"Io non credo nel destino" di Elena Inuso conferma lo stile delicato e incisivo della sua penna, intinta in uno stile narrativo che fa sognare e, al tempo stesso, fa riflettere. Gli spunti di riflessione sono tanti. Iniziamo dalla tematica di base, che pervade il testo: L'amore. Si può amare e scegliere l'Amore ogni volta che si sente di dover seguire il cuore, oppure l'Amore va ingabbiato in regole prestabilite e cristallizzate, come possono essere quelle di un matrimonio in cui la passione è sfiorita, a causa degli eventi avversi della vita? Il senso del dovere corre in parallelo: è più importante l'Amore o il senso del dovere? - Ci hanno inculcato questo senso di inadeguatezza, di colpa e di peccato, ce l'ha imposto da sempre la società, i genitori, la religione. Ma quanto fa male esserne schiacciati, non riuscire a prendere consapevolezza delle proprie scelte, pensando di aver sbagliato nei confronti di qualcun altro? Quanto sarebbe bello, invece, accogliere e accettare tutto di noi stessi? Pensi che le persone che ti vogliono bene, e persino Dio, se ci credi, non vorrebbero vederti felice? - Becca si trova di fronte scelte difficili, che dall'esterno potrebbero essere giudicate, ma verso le quali occorre un approccio filosofico, al fine di scardinare una visione prestabilita delle cose, perché la vita, come il destino, è un enorme punto interrogativo: "Ma che cos'è, poi, il destino? Esiste per ognuno un insieme di inevitabili eventi che portano a una conseguenza finale, inevitabile e prestabilita? Siamo noi gli artefici del nostro destino, lo è un dio che stabilisce il nostro fato o, indipendentemente da tutto, il mondo è retto solo da un imperscrutabile caos? Forse, semplicemente, esistono milioni di infiniti destini e noi dobbiamo saper scegliere fra essi, lasciarci guidare dal flusso vitale, influenzarlo con le nostre azioni, accettarne gli aspetti più brutali, accogliere quelli più belli. E vivere, poi, il destino che crediamo sia stato scelto per noi, ma che, di fatto, abbiamo creato noi stessi". Elena Inuso, nella sua magistrale bravura narrativa, ci conduce "gentilmente" a riflettere su tanti altri temi: L'amicizia, quella vera, deve avere il coraggio di affrontare con schiettezza le divergenze di opinione? Come diceva Nietzsche, l'amico è colui che sa andare nella direzione opposta, pur rispettando la strada che ho scelto di percorrere. L'importanza di inseguire i propri sogni, che non devono essere secondi a nulla, perché una persona insoddisfatta non può rendere felici gli altri. L'importanza della cura della propria salute fisica, perché talvolta una leggerezza può costare caro non solo a noi stessi, ma ai nostri affetti. Infine, ma non secondaria, la necessità di riflettere sulle tematiche del fine vita, perché la vita ha un valore in sé che è la dignità di essere vissuta in quanto Persona. Un romanzo che conferma le doti letterarie di una scrittrice che farà strada, e non per il volere del destino, ma per la sua caparbietà e la profondità con cui sa esprimere se stessa.
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