La colomba volteggia come un piccolo aereo impazzito e poi plana sulla finestra sopra il tetto del capannone, sbattendo freneticamente le ali.
Si respira aria di fine settimana nella fabbrica di ebanisteria Germana. Stefano, quarantadue anni, al suo banco di lavoro è intento a incassare delle cerniere in un'anta di un armadio. Il suo collega, Mario, poco distante sta sistemando la cassettiera nel medesimo armadio. - Hai visto ieri sera il film giallo in TV su Rete Uno? - chiede Mario. - Sì - risponde Stefano. E prima che possa inoltrarsi sull'argomento, è anticipato dall'ostentata sicurezza dell'amico. - Bello, vero? - - Non male. - - Non male? Sono anni che non vedevo un film così! - - Sono contento per te - risponde con sottile ironia, Stefano. - Cosa fai, dici di essere appassionato di film, di cinema, e te ne esci con una battuta così stupida? - - Cosa vuoi che ti risponda, che è stato eccezionale, fantastico! Vuoi questo? - - Scusa, hai ragione, ma ti vedo stanco da un po' di tempo, con la testa fra le nuvole, volevo, se fosse possibile, tirarti su di morale. Tutto qui. - - Non è successo niente, non era nelle mie intenzioni offenderti - risponde con benevolenza, Stefano. L'amico annuisce. ***
- Non vedevo l'ora che finisse questa giornata di lavoro - confessa Mario all'interno dello spogliatoio. - È stata una di quelle settimane in cui non ti va di fare niente. - - Capita – gli risponde evasivo, Stefano. Quali sono i tuoi programmi per il week-end? - -... niente di particolare. - - Se vuoi possiamo organizzare qualcosa. - - Ti farò sapere. - -... già. A volte Anna ed io ci domandiamo se abbiamo sbagliato, e dove con te. - - Nulla di tutto questo; sto passando dei momenti difficili. Capita un po' a tutti, no? - - Sì, è vero. È capitato pure a me alcuni anni fa. Ricordo che non mi andava di vedere nessuno, tanto meno me stesso allo specchio. Poi, pian piano mi sono ripreso – due loro colleghi vanno via salutando. - Ma è stata dura. Questo sì, te lo posso assicurare. Senti, mi è rimasta un po' di aranciata, la vuoi? - - No, grazie. - - Be', è poca, la berrò io, non mi va di riportarmela a casa - Mario scola la bottiglia. - Scrivi ancora? - - Cosa? Ah, sì, di tanto in tanto. Mi rilassa. - - Sei fortunato. Io non so proprio come ammazzare il tempo. - - Che significa? E la tua passione per il calcio? I tuoi splenditi canarini che fine hanno fatto? - - È un momentaccio per la mia squadra, lo sai - replica l'uomo. - I canarini li sto regalando tutti. Sono una perdita di tempo, credimi. - I due amici si lasciano andare ad un sorriso. - Sto pensando di sostituire la mia auto - dice Mario. - Fa un rumore tremendo, e ogni qualvolta sono al volante ho l'angoscia che debba fermarsi da un momento all'altro. - - È una buona idea. - - Il problema è che non voglio sostituirla con una qualsiasi, ma con una di quelle simili a un carro armato, capaci di arrampicarsi in cima al mondo. - - Vuoi dire un fuoristrada? - - Sì. Lo so che ti sembrerò andato fuori di testa, ma la sogno anche di notte. - Stefano accoglie la confessione dell'amico con simpatica solidarietà. – Be', i sogni vanno realizzati. - - Anna lavora da due anni. Il suo stipendio è quasi il doppio del mio - sostiene l'uomo. - Abbiamo messo un po' di soldi da parte, questo è vero, ma ci sono altrettante spese da coprire ... - - La vita è dura per tutti, ma non bisogna arrendersi mai. - - È quello che pensa anche Anna. Io non ho molto coraggio per queste cose, mi conosci bene. - - ... direi proprio di sì. - - I sogni vanno realizzati, giusto? - - Giusto. Vanno realizzati. - - Come va Giorgio a scuola? - - Non è il primo della classe, ma se la cava. Simona? - - La stessa cosa. Nei giorni scorsi ha avuto le tonsille infiammate. Ormai è diventato per lei un continuo tormento. Con Anna abbiamo deciso di farla operare, appena finirà la scuola. - - Finalmente! Era ora che vi decidevate. - - La colpa è mia; sono lento a carburare. - - Confermo la diagnosi - ammette con simpatica ironia, Stefano, mentre richiude lo sportello dell'armadietto e si appresta a uscire dallo spogliatoio, lasciando il suo amico in uno stato di evidente difficoltà con la cerniera lampo dei pantaloni. - Pensi di farcela? - - Mi vorresti dare una mano? Certo che ce la faccio! - -... ci sentiamo. - -... se non altro ci spero. È la seconda cerniera che va a farsi fottere nel giro di un mese. Senti, se non dovessi farcela ti chiamerò al cellulare ... - il povero uomo, incurvato nel tentativo di risolvere l'arduo problema, non si accorge nemmeno di essere rimasto solo. - È un periodo nero, capitano tutte a me ... –
