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Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Writer Officina
Autore: Massimo Casarini
Titolo: Gli universi del diavolo
Genere Fiction Fantasy
Lettori 3457 36 55
Gli universi del diavolo
Una grande scoperta che è passata un po' in silenzio potrebbe cambiare molti aspetti legati ai brutti ricordi del nostro cervello. Si aprono con questo studio ampie possibilità di correzione degli stress traumatici e non solo.
Addio brutti ricordi, memorie dolorose e cause di ansia: uno studio dei ricercatori del Columbia University Medical Center e della Mcgill University potrebbe portare a una vera e propria rivoluzione dal punto di vista mnemonico e psicologico. La ricerca ha il seguente titolo: (Selective erasure of distinct forms of long-term synaptic plasticity underlying different forms of memory in the same postsynaptic neuron) tradotta in italiano: cancellazione selettiva di forme distinte di plasticità sinaptica a lungo termine alla base di diverse forme di memoria nello stesso neurone postsinaptico. La notizia pubblicata dalla rivista scientifica Current Biology, esplica che diversi tipi di ricordi conservati nello stesso neurone possono essere selettivamente cancellati, senza danni per il resto della memoria.
Per arrivare a tale assunto, gli scienziati hanno condotto un esperimento sull'aplysia, ovvero un mollusco marino che ha mostrato più di una somiglianza con l'uomo in fatto di processo mnemonico. L'obiettivo dello studio è quello di aprire la strada alla scoperta di farmaci in grado di cancellare ricordi che scatenano ansia o stress post-traumatico.
Molti scienziati per quanto del nostro cervello abbiano studiato molte caratteristiche, sono riusciti a scoprire solo una parte infinitesima dei suoi misteri, sicuramente complicati forse più dell'universo stesso. Tra le sinapsi è assodato che ci sono passaggi di informazioni tramite impulsi elettrici, quindi le particelle atomiche entrano in gioco prepotentemente nel processo mnemonico. Qualche scienziato ipotizza che la nostra memoria grazie a questo aspetto potrà essere trasferita o stoccata in unità elaborative che in futuro saranno sempre più potenti, come previsto ad esempio per i computer quantistici. Il signor Rossi prima del trapasso verrà trasferito “mnemonicamente” e si sveglierà nel corpo di un robot o di un clone. Pensate che razza di futuro sarà riservato ai nostri nipoti.

Gli universi del diavolo.

Al calar del sole un bimbo paffuto e biondo in piedi sugli scalini di una villa situata in un verdeggiante residence tiene in mano una bandierina americana grande come un fazzoletto. Ogni sera quando i lampioni della strada si illuminano è solito agitarla in attesa dell'arrivo di papà. Oggi il tempo ha superato quella soglia di crepuscolo e il buio ha infranto quel rito. Il bimbo allunga lo sguardo con i suoi occhietti azzurri verso la curva dove sempre appare l'auto del padre. L'attesa rimane vana, compare solo un piccolo autobus, e qualche scooter. Quante volte capita che un vuoto si colmi nella nostra mente come un'angoscia, come qualcosa che porta il tempo all'infinito nel timore che quell'attesa non finirà mai. La mano stanca abbandona la bandierina e un soffio di vento la fa calare sulla siepe attigua, rimane tesa come se il cespuglio con il suo ramo volesse sostituire quella tenera mano mantenendo il drappo ancora pronto a sventolare. Questo giorno a San Diego era iniziato banalmente come tanti altri.
Alle nove del mattino Loy Stevenson trentaduenne, ha finito di fare colazione. Saluta la moglie Sandy e il piccolo Jason di tre anni. Esce dal box con la propria auto, una Jeep Renegade bianca; ha quindici minuti da percorrere per giungere alla banca CAPITAL USA ove lavora come responsabile dell'area M&R (Marketing & Research). Ha una riunione con i suoi sei collaboratori per lanciare una nuova serie di titoli con l'obiettivo di incrementare clienti e introiti, che dopo le crisi finanziarie del decennio necessitano di nuove strategie.
