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Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Autore: Frank T Alien
Titolo: Safe Haven
Genere Satira Apocalittica
Lettori 3426 48 57
Safe Haven
Tutti vorrebbero approdare in un porto sicuro.
Specie durante l'apocalisse.
Per quanti possono pagare, nessun problema.
Gli altri s'arrangino.
Come sempre: fin da quando, alla nascita delle merci di scambio, la selezione tra forti e deboli s'è elevata a chi ha e chi no.
E lì s'è fermata.
Nell'era postatomica, col pretesto di ‘Basta conflitti planetari, il prossimo sarebbe irrimediabile'.
Pace, dunque.
Una lotta commerciale all'ultimo sangue, sacrificando illimitate vite umane ed ecosistema sull'altare del potere d'acquisto: in bui agguati, colpendo alle spalle, nella mossa ‘stringere la mano e accoltellare coll'altra', da ninja nell'usare i soldi per comprare amici dei nemici, killer, burocrati, qualsiasi utilità.
Più una pacifica guerriglia di posizione, i merkati. ‘È cosa nostra, la pace!' Combattuta non solo dagl'imperialisti ma coll'immancabile partecipazione attiva dei borghesi, e di qualche miserabile: sennò i primi non avrebbero sempre prevalso su poveri e dintorni: dei quali troppi sono impegnati a tradirsi volendo servire il padrone o divenire come e peggio di lui, piuttosto che opporgli fronte comune.
Al netto se possibile di caso e caos, ove mai l'umanità si salvasse il merito andrebbe alle persone di buona volontà.
Una sotto-razza costantemente a rischio d'estinzione, da non confondere con buoni o buonisti.
Magari brutti, sporchi e cattivi, molti leali: chi non si fa passare la mosca sotto il naso, in lotta per sé e comunque per gli altri.
Un cancro da rimuovere quando dà troppo fastidio, queste controcorrenti (idealisti, ambientalisti) d'ostacolo a forme d'evoluzione che nell'avvitarsi non ammettono repliche; fini a sé stesse da non badarci: stanno bruciando anch'esse insieme alla casa, in un processo meno veloce però non dissimile dalla gloriosa, esplosiva epoca nucleare.
Che di là da chiacchiere e perditempo, com'era bella, bruciante... splendidi ricordi, purtroppo: con la bomba-H si distruggevano sùbito gli atomi dei vicendevoli pacifisti – insieme a quelli dei soliti pesci pilota che, fino all'istante precedente, ‘Smidollati, paura di...? '
Bum! [...]
Hanno dovuto avvicendarsi, ogni volta che la sorvegliante era chiamata a raccogliere le pietre sempre più calde dalle mani all'altra, esausta strofinandole affinché scintillassero abbastanza su pagliuzze e sterpaglia: all'innesco, fuoco immediatamente alimentato con rami secchi pur essi già raccolti e nelle scorte dell'ex-poliziotta; dove, accanto al riparo dell'ombra, acqua, cocchi e manghi. Non per cuocervi la cena, questo falò acceso da ben prima dimodoché s'asciugassero jeans e maglietta di Mia, torti poi stesi ore su rami puntellati nella sabbia presso il fuoco. A sera necessario, qui. Molly ne ha trascorse notti in canotta e short, sulla spiaggia: sa che al tramonto, da mare, spirano correnti fresche; e la necessità di scaldarsi.
Mia riveste gli abiti asciutti. Aiutandosi con sassi affusolati ed estrema calma, riescono a spaccare dapprincipio fessure in due cocchi: per non perderne il succo, che bevono. A fine pasto, (un cocco e mezzo, due manghi), Molly insiste per fare il primo turno di guardia. - Tranquilla, quando non ne posso più ti chiamo: ho dormito così poco e male, finora. -
L'indomani, sorto il sole, si ritrova abbracciata a Mia; e nessuna delle due rammenta come. Compiaciute d'esser vive malgrado l'inspiegabile défaillance nel sistema di controllo, le belle addormentate a esso addette mangiano gli avanzi di cocco.
