Mi chiamo Alessandro
"Alessandro, mi fai vedere la tua valigia? Come l'hai preparata?"- mi chiese mamma la sera prima della nostra partenza. Quest'estate dobbiamo andare molto lontano. Per questa ragione mi hanno comprato un bagaglio a mano tutta per me e mamma mi ha dato il permesso di prepararmela da solo. Un lavoro da grandi! Mettere dentro tutto quello che voglio e quello che serve è una grande cosa e anche una grande responsabilità. Infatti ci ho pensato un po' di giorni, per scegliere bene le cose da portare per i prossimi tre messi in un paese lontanissimo, che sta quasi agli antipodi, visto che l´Australia è un paese situato vicino alla Nuova Zelanda che è proprio sotto i nostri piedi. La cosa buffa è che poi, invece di avere la stagione calda, come l'abbiamo qui in Italia, lì sarà inverno. Una pazzia! Passare le mie vacanze estive in inverno. Devo essere pronto a tutto! Mia madre voleva solo dare un'occhiatina per il controllo finale. "Ecco mamma, mi c'entra quasi tutto, tranne la mia pistola preferita spara-acqua. Vedi?" - apro la valigia e la faccio vedere a mamma. "Meno male Alessandro, le pistole non si possono mettere nelle valigie. Né in quelle da portare a mano, né in quelle da far caricare nell'aereo. Anche se sono finte! È una cosa proprio vietata!" - dice la mamma con sollievo e dà ancora uno sguardo veloce. "Allora, tutto il resto penso vada benissimo. Puoi chiudere la tua valigetta, domani partiamo!" - ha concluso senza fare un'ispezione profonda. Era stanca e voleva andare a dormire subito, invece di controllare tutto ciò che ho messo dentro. Basta che non metto le pistole! Adesso che sono pronto per il viaggio, ho un attimo per presentarmi meglio: mi chiamo Alessandro Cannoli. Il mio cognome ve lo potete tranquillamente dimenticare subito. Non serve a nulla, tranne che i cannoli sono un ottimo dolce. Se nel futuro vi servirà sapere il mio cognome vi basterà pensare al tipico dolce siciliano. Vi verrà spontaneamente, sicuro al cento per cento! Ho nove anni, ho appena finito la terza elementare e domani farò un viaggio lunghissimo. Il più lungo della mia vita! Spero intanto di non annoiarmi troppo in aereo, perché come mi ha spiegato mio papà, ci vorranno tantissime ore di volo! Uffa! Una volta arrivati là, dovremo fare una ricerca con mia mamma e mio papà. Altra cosa che sembra noiosissima! E si! Mi sto un po' preoccupando, perché le ricerche sono una cosa seria. E io, dopo tutto l'anno scolastico, sono troppo stanco per le cose serie. Ma non posso fare altro. Per mia fortuna la ricerca deve farla soprattutto il mio papà. Lui è uno scienziato e sarà il suo compito. Io e mia mamma saremo solo i suoi aiutanti. "Da solo" - come mi ha spiegato la mamma - "non ce la farebbe. Lo dobbiamo accompagnare!" - Io voglio bene a mio papà e non lo lascerei partire da solo. Sono molto orgoglioso di avere questo ruolo importante.
Sono pronto. La mia valigia è pronta! Dentro ci sono tante cose ed alcune ve le posso rivelare subito! Una torcia: mi servirà al momento, se per caso dovessi affrontare il buio. Un costume da scimmia: è bello, calduccio, morbido e mi piace da morire. L'unico svantaggio è la grandezza. Occupa quasi tutta la valigia, però non potevo rinunciarci. Mi servirà nelle giornate più fredde. Come vi ho spiegato prima, devo pensare anche a questo! All'inverno! Si può usare anche come pigiama. Costume da bagno invernale: lo conoscete sicuramente, è quel bel vestitino per sub. Costume da bagno estivo: non ci credo a questo inverno australiano! Diario con circa 100 pagine, devo segnalare le cose che succedono. Matita, se mi viene la voglia e necessità di fare anche i disegni. Penne blu, ovviamente per scrivere. Le gomme da masticare, un po' di pacchetti. Ci sono ancora un po' di cosette dentro la mia valigia, ma sono oggetti segreti e finché non dovrò usarli non posso rivelare a nessuno di che cosa si tratta precisamente! 