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Writer Officina Blog
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Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa,
teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana
di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, Non ora, non
qui, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri
sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese,
swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale
alcune parti dellAntico Testamento. Vive nella campagna romana dove
ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A
grandezza naturale", edito da Feltrinelli. |
Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama
con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi,
attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano
Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di
ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera
(Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime
di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il
purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati
da Einaudi Stile Libero). |
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria,
si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata
alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice
emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre
Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato
a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus".
Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé,
conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo
libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio
Strega 2021. |
Altre interviste su Writer
Officina Magazine
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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori
emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP,
ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo
articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da
seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo
già formattato che per la copertina. |
Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto
di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da
un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici,
dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere
derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie
capacità senza la necessità di un partner, identificato nella
figura di un Editore. |
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori,
arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel
DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti
di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli
della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle
favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia. |
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I Guardiani del Limbo e altri racconti
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"Sono Leonardo Armidi, un giovane salernitano trapiantato a Roma per studio. Il 6 Luglio del 2012, durante un party universitario, le mie ossa si sono frantumate e il mio cuore ha smesso di battere. Sono morto. Nel buio degli attimi successivi, ho udito i pianti dei miei cari, le parole del parroco sull'altare, infine, ho lasciato questo mondo per sempre. Non sono mai stato un fervente cattolico, la mia fede rasenta quel limite che separa il credo dallo scetticismo ateo, proprio di chi non ha mai avuto particolare interesse per il dopo. Nonostante ciò, mi sarei aspettato un risveglio al cospetto dei miei cari defunti, in una sorta di paradiso. Forse anche una reincarnazione. Non sapevo neanche io in cosa credere. Di certo, non mi sarei aspettato di approdare in quel luogo. Il Limbo é un mondo organizzato, infinito e brutale. Ricco di etnie, anime di diverse epoche, raccolte in città immense, governate da sovrani dannati: i Guardiani. Quel giorno, al mio arrivo nel Limbo, in mezzo a migliaia di anime che ancora riportavano i segni di ferite mortali, malattie terminali o della vecchiaia, restai in silenzio a piangere, in attesa del mio turno di smistamento. Diversi individui ci ordinarono in gruppi destinati ai vari regni del Limbo, dove trascorrere sereni la nostra eternità. Giunto il mio turno, però, qualcosa andò storto. Non ero sulla lista. Non ero in nessuna lista. Dinanzi ad un immenso castello medievale, prima tappa di chi raggiunge il regno dei morti, i custodi addetti allo smistamento, per la prima volta in quell'eterno incedere, si ritrovarono dinanzi ad un errore di quell'Equilibrio. Non sarei dovuto morire quel giorno, in quell'ora, in quel luogo. La mia storia ha inizio qui. Un viaggio nelle lande maestose del regno dei defunti, alla scoperta del mio destino, del perché di quell'errore. Tra intrighi, violenza, lussuria e rivelazioni, mio malgrado, verrò trascinato in un turbinio di cospirazioni, per svelare il più terribile dei segreti del mondo".
