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Autore: Salvatore Scalisi
Athena la resa dei conti
Giallo Fantapolitico
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Athena la resa dei conti
Se ne stanno ferme, con quei fari accesi che sembrano occhi spettrali. Athena, non ha intenzione di scappare, è ancora scossa per la morte di Piero, e ha una gran voglia di sfogare la sua rabbia. Tira fuori il revolver, impugnandolo stretto. Tutt'intorno si respira un'aria rarefatta, come di un'atmosfera surreale, in cui non si ha la benché minima idea di quello che può succedere. Il mistero si dissolve, quando a un certo punto gli sportelli anteriori delle due macchine si aprono e scendono quattro uomini armati di pistole, che si avvicinano imperturbabili alla donna.
- Sono esseri umani o robot? – dice tra sé e sé Athena. – Sicuramente non hanno un cuore e nemmeno un cervello, perché altrimenti la logica li avrebbe dissuasi a rimanere qui. Peggio per loro. –
Entrano in gioco le armi, puntate ognuna sul proprio bersaglio, in uno scontro impari. Il revolver anticipa di un attimo l'artiglieria opposta, aprendo le danze. Nel frastuono degli spari, due uomini vengo raggiunti dai proiettili e crollano a terra. Athena sfugge miracolosamente a una scarica di piombo, ma non può rispondere perché ha esaurito i colpi a disposizione. Ora sì, che deve darsela a gambe. Inizia a correre, andandosi a riparare dietro a un furgone parcheggiato. Prende dalla tasca i proiettili che le aveva dato il titolare del negozio dove prima aveva trovato rifugio insieme a Piero, e carica il tamburo del revolver. Appena in tempo per rivolgere l'arma alla sua sinistra, premere il grilletto e centrare la sagoma umana, apparsa improvvisamente. L'uomo, colpito al torace, si accascia per terra, mentre dall'altro lato spunta il suo complice.
- Hai finito di divertirti?! – dice lui, con la pistola spianata.
- ... peccato, ci stavo prendendo gusto – risponde Athena.
- Le persone che hai ucciso, per me erano come dei fratelli. –
- Ma guarda, riesci a parlare, e scommetto che hai perfino un cuore; pensavo che foste dei robot prodotti dal sistema. Sono costretta a ricredermi. –
- Il tuo sarcasmo non ti aiuterà a salvarti. –
- Che cosa aspetti a sparare? –
- Vogliono, se è possibile, averti viva; ma secondo me è praticamente impossibile. Devono farsene una ragione. –
- È così, ci puoi giurare. –
- Quindi, non ho problemi a spedirti all'inferno. –
- E perché non lo fai? O forse aspetti che ti dia qualcosa, equivalente a una tua promozione. –
- Può darsi. –
- Ed io cosa avrò in cambio? –
- Se ti arrenderai, saranno loro a decidere del tuo destino, altrimenti ... posso solo garantirti una fine veloce, senza sofferenze. –
- Una proposta degna di considerazione. –
- Già. –
- Quello che volete non ce l'ho qui con me ... -
- E dove ce l'hai? –
- In un posto al sicuro. –
- Dove si trova? –
- Non distante da qui. –
- Se pensi di fare la furba, ti sbagli di grosso. Metti l'arma a terra. –
- Ok – annuisce Athena, appoggiando il revolver sul selciato.
- Ora alzati lentamente. –
