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Autore: Cara Valli
Fuoco e...
Erotico Avventura
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Fuoco e...
L'Oblio, l'Estasi e il Desiderio

E tutta colpa di mia madre.
Tutto quello che mi è successo in questi ultimi giorni, è colpa sua e ha avuto il coraggio di incolparmi, di accusarmi d'averla fatta arrestare. Ha dimostrato tutto il suo egocentrismo e il rifiuto nei miei confronti, reagendo malamente quando l'ho chiamata mamma.
“Ti ho detto mille volte di non chiamarmi così”.
La sua frase mi riecheggia ancora nella mente, mentre seguo Dominic su per le tortuose scale che conducono agli uffici del vice questore Ravelli. Di tutto quello che mi ha detto e rinfacciato, quella è stata la frase che mi ha ferita di più.
Per lei sono l'errore più grande della sua esistenza, un monito vivente alla sua superficialità.
Mi siedo al fianco di Dominic davanti alla scrivania dell'ufficiale di polizia, ha un volto rotondo e rubicondo incorniciato da capelli color della paglia secca. I bottoni della sua camicia candida tirano nelle rispettive asole a livello del ventre prominente e i suoi occhi chiari si spostano ininterrottamente da me a Dominic.
- Bene...- bofonchia mentre nervosamente sistema alcuni oggetti sulla scrivania.
- Quindi Signorina lei è disposta a testimoniare contro sua madre...- afferma, aprendo un fascicolo.
Detto così sembro una figlia stronza e ingrata.
- La signorina Giselli è disposta a raccontare i fatti...- interviene Dominic.
- Nulla di più e nulla di meno- afferma sporgendosi verso l'uomo.
- Ma sicuro- acconsente ossequioso il vice questore.
- Può iniziare quando vuole signorina. L'agente scriverà al computer tutto quello che dirà- ci informa indicando un uomo seduto a una scrivania alle nostre spalle.
Faccio un po' di chiarezza nella mia mente in tumulto, riempio i polmoni al massimo come se dovessi tuffarmi nell'acqua e inizio il racconto:
- A luglio il Maggiore Ferri mi ha informata d'essere stata coinvolta in una situazione incresciosa: ero finita nel mirino di un'associazione a delinquere per via del mio fidanzato. Tramite alcune microspie nel mio appartamento e un malware nel PC dell'azienda in cui lavoravo, acquisivano, per poi rivendere al miglior offerente, i dati militari che riuscivano a carpirmi-
- Il suo fidanzato sarebbe?-
- Il mio “Ex” fidanzato...- preciso.
- È un ingegnere impiegato all'Eurofighter di Monaco di Baviera e il mio “Ex” posto di lavoro era in una software house di quella stessa città-
- E in tutta questa storia cosa c'entra sua madre?-
- Il 28 luglio scorso l'ho chiamata per sentire come stava, era da amici ed era un po' che non la sentivo, ma al suo posto mi ha risposto un uomo con uno spiccato accento dell'est...-
Un brivido mi percorre al ricordo della sua voce e delle sue parole:
“Per ora non le abbiamo fatto nulla ma da adesso è tutto nelle tue mani”.
- Mi ha detto d'averla rapita e che se non avessi fatto tutto quello che mi veniva detto, l'avrebbero rimandata a casa un pezzetto alla volta...-
- Ha parlato anche con sua madre?-
- Non quella volta, quel giorno ho solo sentito la sua voce mentre mi chiedeva aiuto. In quell'occasione il rapitore mi ha avvisato che entro breve mi avrebbe fatto recapitare un oggetto, ordinandomi di portarlo sempre con me, inoltre mi ha chiaramente detto di far parlare Alessandro del suo lavoro se volevo rivedere mia madre-
- E lei gli ha ubbidito senza battere ciglio?- Domanda l'ufficiale guardandomi con un'espressione incredula dipinta sul viso.
- La signorina ha creduto alla messinscena, non aveva motivo di presumere che fosse tutta una recita- afferma Dominic intervenendo spazientito.
- Ma sicuro... vada avanti Signorina-
- Il giorno successivo sono riuscita a parlare con mia madre, ma ci siamo scambiate poche parole, in cui mi ha confermato d'essere stata rapita mentre tornava in Italia. Quello stesso giorno ho ricevuto un pacchetto che conteneva una ciocca dei suoi capelli, accompagnata da un bigliettino con scritto: “Primo pezzo”-
- E come mai l'hanno inviato?-
