Alla gente della nostra terra: valorosa, schiva, umile.... Perché si coccoli e si ami e sappia trasformare la Terra
Origini
Davanti al fuoco 14/04/2020 L'arrivo inaspettato di un tenero uccellino sul davanzale della finestra della sala molesta i gatti. In un misto tra curiosità ed istinto di caccia, entrambi tratti tipici dei felini, si muovono agilmente e con determinazione verso l'oggetto dei loro desideri, con un balzo che desta Silvia e Gio dal sonnellino pomeridiano che si sono concessi. Fuori non ci sono macchine e qualche sparuta figura si muove lesta nel tornare a casa, nessuno in giro. Silvia si alza per accarezzare i gatti sul davanzale e non può fare a meno di scrutare l'orizzonte pensando a quanto rapidamente fosse cambiata la situazione in così poco tempo. Le parole le escono da bocca spontanee, come se stesse ragionando a voce alta. -Cosa pensi, tu, di tutti i cambiamenti che stanno accadendo al pianeta e alle nostre abitudini quotidiane?- -Penso che era ora che mi prendessi una pausa dal lavoro- disse Gio stropicciandosi gli occhi che avevano evidenti segni che gli solcavano metà faccia, lasciati dal cuscino appena abbandonato. -Dai, cerca di esser serio. Ci sono così tante cose a cui sto pensando in questi giorni- -Ad esempio cosa?-approfondì lui, cercando di svegliarsi del tutto. -Ad esempio, mi spiace che le persone si attacchino a vicenda: ho sentito spesso accusare chi canta sui balconi, ma quelle persone lo fanno per un motivo che è essere gioiosi ed evitare la depressione; c'è chi se la prende con il Governo, senza comprendere che il toglierci tutto in un colpo solo avrebbe creato panico e paura; c'è chi si arrabbia con chi volontariamente avrebbe causato questo virus, senza rendersi conto che ce lo siamo cercato noi, da tempo- -E poi? Su dai, si vede che non hai finito.- -E poi attaccano il Governo per non aver chiuso tabaccai e bar, senza comprendere che, se a qualcuno che ha l'abitudine di bere e di fumare, togli questo vizio in un momento tale, rischi che quella persona vada fuori di testa completamente- -Ne so qualcosa- -Se tra qualche giorno i tabaccai chiudono, non mi sbroccare, mi raccomando- -No, basta che faremo l'amore tutti i giorni- e con gli occhi cercò di vedere se Silvia stava arrossendo o meno. -Sì, così diventa una dipendenza anche quella- -Bella dipendenza però, no?- -Il mio piccolo ribelle- e si avvicinò a lui scoccando un bacio rapido sulle sue labbra, mentre con un gesto altrettanto rapido gli scompigliò i capelli. -Cosa dici amore se cominciamo a raccontarci delle storie? Proprio come avevamo fatto l'anno scorso alla luce del nostro caminetto- -Certo, perché no?- ed istintivamente Silvia tornò a mettersi comoda sul divano. -Che temi scegliamo?- -Sai che io sono fissata con la mia famiglia, con il cercarne le origini, cosa dici se come tema scegliamo le origini?- -Sì, buona idea, anch'io penso di avere in mente una bella storia, contenuta nel libro su Vidalba che tocca questo tema- -Ottimo allora- ma un pensiero veloce le passò nella mente -A me piacerebbe anche parlare dei luoghi, dell'energia che permane in essi e che, in qualche modo continua a caratterizzarli anche quando il fatto che è accaduto e ha generato l'atmosfera e l'energia è già passato da tempo- -Bel tema anche quello dei luoghi; ricordo che avevamo già descritto qualcosa anche l'anno scorso- e pensieroso, grattandosi la barba come faceva sempre quando pensava iniziò a guardare i polverosi tomi della sua libreria in salotto. Silvia sorride, la prevedibilità di Gio non è una caratteristica che alla lunga stanca, annoiando, è come una montagna che si trova sempre nello stesso luogo, e pare una sorta di riferimento, come qualcosa su cui si può sempre contare. Conoscendosi bene, a volte, è quasi come se si può prevedere il futuro. -Beh, da amante della natura e dei luoghi incontaminati, io adorerei poter parlare degli elementi naturali- -Bell'argomento, che consente di spaziare- Gio pensò che anche Silvia nella sua ricerca costante d'imprevedibilità era, fino ad un certo punto, prevedibile. -E poi..- Guardano insieme entrambi nella medesima direzione: appeso alla parete della sala, fa capolino un dipinto dai colori accesi, arancione, rosso e con schizzi di piccole case e uomini abbozzati con la punta di un pennello intinto nel nero. Un tramonto africano. Poi il loro sguardo si sposta sul toro nero in ceramica acquistato lo scorso anno in Spagna. Quindi sul piccolo cadeau lasciato loro da una donna cinese con cui hanno chiacchierato l'anno scorso nella piazza principale di Amsterdam. -Il viaggio!- Esclamano entrambi in coro, scoppiando a ridere. -Mmmmh... Vediamo- Giordano comincia a sfogliare il libro con le storie su Vidalba. -Ricordi il personaggio di Lilith, di cui ti avevo già parlato?- -Certo, il personaggio che è all'origine della morte di quel pover'uomo, che a molti parve un suicidio- -Vorrei raccontarti una storia che la riguarda e ne chiarisce l'origine. Penso inoltre che sia molto attuale- -In che senso?- -Prima ascolta la storia, poi ti spiego- -Va bene amore, lo sai che in questi momenti faccio tutto quello che mi chiedi- con un tono che per Gio fu impossibile da decifrare. Quando lei se ne usciva con queste frasi per lui c'erano circa il 60% di probabilità che fosse seria e il 40% che stesse scherzando. Silvia si accomoda silenziosa in un angolo del divano, con lo sguardo curioso rivolto verso Gio. Mentre la mani scorrono automaticamente verso la copertina di pail che non l'abbandona mai, neanche con 40 gradi, il suo amato comincia la storia.
