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Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Writer Officina
Autore: Marco Ferlini
Titolo: Robocene
Genere Solarpunk
Lettori 3568 105 64
Robocene
Il vice ispettore Pergolizzi si era appoggiato al muro con braccia e gambe incrociate, l'aria era quella di uno che fingeva di essere stupito.
- Tutto qui? - chiese.
- Tutto qui - rispose con calma l'interrogato, seduto sulla sedia al di là della scrivania.
Il vice ispettore perse l'espressione stupita e serio emise un lungo sospiro, come a sottolineare la fatica che ci sarebbe voluta per arrivare alla verità.
In quel momento entrò l'ispettore capo Lorusso che Pergolizzi, preso per un braccio, subito lo riportò fuori dalla stanza. Chiusa repentinamente la porta gli chiese:
- Buonasera ispettore capo. Ha seguito l'interrogatorio? -
- No, torno adesso da quello dei testimoni, mi faccia un riassunto. -
- Guardi, c'è poco da riassumere, in poche parole si capisce che fa di tutto per farsi dare l'infermità mentale. Inventa un sacco di robe, fa finta di essere uno che arriva da una specie di paradiso terrestre o che so io, mai che abbia risposto ad una domanda con qualcosa di reale... -
- Ha fatto una scheda delle generalità? -
- È sulla scrivania, ma ha dato risposte di fantasia. -
- Quindi non sappiamo chi è? -
- Esatto. -
- Avete preso le impronte? -
- Sì, le stanno già confrontando nel database. -
- E quanto ci vuole? -
- Non lo so, stavo appunto aspettando che... -
- Avete mandato la foto a tutti i commissariati per verificare se è tra le persone scomparse? -
- Sì le ho mandate, ma mi chiedevo... -
L'ispettore capo non attese la fine della frase ed entrò nell'ufficio.
- Ispettore capo Lorusso - annunciò ad alta voce dirigendosi velocemente alla scrivania di Pergolizzi che, si vedeva chiaramente, era molto più in ordine della sua e anche molto più sgombra. - Buonasera - disse sedendosi e attirando a se la scheda delle generalità.
Non essendocene una nei dintorni prese una penna dall'interno della giacca, col pollice schiacciò la clip a fare uscire la punta a sfera e solo in quel momento alzò lo sguardo a guardare in faccia l'accusato.
Brizzolato, giovanile, una lieve abbronzatura, lucenti occhi verde smeraldo, espressione e respiro che indicavano ancora disagio e inquietudine, una maglia bianca a maniche lunghe.
- Lo sa perché è qui? -
- Forse perché ho accidentalmente creato un danno mortale - rispose timidamente.
- Ricominciamo daccapo - si impostò a scrivere, - il suo nome? -
- Ahemilian. -
Lorusso notò che era già scritto in caratteri stampatello nel riquadro riguardante il "nome", mentre in quello del "cognome" c'era solo uno sbaffo di biro in diagonale
- E il cognome? -
- Non ho un... cognome. -
- Non ha un cognome? -
- Non so che cos'è un cognome. -
- Ah, non lo sa? - disse l'ispettore scorgendo velocemente tutta la scheda, notando che perlopiù era piena di sbaffi diagonali di biro.
- Quindi lei non ha un cognome, non ha documenti... - continuò a leggere, - ah! - esclamò con un tono esagerato d'ironia. - Ma vedo che ha una residenza! -
- Sì, la città in cui vivo è Kromeriz. -
- Bene - sorrise l'ispettore, - e dove si trova? -
- In quella che voi chiamate Europa Centrale. -
Qui Lorusso attese un attimo e pensò che probabilmente un interrogatorio "muro contro muro" era già stato fatto dal vice ispettore Pergolizzi, decise quindi di cambiare strategia.
- Ed è molto lontano da qui? -
L'uomo ebbe un'espressione interrogativa, non rispose.
- Qui siamo in Italia, quello stato a forma di stivale, le dice niente? Kromeriz è molto lontana dall'Italia? -
Il volto s'illuminò: - Oh, si, lo stato dell'Italia! Lo conosco! No, Kromeriz è più lontano, verso est, nella Moravia - .
