- Chi è? - Tu chi hai invitato a pranzo?! - Scemo! Sei sempre il solito! - Laura apre la porta e mi abbraccia. Mi stringe forte. Sento il suo odore... mi ricorda quello di mia madre... - Ce l'hai fatta ad arrivare, fratellino, stavamo per cominciare a mangiare! - ... È che lungo la strada ho trovato un incidente e... - E... basta con le scuse! Vorresti dirmi che da Roma ad Orvieto tu riesci ad arrivare in ritardo per pranzo. Un incidente... neanche avessi percorso tutta l'Autostrada del Sole! - Mia sorella mi conosce troppo bene per bersi una delle mie solite scuse. Sa benissimo che ho dormito fino a tardi e che per questo motivo sono arrivato all'una e mezza passata. - Tio, tio!- È Leo che mi corre incontro e mi si avvinghia alle gambe. - Ma come è cresciuto il mio supereroe! - Lo prendo in braccio e lo faccio volare. Gli piace da impazzire, come a tutti i bambini di tre anni. - Tio, lo sai che ho un nuovo Bakugan? - Mi piace da morire quando mi chiama - tio - . La zeta e la esse a volte le pronuncia con la punta della lingua in mezzo ai denti e vengono fuori parole storpiate, ma divertenti. Ha la - zeppola - , come si dice a Roma... Troppo forte. Leo è un bimbo adorabile ed io sono il suo unico zio, anzi - tio - , e quindi sono anche il suo essere umano preferito dopo la mamma. Laura infatti è separata ormai da due anni e il suo ex marito è praticamente sempre in viaggio per lavoro. Passa a trovare il figlio di rado e Leo, che sicuramente gli vuole bene, per questo motivo un po' ce l'ha con lui. Non capisce perché il padre non sia presente come vorrebbe e quindi spesso cerca di fargliela pagare con atteggiamenti scontrosi, chiusure affettive ed anche capricci studiati ad arte. - Ma dai... un nuovo Bakugan... ma che potenza ha? - Ha potenza 9 e può ammazzare tutti quelli con potenza 3,4,5 e... - Leo, quante volte ti ho detto che non si dice "ammazzare"? - Lo interrompe severa Laura. - Ma mamma, Daniele lo dice sempre!... - Ed io ti ho detto che non devi fare tutto quello che fa Daniele, perché è un bambino un po' maleducato. - Ma mamma... - Dai Leo, fammi vedere gli altri Bakugan che facciamo subito una battaglia per provare quanto è forte questo nuovo! - Niente battaglie voi due. È pronto da mangiare e quindi venite subito a tavola! Anzi, prima lavatevi le mani! - Io ce l'ho pulite, mamma! - Anch'io, mamma – gli faccio eco per prendere in giro quella despota di mia sorella. - Fatela finita tutti e due, bambinoni che non siete altro e venite a sedervi a tavola, altrimenti niente pasta. - Sììì, buona la patta – fa Leo fiondandosi al suo posto. - Tu qui tio, vicino a me! - Ok, piccolo, però mangia tutto, ok?
- Insomma fratello, come va? – Mi chiede Laura dopo essere riuscita nell'impresa di mettere Leo a letto per il suo riposino pomeridiano – Al telefono mi sei sembrato piuttosto preoccupato. - Beh... sì, in effetti non sto passando un bel periodo... - Ma cos'è successo? Ti va di parlarne? Ho sempre parlato molto con Laura. Abbiamo tre anni di differenza solamente, ma lei per me è stata non solo la sorella più grande, ma una consigliera, un'amica, una persona alla quale mi sono sempre appoggiato per prendere decisioni importanti, per avere consigli nelle situazioni complicate. Da quando papà e mamma sono venuti a mancare lei è diventata ancora più importante per me. Non voglio dire che mi ha fatto da genitore, perché comunque quando i miei ebbero quel terribile incidente io avevo ormai 25 anni e quindi non ero certamente più un bambino... però abbiamo continuato a vivere nella stessa casa ancora per alcuni anni, fino a quando lei si è sposata ed è venuta ad abitare qui ad Orvieto. Ci siamo fatti forza a vicenda e piano piano abbiamo assorbito più o meno il contraccolpo psicologico di perdere tutt'e due i genitori in un modo inaspettato e traumatico. Non dimenticherò mai quel giorno che Laura mi telefonò... Al solo sentire la sua voce che mi diceva: - Paolo... - non mi chiama mai così al telefono, usa sempre altri appellativi, tipo: "fratellino" , "ohi" , "dormiglione" ed altri, a seconda se vuol essere divertente o prendermi in giro. Insomma sentirle pronunciare il mio nome