Loy entra nella piccola aula dove si svolgono le riunioni, saluta i colleghi, connette il proprio computer a un grande monitor, snocciola numeri e statistiche facendo scorrere sul dispositivo le slide relative.
— Come potete cogliere dai grafici questi due anni abbiamo avuto un decremento di utili del cinque percento, non possiamo più permetterci altre perdite o cali, per tale motivo due mesi fa avevo deciso di proporre alla direzione una campagna pubblicitaria piuttosto esosa ma con obiettivi chiari. Aumenteremo gli interessi dei titoli che chiameremo Dawn and Hope (Alba e Speranza) ci costerà molto ma allargheremo il campo dei clienti, vedremo gli effetti positivi entro un paio d'anni. Quindi conto molto sulla vostra collaborazione.
John Martinez alza la mano e chiede: — Cosa dovremo fare oltre quello che già facciamo con grande sforzo?
— Ho messo a punto un modulo con tutte le indicazioni necessarie per una nuova ricerca di mercato, ve lo invierò tramite mail. Conto anche sulla vostra fantasia. Siete pagati per questo, spremete le meningi. Agire come fate ora non è abbastanza per raggiungere i nuovi obiettivi. La direzione ha deciso di aumentare stipendio e premi produttivi al nostro team se sarà capace di incrementare almeno del sei percento la clientela e del quattro percento il pacchetto dei nuovi titoli che la direzione metterà sul mercato a breve, di cui ci verrà fornita ogni caratteristica della loro struttura. Con questo ho chiuso, buon lavoro.
Loy è consapevole che se questa strategia non funzionerà dovrà cercarsi un nuovo lavoro. Rapidamente giunge l'ora di pranzo e si reca in compagnia della segretaria Molly Custer, una giovane donna secca e filiforme dal seno vistoso, al vicino ristorante Mexico Taste.
Seduti al tavolo Loy chiede: — Che ci mangiamo oggi Molly?
— Oggi mangerei molto volentieri un bel piatto di tacos.
— Va bene pure per me. Però ci vuole anche del buon vino, facciamoci portare una bottiglia, sono sicuro che diventerai più efficiente.
— Vai al diavolo Loy! mi fermo sempre due ore in più la sera. Quelle ore non me le paga nessuno, se vuoi ti posso mandare a fare in culo subito.
— Accidenti, basta nominare la parola vino che subito ne vedo gli effetti... dai perdonami, senza di te non so come farei, te lo dico con sincerità.
— Lo so, il fatto è che mantenere il posto di lavoro sta diventando logorante.
Loy smette di parlare perché distratto dall'ingresso nel locale di un uomo magro alto almeno un paio di metri. È barbuto e ha il volto scavato, porta un largo cappello e un vestito ottocentesco, entrambi di color nero. Sembra un quacchero. Incrocia il suo sguardo, pare quasi non abbia pupille da quanto gli occhi sono scuri con l'iride talmente larga da coprire quasi interamente la sclera. Loy per un attimo ha un flash di immagini che gli scorrono nella mente veloci. Vede una baia con mare verde e spiaggia rosa, intervallata da rocce bluastre, qualcosa che sulla terra non esiste, poi sente la voce di Molly.
— Loy, ci sei? Il cameriere sta parlando con te!
Loy sembra assente e stenta a rispondere. — Sì, sì scusate, due tacos e un nero D'Avola. Mi raccomando solo in bottiglia e non sfuso.
— Sì signore, — dice il giovane cameriere. — Abbiamo anche degli astici freschissimi.
Loy però non è attento, non riesce a togliere lo sguardo da quell'uomo strano che ora si è seduto su un seggiolino vicino al bancone.
Così interviene Molly un po' seccata. — Grazie, ma non abbiamo molto tempo, va bene così.
— Loy ma che cazzo ti succede?
— Nulla... scusa, — ma Loy sta mentendo; ogni volta che incrocia lo sguardo di quel tizio la mente si riempie di immagini incredibili; monti brulli con animali strani e la sensazione di avere dei ronzii nelle orecchie.
Poi lo sconosciuto se ne va.
— Molly, hai visto che strano quell'uomo alto tutto in nero?
