Avrei voluto
Avrei voluto una morte più umana, guardarti e tenerti la mano per mostrarti che avevo coraggio, per dirti di avere coraggio. Avrei voluto un fiore, di qualunque colore, profumo del mondo in cui ti ho lasciato, perché ti resti nell'animo qualcosa di buono. Avrei voluto guardarti un'ultima volta, ti avrei sorriso, avrei finto di esser sereno per proteggerti ancora, ancora una volta, dai dolori del mondo. Avrei voluto, bambina mia, andarmene solo, senza la folla che mi accompagna, nel silenzio di una chiesa, senza il frastuono dei motori dei camion... Ma me ne vado, bara tra centinaia di bare, senza parole, senza una lacrima.
Ritornerò nei tuoi pensieri, ti accarezzerò in una folata di vento e mi sentirai, bambina mia, tenerti la mano ancora una volta, perché il corpo brucia ma io torno indietro, torno a sedermi sulla mia poltrona, a guardarti lavare i piatti, a stupirmi di quanto sei bella. Avrei voluto una morte più umana, ma sono contento che tu sia restata, tu che cammini dentro ai miei passi, tu che impazzisci per le camelie. Coltivale sempre, coltivane tante: un fiore per ogni compagno che viaggia con me in un pezzo di legno.
L'urlo muto
Ho finito le parole, le ho finite tutte, sono volate via, cadute, sparse dentro ai tuoi occhi. Non c'è che il silenzio a fare eco alla pioggia battente che fradicia le scarpe. Pesano i vestiti inzuppati, l'ombrello rotto, i tuoi infiniti silenzi. Bruciano le mani fredde, le mie lacrime sulle tue impronte, i km nelle tue scarpe. E mi porto dentro quest'urlo muto, che esplode senza una miccia e sdradica ogni pensiero.
Il tempo
Crudele il tempo che passa incessante sulle mani a lasciare solchi profondi, crepe ad inclinare la vita. Inesorabile il tempo che scorre veloce tra le dita a lavare via i ricordi, lacune che non puoi riempire. Strano il tempo che rallenta il passo a darti pause tra un vivere e l'altro. Gentile il tempo che torna indietro nei rimorsi, a sbirciare tra gli incroci passati, a mostrare nuove, possibili strade.
Infinito istante
Fingi d'amarmi, ti prego, fingi, solo finché la realtà resta fuori dalla mia pelle, finché nel petto resta il tepore di questo respiro. Fingi d'amarmi, ti prego, fingi, solo finché la mia voce resta intrappolata in una bottiglia, finché quest'anima, mai sazia, ingoia un altro pianto. Fingi d'amarmi, ti prego, fingi, solo finché gli occhi stretti cacciano via la luce, finché dura questo infinito istante ed io, in eterno, fingerò di crederci.
Figlia mia
Nuovi passi alle mie orme pesanti svelti, leggeri, minuscoli, alle mie gigantesche orme.
Il tempo dell'attesa
Il tempo dell'attesa è un tempo bugiardo, beffardo, cattivo; i pensieri scorrono senza aggrapparsi a nulla, cadono come sassi, in questo tempo di cerchi concentrici che continuano a dilatarsi. E cerchi un appiglio alle tue azioni, una scusa per continuare a respirare, una sola immagine che non sia un ricordo. E tutto è troppo veloce per poterlo vedere, per poterlo capire, che ad afferrarlo ti bruciano le mani. Flusso di vita che non vivi, che si perde in questa eterna sublimazione. Il tempo dell'attesa è un tempo sterile, codardo, bastardo; figlio di sentimenti muti, che continuano a nascondersi dietro ogni suono, ogni colore, ogni sensazione, che a forza di cercarli ti viene il fiatone. Crollano i ruderi delle tue certezze, si sfaldano le tele dei tuoi progetti... Il tempo dell'attesa è un tempo senza tempo, senza aria, senza vento.16 L'abitudine Io che non voglio perdere la strana abitudine d'amarti, d'aspettare le tue mani sotto le lenzuola, di cercarle quando tardano ad arrivare. Io che non voglio perdere la sciocca abitudine di sceglierti, di scegliere la confusione delle tue parole e la consapevolezza di capire ogni tuo silenzio. Io che non voglio perdere l'inutile abitudine alla conferma di ogni tuo gesto e allo stupore di ogni nuova emozione. Io che non posso perdere l'inconsapevole abitudine di respirarti tutti i giorni, ogni giorno, per tutto il giorno.