mi fece intuire subito che c'era qualcosa che non andava. Non pensai immediatamente ai miei, ma lei continuò e disse: - Paolo, ascolta... sì, insomma, papà e mamma... - il sangue mi si era gelato. - Papà e mamma cosa? ... - Laura, cos'è successo? - La incalzavo, sembrava quasi che, avendo ormai intuito, me la stessi prendendo con lei per quello che immaginavo fosse accaduto. - Un incidente... il tetto... - Come stanno? - Mi aggrappavo a parole che speravo potessero allontanare quello che invece sapevo bene dentro di me che era successo. ... - Lauraaa? - Sono morti, Paolo, sono morti!... - e un pianto dirotto a seguire. - Oddio Laura... ma dove sei? - Ora l'angoscia per mamma e papà si stava trasformando in preoccupazione per lei che singhiozzava. - Sono qui in ospedale – ma la voce rotta ed il suo pianto erano terribili da ascoltare. - ... Sono morti Paolo, non ci sono più... - una stretta al cuore e le lacrime cominciarono a sgorgare. - Vengo subito – e la mia voce ora era terribile quanto la sua. Insomma i nostri genitori erano stati vittime di un incredibile incidente. Erano andati ad una mostra di pittura invitati da un loro conoscente. L'esposizione era su più piani di un vecchio stabile. Loro si trovavano all'ultimo piano insieme ad altre 3 o 4 persone quando, all'improvviso, probabilmente a causa della pioggia torrenziale, il tetto dello stabile era crollato loro addosso. Erano già morti quando l'ambulanza raggiunse l'ospedale. Una morte terribile, assurda, idiota ed inaccettabile. È chiaro che per noi la vita da quel momento cambiò e non certo in meglio. Ma ci siamo aiutati, ci siamo uniti ancora di più. Il nostro rapporto era già molto forte, da allora diventò un legame indissolubile. Poi Laura conobbe Luigi, dirigente di azienda, di Orvieto. Si sposarono e lei si trasferì lì. Poi nacque Leo, ma le cose già non andavano bene. Una vicenda dagli sviluppi purtroppo al giorno d'oggi abbastanza comuni. Coppie che si lasciano pur avendo avuto da poco la gioia di veder nascere il proprio bimbo. Problemi preesistenti che si cerca o ci si illude di risolvere concependo una nuova vita, come se questa suturasse ferite già aperte o desse l'idea che ormai, essendo una famiglia, tutto andrà bene... Fare un figlio spesso invece addirittura allontana e mette in crisi coppie collaudate, figuriamoci quindi nel loro caso... Non è facile portare avanti un rapporto e non è detto perciò che con la nascita di un pargoletto la situazione fili sempre per il verso giusto. Comunque mia sorella ed il marito fortunatamente si lasciarono da persone civili, intelligenti, cercando di limitare i contraccolpi al piccolo. Laura decise di restare a vivere lì. Ormai si era abituata ai ritmi della piccola città, non le mancavano il caos, il rumore e lo smog della metropoli. Ma soprattutto ormai lavorava nell'ospedale della città. Laura infatti è un medico, specializzata in ematologia. Conobbe Luigi ad un convegno e decisero da subito di andare a vivere insieme lì, a casa di lui. Quando Laura era incinta di Leo, decisero di sposarsi. Cerimonia semplice, come l'aveva sempre immaginata lei, con la differenza che all'altare non ebbe il piacere di essere accompagnata da papà... I primi tempi sembrava andasse tutto bene, ma ben presto le cose cambiarono. Si resero conto che quella passione così intensa ed improvvisa era stata solo momentanea e che invece nell'intraprendere una relazione seria avevano corso un po' troppo. Laura fortunatamente ha un carattere molto positivo, riesce a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno. Da quel breve e sbagliato matrimonio era comunque nato Leonardo e questo per leiera già un gran successo. Ora non so come sia la sua vita sentimentale. Da quando non vive più a Roma, per forza di cose abbiamo meno occasioni per parlare e confidarci come una volta ed il telefono accorcia di poco la distanza. Però la sento abbastanza serena e poi tra il lavoro ed il piccolo è veramente molto impegnata, non so quanto tempo abbia per sentirsi sola. - Che personaggio quell'Alì - mi dice Sonia mentre ci allontaniamo.
Stefano Pietri
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