PRIMA DELLA MORTE TING! Si affrettò a raccogliere il bucato dal cestello e fece ritorno all'appartamento. C'era ancora un forte odore di uova fritte. In TV i passanti si lamentavano dell'incremento estivo dei prezzi. La minaccia del libro di diritto costituzionale incombeva ancora fastidiosa, sulla scrivania illuminata dalla piccola lampada. Faceva caldissimo. Leonardo spalancò la porta socchiusa dell'appartamento, quando l'amico apparve alle spalle. - Comunque, ho visto... - esclamò Sarim, noncurante del sobbalzo dell'amico - sul sito dice che si può entrare senza prenotazione oggi, compriamo i biglietti direttamente al botteghino - . Leonardo si sedette sul letto ancora sfatto, lasciando la porta aperta, e rispose. - Perfetto, adesso devo andare a ritirare i soldi sulla carta, allora. Ma tu sei sicuro? - - Ti dico di sì, che sono scemo? Guarda, facciamo così: io chiedo di staccare alle sette, così ceniamo senza fare le solite corse e Spako è libero di metterci due ore, per scendere di casa - . Leonardo portò la mano alla nuca, sbadigliando. - Ok...ma tieni conto che io devo studiare almeno un poco, perché oggi non ho toccato mezza pagina e sto con i cazzi fino a Martedì - . - Adesso sono le due. Dalle due alle sette sono cinque ore. Se non ti butti sul letto tutto il pomeriggio, alla tua velocità, fai almeno un capitolo - sbottò sarcastico Sarim. - Vabbè, fammi iniziare allora. Ci vediamo dopo - . Leonardo si congedò dall'amico e si sdraiò sul letto, afferrando il cellulare dal comodino. - Non fare tardi stronzo e non cazzeggiare; studia! - . Poi Sarim uscì dalla stanza, sbattendo la porta alle sue spalle. Faceva sempre sorridere il modo in cui l'amico riuscisse ad organizzare la giornata a tutti, con continue e giudiziose raccomandazioni. Leonardo voleva un bene dell'anima al suo vicino. Si conoscevano fin dall'infanzia. Un giovane di origini egiziane, più basso di lui di qualche centimetro, ma ben piazzato. Era un fissato del fitness, sempre attento alla sua massa muscolare. Ovviamente era di carnagione scura, così come capelli e occhi; anche se era per metà italiano. I genitori si erano conosciuti in vacanza nel '68, al Cairo. La madre era di Napoli. Sarim aveva più volte raccontato con piacere l'aneddoto riguardante il primo incontro tra i suoi genitori. Il tutto era avvenuto al centro della grande piazza Midan El Tahrir. La madre di Sarim, avvocatessa in vacanza, stava facendo ritorno all'hotel, quando il suo futuro marito le si presentò davanti come cercatore di tesori. L'uomo parlava perfettamente l'italiano, in quanto archeologo studioso d'arte greco – romana. - Direi che oggi sono stato fortunato, la ricerca ha dato i suoi frutti di buon mattino. A proposito, Ibrahim Shawqui al suo servizio, madame - . Leonardo si era più volte soffermato sul metodo di approccio adottato dal padre di Sarim, in quell'epoca. Oggi, una frase del genere sarebbe risultata scontata, ridicola e del tutto inefficace. A quel tempo, invece, aveva convinto una donna straniera, in terra straniera, in pochi minuti. - Se l'avessi fatto io, qui in Italia – pensò – come minimo mi avrebbero riso dietro - In quel momento, gli scoppiò un forte mal di testa. Il quarto in una settimana. Il ventunesimo in due mesi. Senza contare tutti gli altri, che si erano susseguiti in quegli anni.Sua madre gli aveva più volte raccomandato una visita neurologica per sospetta emicrania, ma il ragazzo era abilissimo a rimandare le cose, più e più volte. Compreso lo studio. - Anche oggi, si studia domani - pensò. Poi posò il cellulare sul comodino e socchiuse gli occhi, sperando che una piccola pausa potesse dargli la carica giusta per poter studiare, almeno, un paio d'ore. Dopo pochi minuti, si addormentò. Quella sera, qualcuno bussò alla porta della stanza con forte insistenza, rompendo il silenzio del piccolo appartamento. Leonardo, nel dormiveglia, sognò quel rumore insistente. Non ne capì l'origine, finché non si destò del tutto. L'orologio indicava le diciotto e trenta; aveva dormito più di tre ore. Per fortuna il mal di testa era passato. I suoi profondi occhi castani, stanchi e rimpiccioliti dal sonno, ancora non si erano abituati al buio. I colpi alla porta si fecero persistenti. Si alzò, quindi, dal letto, ancora frastornato, e si diresse