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Autore: Bernardo Sandri
Un amore in saldo
Romanzo Autobiografico
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Un amore in saldo
Silvia, una ragazza dal fisico magro e slanciato, con i capelli castano chiaro a caschetto e un ombretto colore del cielo che nella lontana estate del 1985 aveva flirtato con me al mare. Purtroppo non l'avevo più richiamata perché stupidamente avevo perso il suo numero di telefono. Il fato mise dei puntini di sospensione fra noi che erano diventati punto di domanda: quando chiudevo i miei occhi la rivedevo al bordo di una pista di atletica mentre mi mostrava i suoi orecchini nuovi; io le accarezzavo un orecchio mentre lei con dolcezza chinava lentamente di lato il capo. Il silenzio faceva da cornice ai nostri sguardi, io avvicino le mie labbra alle sue mentre i suoi occhi non volevano staccarsi dal mio sguardo. I nostri nasi quasi si sfioravano e il profumo della sua pelle danzava con il mio in un abbraccio romantico. Sebbene fosse solo un ricordo, dentro di me percepivo ancora il mio cuore accelerare il suo battito; poi qualcosa ci fermò, forse le risatine di alcuni ragazzini, forse il destino oppure solo la nostra timidezza tanto che lei decise di tirarsi indietro. Quindi, mi scrisse il suo numero di telefono su di un biglietto, ma questo svanì lasciandomi solo questo bellissimo ricordo di lei....

Non aver baciato Silvia era stato il primo sbaglio che mi aveva condotto a quella vita che, solo al ricordo, mi logorava dentro: tutte le mie malefatte e le violenze gravavano sulla mia coscienza e in un attimo potevano venir fuori, sfogandosi sul viso di chi avevo di fronte. Quando il mio cuore tornava a quel bordo pista dove una passioncella estiva con l'ombretto color del cielo aspettava il nostro primo bacio, mi tornava in mente anche lo sguardo di quella ragazza che in un sabato sera divenne quella condanna che mi avrebbe impedito di rivedere Silvia: erano trascorsi ormai due anni e mezzo da quel nostro mancato bacio e anche la mia storia con Gabriella era già drammaticamente terminata. Il mio amico Corrado esercitava la sua attività illegale e mi diede in custodia il suo - ferro - perché doveva andare a parlare con chi, sopra di lui, gestiva i traffici. Decisi di accompagnarlo fuori dal locale e, dopo esserci diretti in una stradina dove una Mercedes con i vetri scuri lo attendeva, io mi fermai a una cinquantina di metri, aspettando il suo ritorno ma tenendo sempre la mia mano pronta su quel calcio freddo come il mio spirito. Proprio per questo motivo Corrado non mi aveva mai dato un'arma perché sapeva che all'epoca l'avrei usata con troppa facilità. Mentre stavamo tornando verso il locale, incontrammo un tipo che già gli doveva qualche centinaio di mila lire. Quel tossico si avvicinò chiedendo un'altra dose a credito, ma Corrado gliela negò ripetutamente e, visto che il tipo non voleva smetterla e si faceva prepotentemente minaccioso verso di lui, decisi di alzare il giubbotto e, mostrandogli la pistola di Corrado, gli dissi:
Bernardo - Allora vuoi piantarla o preferisci che ti spieghi meglio la mia segretaria?Preferisci parlare con lei? - Subito il tale smise di importunarci e si dileguò velocemente ma, proprio in quel momento, incontrai lo sguardo di quella ragazza che conosceva Silvia e, notata tutta la scena pistola compresa, di certo non mi avrebbe messo in contatto con Silvia. I suoi occhi terrorizzati donavano al suo viso un alone di sconcerto e assunsero un significato solo: - il dado è tratto - ; presi coscienza del fatto che ormai avevo varcato quel confine di illegalità che mi stava spingendo verso l'inferno, ormai non sarei più potuto tornare in dietro, non ero più quel ragazzo spensierato che voleva baciare Silvia....

