Atapuerca - Spagna - Iglesia di San Lesmes - 3 Luglio 2002. - Padre nuestro que estas en los cielos, santificado sea tu nombre, venga a nosotros tu reino y hagase tu voluntad asì en la tierra como en el cielo. Perdona nuestras deudas, asì como nosotros perdonamos nuestros deudores.
Il sacrestano, sollecitato da Martinez, accostò il portone della vecchia chiesa, si guardò nervosamente intorno, prese la banconota di mancia e subito la nascose nella tasca interna della giacca. - La iglesia se comenzó a construir a finales del siglo XIV en un lugar próximo al que había ocupado la capilla de San Juan Evangelista, erigida en 1074 por Alfonso VI. - borbottò - El francés Adelelmo o Lesmes, que había sido abad de La Chaise-Dieu, en Auvernia, vino a España, a instancias de la reina Constanza, para elevar el tono espiritual de la corte de Alfonso VI, de la que se retiró pronto para dedicarse al cuidado de los peregrinos jacobeos que pasaban por la ciudad de Burgos. Falleció en 1097 y fue enterrado en la capilla de San Juan, que pasó a tomar su nombre y a depender del vecino monasterio de San Juan, del que fuera primer prior el citado santo.
- Dice che la chiesa è stata costruita verso la fine del XIV secolo sulle rovine della cappella di San Giovanni Evangelista... - tradusse Martinez, facendo cenno all'uomo di attendere.
- Questo l'ho capito, - rispose Alicia - lascialo continuare.
- La capilla fue demolida en 1382 a instancias del rey Juan I, y con su ayuda se erigió un nuevo edificio, que a finales del siglo XV sufrió una importante transformación, - continuò il vecchio, masticando nervosamente tabacco - el actual templo se corresponde, en esencia, con la obra realizada a finales de esa centuria.
- La cappella fu demolita nel 1382 e venne costruito il nuovo edificio che, alla fine del XV secolo, subì una importante trasformazione.
- Corrisponde a verità che don Alvaro custodisca i disegni originali della vecchia cappella? - insistette la donna, frugando nella borsa alla ricerca di un'altra banconota.
Il sacrestano scosse ripetutamente il capo e immediatamente i suoi occhi scuri tradirono un senso di profonda irrequietezza.
- Non caveremo niente da quest'uomo, - grugnì Martinez - dobbiamo parlare col prete.
- Gli ho scritto diverse lettere... gli ho anticipato anche una congrua donazione per i poveri della sua parrocchia, non si è mai degnato di rispondermi. Cosa ti fa pensare che mi parlerà adesso?
- Siamo qui per questo no? Appena avrà finito di celebrare la messa cercheremo di farci ricevere direttamente da lui. Tu però devi cercare di tenere a freno la tua irruenza. Non siamo nell'aula magna dell'Università... questo è un paese di poco più di mille abitanti dove il tempo scorre lento come ai tempi della costruzione di questa chiesa. Cerca di entrare in sintonia invece di travolgerlo come tua abitudine!
- Il tempo non aspetta nessuno, - ribadì Alicia, facendo cenno al sacrestano che poteva continuare il suo lavoro - dobbiamo capire cosa c'è qui sotto prima che lo faccia qualcun altro.
- Sempre che ci sia davvero qualcosa da scoprire! E poi perché dovrebbe essere proprio qui, sotto la chiesa, e non in qualunque altro luogo qui intorno?
- La risposta è semplice, - ribadì stizzita - se fosse altrove l'avrebbero già trovato! L'epicentro del disturbo è stato localizzato accanto all'altare, in corrispondenza dell'antico sacrario.
- Non c'è alcun disturbo, - continuò Martinez - hanno monitorato tutte le frequenze senza riscontrare nessuna emissione radio.
- Però nessuna apparecchiatura elettronica è in grado di funzionare, i telefoni cellulari sono muti e le telecamere non registrano altro che un fruscio ininterrotto. Ti rendi conto che questo è l'unico posto al mondo dove è riscontrabile un'anomalia del genere?
- Dòminus vobiscum.
- Et cum spìritu tuo.
- Benedìcat vos omnìpotens Deus, Pater et Fìlius et Spìritus sanctus.
- Amen
- Ite, Missa est.
- Deo gràtias.
Don Alvaro alzò gli occhi e le braccia al cielo per qualche istante e nessuno dei presenti osò rompere il silenzio mistico che si era creato.
Quando abbassò di nuovo lo sguardo, cercò insistentemente i due stranieri che sostavano all'interno del portone.