- Ora che siamo in due, vorrei provare a prendere qualche pesce - , Molly in ginocchio stendendo un metro di liana che ha bagnato; a un capo c'annoda un'alga e una piccola conchiglia dai riflessi rosati e argentei. - Tu continua a controllare intorno - , si rialza e dà le spalle a Mia per avviarsi in direzione mare, entrarci fino alle cosce e mettersi a pescare: viene bloccata da ciò che le è apparso. - Mia, non perdere d'occhio gli alberi: ti faccio io un resoconto. -
- Resoconto di che? - Ma rumori lontani non le sono sfuggiti.
- Della nave militare al largo: tipo quelle dove siamo arrivate. -
Mia s'è già girata. Lei e Molly scorgono calare la scialuppa; per Capolpòsa, un replay dell'arrivo d'Eloro: eppure, anche a lei fa effetto rivedere dalla spiaggia il film d'entrambe.
Naturalmente, pure stavolta qualcuno viene buttato in mare a distanza dall'isola. Della figura in avvicinamento a nuoto, emergono mezze facce dall'aspetto maschile.
Molly Capolpòsa riceve inoltre conferma, la concorrenza per pescare lì è troppa: uno squalo, da lei associato a quello di ieri, mostra la pinna; e interesse per una rivincita nella partita ‘dieta variata', che sta arrivando. - Tanto grande il mare... -
Mia Eloro deve aver pensato qualcosa di simile: - Ma anche quando sei arrivata tu...? - , mentre inizia a tirar ciottoli contro chi pure cerca di sbarcare il lunario.
Molly, sferrando calci all'acqua: - Non ho avuto il privilegio; il primo incontro è stato ieri, insieme a te: sennò col cazzo mi sarebbe venuta l'idea di calarmi in mare con lenza ed esche qui! -
Anche adesso il predatore può solo sdegnarsi, sbattendo loro in faccia didietro e pinna caudale. Lo sconosciuto rosso dalla tuta felpata incollata addosso (forse grigia, quand'asciutta), rifiutando le mani tese emerge dall'acqua. Si lascia cadere in ginocchio sulla sabbia. - Grazie - , esala a testa in giù appena può respirare meglio. Rialzato, è lui a tendere la mano. - Ion On Kred. -
- Mia - , si tiene il cognome la Eloro: non in quanto ladra, piuttosto imitando istintivamente qualcosa del genere.
Operazione riprodotta dalla detective: - Molly - , che percepisce Ion On Kred fuori contesto più ancora di qualunque cittadino calato in una realtà selvaggia.
Dopo le presentazioni cala il silenzio.
- Ion - , lo rompe Molly. - Ci sono aspetti di quest'isola che dovresti conoscere. -
Si stacca di dosso la tuta fradicia, scuotendola poi posandone pantalone e giubba su uno scoglio in spiaggia. - Oltre che c'hanno mandati a morire chiamandolo ergastolo? - Dallo smilzo in boxer, tono e sguardo di chi ti fa un piacere ad ascoltarti.
- Sì, se non sei beninformato - , lei, parimenti seccata però da molti più giorni.
- In che pensi consista la condanna a morte? - , pone un test pratico Mia.
L'ultimo arrivato raccoglie fra la sabbia un sassolino e lo lancia contro gli spuntoni d'un altro scoglio a tre metri: il sasso rimbalza e gli ritorna; all'abile tiro dopo, pure lo riprende. Guarda le compagne di sventura, perso. - Potrebbero mancarti... delle cose. - La voce s'è spezzata.
- Ah, qua i sassi non scarseggiano! - , lo rassicura Mia.
Ion la guarda storto. - Preferisco la pallina... minimo. - Nuovo lancio, ripreso. - Morte per fame? -
- Sto sull'isola da dodici giorni, ho sempre messo senza grossi sforzi qualcosa sotto i denti. -
- Sete? -
- Acqua potabile scorre dietro quelle piante; probabile che la fonte sbuchi anche da altre parti. -
- Un'infezione. -
- Così è la vita... -
Ion non ci gira attorno, guardatosi intorno. - Impazzendo? Non c'è niente, qua. -
All'ovvio, Capolpòsa preferisce non rispondere.