2. Partenza alle 11:15 FCO Roma Fiumicino "Un volo alle undici è molto comodo per noi, dovremmo farcela ad arrivare in tempo all'aeroporto!" - dice la mamma, mentre facciamo la colazione. " Vai a prepararti, Alessandro, tra cinque minuti arriva il taxi." A me manca solo di lavarmi i denti e poi mi metto le scarpe e sarò pronto, prontissimo. Non mi sono messo nemmeno il pigiama stanotte, per non fare tardi! Fatto! Tutto veloce, sono pronto per rispondere al citofono e scendere giù. I miei genitori devono ancora prendere il resto delle cose, mentre io sto già parlando col tassista: "Oggi farò un salto agli "Antipodi"!" Lui mi guarda e risponde: "Ah, sì?" - e non riesce a dire nient'altro di più interessante. Stanno per arrivare i miei genitori! Il taxi si riempie con le nostre valigie. Partenza! "Ma, mi scusi, per arrivare all'aeroporto dovrebbe bastare un' ora o mi sbaglio?" - la mia mamma interrompe il silenzio del taxi. Si respira male qui con tutte le valigie intorno che tolgono ossigeno. "Eh signora, non sono sicuro. Dipende dal traffico!" - risponde il tassista con la voce brusca e senza dire un'altra sola parola. Nel nostro taxi non si respira più. Come se questa risposta dovesse consumare la nostra ultima aria, il mio papà cerca di tranquillizzare la mia mammina e dice: "Ma non preoccuparti cara, sono certo che arriveremo proprio in tempo. Goditi il viaggio." Poi i miei genitori si agitano per ogni successivo semaforo rosso! Sapete quanti semafori ci sono a Roma? Tantissimi! Io penso un milleduecentocinquantacinque di quelli in funzione. Per arrivare a Fiumicino dovrebbero essere almeno la metà del totale. Mi dispiace che non ho pensato di tenere la matita e il mio diario fuori dalla valigia. Potrei fare una piccola statistica e segnalare un puntino per ogni semaforo rosso, per contarli bene! Senza gli strumenti giusti, non si riescono a fare bene i conti. Questa idea mi piace e comincio a pensare che in aeroporto cercherò la matita e il diario per annotarmi le cose che vedrò e le esperienze che mi sorprenderanno durante la vacanza. Per adesso il nostro viaggio procede quasi in maniera perfetta a parte l'attesa ai semafori. Non mi sembra lungo per niente! "Siete arrivati appena in tempo!" - dice la bellissima signora al check-in numero duecentoventisette, "stiamo per chiudere il banco!" Mamma prende un bel respiro e comincia a sorridere. Papà l'abbraccia, "te l'ho detto che andava tutto bene!" E io, io non vedo l'ora di vedere il nostro aereo! Per questa volta non lo abbiamo perso! Tutto procede alla grande. "Questa sarà la nostra prima tappa. Dobbiamo arrivare ad ABU –DHABI." Il mio papà ha detto questo nome strano appena abbiamo dovuto fare i controlli dei nostri passaporti. Io posso capire che una città si può chiamare Milano, Roma o Napoli però questo Abu... mi lascia un po' da pensare. Sarà il momento di prendere la torcia dalla mia valigetta personale! Chissà se Abu non porterà il buio subito. E magari un buio imprevisto. A me il buio non ha mai fatto una buona impressione. "Papà, ma, quando arriveremmo a questo A-buio-bi saremmo in Australia?" - voglio capire meglio dove mi troverò nelle prossime ore. "No Alessandro, mi dispiace. Abu-Dhabi sarà solo metà del nostro viaggio. Poi dovremo prendere un altro volo importante e lunghissimo per arrivare ad una città in Australia che si chiama Brisbane e poi dobbiamo prendere un altro aereo, per raggiungere un'altra città australiana che si chiama Cairns. Quella non sarà ancora la nostra destinazione. Per la nostra ultima tappa, a Cairns dovremo prendere una barca con la quale raggiungeremo un'isola che si chiama Isola Verde. È però molto probabile che al nostro arrivo, programmato per la notte, non ci sarà nessuna barca disponibile. A questo punto raggiungeremo il nostro albergo domani proprio a quest'ora." Caspita! Mentre papà spiegava il nostro itinerario, siamo arrivati al nostro gate numero F5 e dopo qualche minuto siamo saliti su un grande aereo. Io tenevo sempre la mia valigia vicino. Cosi ero tranquillo e pronto per la nostra prima tappa del volo. Appena trovato il mio posto ho aperto la valigetta ed ho preso la torcia, il diario, la penna blu e un pacchetto di gomme da masticare. Ho tutto con me. "Cosi potrò appuntare gli aspetti più particolari del mio viaggio." - sto pensando mentre ho cominciato a masticare la prima gomma del viaggio. Anzi, il primo appunto lo faccio subito ora: "Sono le 11:15 e si parte da aeroporto FCO, cioè Roma Fiumicino." 3. Primo volo "La durata del volo totale da Roma per..."- Abu-qualcosa (che non ho sentito bene)...