Cercando Marlena Eldritch
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Dell'amore e del dolore.
Era il 3 gennaio del 1992, Estella aveva solo undici anni nel giorno del funerale di sua madre, in cui, svincolandosi dalla stretta della nonna, col suo corpicino mingherlino corse incontro alla bara, urlando con tutta la voce che aveva in petto: - mamma! - Un urlo secco come un rumore sordo si levò pleonastico nel silenzio di quella processione, risuonando lungo le pareti del corridoio che portava all'unica navata di quella piccola chiesa, pareti che fecero risuonare quell'urlo, fino a farlo entrare nella pelle delle ingramagliate persone presenti. Il penetrante rimbombo di un inesorabile dolore. Quel dannato giorno, in cui per la prima volta conobbe la sofferenza, persa nel suo inconsolabile pianto, per quell'amore primordiale andato per sempre, infilata a forza in un mondo in frantumi. Desirée era sdraiata a pancia in su, col peso dei suoi verdi diciotto anni sulle spalle minute, esattamente al centro del tappeto finto persiano che c'era in camera sua, fra il letto e il divano, fissando il soffitto della stanza e rivivendo in ciclo continuo quel momento che aveva per protagonista sua sorella, come la scena di un film che non riesci a smettere di guardare. All'improvviso vide la nonna fare capolino davanti al suo viso, poi si accorse che teneva qualcosa fra le braccia e subitaneamente entrò in possesso di una piccola valigia marrone, in stile vintage, con un cinturone davanti a rafforzarne la chiusura, un po' come quelle che trova spesso Sherlock Holmes durante le sue indagini, nascoste da qualche parte, rilevanti indizi capaci di stravolgere la storia. Fuori diluviava, soffiava uno strano vento da est e il termometro appeso alla parete indicava appena un grado. Desirée stava ascoltando col suo walkman una delle cassette degli Europe, ricordando con tenerezza quando, nel febbraio dell'87, la mamma l'accompagnò al loro concerto, al palazzetto dello sport del parco Ruffini. In quel preciso momento c'era “Open your heart”, una incantevole ballad, perfetta per una giornata così cupa: “giorni pieni di gioia e pieni di dolore, non so proprio cosa fare...” suonava azzeccata per quel momento. Si tirò su, scostò le cuffie da vicino alle orecchie e si sedette con le gambe conserte. Sola nella stanza, restò immobile davanti a quella valigetta. Considerava l'irrazionale eccitazione che la pervase nello scoprirne l'esistenza mista all'ansia dovuta all'ignoto, per quel che avrebbe potuto trovarci dentro, si domandò se fosse cosa buona aprirla. Nessuno la obbligava a farlo in quel preciso istante, ma poi pensò che forse lei avrebbe voluto così. Come di consueto, nel giro di pochi secondi aveva cambiato idea almeno tre volte, e senza quasi rendersene conto, le sue magre dita stavano già tirando delicatamente la cerniera, facendo una piccola pausa una volta arrivata a tre quarti dall'apertura, per temporeggiare ancora un attimo. Quella valigia non era grande, eppure era piuttosto pesante, così cercò di ipotizzare cosa ci potesse essere dentro. Era del tutto ignara che al suo interno, un inestimabile tesoro la stesse attendendo.
Passò i giorni successivi, senza ricordare con esattezza quanti, a studiare ogni minimo dettaglio del contenuto. Era piena di diari e quaderni scritti da sua madre, c'era anche una pochette di cotone, con al suo interno alcuni oggetti particolari: riconobbe subito la minuscola bambola che un giorno di qualche anno prima, modellò con foglie di granturco, spiegandole che era in onore a Lammas, uno degli otto Sabba della ruota dell'anno; un sacchetto di stoffa visibilmente cucito a mano alla bell'e meglio, con al suo interno delle pietre e qualche piccolo cristallo; un taccuino con indirizzi e appuntamenti medici annotati e un portadocumenti pieno di santini, regalati dalle volontarie in ospedale, uno per ogni suo ricovero; più un disegno realizzato sopra a un cartoncino di recupero, raffigurante un albero di natale decorato con pois rossi di stoffa, e in alto la scritta “Buone feste da Desy”. Quei diari accompagnarono Desirée per tutta la vita, allora ignara del fatto che in parte, come avviene in una mutazione genetica, andarono a modificare il suo crescere. In ogni momento di sconforto o quando il Natale andava avvicinandosi, i diari venivano rispolverati alla ricerca di un effimero sollievo che l'aiutava a non dimenticare che un giorno non troppo lontano, ci fu qualcuno che l'amò incondizionatamente, qualcuno che fece delle scelte basate sulla sua nascita, qualcuno che modificò e in qualche modo sacrificò il proprio futuro, nel tentativo di darne uno migliore a lei.