Ero andato ad abitare in quel paesino per cambiare vita e tornare ad un'esistenza più onesta e quindi era anche venuto il momento di cambiare compagnie e frequentazioni; decisi di frequentare alcuni amici della palestra, studenti che provenivano da ogni parte del nostro bel paese e di tutte le estrazioni sociali ma soprattutto tutta gente onesta e pulita. Sebbene avessi sempre voluto vivere quel tipo di vita spericolata alla Steve McQuenn, adesso volevo combattere per avere una vita normale.
Avevo bisogno di rapportarmi con persone che non fossero inquinate da quel mondo in cui avevo vissuto e finalmente sarebbe potuto venire fuori il vero Bernardo, quel Bernardo che una mattina andò a comprare la focaccia per alcuni malati di un reparto di oncologia solo per vederli sorridere un po'. Come in quel brutto periodo, anche in quel periodo eravamo tutti nella stessa barca: certe volte per uscire la domenica dovevamo fare colletta e, mentre loro contavano i pochi soldi per arrivare a fine mese, io, che avevo uno stipendio, una moto e una automobile tutta mia, dicevo ad alta voce:
Bernardo - Dai io ci metto benzina e autostrada e voi la simpatia!! -
Poi si saliva in auto e partivamo per andare a trascorrere una giornata serena tutti assieme. Non ero un benefattore ma solo un ragazzo che cercava di vivere al meglio la sua vita e, soprattutto, ero quel tipo di persona che finalmente stava riscoprendo la gioia di essere circondato da persone che ti trasmettono affetto e non da persone che ti temono. Ricorda sempre che i tuoi gesti, positivi o negativi, si rifletteranno su te stesso e sulla tua stessa vita.
Vivere in quel modo era per me una sensazione strana ma molto piacevole e poi forse quel Bernardo era accettato per quello che era e non stimato perché temuto. Certo, se qualcuno mi pestava i piedi, subito l'aspetto rissoso e collerico del mio carattere veniva fuori, ma per il resto del tempo ero molto più di compagnia e tranquillo. Forse lo stare in mezzo ad altre persone che non fossero le mie vecchie frequentazioni, riusciva a darmi quel pizzico di autocontrollo in più che lentamente dovevo far aumentare. Finalmente mi stavo depurando dalla rabbia e dalla delusione, e lentamente stavo ritornando ad essere il Bernardo che aveva flirtato un'estate intera con quella Silvia. Chiaramente la mia malattia aveva influito negativamente sul mio carattere e, anche i continui scontri con mia madre, erano stati parte attiva nel mio cambiamento, ma, per mia fortuna, tutto questo era solo un lontano ricordo: era giunto il momento di ritornare ad essere quel ragazzo spensierato di un tempo.
Noi siamo il frutto della vita che viviamo e delle persone che frequentiamo, ed infatti: nel momento in cui ebbi un'esistenza meno burrascosa, anche il mio modo di vivere divenne assai più sereno. Le persone che ci circondano influenzano il nostro comportamento e il nostro modo di pensare e quei bravi ragazzi onesti e studiosi riuscivano a trasmettermi quella serenità che mi serviva. Divenni così meno burbero e più aperto al mondo e di conseguenza anche il mio cuore divenne più leggero e libero di amare, e soprattutto riaprì le frontiere al sentimento.
Un giorno di fine primavera, un giorno che sembrava il preludio di una apocalisse e che di certo non ti metteva di buon umore, ebbi la fortuna di incrociare una delle donne che inconsapevolmente hanno segnato la mia esistenza per sempre. Ogni persona che sfiorerà il tuo cuore e la tua anima, lascerà in te e nei tuoi gesti una parte di sé.