A Lorusso la Moravia non disse niente, tentò di aprire i vecchi cassetti di memoria delle lezioni di geografia delle medie ma non gli tornò in mente nulla di attinente. Così dall'interno della giacca prese lo smartphone e velocemente su Google digitò "Moravia". - Bene, così lei arriva... dalla Repubblica Ceca, esatto? -
- Sì, una volta si chiamava così. -
- Però parla bene la nostra lingua. -
- Sì, è grazie al trasmutatore linguistico neuronale. -
Ecco, lo aveva avvertito Pergolizzi che ne avrebbe sparate di grosse.
- E mi spiega cos'è? - domandò con calma
- L'ho spiegato prima al suo collega. -
- Lo spieghi anche a me, per favore. -
L'interrogato tirò un sospiro affranto e disse:
- Se me lo chiedete di nuovo temo che voi abbiate difficoltà a capirlo. In fondo me lo aspettavo, avete ancora una mente molto limitata - .
- Senta, non divaghiamo, glielo chiedo perché nessuno me lo ha ancora spiegato. Cos'è, quindi, questo trasmutatore neuro... -
- Trasmutatore linguistico neuronale. -
- Ecco, quello. -
L'uomo si prese un attimo di tempo: - Noi qui in che anno siamo? 2008, 2009? -
- 2022 - puntualizzò l'ispettore.
- 2022... - ripeté pensieroso l'interrogato, - ecco, voi quando vi spostate in altre parti del mondo avete bisogno di qualcosa che vi traduca quello che dicono gli altri, giusto? Oppure dovete imparare tutte le lingue della terra. Ma voi, nel 2022, se non sbaglio, dovreste già avere degli oggetti fisici che vi permettono di tradurre le altre lingue - .
L'ispettore Lorusso aveva ancora lo smartphone in mano, l'osservò e lo fece platealmente vedere, dondolandolo tra le dita, come a dire che ci voleva poco a creare una storia così, ma l'interrogato continuò:
- Ecco, degli oggetti come quello. Ma dentro quell'oggetto c'è una piccola IA - .
- E cosa sarebbe una IA? -
- Voi, in quest'epoca, siete pieni di oggetti fisici con all'interno IA, Intelligenze Artificiali, seppur ancora rudimentali, ma che vi aiutano nelle vostre piccole e grandi faccende personali. Avete IA negli smartphone, nei computer, nelle automobili, nei distributori automatici... L'Intelligenza Artificiale che ho io, invece, è altamente sofisticata. È impiantata direttamente nel mio corpo. Mi dà la possibilità di fare e capire una moltitudine di cose. Come, ad esempio, tradurre simultaneamente una lingua. Per questo riesco a parlare così bene la vostra. In fondo è giusto che ognuno mantenga le radici del proprio parlare, fa parte della propria storia, ma è anche giusto che ci si capisca a vicenda in qualsiasi posto si desideri andare. -
- Quindi mi sta dicendo che dentro di sé ha una super Intelligenza che usa come traduttore? -
- In parole semplici è così ma, non capisco il perché, durante la trasmutazione spazio-tempo qualcosa dev'essere andato storto e il trasmutatore linguistico neuronale è l'unica cosa che riesco a far funzionare. -
- Un attimo, un attimo, e adesso cosa sarebbe questa trasmutazione spazio-tempo? -
La risposta fu un eloquente cenno di no con la testa.
- No, questo non glielo posso spiegare. È troppo difficile per lei. -
Col pollice l'ispettore spinse di nuovo la clip a far rientrare la punta a sfera e appoggiò la penna sul foglio. Capì che non c'era niente da segnare o annotare, che qui non c'era da redigere un rapporto di un interrogatorio ma era più una seduta psicanalitica, un uno contro uno in un duello tra teste pensanti.
- Senta, ci provi - disse in modo calmo e accondiscendente, - io ho un sacco di tempo - .
- È una nuova recente frontiera che è stata raggiunta dopo anni di sviluppi algoritmico-quantistici. Anche per noi è di difficile concezione, ma noi non siamo abituati ad analizzare tutte le novità che la computazione ci fornisce, noi le sfruttiamo e ciò ci basta. -
Lorusso doveva avere un'espressione interrogativa
- Vedo che non sta capendo. -
- No, non è questo... -
- Non è facile farle capire cose che qui accadranno tra decine e decine d'anni. -
- Quindi lei è un veggente - arrivò a concludere l'ispettore.