- Bene, giunte a questo punto, potresti pensare che questo sia l'inizio della storia, mentre in realtà è la fine, l'epilogo, la conclusione, il compimento, comunque lo si voglia chiamare, e per conoscerne il principio, non ti resta che ascoltare il resto. - Desirée guarda per un attimo sua sorella, che sta seduta al suo fianco sul divano, riflettendo sulla bizzarra proporzione che c'è fra il suo essere così piccola e la grandezza smisurata dell'ingiustizia del dover affrontare un dolore così grande, poi le sorride dolcemente e riprende a parlare. - Vieni qui cucciolo, devo raccontarti qualcosa, in effetti si tratta di un sacco di roba. Mettiti comoda, non ci vorrà poco e ascolta attentamente. - Non è cosa facile per me, raccontare questa storia e che sia chiaro, l'unica responsabile di piagnucolii e tristezza o vattelappesca sarai esclusivamente tu che l'ascolterai o a chi deciderai di raccontarla a tua volta - . Desirèe sorseggia un po' di tè caldo, fa roteare con delicatezza la tazza, guardando il movimento lento della fetta di limone che c'è all'interno; sta palesemente studiando come dare inizio al racconto. - Ci sono voluti ben venti anni per scrivere questa storia perché chi parla di sentimenti non può subirli. Necessitavano di tempo per depositarsi e stabilizzarsi nelle profondità del mio essere e soltanto ora sono diventati gli ingredienti fondamentali ed essenziali per raccontarla. - Oggi è possibile per me parlarne, senza essere travolta dall'irrazionalità dell'amore e del dolore, a mio personale parere, proprio come un saggio narratore dovrebbe saper fare. Anche solo dieci anni fa, tutto questo non sarebbe stato possibile e tu lo sai bene. - Fa una piccola pausa e guarda in basso, si vede che i ricordi scorrono come un fiume in piena davanti ai suoi occhi, anche Estella lo capisce e sorridendo le prende la mano. - Riemersa dall'apnea di questi lunghi vent'anni anni, in cui l'ho costantemente cercata in ogni dove e in ogni persona, finalmente scopro un luogo in cui poter farla esistere nuovamente, qui fra queste pagine vuote di quello che potrebbe sembrare un diario, da nutrire della sua essenza e un po' anche della sua assenza. - Ho spogliato i suoi segreti e mi sono vestita delle paure che solo la notte può regalare, dedicandole tutto il rumore della sua silenziosità. - Disegnando errate conclusioni, lei mi ha donato le sue abitudini e io le ho fatte mie, fino a diventare capace di nascondere tutta l'ansia che porto dentro, dietro a un sorriso, come faceva lei, consapevole che non la risolverà. - Nel mentre, cammino in equilibrio dentro me stessa alla bell'e meglio, cercando di non perdere equilibrio, rischiando tutto e pronta a perdere, scusandomi con te per il disordine di queste tante parole. - L'ho persa tra la folla molto tempo fa ma sono più che decisa a ritrovarla, per scoprire se indossa ancora il suo odore, che mi piaceva così tanto, e la lascerò vivere tra queste righe, così da farlo diventare il posto perfetto in cui voler tornare. - Questo racconto racchiude in qualche anno di scrittura e circa tre o quattro ore di lettura, quarant'anni di cose fatte e vissute, di un viaggio nell'infinità, che in parte abbiamo fatto insieme, per il quale purtroppo a un certo punto, solo una di noi aveva il biglietto di ritorno. - Racconterò a te e al mondo intero dei suoi occhi, così grandi da racchiudere ingombranti ricordi vissuti in fretta e della sua voce che al mattino spazzava via i miei incubi. Ha lasciato dentro di me dei fogli bianchi insegnandomi come riempirli; intingendo il pennino