Châteauneuf de Grasse (Sud-est della Francia), 25/12/2010, ore 12.11
A Natale, alla stazione di polizia di Grasse, il personale era ridotto. Fuori nevicava e al centralino riscaldato dalle stufette arrivò una chiamata. «Aiuto! Aiutatemi! Due...» Una voce di donna, una richiesta d'aiuto senza alcun dettaglio perché la chiamata s'interruppe dopo appena tre secondi. Gli agenti riascoltarono la registrazione e convennero che la richiesta era reale. Si prepararono quindi a intervenire fra le difficoltà provocate dal maltempo. L'unico elemento in loro possesso era il nome del proprietario del numero di cellulare e la possibilità di localizzare la cella telefonica da dove era partita la chiamata. Dopo tre ore di ricerche rallentate dalle intemperie, i poliziotti trovarono il corpo congelato e privo di vita di una donna intorno ai settant'anni, nel fossato che costeggiava il sentiero innevato e sdrucciolevole. Forse per effetto dell'atmosfera natalizia, furono sbrigativi e non diedero peso alle parole di richiesta d'aiuto della donna. Ai loro occhi sembrò evidente la natura accidentale del decesso dovuto all'imprudenza di essersi addentrata fra i boschi in bicicletta con l'annunciata nevicata che stava imperversando. Per loro non c'erano dubbi: la donna aveva perso l'equilibrio e cadendo da un dislivello di oltre due metri aveva battuto la testa contro un tronco di quercia. I successivi esami autoptici, disposti dal giudice unicamente sulla base della richiesta d'aiuto telefonica, situarono il decesso intorno a mezzogiorno di quel 25 dicembre. La causa: l'impatto sulla roccia che le aveva fratturato il cranio. Nonostante la registrazione telefonica, il fatto fu archiviato come incidente stradale.
1. AIR SHOT
Tenerife (Arcipelago delle Canarie), Golf Club Abama, 20/09/2011
Mancavano più di tre ore al calar del sole. Se non fosse stato per le increspature delle onde prodotte dal vento costante che veniva da sud-ovest, l'azzurro del mare si sarebbe confuso con quello del cielo. A quello sfondo monocromatico faceva da contrasto il verde di uno dei nove campi da golf dell'isola. Composto da ventidue laghetti connessi tra loro da cascate, bunker di sabbia bianca e ben venticinquemila palme, era stato progettato dal noto professionista e disegnatore di golf gallese Dave Charles Thomas. I due amici si trovavano all'ultima delle diciotto buche del percorso lungo più di sei chilometri, camminando con le loro sacche uno di fianco all'altro. «La situazione sta degenerando, Leo» disse Gabriele Grimaldi, geologo e ingegnere petrolifero addetto alla sicurezza e protezione ambientale di una nota compagnia, fin da quando era poco più di un timido venticinquenne biondino. Ora, con la sua vasta esperienza e i capelli brizzolati che contrastavano con il viso ancora da ragazzino, era tecnico su una piattaforma petrolifera davanti alle coste libiche di Sabrata. «Sì» notò Leonardo Neri, ambasciatore italiano in Libia, «ma prima di muoverci e denunciare tutto dobbiamo avere prove incontrovertibili... e soprattutto avere le spalle ben coperte.» Italiano nato in Argentina una sessantina d'anni prima, era diplomatico e militante negli apparati di sicurezza nazionale da trent'anni. Quando l'agenzia d'intelligence italiana si chiamava SISMI e non ancora AISE, Grimaldi era stato convocato da lui presso la sede centrale di Forte Casal Braschi. Da quel giorno entrò a farne parte, affascinato dal solo fatto di poter combattere le ingiustizie. «Hai perfettamente ragione, Leo, sono pericolosi. Ho manifestato apertamente la mia determinata opposizione alle loro decisioni, però temo per l'incolumità mia e della famiglia.» «Abbi pazienza, appena rientro in ambasciata chiederò un appuntamento col primo ministro. Lui ci darà ragione. In più abbiamo l'appoggio del nuovo governo.» «Sì, però il problema è anche con le parti terze, lo sai. Dobbiamo individuare chi sono i funzionari corrotti e acquisire prove della loro implicazione.» «Ci stiamo lavorando. È solo questione di tempo. Ora però non pensarci e goditi le ferie, amico. Qui tu e la tua famiglia siete super protetti. A nessuno verrebbe in mente di venire su quest'isola a farti del male. Nemmeno a un pazzo.» «Grazie, sei un amico.» Incoraggiato, Gabriele scacciò le sue preoccupazioni proseguendo con lui verso le due palline nel green. L'ambasciatore Neri era il suo diretto referente all'interno dei servizi di sicurezza e solo a lui doveva relazionare per questioni di qualunque natura. Da quando si erano conosciuti, su un campo da golf tunisino, avevano cominciato a frequentarsi