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Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Writer Officina
Autore: Monica Manzini
Titolo: Le ali della verità
Genere Legal Thriller
Lettori 3640 37 55
Le ali della verità
Roma, 8 maggio 2021.

L'ultimo giallo dei Parioli. Il fascicolo del caso Sara Adelmi torna sui tavoli della procura di Roma.

A 31 anni dalla scomparsa della giovane pariolina, studentessa di psicologia e amante dei Doors, un nuovo mistero torna a oscurare quella che resta una impenetrabile vicenda.

Nella serata di ieri, intorno alle 22.00, all'interno di una ormai buia e silenziosa Villa Glori, noto parco capitolino del quartiere Parioli, conosciuto anche come parco della Rimembranza, un fox terrier, in preda a una captazione olfattiva, ha dissotterrato l'osso di un piede umano a ridosso di un imponente ippocastano. Chiamata tramite il 118 dal padrone del cane, in stato di shock per la macabra scoperta, è immediatamente intervenuta sul posto la squadra mobile del commissariato Salario Parioli, accompagnata dagli uomini del nucleo investigativo coordinati dal procuratore Simonetta Angelici, a capo delle indagini dal 2017, quando il caso fu riaperto senza esito. Ci sono volute più di quattro ore di scrupoloso lavoro di dissotterramento per portare alla luce tutte le parti dell'intero corpo.

Il rinvenimento di un monile sul collo della salma, una catenina con un ciondolo a forma di cuore e una scritta per ora illeggibile, ha subito fatto pensare che possa trattarsi di Sara Adelmi, sparita il 29 giugno del 1990. Tra gli oggetti personali indicati dai familiari quando iniziarono le ricerche, ci sarebbe stata infatti proprio una collana d'oro con un pendente su cui era inciso il nome Jim.

Nessuna traccia invece degli indumenti indossati dalla vittima. Sara Adelmi, al momento dell'allontanamento, indossava un paio di Superga bianche; una maglietta nera con la scritta Hard Rock Cafe; un paio di pantaloncini grigi; una cinta di pelle nera e una piccola tracolla Louis Vuitton con dentro sicuramente, a detta dei genitori, le chiavi di casa, il portafogli e gli occhiali da sole. - Se è naturale la decomposizione dei capi in cotone, il mancato ritrovamento di tutti gli accessori in gomma sintetica e metallo è invece spiegabile solo con un loro trafugamento da parte dell'assassino della ragazza - . Queste sono le prime parole rilasciate dal pm.

- Per ora possiamo solamente parlare di resti compatibili con il corpo di una giovane donna il cui stato di decomposizione rimanda a una sepoltura ultraventennale - lo ha detto invece il medico legale Mauro Placidi dopo il lungo sopralluogo.

Un carro funebre con a bordo una bara per ricomporre i resti ossei disseppelliti è stato fatto pervenire nella notte all'ingresso della villa, gli stessi sono stati adagiati sul feretro e trasportati all'Istituto di medicina forense per i necessari rilievi e per l'esame del dna che, secondo il medico, - verranno effettuati in tempi brevissimi - .

Stando alle parole degli inquirenti - con ogni probabilità il corpo della ragazza è sempre stato là, sotto l'ippocastano dove è stato ritrovato, altrimenti non si spiegherebbe il buono stato di conservazione dello scheletro, completamente scarnificato ma intatto - . Le ampie e fitte fronde della pianta, unitamente agli alti cespugli erbacei, che creano un anello intorno all'arbusto stesso, avrebbero protetto il tumulo da occhi e intemperie.

Il pm ha poi espresso parole di cordoglio per i familiari, accorsi nelle primissime ore dell'alba dopo essere stati svegliati dalla terribile notizia. Agli stessi è stata mostrata la collanina, ancor prima di averla rimossa dalle vertebre cervicali, sebbene il riconoscimento verrà fatto solo dopo averla ripulita.

La zona è stata inibita all'ingresso dei giornalisti e della folla di volontari e curiosi.

***

In queste poche righe vediamo dissolversi i tuoi vent'anni tra i font levigati degli articoli appena spiccati, falciati da un distaccato colpo di penna di abili cronisti, forse nemmeno nati o ancora bambini quando sei scomparsa. Parole scagliate come pietre sui nostri cuori straziati dall'immagine del tuo scheletro ricoperto di terra.

