Guardians: The Sword of Blood
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Etnos anno 1000
In un mondo ricco di magia, simile al pianeta Terra, non c'era nessuna vita, soltanto delle pianure e una sorgente d'acqua limpida che scorreva dal monte più alto. Lì non esisteva né giorno, né notte. In cielo brillava una sorta d'aurora boreale perenne. In quel mondo magico passavano tutte le anime, sia buone sia malvagie. Quelle buone erano sotto forma di luce bianca, e quelle malvagie erano come delle ombre. Nella terra di Etnos ultimamente erano passate fin troppe anime dall'inizio dei tempi, rilasciando una gran quantità di energia che fece accadere qualcosa in quel mondo. La sorgente si divise in due dopo che Etnos tremò. Le due sorgenti crearono un uomo e una donna. L'uomo era nato dalla sorgente di sangue, e la donna, bella come il sole, era uscita dalla sorgente limpida e cristallina. L'uomo aveva i capelli neri, le iridi rosse, e il resto dell'occhio nero come il buio della notte. Le ombre rivestivano il suo corpo. La donna invece era rivestita di un tessuto luccicante come una tempesta di diamanti. I suoi lunghi capelli le ricadevano dietro la schiena come uno strascico, dorati come il sole e l'oro. Erano le essenze del bene e del male, un demone e una strega. Il demone sapeva di chiamarsi Azhers, e la donna Alasdair. Entrambi erano consapevoli di essere eterni nemici, e non potevano coesistere nel medesimo luogo. Le due sorgenti crearono due spade: una aveva la lama insanguinata, e l'altra era come il fuoco. Azhers possedeva la Spada di Sangue, e Alasdair la Lama di Fuoco. Lottarono in maniera cruenta, finché non morirono entrambi, trafiggendosi con le loro spade. Allora il mondo di Etnos si spezzò a metà, e quella grande energia che entrambi avevano rilasciato nel momento della loro morte si riversò nel mondo terrestre. La magia rilasciata da Alasdair aveva creato i Guardiani, creature magiche il cui compito consisteva nel distruggere i demoni che erano stati creati dalla sorgente da cui era venuto fuori Azhers, il primo demone della storia di Etnos.
Paige
L'estate era arrivata nel New Jersey. A Margate City la vita scorreva noiosamente tranquilla. Era una di quelle serate tiepide dove il minimo rumore riecheggiava nel silenzio. Le persone che abitavano in quella città incominciavano a ravvivare l'atmosfera oltre le sei del pomeriggio. Nel week-end la gente dava il meglio di sé, come Paige Somerlen, che aveva appena compiuto ventun anni. Aveva appena concluso il suo secondo anno di college, che non era andato a meraviglia, visto che si era lasciata con il suo ragazzo con cui era stata per quasi un anno. Non era stato molto facile per lei concludere quell'anno di college e vedere il suo ex passeggiare per i corridoi e incrociarsi spesso. Ogni volta che Paige entrava in un'aula fingeva di non vederlo, oppure si nascondeva dietro qualcuno per cercare di passare inosservata. Adesso era nella fase della chiusura e del rifiuto, non avendo più nessuna intenzione di consolarsi con qualcun altro per dimenticare Kole, il suo ex. Persino quel nome le sembrava totalmente stupido. Questo qui, in fin dei conti, non era neanche il suo tipo per quanto riguarda l'aspetto esteriore, né quello caratteriale. Alla fine si era messa con lui perché si era mostrato gentile, e aveva saputo corteggiarla. Si erano conosciuti al liceo, dove Paige si era diplomata con dei voti accettabili. Quest'estate sarà speciale, pensò Paige. Doveva essere un'estate all'insegna del divertimento e della rinascita. Un'estate tutta da vivere, e Paige si era ripromessa di godersela pienamente, come se non ci fosse un domani. Per aver concluso il secondo anno di college con voti abbastanza alti, i suoi genitori, orgogliosi della loro figlia minore, le avevano promesso una vacanza da sogno. A inizio giugno, suo padre Gareth, uomo sempre indaffarato con il suo lavoro di architetto