*** Lasciato alle spalle una settimana di duro lavoro, Stefano rientra in casa con la speranza di potersi ricaricare durante il weekend. Ma solo l'arrivo di una risposta positiva sui suoi scritti, potrebbe davvero renderlo felice. Finita la cena, Stefano riordina la cucina insieme alla moglie Sara. - È arrivata posta per me? - domanda Stefano. - Se ti riferisci ai tuoi racconti, la risposta è no. Lo so che non ti è facile, ma devi abituarti anche all'idea che non tutto può andare secondo i tuoi desideri. - - L'hai detto, non è facile. - - È puro autolesionismo, non credi? - In un certo senso, sono d'accordo con te. - - Stupendo! - replica con sarcasmo Sara. - La tua sfrenata fame ti porterà a diventare qualcuno. La famiglia ne sarà orgogliosa. - - Speriamo bene - commenta Stefano senza patemi d'animo. - Mario mi ha proposto se volevamo organizzare qualcosa in questo fine settimana. - - Cosa gli hai risposto? - - Che ci avrei pensato. - - Cosa hai pensato? - -... dovremmo essere in due a decidere. - - Affermazione giusta. C'è solo un particolare a mio avviso non trascurabile, ed è la tua poca voglia di uscire, di fare qualcosa. In ogni caso siamo in tre a dover decidere, non in due. - L'uomo, in silenzio, impegnato a sistemare i piatti negli appositi spazi del componibile della cucina, ingoia il boccone amaro offertogli senza mezzi termini dalla moglie. - Sembra che oggi ce l'abbiate tutti con me. - - È questo ti fa sentire colpevolizzato? - - Non ne traggo piacere. - - È già qualcosa - pungente, ma sempre con garbo, replica la donna. - Stasera siamo ai ferri corti. - - Normali divergenze coniugali. - - Potremmo uscire domani ... - - Ma non ti senti in vena, vorresti aggiungere. - - Non sarei una buona compagnia. - - Ho del lavoro in casa da ultimare. Devo consegnare la prossima settimana il vestito a Giusy, prima che entri in chiesa per assistere al fatidico sì del fratello alla sua futura moglie. Questo weekend mi sarà utile - ammette la donna, evitando saggiamente ulteriori considerazioni sullo stato d'animo di Stefano. - Me l'ero già dimenticato. Come sta lei? - - Come tutte le donne sposate con figli. Mi ha confessato di attraversare un momento felice - dice Sara, mentre apre il frigo per mettere dentro due piccoli contenitori per alimenti e richiuderlo. - Non le credi? - - Be', cosa vuoi che ti dica. Conosco molto bene il suo compagno, e ti assicuro che a lui la felicità piace condividerla con molte donne. Non so cosa ci trovino. - - A me sembra un bel tipo. - La donna lo richiama con uno sguardo severo. - ... sto scherzando. - Sara, versa due dita di cognac in un bicchiere. Seduta, poggia la bottiglia sul tavolo. Dopo aver sorseggiato passa la bevanda a Stefano. - Come va al lavoro? - - Al solito - - Da tempo non ti vedo scrivere. Crisi d'ispirazione? - L'uomo, in piedi appoggiato al piano della cucina, assaggia il cognac. – No, non credo. Forse sto attraversando un periodo di scarsa autostima. Un po' di riposo mi farà bene. È inutile forzare. - - ... passerà. Gli ultimi tuoi scritti non mi hai chiesto di leggerli. - - Non li ho letti nemmeno io. - - Cosa significa? - - Li ho scritti, e basta! - - Allora, è una cosa seria - dice la donna. Stefano la osserva per percepirne il tono. - Qualcosa di simile. La sera, Giorgio, sta andando a letto presto. - - Certamente non per dormire. Tanto meno per studiare. È assorbito dai videogiochi quasi per l'intera giornata. - - A me racconta che ci gioca pochissimo. - - È un bugiardo impenitente, dovresti saperlo. - - Me ne dimentico con facilità. Probabilmente è dovuto alla forte somiglianza con me – ammette compiaciuto, Stefano, mentre dà il bicchiere alla moglie. - Più che plausibile – replica la donna. l'ultimo sorso prima di alzarsi. - Vado a struccarmi. –
***
L'abat-jour emana una tenue luce. Lo studio è piccolo e dà quel piacevole senso di raccoglimento tanto desiderato da Stefano nei suoi momenti d'ispirazione. Il mouse scivola quasi impercettibile sulla scrivania, cambiando di volta in volta la finestra sul monitor del computer. L'uomo osserva la casella di posta elettronica; due e-mail in arrivo. Niente di veramente interessante. Ora l'indicatore a forma di freccetta si sposta da un punto all'altro chiudendo e aprendo freneticamente le schermate in una sorta di delirio, fino all'inevitabile spegnimento del computer. Improvvisamente è buio. La notte è padrona.