- Se non fa prima qualche predatore... -
- Ci sei arrivato - , le congratulazioni di Molly.
Il giovane appizza le orecchie, sempre però da una distanza dove l'andazzo quaggiù quasi non lo riguardasse. Accoglie irridente l'invito a seguire Molly lungo la macchia: salvo che non voglia ferirsi cadendo nelle trappole fra spiaggia e isola piazzate da Capolpòsa a difesa contro i cannibali dai denti affilati; solo guizzi d'orripilata sfida a occhi socchiusi, sentendo su codesta tipologia di predatore.
Fine del bollettino informativo. E delle parole scambiate dai tre.
Le due si stanno abituando al mutismo musone di Ion l'annoiato.
Saltano su, quando torna a parlare: - L'ordine nel mondo è ulteriormente precipitato: con le nuove leggi speciali, a Monopolis, in Avid e Horang si spara più facile agli zombi ma soprattutto si agevolano faide... e il sovvertimento di ciò che resiste; solo i Gor-Hill reggono - , serio e angosciato.
Prevedibile e previsto imminente, ma per le ergastolane è una conferma ugualmente ferale.
Mia pensa ai suoi: come stanno? Che fine ha fatto il padre?
Poche persone degne, delle quali pure meno fra gli ex-colleghi: Molly non pensa a nessuno in particolare ancora vivo, però la tristezza mondiale è la stessa.
Di più non esce da bocca di Ion On Kred: acclimatatosi in disparte, gioca coi sassi-boomerang.
Molly gli offre dell'acqua e un cocco; Mia, benché mattina soleggiata, strofina pietre per il fuoco che ne asciughi la tuta. [...]
- Che ne pensi? - , Molly.
- Scorbutico perché timido, e perché ha qualche problema: non l'esser finito qui, però! -
- Gl'hai fatto la foto: o abusa della rimozione, o l'isola Mèntoh pare il penultimo dei suoi guai. -
Sono arrivate a un gruppo di scogli a secco che cingono una micro-spiaggetta; dietro essi, il limitare della selva. Molly fa per condurvi Mia.
Bloccata; alluso un preoccupato cenno all'entroterra, fissa interrogativa l'amica.
- I cannibali? Tranquilla, abbiamo le spalle coperte dalle trappole. -
Nella notte senza luna, s'accucciano dietro gli scogli.
D'impulso si prendono le mani.
- E... che altro ne pensi? Ti piace? Lui sta sempre a guardarti... -
- Il pesce, m'è piaciuto! - L'azzurro, finora scintillato di luce propria, si spegne. - Ho altro per la testa: non so come stanno i miei e quelli del quartiere; dov'è mio padre? -
Molly stringe le dita: lei c'è, per condividere questa nobile pena espressa da chi sta ancor peggio di coloro che ne sono oggetto.
Lo sguardo di Mia cambia: in sospettoso-divertito. - Quante domande! Cosa ne pensi tu? Dì che gl'hai messo gli occhi addosso e me lo chiedi per regolarti! -
- Nello specifico, avevo pensato a una cosa a tre: se non ora, quando? - , le regge il gioco l'ottima spalla Capolpòsa.
Mia stacca le mani. Però sorride.
- Ma pure io ho altro per la testa. - Seria e intensa: - Te, da quando t'ho vista. - Non è più tempo di scherzare.
Un'ultima battuta, per chiudere l'avvicinamento a quanto realmente ambito: - Ammetto che l'occasione di ammucchiate in serie è unica; non mi fossi innamorata di te... -
Avvertito il magnetismo vibrare e immaginando d'esser ricambiata, Molly adesso è certa: - Posso? - comincia a sfilarle la maglietta dalle morbide forme, che si muovono sul seno pieno quando scavalcato dal tessuto. Avrebbe voluto farlo già ripescandola dalle acque coi vestiti zuppi.