dentro lacrime e buon vino bordeaux, che di tanto in tanto soleva sorseggiare, mentre disegnava o scriveva, al crepuscolo serale, vicino alla luce fioca di qualche candela, che andava affievolendosi col colore purpureo dell'aurora. - Lei scelse di dedicarci un sogno, cara sorella, come una matrioska danzante tiró fuori le sue molteplici personalità stupendoci, rimbalzando tra una vicenda e l'altra con leggerezza effimera, elegante come una ballerina al suo debutto in società! - Lo sguardo di Desirèe si riempie di gioia e trapela lucidamente dal suo narrare, quanto andasse fiera di sua madre. - ...e ora parliamo dell'amore - , dice solennemente a Estella, che la fissa con attenzione, dal blu dei suoi occhioni, dopo di che volge lo sguardo al cielo e cruccia le labbra, pensierosa. - Cos'è l'amore, mi chiedi? Ebbene, per me è come la radiazione di un'onda sonora, che si diffonde in tutte le direzioni e coinvolge l'intero ecosistema. La verità è che l'amore cresce in chi lo pratica, cara mia! - L'amore concentrato verso una persona sola può diventare una cosa pericolosa. Ad esempio, se un uomo ti dicesse: - Tu per me sei tutto, esisti solo tu, tutto il resto non conta! - - allora dovresti scappare a gambe levate - , sorride dando un buffetto sulla gamba di sua sorella, poi riprende a giocherellare col bracciale di onice che tiene fra le mani raccolte in grembo. - Il vero amore può compiersi realmente solo tra persone capaci di irradiare amore ovunque, in quanto sono loro stesse fabbriche d'amore. L'amore è un sentimento che rischiara la vita di ogni essere, in grado di spingere le persone alle azioni più estreme o assurde. - L'amore può dare forma a un pensiero e la giusta veste a una sorpresa. L'amore può celarsi dietro allo sguardo più arcigno, dietro al gesto meno comprensibile, dietro a una scelta sbagliata, perché è maestro trasformista, in grado di far sembrare, a suo piacimento, tutto come in realtà non è. Nell'innamoramento poi, vi è una sorta di magia, destinata col tempo a scemare, fino a sembrare persa per la strada - . Si tira su col busto e aggiusta la postura, schiarisce la voce e intona il resto come farebbe un'attrice che racconta una tragedia greca, al suo provino però, con un filo di emozione. - I più temerari degli amanti, possono provare l'ebbrezza di riuscire nell'intento di prolungare quel momento, di renderlo un prezioso tesoro, premio per averci creduto davvero. L'amore è la realtà in cui viviamo, ma può anche diventare l'illusione nella quale ogni tanto è bello farsi cullare - . - E infine, c'è l'amore intenso e passionale di Catullo, il preconscio filosofico amore di Baudelaire, quello romantico e indagante di Neruda, l'angoscia esistenziale vissuta attraverso l'amore della Dickinson, l'amore come legame universale di Giordano Bruno o il neoclassico amore romantico di Foscolo, tanto per farti alcuni esempi. - Ecco, io vorrei essere capace di amare in questo modo, ma il punto è, come si fa a imparare? Non me la sento di arrogarmi il diritto di avere una risposta in merito, ma ora proverò a farti entrare nel vivo di questa storia, traboccante proprio di questo tipo di amore. - Accenna un lento e silenzioso sì con la testa, il suo sorriso si riempie di dolcezza e accarezza il volto di sua sorella, poi si alza un attimo, per schiacciare il tasto play sul mangianastri e a basso volume parte "Time After Time" di Cyndi Lauper. - E ora, possiamo entrare nel vivo della storia, Estella! Sei pronta? - - Sì Desirée, ti ascolto - .
A.G.Numen
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