
Seduto in veranda, l'ex maresciallo Molinaro appoggiò la lettera sul tavolino. Erano trascorsi alcuni anni da quando, costretto su una sedia a rotelle, si era occupato del suo ultimo caso come consulente esterno. A spingerlo ad accettare, era stato più che altro l'affetto e l'amicizia che lo legavano a Laura, la sua badante. L'ex marito le aveva rapito il figlio, un simpatico moccioso a cui Molinaro aveva imparato a voler bene. Era stata un'indagine serrata e non priva di momenti angoscianti, ma alla fine l'avevano spuntata. Non era stato semplice, tutt'altro. Il padre del bambino si era rivelato un osso duro, anche se le fasi del rapimento avevano fatto pensare il contrario. Dopo un'iniziale titubanza, Molinaro si era fatto in quattro per dare una mano, soprattutto al suo sostituto, il maresciallo Capuano. Si era trattato più che altro di una guerra di nervi, con momenti di altissima tensione che avevano portato l'ex maresciallo a rischiare il tutto per tutto. Dopo aver scoperto dove il padre teneva segregato il bambino, con un colpo di scena finale era riuscito a portarlo allo scoperto. La sorpresa, oltre alla reazione del bambino che nel frattempo era riuscito a divincolarsi, avevano avuto una parte determinante nell'epilogo. Il colpo partito dalla pistola di Capuano, aveva scritto la parola fine sulla storia e sulla vita di Paolo Bertesi, il rapitore. Averlo ritrovato sano e salvo aveva procurato a Molinaro una grande soddisfazione ma, col senno di poi, aveva capito che non poteva più reggere lo stress che un'azione sul campo richiedeva. Dopo una lunga riflessione, aveva venduto la propria abitazione di città per acquistare un casolare in aperta campagna, a due passi dal grande fiume. Originario del Sud, in un primo momento aveva pensato di tornare al paese natale, ma, alla fine, aveva scartato quasi subito l'idea: ad aspettarlo non c'era ormai più nessuno, mentre a Castellana aveva amici, conoscenti, oppure semplici cittadini che, da sempre, lo stimavano per il lavoro svolto in tanti anni di onorato servizio. A Massafra, al contrario, si sarebbe scontrato solo con ricordi dolorosi e persone che, molto probabilmente, non l'avrebbe neppure riconosciuto. E ora, come il famigerato fulmine a ciel sereno, era arrivata quella lettera, gradita quanto inaspettata sorpresa. Nell'era delle e-mail, dei cellulari e tutte le altre diavolerie super tecnologiche, rompere la busta e annusare l'odore della carta l'aveva reso felice come un bimbo. Nessun indirizzo del mittente, solo il suo nome e la località: Castellana. Scacciando una fastidiosa zanzara, finì l'ultimo sorso di limonata ghiacciata e la rilesse per l'ennesima volta.
Egregio maresciallo Molinaro, Solo qualche tempo fa, quasi per caso, venni a conoscenza del terribile incidente di cui siete stato vittima. Ignoravo inoltre che, a seguito di questo, abbiate preso la decisione di ritirarvi a vita privata, anche se vi posso comprendere. Come spero possiate ricordare, ci conoscemmo durante un'indagine congiunta su alcune cosche che operavano tra la mia amata Sicilia e la Lombardia, dove voi avete sempre operato. E fu proprio grazie alla vostra sagacia e al vostro acume che, dopo mesi di indagini, riuscimmo a sgominarle quasi del tutto. Conservo un gradevolissimo ricordo della vostra persona e ora, a distanza di anni e in occasione della bella stagione, sarebbe per me un vero piacere avervi come ospite nella mia modesta dimora di Monreale. Naturalmente, se nel frattempo avete preso altri impegni non mi offenderò di certo, ma sarei davvero onorato di passare qualche giorno in vostra compagnia. Per ciò che riguarda la durata, non dovete preoccuparvi: con una pacca sulla spalla, lo stato ha deciso di mandarmi in pensione, per cui potrete restare quanto vorrete. Confidando in una vostra risposta, vi porgo i miei più sinceri saluti e vi auguro ogni bene, con assoluta simpatia ammirazione Vito Bonfiglio.
Danio Mariani
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