Il medesimo desiderio di ieri in Mia, che s'inarca spalle agli scogli per sveltire le operazioni sbottonando e calandosi i jeans lungo le formosità delle parti basse.
La contrattazione perfetta: concorde e rapida; finalmente i baci, le carezze.
Capiscono entrambe: andava fatto sùbito. Dopo, se lo dicono: hanno aspettato anche troppo. Ma pure che è stato reso ancor più perfetto dall'attesa e quanto maturato negli eventi durante: un nuovo arrivato antipatico però carino ed escludere orge sequenziali ha rinsaldato a M&M certezze sui loro sentimenti. Rivestite, abbracciandosi per la restante mezz'ora libera non hanno bisogno d'altro fuoco.
Fra un turno di guardia e l'altro stavolta moltiplicati per tre, anche l'indomani il sole le trova abbracciate; ma oggi a mattino inoltrato, e alla spiaggetta. Si spogliano e fanno il bagno.
Lo squalo, ormai familiare su quelle rive, riconferma la sua fama di scarseggiare in tempismo.
- Menomale... - , rilassa la concentrazione Molly a mollo.
- Che le donne vanno spesso al gabinetto insieme... - ha inteso il senso Mia, poco distante a strofinarsi fra le gambe espletati i bisogni; dopodiché, immersione per sfregare le dita nella sabbia e riemersione.
- PH troppo alcalino - , lamenta Molly dal bidet affianco. - Ma una passatina ci vuole... - , e si capovolge in tuffo per raggiungere a propria volta il lavamani sul fondo.
Trovano Ion On Kred presso il falò, e già beffardo: - Meravigliosa giornata a voi. Resort da favola, nevvero? La cosa vale la spesa, proprio un bel pacchetto-vacanza... Che si fa? Svago? Relax? Centro benessere? Più tardi una puntata al ristorante? Magari c'è anche un casinò... -
- Potremmo riposarci, sì... - , ricambia Molly. - O andare a raccogliere acqua dolce, che è finita. -
- E sta oltre le tue trappole, dicevi. - Un ciottolino parte, rimbalza, ritorna.
- Per forza: attraversare la macchia è (fortunatamente) l'unica via verso la radura col sentiero che, dritto, porta in montagna; o, piegando sulla sinistra e superato un dosso, scende all'acqua. -
Mia le si stringe al braccio. - Certo, che fegato: andare e venire da sola! -
Minimizzando - La sete è sete... - Molly tace che alla fonte manca solo il sapone, per un'igiene degna del nome; se non piombano cannibali: rendendola l'ultima della tua vita, nell'assicurarsi l'extra d'una preda pulita. S'avvia. - Chi viene, raccolga le reti coi mezzi cocchi e mi stia dietro; fino alla radura, memorizzate percorso e trappole; ad andata e ritorno, una (io) resta a mani libere. -
- Abbiamo un comandante...! - ironizza acido Ion On Kred, lanciando via il sassolino.
Molly Capolpòsa continua verso gli alberi a sud. - Chiunque altro è libero di non bere, cadere in qualche trabocchetto o fra le braccia d'una bella antropofaga - , senza voltarsi.
Mia Eloro lo fa: - Non sei timido, sei solo stronzo! -
Ciononostante, pure lui, asta in spalla, s'accoda. - Che mestiere facevi? -
Molly indica il tratto alla loro sinistra, dove le foglie cosparse sul terreno sono più fresche: - Buca! - Un'occhiata a Ion, ed è già ripartita. - Se chiedi, è perché non hai capito. -
- Militare! -
- Non esattamente... Sonagli! - , s'abbassa passando sotto invisibili conchiglie tenute a mezz'aria dai nodi finali di liane appese a una tesa fra i rami in alto. ‘Certi venti talvolta producono falsi allarmi, ma una sonagliera serve: quello è il punto dove, dalla radura, s'accede al sentiero', aveva detto a Mia spiegandole delle trappole quando ancora non era arrivato Ion e la sua faccia di cazzo.