più assiduamente. All'epoca Grimaldi era già capo squadra e responsabile di piattaforma del mega colosso degli idrocarburi franco-italiano PETROMED nato dalla fusione tra l'italiana MED-OIL e la FRANCE PETROLGAS. E ciò, nonostante il suo ruolo di semplice informatore, lo rendeva un'appetibile fonte d'informazioni per l'agenzia. Una settimana prima Leonardo aveva avuto l'idea di invitare Gabriele e la famiglia a trascorrere qualche giorno presso il Ritz-Carlton Abama Resort, nella più estesa delle sette maggiori isole dell'arcipelago canario, vicino alla sua casa di villeggiatura. Adesso, a passi lenti i due arrivarono dove si era fermata la pallina dell'ingegnere. Gabriele, di una dozzina d'anni meno, era più giovane e atletico di Leonardo, che invece non si preoccupava di ridurre la sua pancia pronunciata. Date le sue cattive abitudini alimentari, se non fosse stato per l'hobby del golf, anziché pesare novanta chili per un metro e settanta, probabilmente sarebbe arrivato al quintale. Entrambi giocavano con palline e abbigliamento personalizzati con le loro iniziali. A Gabriele toccava l'ultimo colpo, il più difficile per superare il compagno di gioco. Con un solo tiro doveva ribaltare il risultato e vincere la sfida. Il più giovane colpì la palla bianca che schizzò in direzione dell'oceano. Quella di Leonardo era già sul green. «Erano mesi che non facevamo una bella sfida come questa, amico» notò Gabriele. «Ci voleva» rispose l'altro mentre seguivano il volo della pallina che, superata l'altezza di una palma, non sembrava fermarsi, destinata a terminare nelle acque dell'Atlantico. «Bel colpo!» esclamò Gabriele. La pallina disegnava una traiettoria fuori dalla norma. «Mi sembri troppo ottimista, Gabry.» La pallina a un tratto cambiò la traiettoria con una curva perfetta verso sinistra, che lo smentì. «Non direi, a me sembra molto buono» lo contraddisse l'ingegnere mentre l'effetto della brezza, contrario alla direzione della pallina da lui perfettamente calcolato, ne rallentò la velocità, riducendone la parabola oltremisura. Nella fase discendente del volo prese a girare con una leggera coda a sinistra creando una curva in chiusura chiamata in gergo golfistico draw. Il puntino bianco terminò sul green un metro e mezzo oltre la bandiera. Poi, invece di arrestarsi, l'effetto impresso da Gabriele all'impatto col terreno le consentì di tornare indietro verso l'ultima buca. «Ottimo backspin, Gabry.» «È l'aria di vacanza» rispose l'altro alzando le spalle. «Complimenti! Hai vinto. Per come si erano messe le cose non avrei scommesso un centesimo su di te. Mi sa che hai sbagliato mestiere.» L'ambasciatore gli strinse la mano e lo abbracciò. «Non so, ma sicuramente giocare a golf è più piacevole che stare su una piattaforma petrolifera.» «E soprattutto meno pericoloso.» «Certo, in tutti i sensi» aggiunse l'ingegnere. Dal fairway diciassette, qualcuno li stava osservando, distogliendo lo sguardo solo per un momento, attratto dalla curva vincente disegnata dalla pallina. E non era l'unico.
2. RICERCHE IN BARCA
In mare, tra l'Isola di Gomera e la costa sudoccidentale di Tenerife, 20/09/2011 A poche miglia dalla costa sud dell'isola, il mare era più increspato di quanto apparisse dal Golf Club Abama, dove i due amici si trovavano impegnati nella loro gara. «In pericolo di estinzione si trova il tamboril espinoso endemico dell'isola del Hierro, più a ovest rispetto al punto in cui ci troviamo ora. La pesca illegale e l'inquinamento provocato dai rifiuti stanno pregiudicando il suo habitat. Poi ci sono i casi della tortuga laúd, del calderón e del delfín mular. Tutte specie minacciate sempre per mano dell'uomo: a causa dei rifiuti gettati in mare, delle eliche dei motori marini, ma anche delle edificazioni che hanno invaso grandi superfici sabbiose dove le tartarughe deponevano le uova.» «Grazie Miguel, il tuo contributo è prezioso» disse Eliza ancora con il microfono in mano. Lei, biologo marino e giornalista scientifica, era la moglie di Gabriele Grimaldi. L'intervista-testimonianza a bordo del peschereccio era terminata. «Il servizio sarà pronto in una settimana. Vedrai come dalle immagini satellitari sarà visibile lo strato di pneumatici accumulati sui fondali di fronte alle coste nordafricane.» «Sei un esempio da imitare, Eliza... ma è vero che il 70% dei fondali marini è coperto di plastica?» «Aspetta, guarda queste!» Mostrò alcune foto sul suo telefono con cui aveva captato le immense isole di plastica galleggiante in mezzo a mari e oceani. «Be', sono immagini che parlano da sole.» «Ti