La primavera stava lasciando il posto all'estate ma quel giorno la pioggia non voleva smettere di cadere; il sole continuava a nascondersi dietro un cielo nero e scuro, a tratti violaceo tanto che anche il mio stato d'animo sembrava tingersi di quei colori tristi. Camminavo verso il mio furgone con il vento che mi piegava l'ombrello e la pioggia incessante ormai si era impadronita dei miei vestiti. Le lenti dei miei occhiali erano praticamente ricoperte da gocce d'acqua e i miei piedi erano in ammollo, quando di colpo il mio ombrello decise di lasciarmi in balia del temporale facendomi diventare ostaggio del mal tempo. A quel punto il mio nervoso prese il sopravvento e iniziai a bestemmiare inveendo contro il mondo intero. Ero davvero incazzato ma mi soffermai perché notai una chiazza rossa venirmi incontro.
Poi sentii una vocina dolcissima chiedermi:
Ragazza - E se invece di bestemmiare ci stringessimo un
pochino e facessimo un pezzo di strada assieme sotto il mio
ombrello? O ti vergogni di andare in giro con una ragazza
come me? -
Ascoltai incuriosito questa frase e la trovai confortante e, nonostante fossi ancora senza nessun riparo dalla pioggia incessante, queste parole fecero sì che il mal tempo che imperversava passasse in secondo piano. Incuriosito, perché ancora non ero riuscito a capire chi avessi di fronte, le risposi:
Bernardo - A parte che non vedo nulla, ma toglimi una curiosità: per caso mordi? -
Quella macchia color rosso altri non era che una ragazza, la quale rispose, sorridendo, alla mia domanda:
Ragazza - In effetti ad alcuni faccio paura, ma non ho mai morso nessuno... fino ad oggi!!! -
Mi abbassai gli occhiali sul naso per cercare di vederla meglio; poi, dopo averla audacemente squadrata dal basso verso l'alto, le risposi:
Bernardo - Ecco brava allora vedi di non cominciare proprio adesso e accompagnami al furgone che sono così bagnato e umido che più che mordermi potresti bermi come una zuppa!!! -
Ci mettemmo tutti e due a ridere quindi mi fece spazio sotto il suo ombrello e ci dirigemmo verso il mio furgone; nonostante piovesse, il mio umore da plumbeo come il cielo di quella giornata piovosa era appena ritornato sereno. Era come se un peso, che non sapevo di trasportare, avesse iniziato a diminuire il suo effetto tanto che mi sentii assai più leggero.
Mentre camminavamo vicini il mio naso percepì la fragranza del suo profumo e provai un ulteriore stato di benessere dentro di me. Iniziai a sentirmi meglio nonostante il mio corpo fosse infreddolito e bagnato e credo che già qualcosa mi stesse attirando verso di lei. Forse quella strana alchimia, che molti chiamano amore a prima vista, si stava facendo largo nel mio cuore, oppure era solo il destino che stava facendo il suo lavoro.
Salimmo sul furgone e, dopo aver acceso l'autoradio, la osservai meglio: era davvero strana con dei piercing e i capelli rosso fuoco. Le chiesi dove abitasse e, proprio mentre le stavo parlando, osservai meglio la sua chioma sgargiante e vi posso garantire che, a metà degli anni novanta, era un look davvero fuori dal comune; aveva un anello al naso e degli altri piercing sparsi. La guardai attentamente scoprendola diversa ma non brutta, anzi era davvero carina.
Lei abitava nel paese vicino al mio e più precisamente in quello dove aveva sede la ditta in cui lavoravo. Come mai non l'avevo vista prima? Certamente una ragazza che andava in giro così colorata e tatuata non poteva passare inosservata. Inoltre essendo alta solo 1 metro e 58 e con una generosa quinta di seno, come avevo fatto a non notarla prima?!
Le chiesi se fosse venuta ad abitare lì da poco tempo e lei, con un tono abbastanza triste, mi rispose: - Sono venuta a Pisa da un paio di anni, ma esco molto di rado se non per andare all'università - .