- Però...! - , par confermare questi; la funzionalità degli espedienti, non la propria faccia di cazzo.
- Invece io sono sicura, su che mestiere facevi tu - , profetizza la capofila uscendo dall'intrico nella radura: - Davi ordini, ed eri servito - ; che non è lo stesso di ‘comandante', va da sé.
Il silenzio di Ion On Kred è da ‘colpito'; come suo solito, c'affonda. Fin quando: - Che cazz...? - allo strisciare dattorno, percorsi minuti di cammino lungo l'impercettibile erta a sinistra oltre la radura.
Dopo un secondo: - Animali... - valuta la guida, riavviata.
- M'era sembrato ad altezza d'uomo... - , azzarda Ion.
- Pure a me... - , fa eco Mia.
- Rettili, roditori, uccelli. - Molly si ferma prima del breve digradare verso l'acqua. - Comunque, siamo alla fonte: luogo ideale, per tendere agguati. - No, non ha voluto rassicurarli con facilonerie. - Voi scendete, sciacquate e riempite i cocchi; da ora sta solo a me, tenere gli occhi aperti. -
In un niente col niente come per il resto, nei giorni precedenti la Capolpòsa aveva legato a ogni estremità di due rami una rete di liane dove annodati i gusci: in totale, quattro reti e sedici gusci finora portati da sola – impicciando in simili equilibrismi la sé stessa di scorta; due pali adesso calati da Mia e Ion, che già in ginocchio si sporgono tendendo braccia e reti alla fonte per sciacquare e riempire gusci. Infine ancor chini si voltano, caricano sulle spalle i rami e cautamente per far cadere meno acqua possibile sono di nuovo in piedi, risalendo verso Molly.
Che mentre li guarda, avverte la puzza; poc'anzi mancante: non era stata faciloneria, la sua. - Fermi! - , a voce bassa. - Mettete giù lentamente; tu di meno, Ion. - La puzza viene proprio da dietro di lui.
Anch'egli adesso sente del fetido: non c'aveva badato, nell'attuale ambientino. Deponendo l'asta, vede avvicinarsi da destra l'uomo nudo con le labbra feroci scoperte su frammenti aguzzi di denti limati: per mangiarselo meglio. Senza versare troppe gocce, Ion fa in tempo ad allungargli un calcio nella zona sensibile più esposta: le palle.
- Uh...! - sprizza saliva esalando dolore il predatore, piegato in due. Tornatogli il respiro, si risolleva; e dallo sguardo, è molto incazzato.
Ion gli scarica una serie di uno-due in faccia, al collo, contro petto, addome, fianchi: come pestare una sagoma in gomma e legno, che si smuove appena.
Più saldo d'un totem, l'isolano ghigna scoprendo l'affilata dentatura; non manca ironia, nell'eloquente sguardo ‘Tu a me?'
Il sapiens-sapiens prova la replica d'un calcio mozzafiato nei coglioni.
Stavolta il regredito se l'aspetta, e bravo ad arretrare lo schiva. Nonostante il cavo orale messo male, adesso sfoggia un'azzeccata maschera altera; schifato, squadra il lontano cugino dall'alto in basso: là, il ‘superiore' è lui.
Finché Molly non gli arriva di fianco, e con una mano sotto il mento e l'altra dietro il capo ne torce il collo. Strak, e lo zombi ruspante s'affloscia stecchito.
- Cazzo! - , si guarda le nocche insanguinate Ion. - Ero certo che m'avrebbe ucciso. - Alza gli occhi sulla salvatrice: - Grazie... ancora! - , tornandoli inevitabilmente all'ominide steso.
- Torniamo - , s'affretta Molly. Prima che giri il viso, è percepibile la sua soddisfazione. Poi affronta l'ascesa del dosso da dove appena scivolata giù di corsa, costretta (in quanto femmina quindi maggiormente evoluta) a uccidere il suo primo ‘cannibale primitivo post-moderno'.