Athena, fa per alzarsi, quando con un gesto fulmineo, la sua mano sinistra gli afferra il braccio armato, spostandoglielo, da cui parte un colpo andato a vuoto, e con l'altra mano gli sferra un pugno in pieno volto. L'uomo, intontito, ne riceve altri due che lo spediscono giù per terra. La pistola gli è caduta distante e, nonostante abbia la mente annebbiata, si trascina nel tentativo di recuperarla. Ma un calcio alle costole frantuma i suoi propositi. Non è ancora finita, sull'inerme corpo si abbatte un altro potente calcio, questa volta alla schiena. L'uomo si contorce dal dolore, per poi rimanere disteso immobile a pancia in su, a riprendere fiato.
- Mai sottovalutare l'avversario; non te l'hanno insegnato? – dice Athena.
- ... mi sento le ossa rotte – replica l'uomo.
- Se fossi in te mi preoccuperei di ben altro, ed esattamente di quello che ti succederà di qui a poco. –
- ... cosa vuoi fare? Non è uccidermi che risolverai i tuoi problemi. –
- E chi l'ha detto che ho dei problemi? È una guerra tra me e voi, senza esclusione di colpi. Nessuno verrà risparmiato; è l'essenza di ogni conflitto, non è così? –
- Potrei svelarti delle cose che tu non sai. –
- Sei un semplice soldato, non credo che tu possa dirmi più di quanto io sappia già. In ogni caso, sono qui ad ascoltarti. –
- ... il principe, prossimo erede al trono, era solo un anello dell'ingranaggio del sistema, e niente più. –
- Questo lo so. –
- Ascolta bene quello che ti dico: il “sistema” non puoi attaccarlo, né tantomeno sconfiggerlo, perché ... è invisibile. Nessuno può riuscirci, nemmeno coloro che ne fanno parte. Non saprebbero come muoversi, con chi prendersela; c'è sempre un livello superiore, qualcosa di indefinito, come un Dio supremo, potente e inavvicinabile. È nell'aria che respiriamo, percepiamo perfino la sua presenza, ma nulla di più ci è consentito. –
- Inseguo fantasmi. –
- Qualcosa di simile. –
- È tutto quello che hai da dirmi? –
- Se ancora non l'hai capito, non hai nessuna speranza di portare a termine i tuoi propositi; potresti uccidere un numero imprecisato di uomini, il che sarebbe una inutile fatica, mettendo a rischio la tua vita, e non solo. Quale sarà il tuo prossimo obiettivo, un potente uomo politico, un grande statista, o un paperone dell'economia mondiale? –
- Può darsi, chiunque sia nella lista nera. –
- Quanto è lunga questa lista, chilometri? –
- Divertente! Hai finito? – gli chiede Athena.
- Purtroppo, su una cosa hai ragione – risponde l'uomo. – Ti sei infilata in un vicolo cieco, da cui non potrai uscire. L'unica cosa che ti rimane da fare è provare a nasconderti per il resto della tua vita. Non sarà facile. –
- È tutto? –
- Sì. Sei giovane, è un peccato buttare così la propria vita. –
Athena, raccoglie da terra le due armi e, mentre infila la pistola sotto la cintura, punta il revolver dritto all'uomo.
- So che l'avresti fatto ugualmente – dice lui, pensando che sia giunta la sua ora.
- Non mi hai detto nulla di importante, non vedo perché dovrei risparmiarti – risponde la donna.
- È ciò che ti fa comodo pensare, la verità te la sei costruita in modo da non dover guardare in faccia la realtà. –
- Mi hai stancato! – esclama Athena, facendo fuoco.
L'uomo, colpito al cuore, assiste al suo lento spegnersi. Athena, fredda e impassibile, gli rivolge un ultimo sguardo, prima di voltare le spalle e andarsene.