Mentre mi parlava un velo di malinconia andò a ricoprire il verde intenso dei suoi occhi. Mentre il nostro viaggio proseguiva, io ogni tanto dirottavo il mio sguardo per osservare meglio quella mia insolita e strana passeggera, e puntualmente incrociavo i miei occhi con i suoi. Sembrava quasi che lei stesse facendo altrettanto con me e infatti ci mettevamo subito a ridere entrambi. Io stavo provando un senso di serenità e simpatica attrazione verso la mia nuova passeggera, e questa sembrava a suo agio in mia compagnia anche se non sapeva assolutamente nulla di me.
Molti fra i clienti del mio amico Corrado erano davvero fuori dal comune, ma una ragazza che andava in giro colorata come lei non l'avevo mai conosciuta. Come ho già detto in precedenza io per primo avevo due strisce bionde che terminavano in un codino colorato che mi arrivava sotto le spalle: in quel periodo della mia vita anche i miei canoni di bellezza si erano modificati radicalmente. Infatti per me l'apparenza non contava più di tanto e, comunque, a parte i capelli rosso fiammanti, i tatoo e piercing vari, il resto di certo non era da buttar via: sebbene fosse piccolina di statura, aveva sempre delle belle forme, quel tanto sproporzionate, che bastarono a farmi intrigare.
Era una ragazza dal fisico esile e asciutto e, sebbene vestisse in un modo assai strano e non convenzionale nel quale non si dava precedenza alla femminilità ma alla comodità, i suoi vestiti li riempiva nel modo e nei punti giusti. Fra uno sguardo rubato e un sorriso regalato, vidi che aveva tatuata una stellina sul collo e trovai così la scusa per chiederle qualcosa di lei:
Bernardo - Ti garbano i tatuaggi? -
La ragazza mi rispose affermativamente spiegandomi che quei disegni erano la rappresentazione artistica dei suoi stati d'animo, speranze ed emozioni. Poi notai un'espressione sul suo viso che sembrava un sorriso di sfida:
Ragazza - Per vuoi uomini un tatuaggio è solo un disegno perché, se dovesse rappresentare un vostro sogno, avreste tutti lo stesso identico tatuaggio. Sebbene tentiate di nasconderlo, vi si legge chiaramente in fronte quale sia il vostro unico desiderio!!! -
Forse le mie ripetute occhiate le avevano fatto ben capire che il suo fisico mi piaceva molto, perché concluse la sua frase con una bella risata. Magari con il suo sorriso avrebbe voluto attenuare il disagio nato dal fatto che io per primo avevo scannerizzato ogni singolo centimetro del suo bel corpicino; me l'ero guardata tutta e non solo per una curiosità dettata dal mio sesso, bensì perché qualcosa dentro di me mi aveva spinto a farlo, spudoratamente e senza vergogna. Credo che la voglia di conoscerla che vivevo dentro: fosse nata spontanea e casuale proprio come il nostro incontro. Qualche forza magnetica si era già messa in moto in me e così i miei gesti erano animati da una energia che la desiderava vicina e che la voleva conoscere meglio. Dopo una bella risata le risposi:
Bernardo - Cara la mia signorina - faccio di tutta l'erba un fascio - ..... Questo tuo bel discorso per me non vale... Con me non puoi generalizzare in questo modo... Perché io sono GAY!!!! -
Di colpo la poverina rimasta preda del mio sarcasmo smise di ridere e mentre i suoi occhi mi sgranarono avvolgendomi con un'occhiata di incredulità e stupore, il suo volto diventò grigio e ci si poteva leggere tutto il suo dispiacere, poi con aria scioccata mi disse balbettando:
Ragazza - Scusa non lo sapevo... Non volevo offenderti... davvero... Non l'avrei mai immaginato che tu... Insomma si hai capito... scusami... Ti chiedo perdono.... -