- No - scosse la testa sconsolato, - no, io arrivo da là - .
- Da? -
- Da quell'epoca là. Dal vostro futuro. -
Eccoci, pensò Lorusso, con in testa i flashback delle immagini di "Ritorno al futuro ", ne aveva sparata un'altra, aveva giocato la carta dell'uomo che viaggiava nel tempo.
In quel momento si ricordò di un altro caso, che gli capitò qualche anno prima, di un uomo in stato confusionale che, vestito con abiti ottocenteschi, asseriva che stesse arrivando dal passato. I suoi racconti erano così verosimili che stupirono tutti, agenti, psicologi e storici. L'inganno fu scoperto in modo alquanto semplice e casuale: decisero di analizzare i vestiti, cosa che probabilmente il finto "viaggiatore nel tempo" non previde, così che tutta la messinscena venne smascherata da un'etichetta all'interno di uno di essi con la scritta: Made in China. Ma se per il viaggiatore che veniva dal passato era piuttosto semplice, seppur con profondi studi, raccontare dell'epoca da dove provenisse, l'uomo di Kromeriz aveva imboccato invece una via piuttosto ardua: raccontare del futuro poteva essere un enorme esercizio di fantasia, ma spiegarlo avrebbe comportato sostenere conoscenze in diversi, forse troppi, ambiti.
Per non tirare la pantomima troppo per le lunghe l'ispettore pensò di fare subito una cosa e chiese:
- Si può alzare per favore? -
L'uomo si alzò, era piuttosto alto, vestito di bianco da capo a piedi.
Lorusso gli girò attorno, giunto alle spalle gli prese il colletto della maglia e lo rigirò, ma non c'era nessuna etichetta. Sapeva che non poteva chiederglielo ma lo fece lo stesso: - Si può abbassare i pantaloni? -
Tela fine, traslucida, quattro bottoni sul davanti, Lorusso ne esaminò l'interno dei fianchi e la cucitura sul retro, anche qui niente etichette, né della fabbricazione né della taglia
- Si tolga anche le scarpe - e l'uomo eseguì. Tela grezza, chiara, una tomaia che non sembrava di plastica ma piuttosto di un impasto resistente e flessibile come fosse gomma da masticare rafferma.
Ma anche qui nessuna etichetta, nessuna scritta, nessuna stampigliatura.
- Può rivestirsi, grazie, dovevo controllare una cosa - disse tornando alla sua postazione, - ricominciamo daccapo. Faccia finta di parlare ad un amico, un amico che ha perso la memoria però. Chi è lei, cosa c'è nel suo futuro, cosa ci fa qui? - e concludendo si tastò le tasche, rendendosi conto all'istante di aver finito le caramelle e, quindi, di essere in un grosso guaio perché, nel frattempo, la voglia di fumare si era fatta incisiva più che mai. Tentò di scacciare il pensiero del fumo, si appoggiò allo schienale della sedia, intrecciò le mani sull'enorme addome dentro la camicia in tensione e fu pronto per ascoltare. L'uomo si sedette e cominciò, con tono pacato.
- Mi chiamo Ahemilian, sono nato nel 18... -
- 18? - L'ispettore non capì
- L'anno 18. Ad un certo punto dell'era geologica dell'Antropocene. -
- Antropo...? - ancora lo interruppe
- Antropocene è l'epoca il cui inizio fu stabilito durante l'epoca industriale dell'ottocento, ed è il periodo in cui il pianeta fu influenzato e condizionato dagli effetti dell'azione umana. In pratica è l'era in cui state vivendo ora -
- Giusto - disse come a ricordarsi momentaneamente di un ricordo di scuola sbiadito.
- Dicevo che durante l'Antropocene si è avuto uno sviluppo tale della computazione e delle Intelligenze Artificiali che ad un certo punto non era più l'uomo a dettare le regole del mondo, e dato che l'umanità era completamente nelle mani delle Intelligenze Artificiali si decise di ricominciare da zero la datazione di una nuova epoca, che chiamammo Robocene, cioè Era della predominanza robotica. -
- Capito - disse sinteticamente l'ispettore lasciando che l'uomo continuasse a parlare.