— Quale uomo? Non lo vedo, ci fosse qualcuno che uscisse dalla banalità, qui sono tutti uguali e poco interessanti.
— Quello alto, accidenti! era seduto al bancone alla tua destra.
— Mi meraviglio di te caro maschietto, dovresti reggere meglio il vino, soprattutto quando non ne hai ancora bevuta una goccia.
— Mah... era impossibile non vederlo.
— Ho capito, è uno dei tuoi scherzetti. Sono la tua segretaria e va bene, ma almeno al ristorante non prendermi per il culo.
Loy non sa come reagire e rimane a guardarla con una smorfia di chi è confuso.
— Capo ascolta! non ti ho mai visto così smarrito, ti consiglio di riposare bene nel week end. Per fortuna oggi è venerdì.
Finito di pranzare Loy ribatte: — Forse hai ragione a suggerirmi di riposare. Ora però torniamo in ufficio, prima berrò un caffè al bancone se non ti dispiace.
— Ok, io preferisco andare avanti, devo anche telefonare a mia mamma che stasera vorrebbe la portassi a fare shopping.
— Ok, a dopo.
Loy non si sente bene, pensa che bere il caffè sia utile per dargli una scossa. Negli ultimi due mesi ha dato tutto sé stesso al lavoro e forse qualcosa lo sta minando psichicamente.
Secondo il fuso orario dello stato dovrebbero essere le 10 del mattino di sabato. Loy si sveglia, si sente veramente stanco, fa un paio di sbadigli e si alza in piedi. Si guarda intorno e sobbalza di stupore e smarrimento.
“Ma dove cavolo sono? Questa non è la mia stanza, sono pure nudo.”
Poi sente la voce di una donna che parla in modo incomprensibile. Lei senza reggiseno va verso di lui per baciarlo sulle labbra.
“Accidenti! ma chi è questa donna? — Pensa Loy ritraendosi al bacio, — che diavolo ho combinato? Non ricordo nulla di ieri sera, mia moglie mi starà aspettando, non capisco! che le dirò?”
— Ma chi sei? Dove sono i miei vestiti? — Chiede alla sconosciuta che pare avere un trucco mai visto.
Lei lo guarda attonita, meravigliata, e scuote la testa come per dire... non capisco cosa stai dicendo.
Loy sente il bisogno di andare ad urinare, entra nel bagno adiacente la camera. Urina, rimane impressionato dalla forma strana dei sanitari mai vista prima. Il water ha la tazza supportata da un sostegno a forma di esse, cerca il rubinetto per far defluire l'urina ma non lo trova, non esiste nessun meccanismo atto ad aprire il getto d'acqua. Un piccolo serbatoio sulla destra alla fine della esse fa un rumore simile a quello di una lavatrice. Lo scarico si attiva automaticamente qualche secondo dopo la fine della minzione. Poi sentendo un profumo strano provenire dalla propria pelle decide di fare la doccia. Forse quella fragranza proviene dal contatto con quella donna sconosciuta ed è meglio levarselo dalla pelle. Quando finisce dopo una decina di minuti il bagno è pieno di vapore. Sopra una mensola c'è il phon che lo sorprende perché funziona senza filo elettrico, nel bagno non esistono prese, c'è un pulsante sull'impugnatura, lo preme e l'apparecchio eroga un potente flusso d'aria calda nonostante sia privo di pile o di prese atte a caricarle. Lo punta sui capelli, la sua immagine nello specchio diviene sempre più chiara mammano che la patina di vapore sfuma. Poi fa un balzo all'indietro rimanendo raggelato. Il volto che compare nello specchio non è il suo, non ha mai visto quel viso. Si tocca e si pizzica terrorizzato. Urla con tutta la voce che ha.
— Non è possibile, sto sognando, sì... è sicuramente un sogno.
Esce dal bagno continuando ad urlare frasi sconnesse. Ha gli occhi spiritati. Quelle frasi per la donna sono incomprensibili, spaventata chiama l'ambulanza. Dopo una decina di minuti due infermieri molto robusti vestiti di blu lo prendono con forza e lo sedano per calmarlo. Due ore dopo si sveglia in una stanza attrezzata con apparecchiature che monitorano le sue attività psichiche e cardiache. Seduta accanto al suo letto c'è la stessa donna che ha chiamato i paramedici. Lo guarda e lo accarezza dolcemente. Lui la guarda e chiede: — Chi sei?