*** Con le grandi ali distese l'uccello dal piumaggio bianco plana dolcemente sull'acqua. È una splendida giornata, verrebbe da dire Stefano, in piedi sul promontorio più alto, i pensieri in bilico tra la vita e la morte, mentre affonda il suo sguardo sul mare schiumoso. Il calore dei raggi del sole si fa sempre più intenso; l'uomo, stanco, confuso, si siede sul masso in atteggiamento di resa.
***
Mani esperte si posano sull'abito scuro da cerimonia indosso a un manichino. La donna mette due spilli ai fianchi, punti in cui bisogna porre delle modifiche. - Meraviglioso! - -... sì, piace anche a me. Saprà valorizzare la figura armoniosa di Giusy. - - Giusto merito anche alla sarta, non credi? - afferma Stefano. - Mio caro, niente di eccezionale per uno che fa il mio lavoro. È più ingannevole di quanto appaia. - - L'hai finito? - - Sembrerebbe di sì. Ma in realtà ci sono ancora alcune cose da sistemare. Per domani, o al massimo lunedì, dovrei farcela - replica Sara. - Hai un buon colorito. Dai l'impressione di essere stato al mare, sdraiato sotto i raggi del sole. - -... ho camminato parecchio a piedi. Mi sono visto con un vecchio collega di lavoro. - - Chi è? - - Non credo che te lo ricordi. Ha lavorato da noi per poco tempo. - - Sì, ma chi è? - -... Dario; si chiama Dario. - - No, hai ragione, questo nome non mi dice nulla. Ecco fatto! - esclama Sara, ultimando il suo lavoro. - Dovrebbe starle bene. Giusy verrà a provarlo tre giorni prima che si sposi il fratello - dice la donna. - Avete parlato di lavoro? - - ... cosa? Sì. È stato uno dei tanti argomenti che abbiamo discusso. - - Tanti? In queste occasioni ci si lascia andare. - - Già, capita, quando è da molto tempo che non ci si vede - dice Stefano, per passare immediatamente a qualcosa di più leggero. - Giusy, in quel giorno di festa sarà l'ammirazione e l'invidia di tutti gli invitati. Un vero schianto. - Sara si allontana dal manichino per osservare attentamente il frutto del suo lavoro. - In questo momento è come se lo vedessi indosso a te - ammette l'uomo, con lo sguardo di chi è stato appena sedotto. - Una stupenda magia. - - Oh, ti prego, mi fai diventare rossa. –
***
- Papà, nel pomeriggio vorrei andare a fare i compiti a casa di Marco, mi accompagni? - - ... sì, certo. Mangiala tutta la pasta, non lasciarla come le altre volte. Pensavo che li avessi fatto i compiti. L'hai avvisato a Marco? - chiede Stefano, seduto a tavola insieme ai suoi familiari per il pranzo domenicale. - No, papà. Lo farò dopo - risponde Giorgio. - Di solito ci si programma prima. - - Ci ho pensato adesso. E poi volevo sapere se tu eri disposto ad accompagnarmi. - Sara si lascia andare a un cenno di solidarietà nei confronti del figlio. - Cosa vi prende? L'ho sempre fatto. Volete dell'insalata? - Stefano è consapevole che si tratta di un pretesto, di un argomento molto più articolato che non ha nessuna intenzione di intraprendere. - ... volevo soltanto dire che Marco magari non sarà disponibile perché impegnato con la sua famiglia. Niente di strano mi sembra. - - Sì, a me sembra tutto chiaro - sostiene Sara, con sottile ironia. - Ho dimenticato di dirti che ieri ha chiamato Anna. Abbiamo parlato un po'; è dolcissima - la donna osserva compiaciuta il suo ragazzo. - Tesoro, come ti sembra lo stufato? - - Molto gustoso, mamma. - - Sono contenta che ti piace. - - Di cosa avete parlato con Anna? - chiede Stefano. - Segreti di noi donne - replica scherzosamente, Sara. - Avresti dovuto essere del gentil sesso per capire i suoi fastidiosi dolori addominali e tutto il resto. Non gli andava di spostarsi da casa, così mi ha chiesto se oggi volevamo andare a pranzo da loro - - Perché non me ne hai parlato prima? Cosa le hai risposto? - - La