- Ho 61 anni e vivo a Kromeriz, nella Moravia orientale. Sono uno studioso di Storia Antica - e qui sembrò fermarsi, quel tanto per dare modo a Lorusso d'inserirsi nel discorso
- Ma, se lei è dotato di una Intelligenza Artificiale capace anche di tradurre qualsiasi lingua istantaneamente, non può anche dotarla di conoscenze storiche senza bisogno di studiarle? -
- Sì, potrebbe, ma siamo noi che non lo vogliamo. -
- Noi chi? -
- Noi umani. Per farle capire il concetto devo tornare un po' indietro. -
- Prego, l'ascolto. -
- Le dicevo del Robocene. Per arrivarci ci sono voluti anni ed enormi rivoluzioni, fisiche e culturali. Voi, adesso, usate le intelligenze robotiche per pochi semplici scopi, ma nel tempo sono state fatte scoperte fondamentali e strategiche per l'umanità. Abbiamo attraversato anni di transizione veramente difficili, in certi momenti è stata necessaria la forza per non permettere a superpotenze e poteri politici di impossessarsi della conoscenza algoritmica dominante. Non mi guardi così, adesso le spiego, la conoscenza algoritmica dominante è quel sistema tecnologico che permette di costruire e gestire ogni cosa. E finché era gestita dall'uomo fu un dramma, perché c'era la possibilità che finisse in mani sbagliate, nelle stesse mani che avevano costruito il disastro mondiale grazie alla politica, il capitalismo, la globalizzazione e la corsa al denaro. Ad un certo punto si dovette nascondere tutto il patrimonio Robo-genetico, tutte le conoscenze sugli algoritmi e gli sviluppi di Deep e Machine Learning. All'inizio fu una propria e vera guerra. Silenziosa, perché i sistemi nanorobotici non usavano di certo bombe e munizioni. Poi sopraggiunse il Gruppo Heliosphane. -
Lorusso non dava segni di perplessità, o forse non voleva darne ma chiese ugualmente:
- Chi è il Gruppo Heliosphane? -
- Era un team di persone provenienti da diverse formazioni ed eccellenze: ingegneria, robotica, scienze, sociologia, fisica... e si misero segretamente a formare quello che poi fu il futuro di un'epoca pacifica come il Robocene. Siamo in un periodo in cui si aveva la possibilità di avere... chiamiamoli robot... che hanno la capacità di fare tutto ciò che vogliamo, e che siamo vicini all'anno in cui possono addirittura autogestirsi, autosvilupparsi, autocostruirsi, automigliorarsi, autocorreggersi ed autoaggiustarsi. Insomma un mondo robotico fuori dal controllo umano, quello che venne definito come l'anno della Singolarità Tecnologica. Il Gruppo Heliosphane fece in modo di risolvere in un sol colpo il problema dei poteri forti che volevano predominare il mondo grazie alla tecnologia e il pericolo che la tecnologia stessa, eventualmente dotata di un proprio ego, distruggesse la razza umana. Decisero di creale la IA Assoluta, la madre di tutte le Intelligenze Artificiali, una IA dotata di fattore etico e morale. Fu proprio la cognizione etica e morale impiantata in un Intelligenza Artificiale e far decadere tutte le perplessità che vi erano fino ad allora, perché una robotica cognitiva che avesse fattori di "vera umanità" non poteva, per natura, nuocere. In più la dotarono di concetti primari quali la preservazione dei diritti umani e della natura, nonché, come principio essenziale, quello di essere collaborazionista verso l'uomo e la natura. Mi spiego meglio: Se il mondo doveva essere gestito dalla robotica si fece in modo che almeno questa fosse predisposta a servire i nostri bisogni, a migliorare l'esistenza e preservare il pianeta. -
- Il che è molto etico - aggiunse Lorusso facendo capire che stava seguendo.
