Un uomo smilzo e riccioluto se ne stava seduto alla scrivania del suo studio illuminato solo dall'abat-jour da tavolo. Girò una pagina del libro che stava leggendo e accavallò elegantemente le gambe lasciando intravedere il calzino in cashmere blu. Vestiva in perfetto stile british, con pantaloni in tweed grigi e pullover coordinato ai calzini. La cameriera bussò delicatamente alla porta, doveva aspettare di essere ricevuta per poter entrare in quella stanza. - Avanti - disse l'uomo senza alzare gli occhi dal libro. - Mi spiace disturbarla, dottore. Le ho portato quello che aveva chiesto. - La donna avanzò con fare timoroso e appoggiò un pacco avvolto in una carta avana sulla scrivania, - posso fare qualcos'altro per lei? - chiese prima di congedarsi. - Non mi dispiacerebbe dell'earl grey - rispose l'uomo, - sembra che dovrò rimanere parecchio qui - aggiunse alzando gli occhi verso di lei. - Subito, dottore - , la cameriera fece un inchino e se ne andò. L'uomo posò il libro che stava leggendo e scartò il pacco. Come pensava, quei due imbecilli non erano riusciti a portare del tutto a termine la missione, ma almeno ora aveva qualcosa in più tra le mani. Prese il telefono e compose un numero. - È arrivato il pacco - disse non appena l'altra persona rispose. - E? - chiese la voce all'altro capo del telefono. - E come era prevedibile Ivan non è riuscito a concludere il lavoro, l'edizione greca è ancora là fuori da qualche parte. - - Cosa abbiamo per le mani? - - Quella inglese dell'Ottocento, siamo tornati indietro di tre anni praticamente, questa edizione la conosco a memoria. - Sebbene fosse italiano, gli anni passati in Inghilterra avevano influito sul suo accento. - Cristo - imprecò il suo interlocutore, - tutto questo casino per nulla... - - Forse non per nulla - lo interruppe l'uomo. - Penso di aver trovato qualcosa. Le pagine sono piene di appunti a margine e sottolineature - proseguì sfogliando il libro - amico mio, forse siamo sulla strada giusta. Conosco ogni parola di questa edizione, ma queste aggiunte sembrano richiamare qualcos'altro. - - Di che si tratta Bruno? - - Ancora non lo so, lo devo studiare bene. Nel frattempo dobbiamo occuparci della ragazza. Sai, stavo pensando, non è poi un problema che abbia colto in flagrante il nostro Ivan. Se ho capito bene di che pasta è fatta, ora vorrà vederci chiaro e potrebbe essere preziosa per noi. Tu la puoi avvicinare vero? - - Continua - - Diciamo che se lei facesse delle ricerche per conto nostro noi potremmo avvicinarci sempre di più alla verità, ma è sola e non sa da che parte cominciare... - - Ci penso io, Bruno. Tu scopri qualcosa su quel dannato libro, di lei me ne occupo io. -
Qualcuno la inseguiva, poteva sentire i suoi passi pesanti dietro di lei. Era sempre più vicino. Correva a perdifiato nell'oscurità senza voltarsi indietro. Si stava avvicinando sempre di più. Era a pochi metri da lei, sempre più vicino. Si voltò per valutare la distanza, inciampò sui suoi stessi piedi e cadde. Un'ombra scura e imponente la sovrastava. In mano teneva qualcosa. Il suo volto si trasformò in una maschera deforme e dalla sua bocca uscì un suono innaturale, alieno. “L'edizione greca” la voce risuonava nell'aria mentre il volto dell'uomo si contorceva su sé stesso. Poi un'esplosione silenziosa illuminò l'ambiente di un blu talmente intenso da sembrare artificiale. Si svegliò con il batticuore. Il monitor le segnava una leggera tachicardia, doveva calmarsi, era solo un sogno, o meglio un incubo. In un lampo le tornò alla mente tutto, la casa a soqquadro, il ladro in corridoio, la colluttazione e il libro. Non poteva essere un ladro, quale ladro potrebbe voler rubare un libro. Poi ebbe un altro flash. Quell'energumeno aveva parlato dell'edizione greca, che cosa poteva mai volere un criminale da un testo in greco ma, soprattutto, agiva da solo o per conto di qualcun altro? Non poteva ragionarci da sola, aveva bisogno di una mano. Stava per prendere il telefono quando due uomini in divisa bussarono alla porta. - Perdoni l'interruzione, sono l'ispettore Esposito e questo è l'agente Manfredi, vorremmo farle qualche domanda. - I due si avvicinarono al letto. L'ispettore, il più anziano dei due, esordì con voce pacata: - Sappiamo che ha avuto una brutta esperienza, signorina Contin, e che dato il trauma potrebbe non ricordare nulla, ma vorremmo sapere se rammenta qualcosa, qualsiasi