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Autore: Victory Storm
Glitter Season
Romance
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Glitter Season
- Sì, se la smette di trattarmi come il suo servo e di riempirmi di richieste - , sbottò lui, mentre dalla sua camera la ragazza continuava a urlare altre pretese.
- Non dovresti lasciarti trattare in questo modo - , si preoccupò subito Abigail che aveva sempre apprezzato l'impegno di Ethan in casa. Quasi ogni giorno passava l'aspirapolvere e lavava i piatti. Non era di certo un ragazzo che si tirava indietro con i lavori domestici o che delegava tutto alla donna di casa. Tuttavia, questo non significava che dovesse fare il cameriere a tempo pieno con tutte le donne che frequentava.
- Lo so, ma ormai sono in ballo. -
“Voglio solo divertirmi e fare sesso. Dopodiché la sbatto fuori!”, pensò Ethan sbuffando, ma Abigail fraintese quel gesto di insofferenza.
- Non devi sentirti obbligato. Sono sicura che sia pieno di ragazze là fuori, disposte ad amarti e a rispettarti come meriti - , cercò di consolarlo Abigail, accarezzandogli un braccio con fare materno.
- Non è questo il punto. -
- Vuoi dire che non ti ama? -
- Ovviamente no. Lei vuole solo divertirsi come... - , stava cercando di spiegarle, ma Abigail non lo lasciò finire.
- Stai tranquillo, Ethan, non le permetterò di spezzarti il cuore! - , esclamò con decisione Abigail, andando con passo spedito verso la camera del ragazzo.
- Che diavolo stai facendo? - , si spaventò Ethan seguendola, ma non fece in tempo a fermarla che Abigail spalancò la porta.
- Come ti permetti di portarti a letto il mio ragazzo? Svergognata! - , le urlò contro Abigail inferocita, prendendo i vestiti della donna e gettandoglieli addosso. - Vestiti e vattene prima che ti prenda a calci! E non farti più vedere! Rovinafamiglie! -
- No, aspetta! - , cercò di intervenire Ethan che si vedeva sfumare la possibilità di fare sesso, ma la donna che l'aveva abbordato al bar si era già rivestita in fretta e furia, correndo verso l'uscita, inseguita da una Abigail minacciosa che cercava di lanciarle addosso le sue pantofole.
- Perché l'hai fatto? - , le gridò addosso Ethan furioso.
- Non ringraziarmi mica, eh? - , si offese Abigail riprendendo la sua tisana come se niente fosse. - Quella ragazza ti avrebbe spezzato il cuore. Meno male che sono intervenuta in tempo. -
- Tu sei scema! Io con quella dovevo solo farci sesso, mica sposarla! - , esplose Ethan.
- Mi stai dicendo che stavi per fare sesso con una ragazza per cui non provi nulla? - , cercò di comprendere Abigail sconcertata.
- Esatto! -
- Dovresti vergognarti! È per colpa di quelli come te se io oggi sono single! Pensate solo al sesso voi! Ma i sentimenti? Io ho un cuore, sai? E ho bisogno di sentirmi amata - , s'infuriò Abigail di colpo.
- Tu hai bisogno di uno psicologo. -
- Ci ho già provato, ma mi ha lasciata anche lui. Grazie per aver appena girato il coltello nella piaga! Sei un imbecille! - , iniziò a piangere la ragazza, correndo a chiudersi nella propria stanza per sfogare tutta la tristezza che l'aveva assalita.
Rimasto solo, a Ethan non rimase che prendere la bottiglia di vino e servirsi un bicchiere pieno fino all'orlo, convinto che solo una sbornia avrebbe potuto fargli dimenticare quella serata e accettare il fatto di aver acconsentito a convivere con una pazza che si credeva una buona samaritana.