Lei non comprende, parla nella solita lingua sconosciuta. Nella stanza entra un medico con un camice arancione, controlla i parametri dei dispositivi medicali. La donna poi fa una domanda.
— Dottore cosa sta succedendo a mio marito? Parla in una lingua che non ho mai sentito prima.
— Sinceramente non lo so, tutto sembra normale a parte un po' di alterazione registrata dall' encefalogramma. La risonanza magnetica eseguita al cervello non denota nessuna anomalia. Suo marito fisicamente sta bene.
Ora il paziente cerca di parlare con il medico.
— Dottore cosa mi è successo? In che lingua parlate?
Nessuno capisce cosa stia dicendo, non sanno proprio cosa rispondere. Il medico parla con la donna e dice: — Bisogna capire se suo marito ha avuto un'amnesia temporanea; se non dovesse tra breve riacquistare la memoria dovrà trascorrere un periodo riabilitativo, potrebbe essere come un bambino che deve imparare tutto da zero.
La donna si alza ed esce dalla stanza, colta dallo sconforto scoppia in un pianto compulsivo. Non c'è nessuno a consolarla. Non ha genitori né parenti, ora è tremendamente sola a reggere questo dramma. Un'infermiera la vede e le si avvicina per confortarla.
— Coraggio, vedrà che tutto andrà magnificamente. Come vede sta bene, forse ci vorrà del tempo ma ritornerà ad essere come prima.
— Grazie... Grazie.
Si fa forza e rientra nella stanza, prende le mani del suo uomo e le stringe. Lui la guarda e toccandosi il petto dice: — Io Loy, Sono Loy. Tu? Dimmi il tuo nome ti prego.
La donna sembra capire e risponde emulando il gesto di Loy: — Io Haryeze. Cerca anche di dirgli che il suo nome non è Loy, ma Clady
Lui avvicina le sue mani e le bacia. — Ok... Haryeze. Lei risponde con un sorriso.
Viene la notte e per Loy è drammatico passarla, i pensieri sono assillanti e continui. Non può vedere il suo figliolo, stringerlo, giocare con lui come tutte le sere quando rincasa dal lavoro e lo accoglie sventolando la bandierina americana. “Jason dove sei? Potrò mai rivederti? Spero che Sandy ti stia vicina e ti faccia alleviare la mia mancanza. Mio Dio, dimmi che sto solo sognando. Ricordo che ero seduto al bancone del bar, stavo bevendo il caffè, poi più nulla. Dio aiutami.” Le lacrime scendono dai suoi occhi come piccoli torrenti silenziosi. Finalmente cade in un sonno profondo, la sua mente si spegne senza il peso di altri strazianti pensieri. Passano tre giorni e viene dimesso, dovrà recarsi due volte la settimana a seguire una terapia psico-riabilitativa. Lui non capisce cosa dovrà fare, però sa che dovrà appoggiarsi a Haryeze per qualsiasi bisogno. Ogni volta che si specchia non riesce ad abituarsi a quel nuovo volto così diverso. Si è sempre visto biondo con occhi blu, magro e rasato in volto. Ora ha i capelli castani e gli occhi violacei, un colore che non appartiene ai terrestri, così pure come un velo di barba color ocra incolta che gli circonda il mento. Non la sopporta e decide di raderla. Loy vorrebbe chiedere dove si trova ma spiegarsi è arduo, allora prende per mano la moglie e la porta dove c'è un telefono che è fatto diversamente da quelli che conosce, è un semplice rotolino di plastica che si srotola e diventa un rettangolo sottilissimo pieno di immagini. Vorrebbe capire dove si trova. Ma anche in questo caso non riesce a farsi capire. Poi vede che sopra un mobile c'è un notes di carta. Trova un lapis e comincia a disegnare il globo terrestre su cui riproduce la forma degli Stati Uniti. Ci disegna un punto che è a sud della California. — Loy qui, — dice puntando il dito sulle immaginarie coordinate di San Diego. Haryeze capisce che sta indicando un punto geografico di un pianeta e scuote la testa. Prende quello strano smartphone e visualizza un pianeta pronunciando la parola Taury, indicando uno stato e una città che è quella ove ora si trova. Non c'è nulla che assomigli a stati terrestri, tutto è diverso. Loy si mette le mani nei capelli e si dispera. “No no, sono convinto che questo non è reale, forse sono in coma in qualche ospedale e la mia mente mi tradisce, però è tutto così vero.” Corre in cucina, prende un coltello, la moglie lo segue. Lui la guarda disperato, mentre arrotola la manica della camicia sul braccio. La donna gli si avvicina scuotendo la testa, lui la ferma mettendogli la mano libera sul collo, e fa partire un fendente, ma non per colpire la donna, colpisce il proprio avambraccio da cui esce un fiotto di sangue. Lo schizzo finisce sul volto di lei che urla terrorizzata.
