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Autore: Marco Preite
Luce oscura
Narrativa giallo
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Luce oscura
Torre San Giovanni (Le), 11 ottobre 2017 ore 10.00

Seduto su una panchina, con il viso segnato dal tempo e gli occhi che avevano già visto troppo, il vecchio osservava il mare come ipnotizzato. La sua mente correva ormai più del suo corpo e davanti ai suoi occhi scorreva il film, solo per lui, unico spettatore.
Una lacrima dal sapore amaro scese fino alla bocca, il vecchio dilatò le narici e si lasciò invadere dal profumo del mare. Poi si alzò di scatto, non poteva perdere altro tempo, il suo compito non era ancora ultimato.

Milano, 20 novembre 2003 ore 5

Marco aveva appena iniziato il turno. Dopo uno sbadiglio arrivò la prima corsa del mattino, a bordo della sua Fiat Multipla si diresse verso l'indirizzo segnato. In via Birolli 11, zona Maggiolina, il cliente era già in strada ad attendere il taxi. - Buongiorno dove la porto? -, domandò Marco al cliente che senza neanche salutare rispose secco - Linate -. Silenzio assoluto durante l'intero tragitto, però una volta a destinazione, il cliente pronunciò la parolina magica - Tenga il resto -. Marco, ingranando la marcia per ripartire, pensò, quanto bello sarebbe stato se tutti i passeggeri fossero stati così maleducati ma generosi. Secondo sbadiglio di giornata, ci voleva proprio un caffè. Marco tutte le mattine faceva tappa fissa al bar da Pietro, in largo Augusto. Mentre scendeva dalla sua auto, il tassista pensò di dare una controllata pure ai sedili posteriori, spesso capitava di trovare monetine o cellulari persi dai vari clienti. Quella mattina un oggetto attirò la sua attenzione: un'agendina rossa, che era finita in mezzo ai sedili. Incuriosito, Marco iniziò a sfogliarla. C'era segnato qualche appunto e mentre entrava nel bar il suo orecchio fu catturato dal notiziario radio: il cronista descriveva la scena di un crimine che si era appena consumato. - La polizia è intervenuta alle cinque e quaranta circa, la scientifica è già all'opera alla ricerca di tracce utili per identificare l'assassino. Dai primi riscontri si esclude la rapina, probabilmente il movente è di origine personale. Quindi sarà compito degli inquirenti passare al setaccio la sfera privata della vittima, Vittorio Scalzini, un noto avvocato penalista.
Il professionista è stato soffocato, da indiscrezioni sembrerebbe con un sacchetto di plastica, naturalmente si attende l'esito dell'autopsia sul cadavere. Per ora è tutto, qui da via Birolli 11, se ci fossero novità vi darò degli aggiornamenti -.
- Ehi Marco, hai sentito la notizia? Ti faccio un bel cafferino? -, chiese Pietro, il simpatico barista toscano.
- Sì, grazie Pietro -, rispose distrattamente Marco, con gli occhi rivolti all'agendina. Quando lesse l'appunto del giorno corrente, gli si gelò il sangue, un terribile dubbio iniziò ad assillarlo, quell'agendina sembrava scottare tra le sue mani. Quel giorno solo poche righe appuntate: V.S via Birolli 11.

L'uomo con il cappotto nero masticava nervosamente una chewingum a bordo del taxi che da Linate lo stava riportando verso il centro. Dopo aver messo la mano in tasca e non aver trovato la sua preziosa agenda, era balzato sul primo taxi in stazionamento a Linate. Aveva pianificato tutto nei minimi dettagli: era stato attento, aveva indossato i guanti, dei calzari ai piedi e la chiamata al taxi l'aveva effettuata con il cellulare della vittima, con sé non aveva alcun apparecchio. Avrebbe dovuto agire come un fantasma, ma quell'agendina rischiava di compromettere tutto. Doveva recuperarla a qualunque costo.
L'agendina non sarebbe stata direttamente riconducibile a lui, ma se fosse stata trovata, il suo piano sarebbe sfumato. Iniziò a masticare ancora più avidamente quando la radio del tassista iniziò a trasmettere il giornale radio, descrivendo il fatto di sangue appena rinvenuto nel capoluogo meneghino. Giunto in prossimità di Largo Augusto, l'uomo con il cappotto nero pensò che quella fosse davvero la sua giornata fortunata. Fece fermare il taxi e dopo averlo pagato, si appostò a una decina di metri dalla Multipla bianca parcheggiata proprio di fronte al bar. Salutato Pietro, una volta fuori, gli occhi di Marco incrociarono quelli cupi dell'uomo con il cappotto nero ed entrambi capirono che l'uno sapeva dell'altro.
- Vedo che hai trovato la mia agenda -, disse con tono sarcastico il cliente, tendendo la mano.
- Sì, eccola -, rispose Marco porgendogliela con mano tremante. L'uomo col cappotto afferrò con una mano l'agenda rossa e con l'altra tirò a sé il tassista. Dopo averlo fissato negli occhi gli sussurrò - Fatti i cazzi tuoi se vuoi campare. Ti vengo a cercare. Non è una minaccia, questa è una promessa -. Dopo aver mollato la presa, si dileguò nel traffico che lento iniziava ad intasare la città.

Milano, 21 marzo 2004 ore 23.50

Dopo una serata passata con gli amici, Carlo Stoppa, un facoltoso imprenditore brianzolo, stava rientrando con la sua Maserati nel garage della sua villetta alle porte di Milano. Appena sceso dall'auto, un colpo violentissimo lo tramortì. Alle sue spalle, un uomo con mocassini e cappotto nero impugnava una spranga di ferro. Ancora dolorante e sanguinante, Stoppa aprì gli occhi giusto in tempo per vedere il volto del suo aguzzino che teneva in mano una corda, la stessa che dopo pochi attimi gli stringeva il collo inesorabilmente. L'aria nei polmoni iniziò a diradarsi.
Infine, il buio.