verso la porta. Aprì. Con sua inaspettata sorpresa, si accorse che ad attenderlo non c'era nessuno. Si affacciò per esaminare meglio il corridoio, timoroso di qualche scherzo. Ma era completamente vuoto. Non riuscì a comprendere la logica di quanto stesse accadendo, poiché nessuno poteva essere scappato a tale velocità, dopo l'ultimo colpo alla porta. Leonardo rientrò in casa sbigottito e, prima che potesse richiudere, i colpi risuonarono con la medesima insistenza. Capì che non provenivano dalla porta, bensì dal bagno. Terrorizzato, chiuse l'uscio d'ingresso e realizzò la possibile presenza di qualcuno nell'appartamento. Ingannarsi era semplice, il bagno era a meno di due metri dall'ingresso e Leonardo ci mise poco ad allungare la mano, per spalancarne la porta. Fu così che, dal buio, Samir e Spako saltarono fuori urlando. Leonardo sobbalzo all'indietro, lanciando un acuto grido di terrore. I due ragazzi scoppiarono a ridere. - Devo studiare almeno un paio di ore, non venite presto - lo canzonò Samir con tagliente ironia. - Ma che cazzo, siete due imbecilli - ribatté Leonardo, ancora affannato, simulando un calcio in direzione dei ragazzi, che prontamente schivarono. Si pentì di aver dato il secondo mazzo di chiavi al suo vicino, proprio per questi scherzi che gli riservava in continuazione. Spako cercò di ricomporsi. - Guarda che sono le sette e mezza e tu devi ancora lavarti. Io non ho intenzione di arrivare digiuno da Marylù stasera. Voglio mangiare. Quindi datti una mossa, brò - - Aspetta...aspetta chi? Chi è Marylù? - chiese Leonardo. Samir si portò una mano dietro la testa, imbarazzato. - Ah già, bro, un casino: il Nirvana mi ha detto che i biglietti sono out. Quindi...mi sa che si va alla festa - . Per Leonardo quella notizia fu come una doccia fredda; aspettava quel concerto da diversi mesi, insistendo sull'acquisto dei biglietti in prevendita. I ragazzi avevano temporeggiato, come al solito, riducendosi all'ultimo giorno. Osservò in silenzio i due amici che continuarono imperterriti a giustificarsi, realizzando che il tutto fosse quasi premeditato. I due giovani non erano vestiti da concerto rock. Samir indossava un'orribile camicia bordeaux, con un pantalone bianco panna talmente attillato, da renderlo più tozzo del solito. Spako...era il solito Spako. I capelli lunghi arruffati e sporchi, la solita maglia fuori misura e i pantaloni strappati, sempre troppo larghi per il suo corpo quasi scheletrico. A pensarci bene, si rese conto che solo Samir fosse del tutto fuori contesto. In quel momento però, Leonardo perse il controllo. - Ma che cazzo, ve lo avevo detto - urlò, calciando il piccolo sgabello del bagno. - Cazzo, io l'avevo detto che finivano. Idiota io che vi ascolto, ogni volta - . Samir lo interruppe, con fare sommesso. - Dai bro...non è la fine del mondo; non potevamo neanche sapere...c'è la festa comunque - . - Ma cosa diavolo mi frega della festa? Ma, poi, si può sapere di chi cazzo è questa festa? - ribatte Leonardo, sempre più alterato. - Ehi...ehi bro, tranquillo. Guarda che è una figata - , intervenne Spako. Nel tentativo di consolarlo. - Bro, ascolta...guarda che ci sono altre due date. Ti assicuro...anzi guarda, te lo sto giurando - aggiunse, portando la mano sul cuore - andremo a quel cazzo di concerto, fosse l'ultima cosa che ti prometto e compro i biglietti già domani...anzi...anzi, sai che ti dico? Il tuo biglietto te lo regaliamo noi, bro - . Spako lanciò un'occhiata d'intesa verso Samir, che acconsentì con due rapidi cenni del capo e un sorriso. - Si, poi ti devo ospitare io per un mese, se mi paghi tu il biglietto - ironizzò Leonardo. - Prendi un letto a castello, bro, che Spako ti allunga il biglietto - esclamò l'amico, colpendolo con due buffetti. - Guarda che non mi è passata...andate voi alla festa, la mia serata prevedeva un concerto - insistette Leonardo. Samir e Spako adottarono un tono supplichevole, determinati a convincerlo. - No, eddai. Perché adesso te ne esci così? Guarda che ci dispiace per il concerto e Spako ha promesso. Te lo prometto anche io - . - Si, bro. Ho promesso...e poi non ci voglio andare senza di te. Lo sai che non è la stessa cosa - continuò Spako - lo sai che Samir a metà serata si spacca a dormire in macchina. Che devo andare a caccia