verità. - - Che tipo di verità? - - Ne abbiamo già discusso ricordi? Devo lavorare sul vestito di Giusy e consegnarlo in tempo per il matrimonio del fratello. È quello che ho risposto ad Anna. Non pensavo che la cosa ti desse dispiacere. - - ... si poteva fare una capatina - - Si tratta di un invito a pranzo. - - Credi se la sia presa a male? - - No, ho avuto la sensazione che se lo aspettasse. - - ... è davvero squisito questo stufato; complimenti! - ammette Stefano. - Grazie. Il merito non è tutto mio. Mi sono semplicemente avvalsa dei suggerimenti di una cliente, appassionata di cucina. - - Una vera fortuna - dice l'uomo, mentre assapora il decantato stufato. - In futuro potrebbe rivelarsi utile. - - È una buona idea. Potrei anche confessarle la tua ammirazione e chiederle di invitarci a pranzo a casa sua. Le farà senz'altro piacere - replica Sara, aggiungendoci di suo un po' di pepe, in un momento che vuole essere di gradita spensieratezza. - Vuoi incastrarmi. È una di quelle vecchie zitelle in cerca di stimoli giovanili; lo sento. - - Non pretenderai che te lo dica. Dovrai scoprirlo, per amore della buona cucina. - - Mi sa di ricatto, vero e proprio. - - Papà, la mamma ha ragione. - - Voi due andate sempre d'amore e d'accordo, non è così? - - Non sarai mica geloso? Il prossimo weekend potremmo farli venire in casa nostra - La donna attende un accenno dal marito, che non arriva. - Sto parlando di Anna, di quel simpaticone di Mario e di Simona. - - ... ne discutiamo più avanti, ti spiace? Ragazzo, come te la cavi a scuola? - - Papà, lo sai, vado bene. - - Vorrai dire benino. - - Visto, che lo sai. - La sua mamma, reiterata complice, non nasconde il gradito compiacimento di tanta spigliatezza. Il viso sorridente di Stefano è il segnale dell'avvenuto contagio. - Siamo davvero un'allegra famiglia. - - Fa ben sperare per il futuro - aggiunge Sara. - Posso bere un po' di vino? – chiede il bambino. - Certamente. Importante è che non ti ubriachi - risponde il papà. Giorgio si versa due dita di rosso in un bicchiere e lo sorseggia. - È ottimo! - approva come un provetto degustatore, sotto lo sguardo amorevole dei suoi genitori.
***
Sara entra quasi in punta di piedi e s'infila dentro il letto distendendosi di fianco. L'uomo è immerso nei suoi pensieri. - Hai fatto tardi. - - Sono stato davanti al computer. - - Hai scritto? - - No. Ho dato un'occhiata qua e là. - - Hai scritto tanto in passato. Neanche uno scrittore a tempo pieno sarebbe stato capace di fare di più. - - ... può darsi. - - Sei di poche parole. Non mi sembri di buonumore. La notte, a mio parere, dovrebbe essere riconciliatrice. - Il chiarore della luna che entra dalla finestra crea nella stanza un'atmosfera di profonda intimità. Sara, accanto in posizione supina, indecisa allunga la sua mano, lo accarezza, si avvicina e gli bacia le spalle, lo stringe a sé, fino a coinvolgere l'uomo dall'irresistibile richiamo sessuale. La coppia, sfinita, ma piacevolmente appagata, si rilassa. - È stato bello. Forse dovremmo farlo più spesso, prima che si invecchi - ammette Sara. - Mi sembra un po' presto per iniziare a pensarci. - - Sì, è vero. Ma io parlavo di te. - - ... sei carina a ricordarmelo. - - Siamo marito e moglie, se non ci si aiuta a vicenda. - - Mi metti in difficoltà. - - Non volevo arrivare a questo. - Attimi di silenzio è il preludio di qualcosa di più serio. - ... domani andrò via - dice Stefano. - Cosa significa? - chiede sbigottita Sara. - Stai scherzando? - - No. Mi allontanerò per un po'. - - ... quanto per un po'? Dove andrai? - - Non lo so. Non è questo che conta. - - ... perdonami - Sara si stringe al suo uomo. - Negli ultimi tempi non sono stata troppo benevola nei tuoi confronti. - - Tu non