Il viaggio di Salomone verso Vidalba All'uscita della taverna di Vidalba due avventori ubriachi avvistarono il profilo di una donna alta e slanciata vestita di un abito rosso che, toccando terra, strisciava leggermente contro il terreno. Un mantello con un cappuccio dello stesso colore copriva le spalle e parte della testa della donna, lasciando però intravedere, quasi in segno di vezzo, parte della capigliatura bionda ai lati del viso. I due ragazzotti, pur essendo amici, erano molto diversi nel portamento: Marcus rasato e dai vestiti perfettamente puliti ed ordinati, Emer con grossi baffi che gli solcavano le guance, capelli lunghi fino alle spalle e modo di fare gioviale. Entrambi, pur avendo gusti diversi in fatto di donne, furono ammagliati dalla dama col vestito di seta e decisero di seguirla, anche perché era molto insolito vedere una figura del genere aggirarsi al crepuscolo senza scorta o qualcuno che la difendesse. Lei prese ad allontanarsi dal centro abitato sbagliando diversi incroci ed inoltrandosi quasi nella foresta. Emer molto più superstizioso di Marcus si toccò il ferro di cavallo che si portava sempre dietro, convinto che ciò potesse allontanare gli spiriti malvagi. Quando si trovarono in un luogo abbastanza appartato, lei sembrò spaurita e voltandosi, li scrutò con aria di finta sorpresa chiedendo loro: - -Scusate, mi sono persa, sto cercando la mia locanda, dove intendo passare la notte- -Dovresti dirci il nome della tua locanda, o bella straniera. Non abbiamo cattive intenzioni, ma ci siam accorti che sembravi spaesata e perduta. Nessuno prende mai questa strada, soprattutto al calar delle tenebre- Rispose il rasato dei due, mostrando i palmi delle mani, quasi a sottolineare il fatto che fosse disarmato. -Il nome della locanda proprio non me lo ricordo, mio caro- Sussurrò la donna con voce suadente. Il ragazzo ebbe un sussulto di piacere, c'era un timbro particolare quasi come un'inflessione straniera nella lingua di lei che gli procurò un fremito di piacere. Emer strinse più forte il ferro di cavallo che aveva in tasca e si irrigidì, non potendo credere ai suoi occhi e maledicendo di non aver portato una fiaccola o lanterna per poter veder meglio e far luce sul sentiero. Lei si abbassò il cappuccio e scostò il mantello ai lati sulle gambe mostrando loro parte della coscia bianca e soda, rivelando di non indossare nient'altro oltre che al mantello. Nuvole di respiro carico e pensante uscirono dalla bocca dei due uomini, ma non da quella della straniera. Emer mollò la presa dal suo feticcio anti-spiriti e contemporaneamente al suo amico si avvicinò a lei, spinto da una follia amorosa a gettarsi su di lei, incurante della fitta nebbia innaturale che aveva avvolto la zona rendendo indistinguibile il limitare del bosco dal dirupo. Questo burrone separava la parte alta di Vidalba dalla strada sottostante che i romani, affamati di nuove terre e conquiste, avevano scavato per facilitare l'attraversamento dalla vallata alla legione. Nascosta tra gli alberi cupi, immersa nella nebbia a pochi metri da questa scena, era presente una quarta figura silenziosa ed immobile che osservava la seduttrice ed i modi goffi dei due giovani uomini. Solo la Luna illuminava la scena, ma della sua luce non ci si può mai fidare. Quando la donna aprì le braccia, chiamando a sé i due giovani, Salomone balzò fuori dalla tenebra ed afferrò i due giovani per le spalle, osservando la tentatrice con aria di sfida Quel gesto improvviso riportò alla coscienza i due ragazzi che, come destati da un sogno, osservarono stupiti ed instupiditi il guerriero dalla pelle d'ebano che era comparso dal nulla. -Ma cos.. tu chi sei? e dove siamo..- iniziò a protestare Marcus, mentre Emer, come al solito non trovava le parole. -Siamo sull'orlo di un precipizio- disse Salomone, non degnando i due neanche di uno sguardo, mentre, sfoderando la sciabola ricurva che aveva sempre con sé, si mise in posa di combattimento, concentrato al 100% sul suo bersaglio, nonché ossessione, la Madre dei Demoni. Lei, di contro, se fu sorpresa lo dimostrò solo per un paio di secondi al massimo. Poi incrociò le braccia sul petto e rise, sfidando a sua volta Salomone.
Silvia e Giordano
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