da solo, stasera? - - Ehi...che cazzo vai dicendo. Quando mai ho dormito a una festa? - replicò Samir. Spako si voltò, per rispondergli a tono. - Diamine, bro. Tu hai un problema di narcolessia alle feste. L'ultima cazzo di volta mi hai appeso a mezzanotte...come l'idiota - . - Appeso un corno - replicò infastidito Samir - ero ubriaco come la pergamena, c'era un fottuto open bar quella sera - . - Sei crepato per due M-Tonic, bro. Hai un doppio problema...come ci vado alle feste con te? Dovrei spargere la voce che ti devono appendere tutti - insistette Spako. - Allora sai che ti dico...bro? - concluse Samir - Che ci vai da solo alla cazzo di festa, io resto con Leonardo a giocare alla Play, piuttosto che ascoltare le tue stronzate tutta la sera - . - Guarda che io devo studiare, non resta proprio nessuno qua stasera - puntualizzò Leonardo. Samir si girò verso di lui. - Che cosa? Adesso mi cacci pure tu? Che diavolo ti ho fatto? - Leonardo puntualizzò ancora. - Ah beh...come prima cosa, ti sei perso i biglietti del concerto e questa me la lego al dito, FRATELLO. Fanculo il biglietto di Spako. Seconda cosa...DEVO STUDIARE - . - Fanculo tutti e due - concluse Samir, simulando un'uscita drammatica dal bagno. Spako lo fermò. - Ehi ragazzi, ma che cazzo...datevi una calmata adesso. Respirate oh...eddai - si fermò per qualche secondo, per assicurarsi che i due amici si fossero placati. Poi continuò. - Stasera c'è il party. L'ultimo della stagione e noi ci andiamo. Non voglio sentire cazzate come lo studio o la cacarella. Siamo intesi? - I due ragazzi non replicarono e Spako continuò. - Dai bros, stasera ci sta tutto il meglio di Roma. Io, di certo, non mi sto a casa con voi - . Samìr e Leonardo uscirono all'unisono dal bagno, ignorando le parole dell'amico. - Dai cazzo, adesso fate gli offesi? Ma perché devo pregarvi per farvi uscire? - - Infatti non devi pregarci per farci uscire, tu sei libero - rispose secco Leonardo, dirigendosi verso la scrivania. - Genio, guarda che stasera Angelica, alla festa, se la porta qualcun altro, se ti stai a casa come il nonno - ribatté ancora Spako. Il cuore di Leonardo s'arrestò per qualche secondo. Da mesi, ormai, quel nome gli faceva quell'effetto. Aveva conosciuto Angelica in mensa all'università, qualche mese prima, tramite alcune amicizie di Spako. Era stata la prima, dopo anni, ad essere riuscita a destargli un certo interesse; tanto da tuffarsi a capofitto nella di lei comitiva. Ovviamente, la sua timidezza aveva dato il via ad un'ossessiva procrastinazione nel fare il primo passo, limitandosi a divenire il noioso membro della compagnia. Ciononostante, il resto della comitiva aveva ben accolto Leonardo. Era riuscito finalmente, dopo anni, a trovare un gruppo di studio solido e affiatato, senza però mai integrarsi al di fuori dell'ambito universitario. Si era limitato a due sole uscite serali con loro. Per questo motivo, la notizia della presenza di Angelica 0alla festa scatenò in Leonardo un magone di terrore e imbarazzo, che lentamente sfociò in una sognante speranza di approccio. Così, si voltò verso Spako. - C-come Angelica...chi te lo ha detto? - Spako si avvicinò a Leonardo, con il sorriso spavaldo di vhi aveva la situazione in pugno. - Brò, ti pare che Angelica si perde la festa di Marylù? - si avvicinò ancora - ci sono tutti stasera...e questa è la tua cazzo di serata, brò. - - Leo, Spako per una volta ha ragione - diede man forte Samir. Leonardo s'ammutolì di nuovo. Aveva quasi dimenticato il concerto saltato. Non vedeva la comitiva da quasi due settimane e l'ultima volta aveva perfino scambiato quattro chiacchiere con Angelica. Pensò che quella potesse essere, decisamente, la sua occasione per chiederle di uscire, per ballare con lei. Forse, anche baciarla. - Devo farmi una doccia, uscite di qui. Spako offre il kebab - concluse Leonardo con un sorriso sommesso. - Brò, io ti offro anche le cazzo di ostriche, stasera. - disse Spako, dando il cinque a Leonardo. I due ragazzi si avviarono verso la porta. Poi, Samir si voltò per un'ultima raccomandazione. - Vado a mettere benzina, compro le sigarette e mi fermo dal Bangla per la Vodka. Voglio trovartipronto - indicando Leonardo con il dito. Leonardo alzò il pollice, togliendosi la maglietta, pronto per la doccia.