cosa. Manfredi, giovane e zelante, aggiunse: - Non si preoccupi, questa è solo una chiacchierata preliminare, non appena le sarà tornata la memoria approfondiremo la conversazione. - - Non ce ne sarà bisogno - lo fermò Sofia, - ricordo tutto. - - Davvero? - si meravigliò l'ispettore. Lei annuì mentre il più giovane estraeva penna e bloc-notes. - Molto bene, perché non comincia dall'inizio? - Sofia raccontò l'accaduto con precisione studiando le espressioni sui volti dei due uomini mentre parlava. Al termine della deposizione, come era prevedibile, la tempestarono di domande cariche di scetticismo sull'oggetto del furto. - È sicura che fosse interessato a un libro? La mente può giocare brutti scherzi, soprattutto dopo un trauma, sarebbe comprensibile se lei non ricordasse bene alcuni dettagli. - - Le sto dicendo che è così. Quell'uomo è entrato in casa mia per rubare due libri, uno l'ha trovato, l'altro non è in mio possesso. - - E, secondo lei, per quale motivo li stava cercando? - chiese Esposito con scarsa convinzione. - Non lo so proprio - rispose Sofia. - Molto bene, signorina. Direi che per oggi abbiamo finito. Domani mattina le manderemo un disegnatore della polizia per l'identikit. Nel frattempo le lascio il mio biglietto, nel caso in cui le tornasse in mente altro. Torneremo tra un paio di giorni per riparlarne. - Scocciata per lo scetticismo dei due poliziotti prese in mano il telefono e compose il numero della prima persona che le venne in mente. - Sofia, tutto bene? - Max era preoccupato. - Ciao Max, scusami per l'ora ma ho bisogno di te. Ho appena parlato con la polizia di quanto accaduto e sembra tutto così assurdo. Hai qualche minuto? - - Ti è tornata la memoria? - - Si. - - Bene, racconta. Sono tutto orecchie. - - Quando sono tornata a casa dopo la lezione c'era qualcuno nel mio appartamento, un tizio alto e robusto che stava frugando tra le mie cose. Non ti saprei dire perché era lì e cosa cercasse di preciso, ma di certo non era un ladro qualunque - iniziò Sofia. - Cosa vuol dire che non era un ladro qualunque, chi poteva essere? - le chiese Max. - Non lo so di preciso, ma sono certa non fosse un semplice ladruncolo. Cercava un libro - proseguì lei. - Un libro? Spiegati meglio. - - Quando l'ho colto sul fatto aveva in mano un volume dell'Ottocento, un'edizione inglese poco nota ai più. Era un regalo di mio padre, di per sé non ha molto valore se non quello affettivo, ecco perché ti dico che non può essere un ladro, quale ladro avrebbe interesse nel rubare della carta? Ma la cosa ancora più strana è quello che mi ha detto. Era interessato al suo archetipo in greco. - - Molto strano. Già il fatto che un delinquente possa saperne di filologia tanto da conoscere l'esistenza degli archetipi mi lascia senza parole ma, soprattutto, cosa contengono quei libri? - - Ti ripeto, nulla di valore. L'edizione inglese non è altro che un saggio filologico sulle opere di Platone, vengono citati alcuni dialoghi e altre opere famose, insomma non stiamo parlando della mappa del tesoro. Del testo in greco non so che dirti, non l'ho mai avuto. Ciò che è certo è che c'è qualcosa sotto, qualcosa di molto strano, il mio intuito non mi tradisce mai. Dobbiamo scoprire di che si tratta e ritrovare il mio libro, è importante per me. Mi puoi aiutare? - chiese lei timidamente. - Posso fare di più - aggiunse Max, - posso portare nella squadra uno dei massimi esperti di filologia classica, sicuramente lui saprà darci una mano. - - E chi sarebbe questo esperto? - - Mio padre - sentenziò Max.
Il tragitto per arrivare a casa del professor Cappelli fu breve. Max si era proposto di andare a prenderla in macchina ma lei aveva preferito prendere un taxi, dal momento che aveva organizzato l'incontro con il padre non voleva approfittare ancora di più di lui. La città vista dal finestrino sembrava lontana, impalpabile. Lavoratori in completo si affrettavano a raggiungere le proprie abitazioni controllando l'orologio mentre flotte di turisti correvano sulle strisce pedonali evitando le auto con gli occhi impauriti. Le serrande dei negozi iniziavano ad abbassarsi nell'attesa di essere riaperte l'indomani mattina. Tutto scorreva in silenzio davanti agli occhi di Sofia, spettatrice unica di quel film muto dove gli unici colori erano il blu della sera e l'arancione delle luci dei lampioni.
Veronica Rinaldin
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