- Desculpame... - sussurrò il sacrestano, restituendo la banconota ad Alicia, poi sospinse i due antoni di legno massello ed il sole illuminò con prepotenza l'antico pavimento consumato della chiesa di San Lesmes. Uno ad uno i fedeli si avvicinarono al vecchio prete per un ultimo saluto e solo dopo aver scambiato qualche parola con lui, s'incamminarono lentamente verso l'uscita.
Nessuna delle donne guardò in faccia i due stranieri, gli uomini invece fissarono prepotentemente Alicia, parlottando sommessamente tra loro.
- Vado io dal prete, - esclamò Martinez - mettiti in un angolo e fai finta di pregare.
- Pregare... gli scienziati usano la logica al posto del cuore. Sprecano tutta la loro vita per farci credere che siamo figli di una scimmia e solo in punto di morte si rendono conto di aver sbagliato tutto. - Di colpo le tornarono alla mente le parole di sua madre mentre usciva dalla camera da letto con gli occhi pieni di lacrime. No, pregare non era ancora una priorità da aggiungere alla lunga lista delle cose da realizzare... ma se inginocchiarsi davanti ad una statua di legno poteva servire allo scopo, allora era disposta a farlo.
E' strano come i volti dei santi sembrano seguirti in ogni angolo della chiesa, è come se avessero la facoltà di leggere dentro mille anime all'unisono e di sapere per ognuna quale sia la giusta cura. Alicia fu colta da un brivido improvviso, si coprì le spalle con le mani e nello stesso istante sentì chiamare il proprio nome.
Martinez la chiamò più volte, strappandola da quello strano torpore e lentamente s'incamminò verso di lui che la condusse di fretta fin dentro la sacrestia. - Don Alvaro parla bene l'italiano, - spiegò - è stato diverse volte a Roma, sembra ben disposto nei nostri confronti.
Il vecchio prete era in piedi nella stanza, alla mercé di un chierico e di una perpetua che lo aiutavano a spogliarsi dei paramenti. Ogni tanto tossiva e poi rigirava in bocca la saliva, prima di sputarla di nascosto dentro un fazzoletto ingiallito. - Avanti... avanti, - esordì, con voce roca - mettetevi pure a sedere dove vi pare. In quella brocca c'è del vinsanto, i bicchieri sono lì... da qualche parte, servitevi da soli.
- Le ho scritto diverse lettere e le ho anche mandato una donazione per la chiesa... - sussurrò Alicia, guardandosi intorno spaesata - ma non mi ha mai risposto.
- Ho pensato che se fosse stato per qualcosa di importante, saresti venuta a trovarmi, tu sei l'astrologa italiana vero?
- Astronoma... astronomia, - sorrise, sillabando una ad una le lettere della parola - l'astrologia è una scienza nettamente diversa dall'astronomia. Io non mi occupo di oroscopi, guardo il cielo per scoprire nuovi pianeti, nuove stelle nell'immensità delle galassie.
- Cosa usa per guardare così lontano, un telescopio? Io ne ho uno con cui ho seguito l'ultima eclissi, mi è stato donato da un Vescovo del Vaticano.
- Si, una specie di telescopio, ma molto potente, si trova nello spazio per non essere disturbato dall'atmosfera terrestre.
- E può vedere in ogni parte dell'Universo?
- In teoria può vedere tutto...
- Però non hai trovato Dio, - sentenziò, con tono greve - per quanto tu abbia cercato, non hai trovato Dio.
Alicia non riuscì a formulare una risposta logica. Attese per qualche istante che Martinez la togliesse dall'impaccio, e quando si rese conto che nemmeno lui sapeva cosa dire, abbozzò un timido cenno di resa. - Ha ragione don Alvaro, ma come fa lei a saperlo?
- Quando si scrive ad un vecchio prete di campagna, bisognerebbe tener conto che si tratta di un povero pastore di anime, poco propenso a leggere un foglio stampato a macchina. Con quelle diavolerie di computer che usate oggi, le parole sembrano tutte uguali, non si capisce se chi sta scrivendo soffre, se è felice o se ha il cuore pieno di rimorso. Le tue lettere sono ancora lì, da qualche parte, qui non buttiamo via niente, siamo gente povera che dà valore anche alle piccole cose.
- Le ho mandato un assegno...
- Quello puoi riprendertelo, nessuno l'ha voluto, ora però mettiti seduta e spiegami perché hai fatto tanta strada per vedermi.
Cercò con lo sguardo Martinez che subito annuì.
- Siamo qui perché abbiamo saputo che c'è qualcosa di anomalo nella chiesa... o sotto di essa, qualcosa che non fa funzionare gli apparecchi moderni.
Don Alvaro abbozzò un sorriso: - Il mese scorso è venuto un tecnico della sociedad electrica. Aveva con sé innumerevoli... herramientas de detección...