- è cinque ore e cinquantaquattro minuti," - sta dicendo il pilota, dopo il suo benvenuti a bordo, appena si chiude la porta di entrata dell'aereo. ECCO! In questa A - BUIO – BI arriveremo tra cinque ore e cinquanta quattro minuti. Sarà lunghissimo e non è finita ancora qui! Dovremmo piano piano spostare i nostri orologi e aggiungere altre due ore e venti minuti in più. In pratica, da adesso in poi, abbiamo cominciato a girare il nostro corpo al contrario. Con la testa giù come fanno agli "Antipodi". Sinceramente sono un pochino preoccupato e faccio quindi una domanda importante a me stesso: mi stancherà questa posizione del corpo al contrario? Cercare la risposta scientifica è calmante, comincio senza esitazione ad impegnarmi. Dopo un po' finalmente la trovo e sarebbe questa: se fino lì volano gli aerei ogni giorno, dovrebbe essere possibile vivere per qualche tempo con la testa in giù. O no?! La mia risposta mi calma, ma solo per pochi minuti. Quando provo a immaginarmi come dovrò fare le vacanze in questa posizione scomoda, di nuovo sento il mio cuore che comincia a battere sempre più forte. Non mi sento molto bene e non mi sento in grado di rimanere da solo con queste domande, risposte e incertezze. Non riesco a capire cosa mi aspetta laggiù e devo cercare aiuto da mio papà. "Papà, ma con la testa in giù si può vivere bene? Almeno per tre mesi?"- papà si gira verso di me e mi risponde con un'altra domanda: "Ma come ti è venuta in mente questa cosa? Chi dovrebbe vivere con la testa in giù? Non sarebbe possibile penso. Noi non siamo fatti per avere la testa per terra con le gambe in aria." "Papà noi adesso stiamo viaggiando proprio verso gli "Antipodi"?" "Eh, sì, ma non è come pensi Alessandro! Immaginati che per chi vive li, siamo noi gli antipodi e loro potrebbero pensare la stessa cosa. Che siamo noi a vivere con la testa giù. Però non è esattamente così." Adesso ho capito che non ho capito niente. Ho fatto bene a fare questa domanda a mio papà. Lui che è uno scienziato, sa molte più cose e a volte riesce a spiegare le cose difficili e anche inspiegabili. Per esempio una come questa! "Allora Alessandro, come ti posso spiegare questa particolarità? Già hai sentito a scuola che la nostra terra è rotonda come un pallone no?! Ad occhio nudo sembra essere piatta, invece non lo è. Il nostro pianeta è così grande che noi non possiamo diretta-mente vedere com'è fatto davvero. Da lontano però si vede. Soprattutto dallo spazio la nostra terra sembra un bellissimo pallone colorato che gira intorno a se stesso e in più fa un grande giro vicino al sole." "Devo avere paura papà?" Non sono sicuro di come andranno a finire questi giri nello spazio. Invece papà lo vedo tranquillo. Lui non ha mai troppo tempo libero per spiegarmi le cose importanti del mondo però qui in aereo dobbiamo stare fermi e seduti per tante ore e mi può spiegare bene anche come funziona il nostra pianeta. "Tu devi immaginare Alessandro, che, dentro la nostra terra, - esiste una forza. Questa forza non si vede. Se osserviamo bene il mondo intorno a noi, potremmo capire che è rintracciabile. Aprendo bene gli occhi scopriamo che questa energia si vede dappertutto." "Amore, ma invece di spaventare il ragazzino non volete giocare i scacchi?" - si fa sentire la mamma. È evidente che questa forza misteriosa non è una cosa da fare sapere ai bambini piccoli. Con mia mamma è sempre cosi. Se non le piace qualche argomento di cui parliamo con papà, specialmente un tema scientifico o pericoloso, lei prova subito a cambiare il discorso. Ma questa volta, con tutte le ore di viaggio che dobbiamo affrontare, senza poter fare qualsiasi altra attività oltre allo stare seduti nella poltrona con la cintura di sicurezza che cosa potremmo fare, sé non parlare? Seduti senza altri impegni, attentissimi a non fare troppo rumore, ha cominciato a interessarmi proprio tanto come è fatto il nostro pianeta. E papà mi può spiegare molto bene come funziona. "Mamma ma agli scacchi possiamo giocare anche dopo..." - ho risposto io al posto di papà. Mi sono incuriosito e volevo sapere come funziona la nostra Terra e continuare con il nostro discorso. Secondo appunto sul mio diario: Per poter parlare della scienza ci vogliono almeno cinque ore di volo internazionale!
Martina D. Moriscoová
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