dico solo che il WWF ha rilevato oltre 570 mila tonnellate di plastica nel Mediterraneo, l'equivalente di 33.000 bottiglie gettate al minuto.» Lei, londinese coi capelli rossi, magra e con la pelle arrossata per l'eccessiva esposizione al sole delle ultime ore, lavorava presso un'importante rivista nazionale italiana. Grazie a lei con il passare del tempo l'orientamento alle energie rinnovabili e alle attività ecosostenibili del poliedrico marito e del figlio si fece più spiccato. Eliza, già prima di arrivare a Tenerife, aveva deciso di approfittare del luogo per una gita in barca con lo scopo di eseguire un reportage sull'inquinamento delle acque e dei fondali marini. Per questo si era avvalsa dell'aiuto di un paio di pescatori locali e di un'amica che si occupava delle riprese video. Tiziana, la moglie di Leonardo, si trovava invece con i tre ragazzi, figli delle due coppie, nella piscina del complesso alberghiero quando l'imbarcazione faceva rientro verso il porticciolo del Club Nautico di Adeje. «Interessante il tuo lavoro...» commentò un pescatore. «Anch'io adoro il tuo mestiere, ma sicuramente è più duro del mio» rispose lei. «Le vere passioni rimangono per tutta la vita» asserì quello armeggiando con un amo e il mulinello, «e la mia è nata quando avevo sette anni e mio papà cominciò a portarmi con lui. Abbiamo anche rischiato la vita, ma sono cresciuto in queste acque e in queste voglio morire. Quest'isola appartiene a me e io a lei.» «Anche a me piace molto» disse lei mentre, costeggiando la parte sud dell'isola a distanza di un miglio e mezzo, si lasciavano alla sinistra il green dell'ultima buca dove si trovava il marito per fare rientro al porto. «Il suo clima mite si riflette sugli abitanti. È proprio un'isola affascinante.» «Sì, ma forse non fa per lei e per il suo lavoro. È molto raro che succedano eventi degni di cronaca...» L'uomo non fece in tempo a terminare la frase che udirono il boato dell'esplosione venire dalla costa. Calò per un attimo il silenzio in barca seguito da uno scambio di occhiate interrogative tra loro dopo essersi guardati intorno a 360 gradi. «Cos'è stato?» Nessuno degli oriundi seppe rispondere. Prima dell'esplosione. I due amici avevano appena concluso l'intero percorso soddisfatti. «Dai, Gabry, raccogli anche la mia pallina? Con questo sole ci vuole proprio una bella doccia fresca.» Leonardo si avviò con la sua sacca di bastoni verso il kart. Gabriele invece rimase con gli occhi alzati al cielo attirato dal richiamo di un ronzio. Era un punto nero proveniente dalle colline retrostanti che si era avvicinato. Stava per avvisare l'amico quando fu interrotto dalla caduta di una pallina che per poco lo colpì. Leonardo era già troppo distante per accorgersene o per esserne colpito. Gabriele fissò con aria interrogativa la palla caduta sul green. Poi scrutò in lontananza per individuare il malcapitato giocatore, ma intravide solo un'ombra scura. “Ottimo tiro! Se la pallina fosse stata volutamente indirizzata alla buca diciotto, ma così non è” pensò. Non poteva sapere che invece il colpo era stato perfettamente eseguito. Più che dal campo, gli era sembrato che la pallina fosse piombata dal cielo come un proiettile. Alzò gli occhi verso il punto nero sopra le loro teste che cominciò ad allontanarsi. Fece per chiamare il compagno, ma l'altro era già fuori dalla sua vista. In quegli attimi, il drone fece in tempo a inquadrarlo e a localizzare la sua posizione sufficientemente vicina alla misteriosa pallina apparsa sul diciottesimo green. Sulla vetta della collina il pilota guardò nello schermo le immagini trasmesse dal drone e poi premette il pulsante. Nell'esatto momento in cui Leonardo già al di fuori del green si accese una sigaretta, una deflagrazione sbalzò Gabriele con una potenza calibrata con esattezza. Al centro del green si era creato un cratere simile per profondità e dimensioni al bunker che poco prima i due giocatori erano riusciti a evitare con le loro palline. Contrariamente alle rassicurazioni dell'ambasciatore sulla loro sicurezza nell'isola, adesso si trovavano entrambi a terra feriti. Anche Leonardo era stato sbalzato di alcuni metri a causa dell'onda d'urto provocata dall'ordigno, ma Gabriele era quello in peggiori condizioni. A differenza dell'altro, lui era stato raggiunto da schegge d'acciaio uscite da quella sfera omicida e adesso era in fin di vita. Dopo un quarto d'ora il cellulare di Eliza vibrò, ma lei saltando dal vetusto peschereccio sul pontile non lo sentì.
Rocco Luccisano
Biblioteca
|
Acquista
|
Preferenze
|
Contatto
|
|