Milano, 27 marzo 2004 ore 20.30

Nel ristorante Primonovecento a Milano si stava svolgendo una rimpatriata tra vecchi compagni di classe. Andrea Oliva, scapolo impenitente, un po' per scelta e un po' per la professione che svolgeva, chiacchierava amabilmente con il suo vecchio compagno di banco. - Cavolo Marco, è una vita che non ci si vede, saranno passati più di quindici anni, tuo papà fa ancora il tassista? -. Effettivamente era dai tempi delle medie che non si vedevano. - Sì, ma adesso lo faccio pure io -, rispose Marco. - Ho sentito dire, invece, che te Andrea sei diventato un pezzo grosso in polizia -. Il ragazzo sorridendo fece una smorfia di compiacimento, facendo cadere il capo all'indietro - Beh, non esageriamo, sono solo il commissario del distretto Garibaldi qui a Milano, ho fatto un po' di gavetta soprattutto a Roma e poi un paio d'anni in giro per il Sud, come a Vibo, ma ormai sono tre anni che sono tornato a casa e speriamo di rimanerci -, concluse Andrea Oliva alzando il calice per brindare con l'amico. La serata
era volata via tra vecchi ricordi, aneddoti e battute, il tutto annaffiato da innumerevoli brindisi.
Una volta fuori, la comitiva si salutò alla spicciolata tra le risate e le classiche promesse di rivedersi il prima possibile. Marco era per indole molto curioso ed era tutta la sera che voleva fare quella domanda ad Andrea - Ti vorrei chiedere una cosa: come è andato a finire il caso di quell'avvocato ucciso a novembre, lì alla Maggiolina? -.
Il commissario Andrea tirò una boccata di fumo, poi si voltò verso l'amico, - Come mai questa domanda? -.
Marco fece il vago - No niente semplice curiosità, mi colpì il luogo, ti ricordi quanti giri in bici alla Maggiolina? -.
Andrea chiuse gli occhi mentre inspirava l'ultima boccata di fumo. - Eh già, comunque ancora nulla, c'è un'indagine in corso e se ne stanno occupando i colleghi di Greco-Pirelli -. Poi, il suo amico tassista disse qualcosa che non avrebbe fatto dormire il commissario Oliva: - Cosa mi dici invece di quell'imprenditore trovato morto nel suo garage una settimana fa? Non è che per caso i due delitti sono collegati? -. Andrea rimase un attimo in silenzio soppesando le parole dell'amico. - Marco sei sicuro che fai il tassista o piuttosto fai il detective? -, disse sorridendo e dando al tassista una pacca sulla spalla. Per tatto, non disse quello che la sua mente e il suo fiuto avrebbero voluto fargli dire, cioè che il suo amico o era un papabile indiziato oppure qualcuno che ne sapeva molto di più rispetto ad un semplice curioso. - Allora caro Marco, ti andrebbe di fare del footing domani dopo il lavoro? Sai, ho il pomeriggio libero e sarebbe bello ripercorrere i vecchi tempi, non vorrai far passare altri quindici anni vero? -. Il tassista, pur non facendo i salti di gioia per quella proposta, preferì non deludere l'amico.
Una volta rimasto solo, Andrea salì in auto, quella notte voleva vederci chiaro. Marco gli aveva messo una pulce nell'orecchio e così si diresse verso l'ufficio. All'ingresso l'appuntato lo accolse con stupore - Ué commissario, che facciamo gli straordinari oggi? -, in effetti non era consueto presentarsi a quell'ora fuori turno. - Fantoni ci ho da fare, tu piuttosto vai a dormire che ti calano le palpebre -, salutò il commissario dando una pacca sulla spalla alla guardia. - Eh dottò, magari, tengo ancora due ore da faticare -. Andrea si chiuse nel suo ufficio ed iniziò a lavorare al pc, dopo circa un'ora passata a setacciare tutto il database si mise le mani nei capelli, diede un pugno sulla scrivania e prese il cellulare. - Pronto? -, rispose la voce di qualcuno svegliato all'improvviso. - Sacchi, scusami se ti disturbo a quest'ora ma è importante -. Il commissario Sacchi, a capo del Greco- Pirelli, sbadigliò guardando l'ora sul display della radiosveglia. - Va beh, Oliva dimmi che c'è, stavo dormendo -.
Il commissario Oliva proseguì il discorso - Sai il caso che stai seguendo dell'avvocato Scalzini? -. Il commissario Sacchi emise un verso di stizza - Eh vabbuò, non potevamo parlarne domani mattina? - Sacchi tagliò corto desideroso di riprendere il sonno. Ma il commissario Oliva era troppo desideroso di informare il collega - Il tuo povero avvocato, nel 2000, era il difensore di un imprenditore, ti dice niente il nome Carlo Stoppa? -.
- Sinceramente no -, replicò Sacchi, sempre più convinto che Oliva avesse alzato il gomito e quindi era in vena di rompere le palle. - Beh, si dà il caso che una settimana fa questo imprenditore sia stato ucciso, precisamente soffocato -, dall'altra parte ci fu un attimo di silenzio, poi la voce di Sacchi sembrò esaltata per la rivelazione - Ok Oliva ci vediamo domani mattina nel mio ufficio e porta tutto il materiale in tuo possesso -. I due si diedero la buonanotte. Ma entrambi sapevano che l'avrebbero passata svegli.

Marco Preite

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
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