- Esatto. Il punto fondamentale fu che il Gruppo Heliosphane riuscì a sensibilizzare tutte le persone coinvolte nello sviluppo delle IA del mondo, convertendole alla loro ideologia. In fondo non fu difficile convincere tecnici e scienziati a fondare una superpotenza tecnologica che servisse l'uomo, cosicché l'uomo non avesse altro da fare che viversela in pace senza fare più niente. Una IA, in pratica, che ci domina e ci serve. -
- Un po' come se noi fossimo dei cagnolini e l'Intelligenza Artificiale il nostro padrone? -
- L'esempio è un po' estremo, ma se la vuole vedere così è libero di farlo. Era inevitabile che prima o poi l'IA arrivasse oltre i confini della conoscenza umana, a quel punto, finchè era gestibile dall'uomo, era meglio dotarla di una cognizione pacifica e collaborativa e, soprattutto, che non potesse essere manipolata per altri scopi. Diciamo che se dovevamo sottometterci ad una potenza tecnologica più intelligente di noi era preferibile che fosse per il nostro benessere. Per evitare che tutto il progetto andasse a monte fu colonizzata una vecchia stazione spaziale in disuso, ribattezzata proprio Heliosphane, un satellite con la più sofisticata IA Assoluta che potesse esserci, che avrebbe fatto da gestore e supervisore di tutte le IA presenti sul pianeta. -
- Perché proprio una stazione spaziale? -
- Unirono molti sforzi finanziari, ma lo fecero per fare in modo che nessuno, materialmente, andasse a manomettere l'IA Assoluta. Dato che della terra si conosceva ogni centimetro quadrato, si decise per un luogo top secret nello spazio, il più inaccessibile possibile, dotato di un sistema complesso di antilocalizzazione. In fondo chi deteneva il potere difficilmente, e ciecamente, non amava perderlo e poteva far di tutto perché una trasformazione così radicale e benevola per tutti non avvenisse. Gli scienziati avevano capito che dall'uomo potevano aspettarsi qualsiasi cosa, soprattutto le cose più malvagie e cercarono la via più difficile per far sì che non intralciasse il lavoro fin qui svolto. Così fecero tutto in segreto, nessuno seppe mai della presenza della IA Assoluta nello spazio. Fecero tutto questo per il bene della comunità, senza alcuna mira o ritorno economico. In fondo era l'inizio di una nuova era, e scrivere la storia non era da tutti. -
- E nessuno si accorse di un missile che veniva spedito sullo spazio? -
- Beh, li ci fu un complotto, diciamo, disonesto. Approfittarono del lancio di uno spazzino spaziale. Ma voi forse non sapete ancora cos'è. Allora, uno spazzino spaziale è... come posso spiegare, una specie di satellite robot che viene mandato in orbita per raccogliere la cosiddetta spazzatura tecnologica. Insomma un raccoglitore di tutti quei satelliti, stazioni o Lem che l'uomo ha spedito nello spazio ma che non sono più operanti, sono obsoleti, oppure distrutti o inefficienti. Era una pratica divenuta abbastanza comune e con pochi controlli. Così si mandò nello spazio la IA Assoluta nascondendola in uno spazzino. -
Per l'ispettore capo fu troppo, si era passati da "Ritorno al futuro" ad una specie di "2001 odissea nello spazio", e senza neanche una caramella a disposizione questo gli sembrò un tantino esagerato. Si alzò
- Ok, facciamo una pausa, vuole dell'acqua? -
- Eh? -
- Acqua, nel secolo in cui vive esiste ancora l'acqua? -
- Sì, sì certo, grazie la bevo volentieri un po' d'acqua. -
Lorusso uscì e chiuse la porta dietro di sé, il vice ispettore Pergolizzi era lì che stava attendendo
- Allora? Che le avevo detto, dice un sacco di fregnacce! -
- Uhm, sì, ha molta fantasia. -
- Sarà uno di quei fanatici dei racconti di fantascien... - Lorusso non lo lasciò terminare.
- Manda qualcuno a prelevare dalla Società Autostrade tutti i video delle telecamere di sorveglianza della galleria e dei tratti fino a dieci chilometri a nord e a sud, vai! -
- Corro ispettore. -
- Ah, Pergolizzi! -
- Sì? -
- Hai una sigaretta? -
- Mi spiace ho iniziato giusto ieri a fumare quelle elettroniche. -
- Ma porc... - s'indignò tra se e se Lorusso, - vabbè, vai, vai - gli fece cenno - e torna a fumare quelle normali! - gli urlò dietro come fosse un ordine, con il vice ispettore che non sapeva se sorridere o rispondere.