Il sangue esce copioso. Sul volto di Loy compare una smorfia di dolore, dalla bocca semichiusa gli esce una frase soffocata.
—Fa male cazzo! mio Dio, non è un sogno.
Poi molla la presa dalla gola della moglie, lascia cadere il coltello e si inginocchia a terra piangente. La ferita è notevole e la camicia gli si arrossa. Haryeze si precipita subito in bagno e apre l'armadietto dei medicinali. Ritorna con garze e cerotti, medica come può la ferita, Loy assiste passivamente alle cure. È necessario l'intervento del medico che gli sutura con cinque punti il taglio. Il giorno successivo lei informa il datore di lavoro di Clady che il marito non si è ancora ripreso e che dovrà passare molto tempo prima che possa riabilitarsi. In questa regione le persone affette da patologie sono tutelate e il lavoro viene preservato per almeno un anno prima che la persona lo perda, e comunque qualora cadesse in disabilità verrebbe garantita una forma di sussistenza. Sono passati 30 giorni da quando Loy si è ritrovato in questa disavventura e ha iniziato un periodo di riabilitazione, sta imparando a leggere e scrivere nella lingua del pianeta che è unica. L'insegnante Catris è supportato dal professor Amedy specialista in psichiatria che ne controlla i progressi. È un uomo anziano, ha occhi chiari argento, alto ma esile, completamente pelato.
Loy ha delle facoltà mentali notevoli e impara rapidamente nonostante nessun ricordo riguardante la vita di Clady affiori, invece aneddoti del suo passato terrestre di notte lo riempiono di angoscia; talvolta si sveglia sudato e terrorizzato per i terribili incubi che si insidiano nei suoi sogni, ove spesso lo sguardo di quell'uomo con l'iride nera lo fissa trucemente immobile. Sente la voce di Jason che lo chiama mentre lo sconosciuto lo strappa dalle braccia della madre. È come se una lama di ghiaccio gli trafiggesse il cuore. La testa lo tormenta dal dolore come se scariche elettriche e fiamme gli bruciassero il cervello.
Haryeze avverte tutta la sua sofferenza, si sente priva di capacità di lottare per aiutarlo, si chiede chi sia veramente quell'uomo che ha amato e che l'ha sempre ricambiata. Ora la sta privando di quell'amore, di quell'affetto di cui ha tanto bisogno.
Alla fine del secondo mese di cura Loy è in grado di esprimere concetti e frasi significative, per cui il professor Amedy cerca di effettuare una prima diagnosi sui progressi mentali del paziente, lo fa distendere sopra un lettino del proprio laboratorio. Loy si guarda intorno e si stupisce di quanto lo studio medico sia identico a quelli terrestri. Appese ad una parete ci sono foto di montagne con persone che le scalano e attestati di laurea, un armadietto di vetro custodisce molti piccoli dispositivi medici; un'avvenente infermiera in camice viola esegue tutte le richieste del professore. Ad un cenno del medico l'infermiera estrae dall'armadietto una fascia blu rettangolare da cui spuntano una ventina di micro antenne. Con garbo e gentilezza la donna posa la fascia sulla fronte di Loy. Il dispositivo rimane perfettamente aderente su tutta la superficie frontale.
