricordandogli la fredda oscurità della tomba. Gustavo voleva e doveva assolutamente aiutare Roger per l'immenso affetto che provava verso di lui, per tutti i bei ricordi che li avevano uniti e per il profondo senso di fedeltà che nutriva nei confronti del suo amico. Cercò quindi di consolarsi convincendosi che affrontando un problema alla volta, sarebbe riuscito a diradare le fosche nebbie che orbitavano intorno alla sparizione dei fantasmi. Di un solo dato era certo: avrebbe impedito con ogni mezzo a sua disposizione che al cadavere di Roger venisse fatto del male. Nessuno avrebbe condotto il suo amico alla vera morte |
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