***



Athena, cammina su strade buie e desolate, lasciandosi dietro una scia di morte e sangue. Un gran lavoro per Scotland Yard. Non è un bel modo di congedarsi da una bella città come Londra, ma le condizioni premono in questa direzione; non c'è tempo da perdere. In questi casi è meglio cambiare aria.




***


Pechino



Le civiltà orientali l'hanno da sempre affascinata. Trovarsi a Pechino è il desiderio che chiunque vorrebbe esaudire. Spostarsi da un capo all'altro nel mondo è stato più facile di quanto pensasse. È riuscita a convincere un giovane, quarantenne, magnate britannico della finanza, anch'esso presente nella lista nera, a farsi accompagnare col suo aereo personale fino alla metropoli cinese.
Il velivolo atterra su una pista privata, in modo da superare ogni ostacolo burocratico. Scesi dall'aereo, Athena e il magnate s'incamminano fino a raggiungere un taxi parcheggiato poco distante.
- Vuoi un passaggio? – chiede l'uomo.
- Perché, vorresti lasciarmi qui? – risponde Athena. – Non sarebbe cortese da parte tua. –
- Già. Servizio completo. –
- Esatto. –
I due si accomodano sul sedile posteriore del taxi.
- Può andare – dice l'uomo al conducente.
Il mezzo di trasporto si mette in movimento.
- Che cosa sei venuta a fare qui? – chiede il magnate.
- Secondo te? È possibile che tu non l'abbia ancora capito? Devo sbrigare una faccenda delicata, ti basta? – risponde Athena. – E guarda caso, ha a che fare con tuoi interessi. Ora ti è chiaro? –
- Sì e no. –
- Non ti preoccupare, lo sarà al più presto. Comunque, ne abbiamo già parlato, ricordi? Hai perso la memoria? –
- Se ne avessimo parlato, me ne sarei ricordato. Il nostro argomento ... -
- Ha a che fare con la mia venuta qui, ci puoi scommettere. Se non fosse così, avremmo già chiuso il conto, non credi? –
- Se lo dici tu. –
- Sì, è così. Tra di noi c'è un accordo, ma se vuoi tirarti indietro, basta dirmelo. –
- No, nessun ripensamento. –
- Meglio così. –
- Mi sembra che non abbia altre alternative. –
- Credo proprio di no. –
- Chi mi garantisce che manterrai l'accordo? –
- Cioè, se ne uscirai vivo? –
- Sì. –
- Nessuno. Potrei farti la stessa domanda: chi mi assicura che te ne starai buono? –
- Hai la mia parola; so di cosa sei capace, non voglio fare ... -
- La fine dei tuoi amici. –
- Sì. Comunque, non erano amici miei. –
- Conosci qualche altro termine? Non lo so, potrei definirvi animali dello stesso branco. –
L'uomo l'osserva risentito.
- Scusami, se ho intaccato la tua sensibilità. Stai tranquillo, se i patti verranno rispettati ne uscirai, mio malgrado, vivo. Soddisfatto? –
- Ok. Posso sapere ... -
- Che cosa vuoi sapere? –
- ... fin dove vuoi arrivare? –
- Che domanda! Vorrei fare un po' di piazza pulita. Ogni tanto ci vuole, non sei d'accordo? Già, su queste cose la pensiamo diversamente. Non puoi capirmi. O non ti conviene. Questo sì che è un bel dilemma. Cosa ci guadagni in tutto questo? –
- Io non faccio nulla di male ... mi attengo alle regole, contro cui il mondo andrebbe allo sfacelo. –
- Il mondo ... intendi dire il “sistema”. Ed è quello che salvaguardate; cioè, i vostri interessi. Il resto non conta. Siamo solo numeri. –
- Ognuno ha un ruolo ben preciso in questo mondo. I numeri sono importanti, ma non devono superare un certo limite e, soprattutto, è bene che rimangono tali. –
- Non so cosa mi trattiene a tapparti quella fogna di bocca! – dice Athena, guardando in malo modo l'uomo.
- Forse perché ti sono utile – risponde lui.
- Questo è sicuro. –
- Dovrai rientrare alla base, ammesso che tu ce l'abbia, giusto? –
- Non devi porti questi problemi, ogni cosa a suo tempo. Godiamoci questa breve vacanza. –
- Breve quanto? – le chiede l'uomo.
- Uno, due giorni al massimo – risponde Athena.
- Vuoi che ti faccia da cicerone? –
- Divertente! Che ne dici se andassimo a far visita ai tuoi amici? –
- Ci risiamo. Non so di quali amici parli. –
- Sai a chi mi riferisco. Perché pensi che siamo venuti fin qui?
- Mi hai detto che ... -
- Volevo incontrare un politico. –
- Sì. –
- È vero solo in parte. Perché non mi parli dei tuoi interessi in questa splendida città? –
- Sono presidente e azionista di un'azienda farmaceutica. –
- Continua. –
- Abbiamo anche un laboratorio di virologia. –
- Interessante. Praticamente, producete armi, i farmaci, da usare contro i nemici, i virus. –
- In sostanza è così. Ma produciamo anche farmaci per il trattamento di diverse patologie. -
- Un bel business. –
- Non ne facciamo solo una questione di soldi – dice l'uomo.
- Certo. Siete una bella realtà, al servizio del popolo; dovremmo esservene grati – replica con tono sarcastico, Athena.
- Si fa quel che si può. –
- Già. Ancora meglio se si ha un utile da capogiro. –
- Nessuno fa niente per niente. –
- Sicuro. Sai a cosa sto pensando? Alla pandemia di sei anni fa. Ce ne siamo usciti, ma ce la siamo vista brutta. Ci sono stati milioni di morti, sparsi in tutto il mondo. Uno sterminio in piena regola. –
- Sono rischi, per quanto dolorosi, assolutamente prevedibili. Facciamo di tutto per evitarli, ma a volte siamo costretti ad arrenderci all'evidenza, per poi cercare di correre ai ripari. –
- Alla grande, mi permetto di aggiungere. –
Il taxi si ferma davanti a un hotel.
- Siamo arrivati. Soggiorneremo in questo hotel – dice il magnate.
- Quanto dista l'azienda farmaceutica da qui? – gli chiede Athena.
- Circa un'ora di macchina. Il laboratorio ... -
- Sì, lo so, si trova a Wuhan. Da quello vorrei tenermi distante. Invece, se non ti dispiace, vorrei fare una capatina alla tua azienda. –
- Ora? – dice l'uomo.
- Sì – risponde Athena.
- Sono solo un azionista. –
- L'ho capito. –
- Non ti riposi? –
- Non mi sento stanca. –
- ... ok. Andiamo – l'uomo fa cenno al conducente del taxi di ripartire.

Salvatore Scalisi

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
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Lisa Ginzburg Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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