La tua voce
Aria ed io annaspo, annego nel tuo silenzio.19 Lasciate che mi spenga Lasciate che mi spenga, io che ho consumato la vita prima di consumare i giorni. Si dilata il vuoto attorno alla mia sedia. Lasciate che mi spenga, io che attendo la notte ed angelo il buio, il silenzio, la pace. Fioca lanterna in lontananza il vibrare di un ricordo. Lasciate che mi spenga, adesso, prima che arrivi il giorno, che i rumori mi ridestino da questo vivere in assenza, da questa assenza di vita, prima che un altro giorno venga a consumarsi gli occhi, i passi, le mani. Lasciate che mi spenga. Lasciate che si spenga questa incessante, logorante, abitudine al vivere che, con le sue sottili dita, lacera e poi rammenda e poi lacera ancora.
Passerà tutto
Passerà tutto. Ci porteremo sulle spalle il peso delle bare a ricordarci che non c'è macigno che non si possa spostare, negli occhi le foto di strade deserte, di mani tremanti in cerca d'altre mani. Passerà tutto. Resterà l'onta della paura a ricordarci d'avere il coraggio di dire ti amo, d'alzare la mano per dire "Ci sono", di tenderla all'altro per dire "Ci siamo".
Fumi d'Auschwitz
Nati sotto un cielo sbagliato, in un tempo che non vi ha dato tempo. Chiedevate solo d'essere liberi come l'aria... Eppure, ora siete solo liberi nell'aria.22 Nonna Nunzia Gli anni stampati sul viso, le parole nascoste tra le pieghe del volto, le gioie, i dolori intrappolati in quegli occhi d'argento. Ogni volto, ogni carezza, ogni paura, incastrati nel cuore.
Notte
Satura di silenzi colmi di parole inghiottite.
Le tue briciole
Tengo un po' del tuo respiro sotto il cuscino, per riscaldare le notti troppo fredde per dormire, un po' della tua voce in un vecchio barattolo di latta, per riempire i silenzi improvvisi di questa casa. Tengo nella tasca del cappotto nero la stretta della tua mano, il suo tepore per le passeggiate d'inverno e, stipato in fondo al cassetto, il tuo odore sulla camicia blu, per riaprire gli occhi dopo un ricordo. Tengo, disseminate tra le pieghe delle dita, le tue briciole ancora calde.
Paola
Shhh... Dormi di un sonno pesante, di un sonno profondo, di un sonno che cancelli le tue paure, le ansie, le umiliazioni... Dormi di un sonno che ricopra di carezze tutti i lividi, che lavi dagli occhi tutte le lacrime... Dormi di un sonno che riempia di libertà ogni tuo respiro, ogni tuo sguardo, ogni tuo sorriso.
Piove
Piove fuori e dentro la mia pelle, fuori e dentro i miei occhi. Scroscia forte l'acqua, quasi fa male, mentre mi riga l'anima... Zittisco i pensieri, distraggo la mente, cerco nel vuoto un ombrello di pace.
Scrivo
Inaspettato, irrinunciabile sussulto dell'anima. Ciò che resta del soffio divino nel mio corpo ancora fangoso.
Trova il coraggio
Trova il coraggio di oltraggiare. Le tue parole nuove, assodanti alle orecchie dei bigotti, riecheggeranno d'aria fresca, ossigeno puro al tuo petto tremante. Trova il coraggio di abbattere il muro di silenzio dietro al quale ti nascondi, vacilla già sotto il peso delle tue lacrime. Apri la bocca, lasciati esplodere, l'onda d'urto frantumerà il tuo bozzolo di cemento. Trova il coraggio di aprire le ali e scoprirai di poter volare.
Sotto le mie mani
Voglio sentirti sotto le mie mani, accarezzarti e sentirti ansimare, scordarmi del mondo, dei rumori che a forza entrano dalla finestra, della luce a cui, per dispetto, ho chiuso la porta in faccia. Voglio sentirti sotto le mie mani, chiudere gli occhi e sentire che tremi, uccidere sulla mia pelle ogni pensiero, spegnere nel silenzio ogni timore, lasciare fuori da questa porta ogni pudore. Voglio sentirti sotto le mie mani, accarezzarti e guardarti dormire, accorgermi come d'incanto, che dentro l'uomo c'è ancora un bambino, e respirare del tuo respiro ed essere certa del mio destino.
Tu che sei
Tu che sei la luce, l'ossigeno ai miei pensieri. Tu che sei la voglia, la forza per spostare il macigno che mi sta sul petto. Tu che non ci sei ed io, ad occhi chiusi che ti sto a guardare.
Ho voglia
Ho voglia di cambiare pelle, di cambiare aria, di cambiare modo di respirare. Ho bisogno di sentirmi viva, di sentirmi nuda, di sentirmi un'altra volta nuova. E queste ali, fatte di carta pesta, mi alzano in volo oltre le persone, oltre quei muri fatti di parole, oltre gli sguardi, gocce di pensieri, che puntano sulle mie ali... E allora cado, rovinosamente, mi graffio il viso, mi graffio le mani, mi graffio l'anima, che ancora si sporca nello stesso fango, nello stesso odore, nello stesso putrido e pesante vuoto.
Assunta Sperino
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