Quella sera, Roma era particolarmente fredda, nonostante fosse la prima settimana di agosto. Alcuni passanti, si fermarono ad osservare un giocoliere, intento a realizzare bolle di sapone giganti per i bambini. Un ragazzino si offrì volontario per entrare nella bolla. L'artista di strada si inchinò, per avvolgerlo nella grande palla di sapone, ed eseguì il numero con abile maestria. Altri bambini si avvicinarono, per sottoporsi al magico esperimento. Qualche metro più avanti, due individui di opposta statura si portarono a nord della piazza. Ad attenderli, accanto alla fontana del Nettuno, c'era un uomo di colore, di statuaria corporatura. La sua imponente altezza spiccava tra i turisti assembrati intorno alla fontana. Era vestito di una toga amaranto, che scendeva lungo tutta l'imponente muscolatura, fino ai sandali. Due massicce catene pendevano dal collo dell'uomo che, con pacata determinazione, si portò verso i due individui. La sua voce profonda sembrò vibrare dalle fondamenta stesse della piazza. - Abbiamo disposto sentinelle sui diversi perimetri assegnati. Saremo pronti tra circa due ore terrestri - . Il più basso, tra i suoi due interlocutori, si fece avanti. - Cosa? Aspetta, come due ore? - esclamò Jago il Guardiacaccia. - Che diavolo avete fatto fino a questo momento? Avete pattugliato solo due piazze? - . L'uomo in toga provò fastidio per il rimprovero, ma il suo volto non mutò espressione e ribatté. - C'è stato decisamente poco preavviso sul cambio di posizione e non siamo in grado di garantire una protezione accettabile, in meno tempo. Gli obiettivi avranno un movimento disordinato, da questo momento. Abbiamo messo degli inseguitori per evitare intromissioni - IJago guardò in direzione di Palazzo Pamphilj, per adocchiare le sentinelle di guardia sul tetto. - Siamo fuori tempo massimo, comunque. Ci faremo bastare le due ore per modificare la planimetria di difesa. Spero solo che questo cambio di programma non sia stato pilotato - rispose l'agitato guardiacaccia. Travis, intanto, restò in silenzio ad osservare i passanti, nel timore di scorgere eventuali infiltrazioni nemiche. - Stiamo indagando anche su questo - rispose l'uomo in toga - vi terremo aggiornati sugli sviluppi, quando avremo il via libera per l'adempimento - . - Sparisci, ora - ordinò Jago, con supponenza. L'uomo in toga abbozzò un inchino con il capo e sparì tra la folla. Poco più avanti, verso Corso Rinascimento, Leonardo, Samir e Spako si diressero in direzione del ristorante di sushi. Erano le 21:30 ed erano riusciti a parcheggiare nel garage di una loro conoscenza, a pochi isolati di distanza. La festa era prevista per l'una, così decisero di temporeggiare in centro, per non presentarsi come “apri danze”. Feng Ming SUSHI BAR – CHINESE - Alla buon'ora, menomale che ricordavi la strada - esordì sarcastico Leonardo, gettando la sigaretta a terra. I tre ragazzi entrarono nel ristorante, lasciandosi alle spalle il rumoroso traffico del venerdì sera. Per tutta la durata della cena, il pensiero di Angelica non aiutò Leonardo nel contribuire allo smaltimento delle portate. I due amici erano consci dei pensieri del ragazzo e non persero l'occasione per stuzzicarlo e prenderlo in giro. Leonardo era nervoso, ma al contempo serbava una piacevole determinazione nel compiere il tanto agognato passo, che gli rese quasi insopportabile l'attesa. - Ma secondo voi, le posso dare appuntamento già per domani sera? - chiese Leonardo ai suoi compagni, intenti ancora ad abbuffarsi di ramen. - E quando la vorresti invitare, brò? Tu dovevi già farlo mesi fa. Stasera la baci e la inviti - rispose