e sua madre Kate, donna elegante e a volte severa, non le avevano ancora rivelato niente sulla destinazione segreta che avevano scelto per passare le vacanze estive tutti insieme. Ogni singolo giorno, Paige tartassava di domande sua madre, cercando in tutti i modi di farle sputare il rospo. - Saprai dove andremo il giorno stesso che saliremo in macchina - , le rispondeva sempre Kate, facendo un sorriso e scambiandosi delle occhiate d'intesa con Gareth. Per un'impaziente e ansiosa cronica come Paige era impossibile rimanere sulle spine per così tanto tempo. Ma doveva rassegnarsi, perché nessuno le avrebbe rivelato qualche dettaglio finché non fosse arrivato il giorno della partenza. Comunque sia, Paige aveva già iniziato a infilare qualcosa nel trolley da viaggio: costume da bagno, crema solare, riviste, il suo amato portatile, almeno quattro paia di ballerine, e un mucchio di vestiti che sicuramente non le sarebbero serviti. Alle sette di sera, Paige era in taxi che ascoltava musica New Age con gli auricolari, muovendo la testa avanti e indietro a ritmo di musica e guardando le abitazioni che le scorrevano davanti agli occhi. Ci fu un'interferenza mentre ascoltava la musica, e Paige abbassò gli occhi sul grande display del suo Iphone nuovo di zecca. Stava ricevendo una telefonata da sua madre. Paige sbuffò. Fu tentata dall'idea di ignorare la chiamata, sapendo che Kate era capace di tenerla attaccata al telefono anche per un'ora intera. Parlava di qualsiasi sciocchezza pur di non lasciarla in pace. Alla fine Paige rispose. Come previsto, Kate parlò con sua figlia per più di mezz'ora al telefono. Le aveva vietato persino di guidare una macchina, ma a Paige, sinceramente, non importava poi molto di mettersi al volante. Preferiva ci fosse qualcun altro alla guida di un'auto. Infatti aveva preso un taxi per andare al locale Night Sea dove lavorava Hailey, sua sorella maggiore. Con lei aveva un buon rapporto, anche se erano parecchio diverse caratterialmente parlando. Nell'aspetto fisico invece erano parecchio simili. Paige aveva abbassato tutto il finestrino, lasciando che il vento tiepido della sera le soffiasse sui lunghi capelli di uno splendido rosso scuro. Quando si esponeva al sole, il rosso presentava delle sfumature più chiare, simile al rame. Secondo il parere di sua sorella e di sua madre, quel colore le donava molto. - Il rosso mette in risalto il colore dei tuoi occhi - , le aveva detto Hailey mille volte. E Paige, ripensando a quel complimento, si scattò una foto con il suo Iphone, dando poi una rapida occhiata al selfie. Diede un'occhiata anche alle foto scattate qualche mese fa. Si soffermò a guardare una foto che la ritraeva seduta su una panchina al parco con le gambe accavallate e un sorriso sulle labbra. Il suo colore naturale di capelli era castano chiaro, ma ultimamente aveva deciso di cambiare il suo look. Effettivamente, i suoi occhi grigi s'intonavano benissimo con il colore rosso scuro dei suoi capelli. Quel rosso sembrava il suo colore naturale, seppur artificiale. Paige non aveva modificato il suo aspetto esteriore per semplice vanità, ma perché voleva sentirsi meglio con se stessa e con gli altri. Per chi mostrava spesso insicurezza, cambiare un po' il proprio look infondeva maggior benessere. Paige non era affatto vanitosa, né sicura di se stessa. Era una ragazza semplice, modesta e riservata. Ed era auto ironica. Sprigionava una simpatia fuori dal comune quando si apriva con la gente dopo qualche ora passata a conversare. Amava far ridere chi le stava accanto. La sua specialità, infatti, era di far stare bene chi le stava intorno, rendendosi disponibile e ascoltando con piacere i problemi altrui, cercando sempre di distribuire consigli utili. Il suo secondo nome era - bontà - . Ma quando si arrabbiava, chiunque doveva stare alla larga da lei per evitare di subire le sue offese. Si trasformava in una specie di iena. Era