"La macchina non dà resto" era ben chiaro l'adesivo informativo sul distributore automatico.
- Certo che chi ha costruito questa ci ha messo dentro un'Intelligenza Artificiale ben stupida - Lorusso contò gli spiccioli che aveva trovato nelle tasche e calcolò che ci avrebbe rimesso mezzo euro, ma d'altronde gli aveva promesso l'acqua e così fu: acqua naturale per l'alieno e un sacchetto di arachidi ricoperte di cioccolato per l'ispettore che, in mancanza di caramelle, puntò su un nuovo palliativo anti dipendenza da fumo.
- Ecco l'acqua - disse porgendo la bottiglietta all'interrogato. L'uomo la guardò come se non capisse cosa fosse, l'ispettore se ne accorse solo dopo aver messo in bocca già la seconda arachide al cioccolato, - bè, che c'è? Non voleva l'acqua? -
- Ah, qui c'è l'acqua? - disse toccando con curiosità la bottiglietta.
- Sì, perché nel futuro come la bevete l'acqua? - l'uomo alzò la testa dall'oggetto misterioso e lo guardò. - Con il bicchiere. -
- Ah, avete fatto una grande scoperta! Anche noi abbiamo i bicchieri, ma qui non ce ne sono, le tocca bere dalla bottiglia. -
L'uomo riguardò l'oggetto che aveva tra le mani.
- E perché richiudete l'acqua in questi contenitori? -
- Per trasportarla in ogni posto. Da voi non esistono le bottiglie? - L'interrogato guardò l'ispettore con un'aria sconvolta.
- Ma, come? Non avete l'acqua che vi arriva nelle case? - Lorusso rimase per un attimo interdetto.
- Certo che l'abbiamo. Ma se vogliamo dell'acqua diversa usiamo le bottiglie per trasportarla - l'uomo pareva non capire e aggrottò la fronte.
- Ma l'acqua è acqua... Ha lo stesso sapore dappertutto! - affermò.
Ecco, pensò Lorusso, non solo è un fanatico di fantascienza è anche uno fissato con l'ecologia, ma volle assecondarlo.
- Quindi non ha mai visto una bottiglia d'acqua? - - No, con l'acqua dentro mai. Però le abbiamo le bottiglie - si affrettò a puntualizzare, - non hanno un materiale come questo, ma... -
- E di cosa sono fatte? -
- È una resina vegetale di cellulosa, questa invece... invece sembra... -
- Plastica - a quella parola la mise subito giù, come terrorizzato.
- Questa è la famosa... plastica? -
- Presumo che da voi non ci sia, giusto? -
- Ne abbiamo sentito parlare. Durante i primi anni dopo la Singolarità Tecnologica i robot iniziarono a raccoglierla, smantellarla dagli edifici e radunare tutta quella prodotta per poi riutilizzarla per i propri componenti e per le nuove costruzioni, fino alla completa estinzione, ma ci misero tantissimi anni. -
- Quindi ora non avete più un oggetto in plastica? -
- No, abbiamo qualcosa di simile, ma ecobiocompatibile. -
Lorusso pensò che addentrarsi in discorsi ecologisti non avrebbe portato a nulla. - Torniamo un attimo a noi - disse - mi dice cosa ci faceva in mezzo alla galleria più lunga dell'Autostrada del Sole? - pose la domanda a bruciapelo mentre con le dita frugava dentro al sacchetto di arachidi al cioccolato.
- È stato un caso - abbassò la testa Ahemilian.
- Me lo spieghi - biascicò mentre sgranocchiava
- È stato un caso capitare proprio lì, non era stato previsto. Nulla si poteva prevedere. -
- Quindi non era sua intenzione creare un incidente con morti e feriti? - si fece più incisivo - perché è questo che si tratta, lei è accusato di omicidio stradale, disastro colposo e altre tre o quattro cosette. Con tutta la supertecnologia che avete potevate stare un po' più attenti, no? -
- La trasmutazione spazio-tempo è la prima volta che viene sperimentata, non ne conosciamo bene gli effetti, potevo capitare qui come su un monte, o... -
- Ma dai, la prima volta, siete ancora così indietro? - disse sarcastico l'ispettore.