Spako con la bocca piena. - Come no... - replicò Samìr - non vi siete cagati per settimane e stasera te ne esci con il bacio? Invitala a ballare e chiedile di uscire, quando siete sui divanetti - ribatté Samìr, intento a lottare con i tagliolini. Spako scoppiò a ridere, spruzzando brodo in tutte le direzioni. Leonardo s'inorridì, nell'osservare due gocce di brodo atterrate sul suo braccio. - Ma che diavolo, brò. Ma sei un vecchio rincoglionito? Che siamo nel Medioevo? Leonardo stasera se la porta, altro che parlare sul divanetto e...MADAME vuoi concedermi questo ballo? - sbottò Spako, con una risata fragorosa che infastidì i due amici. Leonardo non riusciva a soffrire Spako, quando banalizzava ogni situazione. Di certo, alle volte, trovava Samìr esageratamente tradizionalista, ma odiava il vizio di Spako di risolvere ogni discussione con droga e sesso, ignorando completamente ogni possibile scenario moderato. Proprio per questo suo proverbiale limite, Leonardo aveva, più volte, evitato di chiedergli consigli, nonostante il forte legame di amicizia che li unisse. D'altronde, Spako aveva avuto ben poche relazioni nella sua vita. La sua prima ragazza fu più una leggenda metropolitana, per gli amici, che una vera e propria storia. Farneticava, infatti, di una modella in Erasmus dalla Svezia,che aveva deciso di trasferirsi definitivamente in Italia solo per lui. Solo per poi essere, da lui stesso, rifiutata. I ragazzi, segretamente, non avevano mai creduto alla storia, sospettando, invece, un rifiuto mai trasformato in relazione. A volte, dubitarono anche dell'esistenza stessa della ragazza. La sua seconda relazione, invece, era nota a tutti. Si chiamava Rachele e caratterizzò il “periodo dormiente” di Spako. Tutti ricordavano la sua ragazza come una vera e propria rompiscatole senza precedenti. Padrona delle giornate di Spako, dei suoi social e soprattutto delle amicizie. Leonardo la soprannominò Massakrapall, in omaggio al suo cartone preferito. I due amici definirono un vero colpo di fortuna, per Spako, il giorno in cui lei lo mollòper un tipo più grande di età, conosciuto in vacanza. Ci volle quasi un anno, affinché Spako si riprendesse dal duro colpo del tradimento. Leonardo e Samìr, nonostante il valido aiuto di quegli anni, rimpiansero più volte il suo periodo di prigionia, essendo poi sfociato in un turbine metal di droghe, complottismi, ma anche di inevitabile solitudine. Per evitare polemiche, Leonardo ignorò completamente i due amici, che ancora battibeccavano sulla strategia da adottare; sperando, più che altro, che un'occasione ci fosse anche per loro. Quella notte, sarebbe dovuto cambiare tutto. Avrebbe dato fine al suo periodo di chiusura, alle sue paranoie e al suo rifugiarsi nello studio, con scarsi risultati. Quella sera, non avrebbe pensato all'università e neanche ai suoi amici. Quel desiderio di fuga brillò di un solo nome in quel momento: Angelica. Il resto della cena trascorse briosamente e i tre ragazzi lasciarono il locale, decisamente troppo pieni per incamminarsi verso l'auto. Leonardo esortò i compagni a fare uno sforzo, non volendo più procrastinare la partenza. Ciò divenne più che necessario, dal momento che Teramo era la loro destinazione. Quasi due ore d'auto. Spako tirò fuori un thermos di caffè, che Leonardo rifiutò per evitare effetti indesiderati, lungo la strada. Il viaggio risultò più lungo del previsto. Samìr sbaglio lo svincolo per ben due volte e Spako trascorse quasi mezz'ora a gironzolare nell'autogrill. Leonardo dormì per tutto il viaggio. Alla fine, intorno alle due e mezza, raggiunsero Piano Grande. Una villetta