insofferente alle cattive azioni, alle persone egoiste e alla superficialità. Non si azzardava a giudicare nessuno, ma ad accettare gli altri per com'erano, con i loro pregi e difetti. Mentre il taxi percorreva Avenue Street a velocità moderata, Paige chiuse gli occhi, lasciandosi attraversare dalla musica. Aveva interrotto la telefonata con sua madre a causa di una perdita di segnale, e questo era stato un bene. Si era stancata di sentire le raccomandazioni di sua madre. Quando arrivò a destinazione, Paige sentiva già il profumo del mare. Il locale Night Sea infatti si trovava a poca distanza dalla distesa blu. Kate la chiamò nuovamente, e la ragazza sbuffò, rispondendo al telefono. - Sono arrivata sana e salva, mamma - , disse, ringraziando il tassista mentre scendeva dalla vettura e lasciandogli delle banconote. - Il viaggio in taxi è andato bene? - - Si - . - Il tassista ti ha rivolto la parola? Ti ha forse corteggiata? - - No, mamma. Il tassista per tua fortuna era un uomo di mezza età che non mi guardava nemmeno. Non sono mica tutti fuori di testa - . - Ormai al giorno d'oggi ci sono molti idioti in giro. Hai attraversato la strada? Guarda bene prima di... - . - Ok, sta tranquilla. Ho appena attraversato la strada - , disse Paige stancamente, dirigendosi verso il locale con passo scattante. - Fa attenzione agli sconosciuti - , le raccomandò Kate. - Ok, a dopo - , disse Paige, e terminò la chiamata. Poi sbuffò. Finalmente ha smesso di tartassarmi, pensò, abbassando gli occhi per guardarsi un attimo e vedere se avesse qualcosa fuori posto. I jeans appena acquistati le calzavano a pennello, per non parlare della maglietta rosso bordeaux che le lasciava la schiena scoperta. I lunghi capelli le solleticavano la pelle, perciò li legò alti con un mollettone. La spiaggia era super affollata al tramonto, e Paige si fermò un istante a contemplare il mare cristallino e piatto, ascoltando le risate e le voci della gente. Le capitava spesso di perdersi nei suoi pensieri mentre si soffermava a guardare un paesaggio suggestivo, come il mare, le colline, o un semplice bosco. Paige si perse nella bellezza del mare, pensando a cosa le riserverà quell'estate appena cominciata. Le venne una voglia improvvisa di camminare sulla sabbia a piedi nudi e sentire la carezza dell'acqua tiepida accarezzarle la pelle. Il Night Sea e sua sorella potevano aspettare. Allora salì i tre gradini che separavano la spiaggia dalla strada e si sfilò le comode ballerine nere, godendosi la piacevole sensazione della sabbia che le scorreva tra le dita. Andò in riva al mare, fermandosi ad osservare la distesa blu e respirando a fondo. Vide una coppia d'innamorati che passeggiavano teneramente abbracciati, scambiandosi un bacio che fece sorridere Paige. Il suo cuore fu attraversato da una fitta al pensiero che prima dell'estate aveva chiuso una storia d'amore importante in cui credeva molto. Scacciò via il pensiero prima che la tristezza e la delusione ritornassero a tormentarla. Sorrise di nuovo nel guardare quella coppia che si allontanava. Fu allora che notò brillare qualcosa. Sembrava un diamante in riva al mare. Paige si chinò, notando che quella cosa baciata dalla tenue luce del sole al tramonto era un cristallo, incredibilmente bianco e trasparente. Era talmente bello che decise di tenerselo. Al collo portava una catenina sottile con un pendente a forma di stella. Si sfilò la collana e tolse il pendente, sostituendolo con il cristallo che aveva appena trovato, visto che sull'estremità c'era un piccolo foro. Poi indossò nuovamente la collana. Un'improvvisa folata di vento si alzò, gettando la sabbia addosso a Paige. Lei si girò di scatto per evitare che la sabbia le finisse negli occhi, allontanandosi velocemente e dirigendosi al Night Sea. La ragazza aveva la borsa a tracolla nera che le sbatteva sul fianco.
Sephy Fontaine
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