c'entri, lo sai. - - Altre volte hai pensato di farlo. Io credo che tu sia un po' stanco, forse un po' depresso. I momenti di crisi li attraversiamo tutti. Un periodo di riposo ti farà bene. - - ... un periodo di riposo, dici? - - Non mollare, lotta, lotta con tutte le tue forze. Se pensi di non farcela, potresti farti aiutare da uno psicologo, sembra che sia di moda. - - Certo, magari un bel lavaggio del cervello e tutto ritorna a posto. - - Non è questo che volevo dire. Ti prego, non andare via, non lasciarci soli. - - Non ce la faccio più, non voglio farmi vedere in queste condizioni; poi, per quanto riguarda lo strizzacervelli, non ci penso neanche. È una questione mia, personale, non condivisibile con quegli avvoltoi. - - Credi di risolvere i tuoi problemi andando via? - - ... no. Non lo so. Forse non sarà la decisione giusta, ma non riesco a frenare il mio disagio, quel senso di perenne insoddisfazione - ammette Stefano. - Ogni tentativo di continuare la vita di tutti i giorni in una crescente e avvilente attesa, si indebolisce, mentre prende sempre più forza la consapevolezza di non raggiungere ciò che veramente desidero. Sara, la mia vita è un inferno e sto per trascinare dentro anche voi. Mi sento come un soldato senza armi che non riesce a difendersi. Ho bisogno di starmene un po' da solo e di capire. - - Non possiedi le armi? Io e il bambino, cosa siamo? - - Non è così semplice come sembra. - - La scrittura, la tua benedetta passione per la scrittura. - - Paranoia. Chiamala pure paranoia, se vuoi. Non l'ho scelta io; è nata insieme a me. - - Nessuno ti vieta di scrivere. Puoi continuare a farlo ogni qualvolta lo desideri. - - Magnifico! Custodire le mie paranoie in un buio, ignoto cassetto, nella remota speranza che qualcuno lo apra. - - Potrebbe anche succedere; quanto meno te lo aspetti. - - ... sono stanco di aspettare. - - Il tuo lavoro? Hai pensato al tuo lavoro? - - Be', gli telefonerò. Dirò che ho problemi di salute, poi si vedrà. In fondo non sarebbe una bugia. Magari, non ho ancora chiaro i tempi di recupero ... - cerca di sdrammatizzare Stefano. - Ho paura di quello che ti può succedere. Mi sento in colpa per non aver fatto abbastanza ad aiutarti. - - Non devi sentirti in colpa, ma ferita. Sono stato io a ferirti, la mia ostinazione a non adattarmi e rassegnarmi a una vita che non mi appartiene. Sono cambiato, Sara, non sono più quello che hai conosciuto tanti anni fa; ora so cosa voglio e niente, dico niente, può togliermelo dalla mente. A costo della vita stessa. - - Non è solo la tua vita che metti in gioco. Anch'io avrei voluto fare qualcosa di importante. Aprirmi un atelier, per esempio, il mio sogno da sempre fin da quando ero ragazzina. E invece, la mia presunta, grande capacità sartoriale è finita al servizio di un laboratorio per piccole riparazioni. È andata così. Forse è tutto scritto, cioè non dipende esclusivamente dalle nostre volontà. Bisogna accettarlo. Io sono serena perché l'ho accettato; perché ho te e Giorgio – Sara guarda con occhi decisi e trepidanti il marito che è sempre più convinto della sua ardua e sofferta scelta. – No, non sei cambiato. Hai solo ritrovato te stesso. Lo so, non ritornerai più indietro dalla decisione che hai preso - Ammette la donna. - Ti prego di mettercela tutta, di fare in fretta ... questa è la tua casa. Siamo la tua famiglia. - - ... mi spiace. Ti amo. - - Su questo non ho mai avuto dubbi. Non accetto che tu non sia felice. Fa ciò che il tuo cuore comanda ... non farò niente per impedirtelo, sarebbe semplicemente inutile - dice la donna. - Voglio chiudere gli occhi e al mio risveglio sperare di aver fatto un brutto sogno ... –
Salvatore Scalisi
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