Era talmente sconvolta e amareggiata da non riuscire nemmeno a pronunciare la parola - Gay - : non era un tabù o qualcosa di volgare, ma lei credeva di avermi mancato di rispetto e pensando di avermi ferito, si stava imbarazzando sempre più. Cercava di chiedermi scusa ma continuava soltanto a balbettare e a impuntarsi; solo quando la vidi nel panico più assoluto, mi voltai e, abbassando il tono della mia voce per renderlo il più sicuro possibile, decisi di portare a termine il mio scherzo dicendole:
Bernardo - Lo sai perché non l'avresti mai immaginato? -
La ragazza rimasta attonita e dispiaciuta scrollò la testa, quindi le sorrisi e strizzandole un occhio aggiunsi:
Bernardo - Perché non è vero!!! Ti sto solo prendendo in giro!!! -
All'udire queste mie parole, la ragazza si sentì subito sollevata perché pensava di aver fatto un'orribile figura; poi fece un bel respiro profondo e, dopo avermi dato simpaticamente un pugno sulla spalla, mi disse:
Ragazza - E io che ancora ti ho offerto riparo dal temporale sotto al mio ombrello!!! -
Dopo una bella risata di entrambi, aggiunse:
Ragazza - Basta non ti parlo più!!! -
Erano mesi che non percepivo più quel senso di benessere che stavo avvertendo in quel momento: stavo gongolando mentre nelle mie vene circolavano felicità e soddisfazione allo stato puro e, sentendomi sereno e ancor più sicuro di me, le risposi:
Bernardo - Che tu mi parli o no poco cambia perché hai delle labbra che anche socchiuse e in silenzio sembrano chiedere baci!!! -
A queste mie parole la mia insolita passeggera con i capelli color del fuoco si voltò, guardandomi incredula; restò ancora pochi istanti in silenzio, cercando di capire fino a che punto volessi arrivare. In quel preciso momento, nell'aria che riempiva il poco spazio che ci divideva, si poteva percepire un'energia potenziale pronta a diventare calamita per farci avvicinare oppure diventare gelo per farci allontanare. Nonostante stessi guidando, non sottrassi i miei occhi al suo sguardo esterrefatto e così facendo, potei notare una dolcissima espressione di stupore colorare di bello il suo viso.
Quindi, con un sorriso di circostanza, mi disse:
Ragazza - Ma non ti sembra di correre un po' troppo?! -
Forse ero stato un tantino audace e questo mio atteggiamento avrebbe potuto farla sentire in pericolo, ma ormai ero in ballo e non potevo indietreggiare di un centimetro la mia posizione di apparente sicurezza; visto che avevo già fatto la mia puntata, adesso non mi rimaneva che rilanciare e andare a vedere che carte avesse da giocarsi; decisi di risponderle:
Bernardo - A me non sembra affatto di correre... Non ci sto mica provando... Che tu abbia una bocca intrigante è un dato di fatto... Se così non fosse, perché la metteresti in evidenza con un rossetto brillante facendone risaltare i bordi con un filo di matita scura? -
La ragazza accusò il colpo e, cercando di non darlo a vedere, rimase qualche secondo in silenzio sorridendo; poi si voltò verso di me e sicura mi disse:
Ragazza - No no tu stai correndo!!! -
Io negai ancora perché da buon maschio orgoglioso non potevo cedere e così lei ripeté nuovamente:
Ragazza - No no tu stai correndo... Fra le mani avrai anche il volante di un furgone di una ditta di ascensori, ma sembra che guidi un - Deltone 1 - da rally!!! -
Credo che anche lei cercasse di non indietreggiare dalla sua posizione perché, nonostante con le nostre occhiate stessimo flirtando, con le nostre parole stavamo sfidandoci su di un terreno neutrale. Comunque aveva ragione lei perché io davvero stavo schiacciando sull'acceleratore, quel tanto che credevo sarebbe bastato a metterla in difficoltà ma senza però riuscirci. Per me era un copione ben collaudato ma non avevo fatto i conti con la sua incoscienza e proprio in quel momento in cui guidavo in modo azzardato, ebbi un'illuminazione. La mia passeggerà aveva usato
un termine ben preciso: - Deltone - ; questo termine lo poteva