- Sono stato scelto tra una schiera di volontari. Questo è, in definitiva, un vero e proprio esperimento, e non so neanche se funzionerà il percorso inverso... -
- Ma guarda, non mi dica! Quindi lei si è lanciato in un'avventura senza sapere se potrà più tornare indietro. Un bel rischio! -
- Siamo devoti alla scienza e per la scienza ci sacrifichiamo. -
- E perché ha scelto proprio il passato per il suo viaggio nel tempo? -
- Sono uno studioso di storia e archeologia, l'idea di addentrarmi nel mondo che ho studiato era un sogno che si avverava. -
- Bella roba, tornare indietro in un mondo in cui c'è ancora l'acqua in bottiglie di plastica. -
- E con i mezzi di trasporto che girano ancora su ruote - quasi sussurrò l'uomo.
- Senta, non faccia tanto il sarcastico, qui ci sono andate di mezzo delle vite umane! - a Lorusso il sapore stucchevole del cioccolato iniziò ad essere invadente, troppo invadente - l'acqua, la beve o no? -
- Non mi va più - disse mesto l''uomo, così l'ispettore la prese la stappò e ne bevve lunghe sorsate a collo. In quel momento si sentì bussare alla porta, senza aspettare risposta venne aperta, era Pergolizzi
- Ispettore può venire un attimo? - Lorusso uscì e Pergolizzi si sbrigò a chiudere la porta - abbiamo il confronto delle impronte digitali - .
- Bene. -
- ...e anche un'altra cosa. -
- Cosa? -
- Il conducente del pullman. -
- Quello che si è ribaltato? -
- Sì, lui. Ha ripreso coscienza, i medici dicono che probabilmente domani potremmo fargli qualche domanda. -
- Domani è troppo tardi. -
- Ma ispettore, è ancora sotto shock. -
- Sì ma domani potrebbe avere delle amnesie che oggi non ha, quindi te ne occupi tu, stasera stessa. -
- Ma... -
- In qualche modo devi fare. Sulle impronte, invece, abbiamo qualcosa? -
- No, niente, nessun risultato. -
- E te pareva... Vabbè, tienimi aggiornato sulle informazioni che ti dà l'autista - e così dicendo si congedò. Prima di rientrare nella sala interrogatori volle fare un ultimo tentativo e bussò ad un ufficio attiguo.
- Avanti! -
- Buonasera, sono l'ispettore capo Lorusso. - - Buonasera ispettore - dissero all'unisono i due sottufficiali presenti in ufficio.
- Non è che uno di voi due avrebbe una sigaretta... - appena finì la frase entrambi si precipitarono ad aprirgli il loro pacchetto sotto il naso. Ne scelse una a caso la mise in bocca e, col gesto del pollice, fece segno che aveva bisogno dell'accendino per accenderla.
- Ma, ispettore, non si può fumare in ufficio. -
- Poi esco - si apprestò a convincerli - esco subito - .
Il cielo era di uno strano color grigio cemento, l'aria puzzava di catrame appena steso e la sigaretta aveva un sapore meno buono di quel che si ricordava, ma ci voleva, pensò, ci voleva proprio.
- Un mitomane ecologista appassionato di fantascienza crea un incidente stradale per far capire al mondo che la benzina inquina, o robe del genere. Sulla sua strada una coppia di vecchietti in odore di Alzheimer credono di aver avuto una visione mistica. Lui si inventa le castronerie più assurde per farsi dare l'infermità mentale e la storia finisce qui. Finchè un giorno, libero come un fringuello, non gli passa per la testa che anche gli aerei inquinano e allora dirotta un Boeing 747 sulle piramidi, e mi fa pure il martire - pensò mentre lanciava nuvole di fumo al cielo, - ma io ti incastro, maledetto bastardo, dovessi guardarmi fotogramma per fotogramma tutte le immagini di tutte le videocamere di tutta l'autostrada. Eh, ma lì ti vedo, sai, non puoi sfuggirmi, da qualche parte ti vedo. Dopo sono curioso di capire come giustificherai la tua "discesa" sulla terra! - disse schiacciando con violenza nervosa il mozzicone di sigaretta.
Marco Ferlini
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