In fila come all'andata, ma adesso in disciplinato silenzio, tornano al riparo dietro le trappole; anche se, lasciando la fonte, a Ion era venuta la battuta simil-zombi: ‘Portarcelo, lavarlo a mare e braciarlo pure già condito di sale, no?' Seguita dalla simil-umana: ‘Nemmeno grasso per sapone?'
Sulla spiaggia, possono tirare sospiri. [...]
L'auto pubblica esce da uno dei varchi dell'area eliportuale, controllati militarmente. Come durante il ritorno in elijet, Carmela Tèngo tiene gli occhi bassi per non vedere cosa accade all'esterno; finché, poco dopo, saluta le nuove amiche e scende avviandosi di corsa verso casa.
Lo sguardo fra le due su ciò che via via trovano sa di ‘Quasi meglio l'isola', al retrogusto di ‘Se tieni sempre la guardia alta contro gli ominidi cannibali e accetti la rinuncia perenne a carta igienica, cura dei denti e al resto nella civiltà degli agi'. Comunque dallo scarso peso, confrontati a quanto d'altrettanto moderno scorre nei finestrini del taxi: più che quando scaricata a Mèntoh la penultima Mia, una presenza massiccia di soldati. Incrementati pure i sensi obbligati o invertiti. Nuove zone sono state interamente transennate, per ‘lavori in corso'. Altre vanno a fuoco, preannunciato dal fumo e torme di ratti in fuga; senza però pompieri all'orizzonte. Dove appaiono i primi zombi d'ultima generazione rivisti da M&M tornate nel mondo delle comodità, sulle quali imposto questo caro prezzo. Laceri e affamati, vagano; considerata la bassa aspettativa di vita per un mezzo morto standard, non diversi dai predecessori. Più avanti, passa veloce l'immagine di uno (indefinibile se in divisa) sparare da lontano a un gruppetto di vivi morenti. A piazza Tabène, invece, due d'essi stanno avendo la meglio su una giovane: tenuta giù, si contorce; le hanno già strappato brandelli di carne. I due zombi alzano occhi voraci sul taxi che sfila.
Mia porta le mani al volto per non guardare quei ghigni insanguinati e la poveretta dimenarsi, sorpresa da una brutta fine: poco distante, in terra, lo scooter da dove sbalzata percorrendo il senso unico ancora transitabile cui ridotto l'ampio boulevard; il mezzo è rimasto in moto, la ruota posteriore continua a girare nel vuoto come le zampe di un animale ferito che steso sul fianco provi a rialzarsi.
Gli occhi di Molly vanno al finestrino opposto. Due soldati del cordone oltre la strada se ne distaccano, diretti al macabro trio; senza fretta, e comprensibilmente: non sono abbigliati adeguatamente, e dirimpetto piazza Tabène è infestata dagli zombi evidentemente fatti defluire in settori dove contano di controllarli. Forse la ragazza non ha visto il divieto alle due ruote, uscendo dalla biforcazione dopo viale Tale.
Alcuni vivi morenti sbandano anch'essi verso di lei, altri barcollano interessati a quanto c'è sotto le divise nello schieramento dietro i due in avanscoperta. Che da questa formazione non si siano viste reazioni armate contro chi li fissa come polli fritti significa frame troppo breve o nessuna ulteriore legge speciale applicata fintantoché Mia e Ion sono rimasti al confino. Dall'antecedente deportazione di Molly, qualcosa in più è giocoforza cambiato.
L'obeso tassista sospira, nonostante avvezzo e proprio perciò. - Ma dico io...! - le sue prime parole da quando, dopo le due impostazioni sul navigatore, aggrappato al volante immerso nelle proprie rotondità si disimpegna in agili serpentine fra il macello di Monopolis; una vocetta stridula è compressa nel collo taurino da bovino castrato. - Cos'aspettano, a organizzare una bella macedonia di zombi? - , par confermare stabile ma non critica l'escalation di leggi speciali; dal prossimo step, un taglio oltre la tela del quadro dipinto sull'isola da Ion: giusto incontro alla macedonia di zombi. - Poi, flambé! - conclude la sua teoria, già realtà, Mortimer Itate – come segnalato chiamarsi dalla targhetta di servizio interna. - Che credono, di rieducarli? -
Magari!, pensa Mia senza dirlo: ci mancherebbe attaccare un pippone partendo proprio dalla rieducazione del tassista, coll'ansia per i suoi che stringe alla gola.