conoscere solo un appassionato di motori, quindi lei non si era impressionata più di tanto per la mia guida scellerata forse proprio perché era una appassionata di rally. Decisi così di chiederle:
Bernardo - E tu come fai a sapere che la Lancia Delta integrale ufficiale si chiama in quel modo? Sei un appassionata di rally? -
A questa mia ben precisa domanda vidi il suo volto ritornare di
colpo serio per poi rispondermi:
Ragazza - Il mio fidanzato lo era... -
Il filo della sua voce quasi si interruppe bruscamente ma con

Deltone 1:Nome con cui gli appassionati di rally chiamavano la Lancia Delta Integrale
queste sue parole credevo di aver la possibilità di conoscere un po' più di lei e della sua vita privata, così le domandai: Bernardo - Lo era? Adesso cosa dei due non è più? Il tuo fidanzato o un appassionato di rally? -
Avevo cercato di sapere di lei usando una frase simpatica ma
avevo oltrepassato un confine a lei troppo caro e importante, forse invalicabile. Così mi rispose che ero troppo curioso: ancora non conoscevo il suo nome e già volevo sapere troppe cose. Quelli erano aspetti della sua vita intima di cui non voleva parlare e io avevo prevaricato il suo privato. Mi fece segno di accostare poco distante da lì e più precisamente davanti a un negozio di coiffeur unisex di una sua amica di fronte al quale abitava lei.
La ragazza con i capelli rossi aprì la porta poi si soffermò un istante e, voltandosi nuovamente verso di me, mi porse la mano e disse:
Ragazza - Comunque piacere io mi chiamo... -
Subito la fermai poggiandole un dito sulle labbra, poi, sempre tenendo i miei occhi dentro i suoi, aggiunsi:
Bernardo - Aspetta non dirmelo... Per il momento ti voglio
ricordare per via di questo splendido sorriso e poi non voglio conoscere il tuo nome così avrò la scusa per fermarti per strada e
chiedertelo la prossima volta che ti incontrerò fuori dai miei sogni!!! -
Dopo di che me andai verso casa ma allontanandomi da lei guardai nello specchietto retrovisore per cercarla con il mio sguardo. Mentre mi allontanavo vidi quella ragazza con i capelli rossi non voltarsi e osservarmi mentre stavo andando via.
Forse l'avevo colpita proprio come lei aveva colpito me;
forse anche quella ragazza dai capelli color rosso fuoco si stava chiedendo chi io fossi per averla incuriosita a tal punto da non poter voltare il suo sguardo altrove fino a quando non fossimo diventati due piccoli puntini distanti, anche perché ci eravamo appena incontrati e già ci stavamo cercando.
Come due anonimi sconosciuti ci eravamo trovati e adesso che ci stavamo lasciando eravamo incuriositi dalla personalità dell'altro che si era fissata al nostro animo e alle nostre speranze incuriosendoci tanto che ben presto ci avrebbe spinto a cercarci ancora. Adesso che le nostre esistenze si erano incrociate, non potevamo perderci senza approfondire la nostra conoscenza e sicuramente dovevamo rivederci nuovamente per poter rivivere quei momenti di complicità che ci avevano unito. Questa strana e allo stesso tempo magica alchimia c'è chi la chiama amore chi la chiama simpatia e sebbene noi due non sapessimo come definirla, eravamo attratti reciprocamente; ma mentre io ero felice di viverla lei era un po' impaurita, anche per via del mio modo di fare, audace e sfrontato. Dentro le mie speranze sapevo che eravamo ossigeno e ben presto ci saremmo respirati a vicenda.
A volte la curiosità è quella sensazione che avvertiamo all'inizio di un cammino in cui un sentimento di amicizia si può tramutare in affetto per poi trasformarsi velocemente in amore e adesso noi due eravamo all'inizio di questo percorso, ma inconsciamente, stavamo già correndo l'uno verso l'altra.

Bernardo Sandri

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
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