- Strumenti di rilevazione. - tradusse prontamente Martinez, versandosi un bicchiere di vinsanto.
- ...pero no ha encontrado precisamente nada!
- Ma non hanno scoperto niente di strano.
- Dipende da quello che stava cercando, - commentò Alicia - io non credo che si tratti di emissioni radio.
Il prete arricciò le sopraciglia.
- Depende de lo que estaba buscando. - Precisò Martinez, affinché fosse chiaro il concetto - Ella no cree que puede ser una transmisión de radio.
Don Alvaro scosse il capo, ringraziò il chierico e la perpetua per averlo assistito e si incamminò verso la canonica. - El diablo no duerme en virtud de las iglesias. - brontolò, sputando per l'ennesima volta dentro il fazzoletto - El diablo vive en los corazones del mal.
Alicia lo rincorse fin sulla soglia: - Non è il diavolo che sto cercando, - lo affrontò - ma il nucleo ferroso di un grosso meteorite caduto qui alla fine del primo millennio.
- Un meteorito que cayó aquí? - si voltò di scatto - Cómo se sabe qué sucedió en el pasado?
- Ho studiato le carte dell'epoca e poi ho elaborato un modello matematico... mi scusi se glielo dico in modo sfacciato, ma io credo che lei sappia benissimo di cosa sto parlando... e la smetta usare lo spagnolo per rendere più complicato questo colloquio!
- La vertad es complicado, - borbottò il prete - como estudiar el cielo sin encontrar a Dios.
- Avrei potuto chiedere un permesso al Governo e arrivare qui con una squadra di tecnici e scienziati, - reagì nervosamente Alicia - invece ho scelto la via della mediazione.
- El Obispo no otorga a la excavación de la iglesia.
- Faccia come crede, ma io le dico che sta sbagliando!
Quando uscì dalla Chiesa, si mise ad urlare tutta la sua rabbia verso il cielo, subito inseguita da Martinez che provò a farla ragionare. - Grazie per avermi ascoltato, - la affrontò con sarcasmo - ora ci siamo bruciati l'unica possibilità di collaborare col prete! Non ci resta che contattare il direttore del sito archeologico di Atapuerca, e chiedere il suo aiuto per dei piccoli scavi di assaggio attorno alla chiesa. - Come te lo devo spiegare che quel dannato nucleo ferroso non è affossato attorno alla chiesa, ma sotto di essa! Le carte dell'epoca raccontano che la cappella di San Giovanni Evangelista fu eretta dopo che il fuoco sacro venne dal cielo per purificare i peccati del mondo.
Quel meteorite era sempre stata la sua ossessione, ed ora che sembrava a portata di mano, le veniva preclusa la possibilità di appurarne la vera essenza. Ma com'era possibile che il suo nucleo ferroso azzerasse completamente le comunicazioni radio su tutte le frequenze, inibendo di fatto qualsiasi microprocessore? Nella chiesa di San Lesmes cessavano di funzionare le macchine fotografiche elettroniche, le telecamere e persino le calcolatrici, come se qualcosa di indefinito riuscisse ad annullare le operazioni matematiche compiute dal chip digitali di ogni computer. Alicia sapeva bene che, da sola, una massa ferrosa non poteva avere un simile potere, e si stupiva dell'indifferenza generale dei ricercatori del luogo, molto più interessati alle "quattro ossa" di Atapuerca che al mistero di quel meteorite.
Quella notte dormirono a Santovenia de Oca, sulla strada per Burgos, da cui il mattino seguente sarebbero partiti per Madrid.
L'indomani, di prima mattina, Alicia ritornò invece nella chiesa, si inginocchiò su una delle antiche panche e, a capo chino, finse di pregare.
Il pianto flebile di un neonato sembrò echeggiare tra le volte ancestrali, aguzzò le orecchie e la voce divenne sempre più nitida. Si rese conto che arrivava da una delle grate poste ai lati dell'altare. Si chinò su di essa e udì distintamente la voce di don Alvaro: - Ego te baptizo in nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.
Qualche minuto più tardi comparve una donna che stringeva tra le braccia il suo bambino. Era avvolto in uno scialle nero, quasi volesse proteggerlo dal mondo intero. Uscì con passo svelto, seguita dal sacrestano che l'aiutò ad aprire il portone, per poi richiuderlo con aria furtiva.
Alicia continuò la sua finta preghiera finché il vecchio prete si accorse di lei. La raggiunse con passo lento e barcollante, le si inginocchiò accanto e disse: - Aprender a orar es aprender a vivir.
- Si... - rispose, senza guardarlo in volto - imparare a pregare è imparare a vivere ma sono in collera con Dio perché ha permesso che mio padre morisse quand'ero ancora bambina.
Abel Wakaam
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