Siamo soli io e tuo padre, Gloria, a seguito di molte insistenze da parte nostra, è tornata a casa sua dopo che abbiamo lasciato il parco e, nel rimbombo dei titoli che stiamo scorrendo con il tablet, le note di On My Shoulders si insinuano nei nostri nervi scossi. Ci guardiamo in silenzio prima che tuo padre risponda mettendo il vivavoce:

— Buongiorno Franco.

— Buongiorno Alberto.

— Come state?

Alberto lascia volare via con sguardo vacuo la domanda del nostro avvocato, pronunciata con il tono sommesso di chi ne riconosce la drammatica assurdità.

— Vi volevo dire che hanno autorizzato l'esecuzione del test del dna con procedura d'urgenza, al massimo entro domani dovremmo avere i risultati. Ci aspettano al laboratorio alle diciassette sia per il prelievo sia per il riscontro della collanina che è stata asportata dalla scientifica e ripulita, ora la scritta sul ciondolo è visibile. Vi mando un messaggio con l'indirizzo, io vi aspetterò là davanti. La pm inoltre mi ha chiesto di consegnarle il diario di Sara del 1990, ha incaricato la stessa grafologa che aveva riesaminato la lettera nel 2017 di analizzarlo, potete portarlo con voi oggi pomeriggio così provvedo al deposito.

Intuendo che né io né tuo padre siamo in grado di interloquire con lui, il legale prosegue senza interruzioni:

— Ho letto la deposizione dell'uomo che ha trovato il corpo. Aveva portato fuori il cane come d'abitudine dopo cena, addentrandosi nella villa pur sapendo che a quell'ora il parco è precluso al pubblico, quando l'animale ha cominciato a tirarlo vicino all'ippocastano di Sara. Il giovane ha pensato che avesse fiutato qualche osso e in effetti là accanto ha visto un uccellino morto che deve aver attratto il cane in un primo momento, poi però ha notato una buca, allora ha immaginato che l'istinto venatorio dell'animale lo stesse spingendo a stanare una talpa, anche perché la bestiola si è messa ad abbaiare e ad ampliare sempre più freneticamente quella stretta cavità. Temendo a quel punto che svegliasse tutto il quartiere e preoccupato per la sua piccola violazione, ha preso a trascinarlo via. L'animale si è così inferocito, gli ha ringhiato e ha proseguito a scavare. Poco dopo ha visto qualcosa, il resto lo sapete già...

Mi soffermo a pensare all'articolo che aveva evidenziato lo stato di shock del ragazzo e faccio un inammissibile raffronto tra il turbamento di un estraneo alla vista di uno scheletro e il nostro stato d'animo alla vista del tuo scheletro.

— Grazie, Franco.

— Un'altra cosa... vi volevo dire che domani, se l'esito del dna sarà positivo, come purtroppo già ipotizziamo, ci sarà uno speciale del programma “Tze Tze” dove interverranno gli esperti che in passato hanno avuto modo di esprimere i loro pareri tra giornali e televisioni. Sono stati invitati la criminologa, la psicologa, l'esperto di linguistica forense, la grafologa e il direttore de “il Giallo”, una sorta di tavolo tecnico per parlare di Sara. Sapendo che voi sicuramente non vorrete parteciperete alla trasmissione, Mosca pensava di chiedere a Gloria di presenziare alla diretta, eventualmente anche collegandosi da casa. Non mi hanno comunicato la scaletta delle domande previste, ma appena me la daranno ve la girerò.

— Va bene, grazie ancora, ne parleremo con nostra figlia, buona giornata.

— Di nulla, Alberto, saluta Rosa.

— Sì, grazie, riferisco.

Io non rispondo al saluto, ormai sono abituata a essere solo un'ombra.

Aspetto qualche secondo per assimilare meglio quelle ultime parole rimaste a galleggiare nello spazio denso della nostra cucina, poi sento una voce travalicare con mestizia le mie labbra secche:

— Non so se sia il caso di dirlo a Gloria, abbiamo fatto tanto in questi anni per proteggere la nostra famiglia dai media e dalla morbosa curiosità della gente. Non voglio che Nico e Alessio passino quello che ha passato Gloria alla loro età.

— Hai ragione, ma per Alessio e Nico è diverso, loro nemmeno l'hanno conosciuta Sara, e poi Gloria ha il diritto di decidere da sola cosa fare, per lei e per i suoi figli.

— Lei dirà sicuramente di sì per tutelare il ricordo di Sara, ma questo intervento la logorerebbe e basta, sappiamo entrambi quanto sia emotiva e quanto abbia sofferto. Poi Mosca sa come evitare che il dibattito scada nel pettegolezzo, non vedo proprio motivi per sottoporla a questo supplizio.