La mattina seguente, Abigail si alzò prestissimo.
Erano appena le sette ma, anche se era domenica, decise di alzarsi e scaricare tutta la tensione accumulata la sera precedente.
Per prima cosa diede da mangiare a tutti i suoi animali e liberò la gabbia di Ofelia dalla copertina, dato che Ethan aveva preso l'abitudine di coprirla per non farla cinguettare di mattino presto, visto che lui dormiva e lo svegliava. A nulla era valsa la paura di Abigail di far morire soffocata Ofelia sotto la coperta.
In seguito, si preparò una colazione genuina a base di cereali, latte e una macedonia di fragole e banane.
Con calma si accoccolò sul divano e accese la tv, mentre finiva la frutta.
Fece un po' di zapping, finché non capitò durante la trasmissione SOS: medicina d'urgenza.
Stava per cambiare canale, dato che Rachel le aveva proibito di guardare quella trasmissione, ma alla fine cedette alla curiosità.
“... fragole. So solo che ad un certo punto non riuscivo più a respirare bene. Ero in shock anafilattico per colpa di quelle fragole. Mia moglie ha subito chiamato il Pronto Soccorso e...”, stava raccontando il tizio in tv.
Con l'ansia a livelli allarmanti, Abigail guardò la propria ciotola.
Fragole e banane.
- Oh mio Dio! - , urlò terrorizzata, portandosi entrambe le mani alla gola e correndo in bagno a vedere se aveva la lingua gonfia o altri sintomi da shock anafilattico.
- Non respiro bene - , mugolò disperata, correndo a chiamare Rachel. Lei sapeva sempre cosa fare in quei casi.
Dopo pochi squilli, la sua amica rispose: - Abby, sono le sette di mattina. Di domenica. -
- Sto per avere uno shock anafilattico. Me lo sento! - , le urlò Abigail.
Il sospiro vibrante e nervoso di Rachel mise in allarme l'amica.
- Non avrai di nuovo guardato quel programma assurdo, vero? Quello delle emergenze del Pronto Soccorso! - , ringhiò sommessa Rachel. Le uniche due volte in cui la sua amica l'aveva chiamata spaventata, era sempre stato in seguito a quella trasmissione. La prima volta Rachel l'aveva assecondata e le aveva persino imprestato i soldi per farle fare l'ecodoppler, per vedere se effettivamente aveva dei trombi alle gambe. La seconda volta era stato il turno del coma etilico che aveva spinto Abigail a bere alcolici raramente, non più di mezzo bicchiere alla volta e solo quelli con una gradazione sotto i quindici gradi.
Tutte le volte, però, accadeva quando Abigail aveva appena guardato quella trasmissione che parlava proprio di quelle malattie.
- Solo due minuti, ma ti assicuro... Rachel? Rachel??? - , ma la sua amica aveva già riattaccato, decisa a non lasciarsi rovinare la domenica da quell'ipocondriaca.
Disperata, telefonò subito a Emma.
- Ne hai parlato con il tuo coinquilino? Ha visto se hai la gola gonfia? - , le domandò Emma dopo che Abigail le ebbe spiegato tutta la faccenda.
- No. -
- Allora fallo e poi torna a letto. Sono solo le sette - , si congedò Emma seguendo l'esempio di Rachel.
Disposta a venire a capo di quella terribile situazione, Abigail si fiondò nella camera di Ethan che stava ancora dormendo.
- Ethan! Ethan, svegliati! - , lo scosse, prendendogli una mano e posandola sulla propria gola. - Toccami! Dimmi, sono gonfia, vero? Tocca bene! Ethan, ti prego. -
Ethan stava ancora dormendo, ma sapeva che una donna che si avvicinava al letto di un uomo, sussurrandogli con voce affannata e supplichevole di toccarla, in genere voleva una sola cosa.
Inoltre, anche se aveva ancora gli occhi chiusi, il suo orologio biologico era sicuro che non fosse ancora ora di pranzo e che la sua coinquilina non lo stesse svegliando come faceva di solito per mangiare insieme, perché odiava restare da sola durante il pasto.
- Eppure ero stato chiaro - , pronunciò con voce impastata, sentendo il suo polso tra le mani gelide di Abigail, mentre la sua mano le tastava il viso, il collo e il petto. - Tra di noi niente sesso. Era una delle regole... -
- Ma cosa stai dicendo? Io non respiro più, sto andando in shock anafilattico per colpa delle fragole e tu pensi solo al sesso! Sei un depravato! - , singhiozzò la ragazza scossa.
Finalmente Ethan aprì gli occhi e li fissò su quella creatura problematica che si era acciambellata sul suo letto, alla ricerca di una diagnosi e di un conforto.
- Sei allergica alle fragole? -
- No, ma alla tv hanno fatto vedere un tizio che ha avuto uno shock anafilattico e ora sento che sta succedendo anche a me. -
- Non mi sembra. Respiri bene. -
- Sono gonfia? - , gli chiese spalancando la bocca e facendogli tastare la gola.
- No. -
- A me non sembra. Faccio fatica a respirare. -
- Non è che hai un po' di ansia per via di quella trasmissione? -
- Sì, un po'. Non mi sento bene, Ethan. -
Alla fine, Ethan si arrese a prendere sul serio Abigail, ma dopo i dovuti controlli si rese conto che non c'era niente di strano.
- Mettiti qui vicino a me e respira seguendo il mio respiro, ok? - , le suggerì, ritornando a sdraiarsi con Abigail tra le braccia.
Non erano mai stati così intimi, ma lei era ancora troppo provata per essere lasciata sola e alla fine Ethan si ritrovò ad accarezzarle i capelli e a dirle che andava tutto bene, mentre lei lo abbracciava con forza, come se temesse di perderlo.
Con calma, la ragazza iniziò a tranquillizzarsi e a respirare normalmente.
- Ora va meglio? -
- Sì, però qui dentro c'è una puzza terrificante. -
- Di cosa? -
- Da quant'è che non lavi quelle scarpe? - , gli chiese indicando le sneakers che indossava sempre.
- Da un po' - , le rispose, evitando di ammettere che non si era mai posto il problema di lavare le scarpe.
- Credo siano quelle a farmi respirare male. -
- Non erano le fragole? -
- Non più. Ora sento germi e batteri che svolazzano dalle tue scarpe fino alla mia gola. -
- Vattene - , sbottò subito nervoso Ethan, pentendosi di aver avuto un momento di gentilezza verso quell'ingrata.
- Ok, ma è presto e non so cosa fare. -
- Ingegnati e lasciami in pace. -

Victory Storm

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
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