“Un mondo che versa in fin di vita perché troppo assuefatto a macro-mangiate andrebbe rieducato!” Molly è disgustata da chi ancora rifiuta pure l'idea di dove originino i guai. Tace ugualmente, abituata per professione a calarsi nei panni dei ricercati: adesso che sono i suoi, meglio indossare con eleganza la linea ‘non attirar attenzioni, se sei evasa'.
I silenzi incassati come assenso hanno funzionato a zittire Mortimer, per fortuna delle ragazze: c'è voluta un'ora di giri tortuosi aggrovigliati dagl'itinerari d'emergenza, a raggiungere via Tiko. Itate il pragmatico accosta. M&M scendono. In strada già le ombre s'allungano dai pali dell'illuminazione pubblica, un caro ricordo lontano.
- Può attendere? - l'ex-detective Capolpòsa, preventivamente proiettata a più d'un poi.
L'amante della frutta mista (e dell'abbuffata in generale) deve prima disincagliare dallo sterzo metà pancia divisa di traverso dalla cintura di sicurezza, per girarsi a guardarla sopra il marciapiede. - Mi hanno pagato fino al Benvenuti - , risponde ‘se avete i soldi'.
Mia e Molly, al verde, si guardano.
Lui capisce. - E con tutti questi zombi in giro, preferisco le chiamate o le piazze sorvegliate. -
“Già, sennò sai quante costolette?”, immagina l'indossatrice nata del basso profilo Capolpòsa. Poi, forse, tra poco arrivano Ion, la sua auto e una pistola.
Pure la ladra Eloro sa, e da prima d'oggi, anche non farsi notare. Non crede che il perfetto candidato allo zombismo incastrato nel taxi rappresenti un problema, se lo manda - Affanculo! - [...]
Ma nemmeno dieci minuti, calcola Ion constatandone lo stile di guida in una cronotappa di ‘rally per limousine' da record – nonostante i secondi persi (di sicuro dietro permesso od ordini) quando uno zombi come questo in via Dilì manifesta anche unicamente la barcollante intenzione di scendere dal marciapiede sulla destra e il racer lanciato a palla non tira dritto bensì dèvia il bastante per andargli addosso travolgendolo. Spettatore d'una nuova specialità automobilistica urbana, il passeggero comprende in ritardo far score sia il timing sia l'abbattimento zombi.
Se ordini, l'esultanza è d'un team ligio e compatto. Dietro, si sganascia pure lo spezzadita dalle braccia corte: denti d'oro gli scintillano onnidirezionali, nella gincana – malgrado non possa godere dell'esibizione, sballottato dirimpetto a Ion e Ted Istruggo.
Solo lui sorride appena, sobrio.
Il cliente ha gli occhi sbarrati. Vede il navigatore dar indicazioni al pilota, che controsterza a sinistra e nello stridio dei sei pneumatici sbalza dall'asfalto un'anziana claudicante su largo Lide. Di nuovo tutti schiattano dagli starnazzi. Ion s'interroga circa gli eventuali parametri in questo gioco senza frontiere dove imposta perizia dalle oggettive difficoltà di distinguer lesti alla cloche uno zombi da chi semplicemente messo male non c'è però impazzito cambiando dieta per ingollarsi qualunque merda fra cui umani. Poi fa strano, che prima d'entrare nella limousine di servizio della Ted Istruggo Korporation gliene siano sfuggiti il sangue e i tessuti sull'anteriore o quanto schizza contro il parabrezza fino ai finestrini quaggiù: era già buio; e loro, fra un giro di lavoro e l'altro, probabilmente passati all'autolavaggio in filiale.
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