— È vero, ma nostra figlia non è più una ragazza e Sara era anche sua sorella.

— Va bene, chiamala tu.

Mi arrendo, mi alzo da tavola e inizio a camminare per casa. Piango, penso, soffro, annaspo, odio e soprattutto ricordo. Quando sei uscita di casa quel venerdì, di corsa come al solito e gridando qualcosa mentre sbattevi la porta, ho pensato che invischiato tra le parole di biasimo rivolte a tua sorella per la lite conclusa a parolacce, ci fosse un indistinto — ciao ma' —, così ti ho risposto gridando — ciao amore —, pur sapendo che ormai non mi avresti sentita. Ho proseguito a sistemare le ultime cose in valigia, mie e di tuo padre, certa che ti avrei rivista da lì a poche ore. Tu avevi preparato quasi tutto, ti mancavano solo le scarpe, ne avevi un'infinità perciò dovevi fare una cernita, e mi avevi assicurato che ci avresti pensato al tuo rientro. Quello è stato definitivamente il mio ultimo giorno di pura felicità, per quanto incrinato dalle scaramucce tra te e Gloria. Il tuo cantante preferito diceva che - la felicità è fatta d'un niente che al momento in cui la viviamo ci sembra tutto - , per me da quel giorno è vera solo la prima parte, perché non è detto che mentre la viviamo ne siamo davvero consapevoli.

Alberto è tornato per pranzo dopo aver lavato la macchina, per lui il garage vicino casa era aperto anche nei giorni di festa, e tu non eri ancora rientrata. Ogni tanto capitava che non trovassi una cabina telefonica pronta ad accogliere, insieme a una moneta o a un gettone, quell'affannata frustrazione con cui ci recapitavi le tue piccole bugie: un incontro casuale con un'amica, un imprevisto prolungarsi dei tempi di studio in biblioteca, o la perdita dell'autobus, se non eri con la tua macchina o con Francesca e quindi in motorino. Tuo padre ha iniziato a inveire contro il tuo menefreghismo, mentre io ti giustificavo, in fondo mi era sembrato normale che volessi stare il più possibile con i tuoi amici, alcuni dei quali li avresti rivisti direttamente a settembre.

Poi è diventato pomeriggio e un senso di ansia ha cominciato a diffondersi nel corpo, come qualcosa di solido, e le catilinarie di Alberto, alle quali si sono aggiunte anche quelle di tua sorella, hanno accentuato la mia inquietudine. Quando nemmeno all'ora stabilita per la partenza sei tornata e, chiamando Francesca, ho appreso che non eri più con lei, ho cominciato ad avere paura, gli scenari più terribili mi sono apparsi davanti e a quel punto anche papà e Gloria hanno cominciato a preoccuparsi. Il tempo ha continuato a scorrere inesorabile senza tue notizie, un'intera serata di angoscia e disperazione, la corsa al commissariato nel cuore della notte per denunciare la tua scomparsa e tua sorella a casa ad attendere invano una tua telefonata. Il sabato abbiamo chiamato tutti i tuoi amici, la polizia non si sarebbe comunque mossa prima di quarantotto ore dall'ultimo avvistamento, ma nessuno di loro aveva tue notizie dalla tarda mattinata del giorno prima. La domenica sono finalmente iniziate le ricerche con il dispiegamento di quasi tutte le forze dell'ordine, purtroppo senza alcun risvolto.

Siamo rimasti sospesi in uno stato di sgomento fino al martedì, quando Francesca ci ha portato una tua lettera, recapitata a lei e scritta proprio il venerdì della tua sparizione. Sebbene in questura lo avessero ipotizzato, io in nessun momento, fino a quando non ho visto quel foglio, avevo creduto a un tuo - allontanamento volontario - e nemmeno dopo averlo letto e riletto all'infinito potevo capacitarmi di quelle parole.

Superato quell'ulteriore sconcerto però, l'ipotesi di una tua fuga, per quanto a sua volta dolorosa e inconcepibile, ha assunto via via una fisionomia più accettabile rispetto all'idea di una cupa sparizione, aprendo un'inesplorata breccia di speranza. Anche se avevi eretto un muro tra te e noi, forse eri salva da qualche parte e quel pezzo di carta con la tua scrittura guizzante non era altro che una porta spalancata verso la tua libertà.
Monica Manzini
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