Un cristallo incastrato sopra una console proietta immagini tridimensionali. Loy non può vederle perché la console è posizionata dietro il poggiatesta del lettino.
— Signor Clady, ricorda qualcosa del suo passato?
— Certo, ma non come Clady come mi chiamate tutti. Io ricordo che il mio nome era Loy. Ero sposato con Sandy e padre di Jason. Lavoravo in banca e ricordo tutti i volti dei miei colleghi.
Mentre parla lo psichiatra analizza tutte le immagini che appaiono sul monitor virtuale e senza mostrare emozioni dentro di sé resta sconcertato. I pensieri di Loy sono tradotti in immagini dal dispositivo wi-fi e chiarissimi sono i volti della moglie e del figlio terrestri.
Amedy rimane perplesso dalle immagini, si stupisce della differenza del colore degli occhi blu e marrone che su Taury non esistono. Poi prosegue con le domande.
— So che lavori in banca. Che mi dici del tuo lavoro?
Loy spiega sinteticamente in cosa era esperto e dà indicazioni sul nome della banca, città ecc.
Anche in questo caso il monitor olografico mostra le immagini della banca, il logo e la scritta luminosa con il nome della filiale; lo psichiatra ovviamente non è in grado di leggere quei caratteri. Resta basito, non sa più cosa chiedere.
— Signor Clady per oggi basta così, l'intervista è conclusa.
L'infermiera stacca con garbo il dispositivo dalla fronte del paziente e lo depone nella vetrina.
Loy non sa che il professore ha visto le immagini prodotte dai suoi pensieri, e lo guarda perplesso aspettando una risposta o una considerazione sulla visita, ma la risposta non arriva. Semplicemente gli dice che lo aspetta la prossima settimana, e non c'è attualmente nulla di interessante da dire. Passa un altro mese, Loy fa miracoli, impara velocemente la lingua di questa gente, lo psichiatra non sa più che pesci prendere, non gli è mai capitato un simile caso. Non capisce se quelle immagini che vede sono frutto della fantasia oppure reali rappresentazioni di una vita precedente. È strabiliante la ricchezza di particolari che vengono descritte sul proprio lavoro, sulla famiglia e sui luoghi frequentati durante le vacanze. Lo psichiatra teme che tali ricordi gli impediranno di vivere in modo normale creando barriere insuperabili tra lui e le persone dell'ambiente in cui dovrà muoversi tra affetti, lavoro e amicizie. Forse la soluzione migliore è provvedere a cancellare dalla sua mente questi ricordi. La frustrazione potrebbe portarlo a farsi del male, oppure a farne ad altri. Il professor Amedy vorrebbe creare in lui una memoria fittizia almeno parziale della sua esistenza su Taury.
Il tempo ad Alfatax scorre veloce, e sono passati ormai cinque mesi da quando la vita di Loy è cambiata. Ora ha già imparato parecchio sia della lingua che della matematica, i principi sono pressoché identici a quelli terrestri anche se i numeri hanno altre caratteristiche grafiche. Studia bene la geografia e la storia del pianeta. In particolare è stato colpito dalla guerra che quasi distrusse il globo duecento anni prima.
LA GUERRA DI TAURY
Gordyan situato nella zona occidentale era lo stato più ingegnoso e democratico del pianeta. Un vasto oceano detto dei venti separava l'altra parte delle terre emerse. Solo qualche piccola isola interrompeva quell'enorme spazio.
Goyanix era lo stato orientale più sviluppato tecnologicamente dei territori dell'est ed era retto da un militarista, Terkan, spietato e pronto a uccidere chiunque ostacolasse le sue mire imperialiste. Goyanix era militarmente molto attrezzato, solo che nel proprio territorio non c'erano ricchezze minerarie utili a costruire le parti elettroniche delle armi, i costruttori...
(note dell'autore: il libro si trova anche su amazon ove ho anche il sito personale con tutte le opere che ho scritto: amazon.com/author/massimo-casarini
Altro sito personale: libridimassimocasarini.com Buona lettura
Massimo Casarini
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