- Perché ho cercato di allontanare il mio ex... così dopo quel giorno ho fatto come volevano, lasciando parlare Alessandro del suo lavoro, ma quando mi hanno chiesto di piazzare una microspia durante un ricevimento in casa di uno dei suoi superiori, ho capito che non avrebbero lasciato andare mia madre, almeno non prima d'avermi irrimediabilmente coinvolta. Così mi sono messa in contatto con il Maggiore-
Senza voltarmi indico Dominic, la sua disapprovazione per il mio comportamento di quel periodo è così grande che sento scottare la pelle dove il suo sguardo si posa. Invece gli occhi chiari del vice questore Ravelli sono pieni di compassione.
- E come siete arrivati alla certezza che la signora Giselli non fosse una vittima?-
È Dominic a rispondere, con poche parole traccia efficientemente la sequenza degli avvenimenti e delle indagini che l'hanno portato a sospettare di mia madre e giungere al suo arresto.
Gli porge il fascicolo con tutte le prove raccolte contro di lei, terminando il suo rapporto con un secco:
- Questo è tutto, ora faccia firmare la deposizione alla signorina-
Pochi istanti dopo l'agente alle nostre spalle, mi porge dei fogli e dopo averli firmati, Dominic m'invita a precederlo fuori dall'ufficio.
Sono stanca e svuotata.
Gli avvenimenti della giornata hanno tenuto alto il livello di adrenalina nel mio sangue, a partire dalla fuga da casa per l'irruzione dei russi fino all'arresto di mia madre, ma ora che i miei valori stanno tornando alla normalità: mi sento debole e spossata. Seguo Dominic, guardo le sue spalle larghe mentre cammina sicuro per i corridoi.
Ha fretta d'andarsene.
Questo capitolo della sua indagine è finalmente terminato, ora può voltare pagina e dedicarsi ad altro, qualcosa in cui io non sarò coinvolta. La paura che presto si disferà di me, mi avvelena la mente. La certezza di non essergli più utile, mi tormenta facendomi desiderare un colpo di scena che ci riporti al punto di partenza.
Mi sento sola.
Mia madre non mi vuole e presto anche Dominic mi abbandonerà, la sua postura rigida mentre mi fa salire in auto, il suo profilo granitico mentre guida in silenzio, i suoi gesti secchi mentre m'invita a entrare nella stanza d'albergo che ha prenotato, sembrano portare tutti alla stessa conclusione.
Resterò sola.
Appena la porta si chiude isolandoci dal resto del mondo, mi abbraccia stringendomi contro il suo petto.
- Non sei sola...- sussurra tra i miei capelli, dicendo esattamente quello che avevo bisogno di sentirgli dire.
Dopo una serata sfrenata, una notte in cui non si sono fusi solo i nostri corpi, ma anche le nostre anime, una giornata dove ha regnato la verità e dove tutti i nodi sono venuti al pettine: mi sento la donna più felice del mondo.
Presto, come gli ho promesso, gli chiederò di sposarmi e potrò seguirlo in tutte le sue missioni, porterà il simbolo del mio amore al dito, come io porto il suo attorno al collo.
Mi stiracchio nel grande letto che profuma ancora di lui e quando mi guardo allo specchio, vedo il grande sorriso che m'illumina il viso.
- Sarai “sua” per sempre- dico minacciosa al mio riflesso, ma niente riesce a spegnere la gioia che fa brillare i miei occhi.
Dovrei essere terrorizzata all'idea di dargli tanto potere, ma non ci riesco...
Sarà mio.
Cavoli, sarà tutto e solo mio.
Sempre sorridendo mi faccio una lunga e corroborante doccia e quando esco dal bagno, lui sta entrando della porta d'ingresso mentre parla con qualcuno al telefono.
È magnifico.
Come la prima volta che l'ho visto è completamente vestito di nero e sembra un bed boy. Mi guarda e il mio cuore accelera, m'indica un punto a pochi centimetri dai suoi piedi e m'impongo di obbedire. Odio quando mi tratta come uno dei suoi uomini, ma non voglio litigare...
Non oggi.
Ci sarà sicuramente un'altra occasione per ricordargli che non sono un suo soldato, ma nulla vieta che possa stuzzicarlo un pochino.
Lascio cadere a terra l'accappatoio che mi avvolge e sotto il suo sguardo rovente, mi avvicino lentamente. Scosto i lembi della sua giacca di pelle e insinuo le mani sotto il pesante indumento, sfioro il suo torace velato dalla leggera t-shirt nera, accarezzo i suoi addominali guizzanti e mi riempio i palmi dei suoi dorsali contratti.
- Arrivo tra poco- ringhia al telefono prima di riporlo in una delle tasche.
Mi appoggio al suo petto e sollevo il viso per immergermi nei suoi occhi severi.
- Te ne vai?-

Cara Valli

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