sorgeva poco distante da un piccolo agriturismo, immersa nella campagna adiacente alla strada provinciale. La stradina che conduceva alla destinazione era circondata da una ridotta fila di alberi, che terminava in un piccolo piazzale in pietra. Leonardo si svegliò in tempo per ammirare la facciata della villa. Era una casa di quattro piani, in stile barocco, con alte vetrate e balconate ricoperte di fiori. Spako spiegò loro che si trattava di una delle tante villette appartenenti a Marylù. La ragazza era una vecchia conoscenza di Samìr, più volte candidata al senato accademico. Di conseguenza, era molto conosciuta in ambito universitario, soprattutto per le sfrenate festicciole, che amava organizzare durante l'anno. Era la prima volta, però, che i tre ragazzi vi prendevano parte e restarono a bocca aperta quando, svoltato il vialetto, si ritrovarono in un immenso prato, adibito a parcheggio, contenente quasi cinquanta auto. In lontananza,rimbombavano urla e musica house. - Cazzo, ma quanta gente ha invitato? - , esclamò Samir stupefatto. - A quanto ha detto Nirvana, non dovremmo essere più di trecento - rispose Spako - a proposito...sganciatemi i trenta, così Nirvana mi stacca i biglietti della bolgia - . Leonardo e Samìr si scambiarono un'occhiata perplessa. - Ehm...trenta cosa? - esclamò Leonardo. - Dai, bro! I trenta per l'entrata. Ve l'ho già detto - rispose Spako. - Che...? Quando ce l'avresti detto, con esattezza? - , sbottò Samìr. Leonardo protese il capo all'indietro, lasciandosi sfuggire una risata nervosa. Era abituato e rassegnato alle continue sorprese di Spako. Non era la prima volta che li coinvolgeva, con l'inganno, in una delle sue trovate. - Raga, dai adesso non attaccatemi il pippone nel parcheggio. Ve l'avevo detto che si pagava l'ingresso. Stiamo a un cazzo di party, che vi aspettavate di entrarci a scrocco? - ribatté impaziente Spako. - No, bastava dircelo, in effetti:"ragazzi, questo vuole dieci euro a cranio per farci entrare, volete venirci?” E io ti dicevo: “fanculo Spako e Nirvana” e non per i dieci euro, ma perché non mi frega un cazzo dip agare quel tossico di merda, per una festa non sua - sentenziò alla fine Samìr, che perse l'ultimo barlume di entusiasmo per la festa. I tre restarono in silenzio per qualche secondo, poi Spako continuò. - Dai, cazzo. Siamo venuti fino in Australia per tornarcene indietro adesso? Sapete che vi dico? Il cazzo che mi faccio due ore di auto a vuoto, per le vostre pippe mentali. Io vado a quella cazzo di festa con o senza di voi - . Spako scese dall'auto e batté forte la portiera. - Guardate merde, vado da solo. Fate buon viaggio di ritorno - cantilenò a voce alta, allargando le braccia. Samìr gli rivolse un cenno di saluto, abbozzando un sorriso e mise in moto l'auto. Leonardo salutò Spako dal finestrino. - Noi dai, raga. Dove cazzo andate...dai non mi lasciate qua, come lo stronzo! - urlò Spako, avvicinandosi all'auto in movimento. Samìr indietreggio in direzione opposta a quella di Spako e si portò fuori dal parcheggio, lasciandosi l'amico alle spalle. Le imprecazioni di Spako svanirono nel buio del vialetto. Leonardo portò le braccia dietro la testa, stiracchiandosi con fare indifferente. Anche se divertito dalla presa di posizione di Samìr, restava comunque l'amarezza di una serata che aveva ben altra finalità. Samìr, intanto, ripercorse la stradina alberata e imboccò nuovamente la nazionale. Era amareggiato e guidava con gli occhi di chi rimuginava, affranto, sull'accaduto. Poi sbuffò nervosamente e accese la radio. - Fanculo Spako - . |
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