Amori a Roma - Roma, venerdì 19 ottobre.
Marianna Le feste dei diciotto anni sono pressappoco tutte uguali: posto carino, festeggiato in ghingheri, drink limitati, poco cibo e musica brutta. È il mio primo compleanno da maggiorenne, ho festeggiato appena una settimana fa con i miei compagni di classe, sono nata il 10 ottobre del 2000. Il compleanno è stato organizzato con tutti i dovuti crismi da un party planner ingaggiato da mio padre, che ha pensato a tutto, anche se avrei voluto partecipare con lui ai preparativi, scegliere il tovagliato, il dj, ma non ne ho avuto occasione. È stata una bella festa, con tanto di fuochi d'artificio in una villa tutta per noi. È appena passata la mezzanotte, la torta è stata mangiata, gli auguri e i brindisi sono stati fatti, i genitori del festeggiato stanno andando via. Un po' li invidio, vorrei tornare a casa ma sono con Marzia, una mia amica di scuola e siamo venute qua con il suo citycar, parcheggiato malissimo a due chilometri da ponte Milvio. - Marianna, ecco dov'eri! - esclama Marzia. - Ti fanno male le scarpe? - - No - , rispondo. - Cos'hai? - chiede preoccupata. - Nulla, ho bisogno d'aria, di una sigaretta e del carica batterie che ho lasciato in macchina - . Un po' titubante, mi porge le chiavi e con un sorrisino urla: - Ricordi dove abbiamo parcheggiato? - - Certo! - rispondo sicura. Roma di notte è magica, ancora di più a ottobre, ma questa è una serata fredda, c'è vento e l'umidità che sale dal biondo Tevere rende la temperatura non gradevole. Mi alzo dal pouf con un - oplà - . Prendo le chiavi del macinino con un portachiavi rosa di finto pelo, uguale al mio. Io e la mia amica l'abbiamo ordinato insieme su internet. Arrivo al guardaroba afferro il mio giaccone di finta pelliccia. Tutto finto stasera, come la mia voglia di divertirmi. Sorrido. Esco dal locale e vengo braccata da tutti i compagni fumatori che mi chiedono se voglio fumare con loro, per intrattenermi in chissà quale conversazione. Declino. - Già, la macchina, ma dov'è? - Avrei dovuto prestare più attenzione nel tragitto auto-locale. - Boh - . Giro a destra, il vicolo è pieno di locali, gente di fuori che chiacchiera; sono un po' intimorita: una ragazza sola in strada, vestita da sera, con un trucco pesante, i tacchi, i sampietrini. Cerco di non dare nell'occhio e tiro dritta ma le buche a Roma sono patrimonio dell'umanità evidentemente, infatti nessuno le ha mai ricoperte. Inciampo, mi vola il cellulare, mi cadono le chiavi nel tentativo maldestro di fermare la caduta del mio I-Phone nuovo, mi si rovescia la borsetta: si apre, un disastro. Faccio finta di niente, pregando che nessuno abbia assistito a questa scena pietosa, impreco in silenzio. Raccolgo le mie cose e continuo la mia ricerca. Vedo avvicinarsi un ragazzo, anzi, un fichissimo ragazzo: alto, elegante, con i capelli biondi un po' lunghi. Mi chiede se ho bisogno di aiuto e se ho raccolto tutto. - Grazie - , rispondo mentre riprendo il mio cammino. Mi giro e sta lì a fissarmi, chiedendosi forse: - Ma grazie sì o grazie no? - Devo essere una super-fica stasera: i miei capelli biondi e lunghi, raccolti in un'acconciatura studiata per l'occasione dalla mia parrucchiera, mi scoprono il viso truccato alla perfezione e mettono in risalto i miei occhi grandi e marroni. La mia altezza di centosettanta centimetri, che tanto disagio mi ha creato in passato, stasera mi fa sentire una gran bella ragazza. In un attimo lui mi raggiunge. - Scusa, hai da accendere? - - Non fumo - , rispondo convinta, senza guardarlo in faccia. - Ma dai, ti si è appena rovesciata la borsa. Passi il mio approccio banale, ma tu sei bugiardissima! - Alzo gli occhi, ha un sorriso ampio che mostra i denti perfettamente allineati, avrà sofferto le pene dell'inferno come me con l'apparecchio, ma ne è valsa la pena. Sono perfetti. Mi incanto sulle sue labbra che fanno da contorno ai suoi denti bianchissimi. Scoppiamo a ridere, la tensione si scioglie, il suo sorriso spontaneo e bellissimo mi rassicura: - Ti offro da bere, non andare via - . Mille pensieri, perché dovrei accettare? La mia diffidenza verso il genere umano mi porta a dire che non posso, ho il telefono scarico, sto andando a prendere il carica batterie in macchina. Non è una bugia, oltretutto. Questa frase sembra scivolargli addosso. - Te lo presto io, bevi qualcosa con me - . Prende la mia esitazione come un sì. Prima che io possa dire qualcosa mi afferra sottobraccio e mi porta in un wine-bar a pochi metri.
Marco Mi impongo di uscire, nonostante la settimana infernale. Prendo lo scooter e mi avvio all'appuntamento con i miei amici. Sono stanco e affamato; ho avuto a malapena il tempo di una doccia e mi sono rilassato sul divano pensando a quanto sono solo in questo periodo. Non ho neppure acceso lo stereo, non voglio sentire né musica né parole. Ho fame, mi manca una donna, mi manca la spesa in frigo, sto sopravvivendo e non vivendo. Non so cosa voglio e continuo a vivere la mia vita rincorrendo il successo, il lavoro, combattendo contro il tempo che non ho mai per me stesso. L'appuntamento è dopo la mezzanotte, in un locale notturno dove spero di trovare un po' di compagnia. Sono stufo delle sveltine in ufficio, delle donne sposate che mi raccontano dei loro drammi con i loro mariti monotoni. Ripenso alla segretaria del mio socio, Irene, una donna quarantenne, divorziata e affamata. Questa settimana è venuta più volte nel mio ufficio e tra una firma e una pratica c'è scappato più di un amplesso. L'esperienza fa la differenza: donna senza pudori, pronta a concedersi a ogni mio segnale. Ho notato le sue gonne sopra il ginocchio. Elegante e sexy quanto basta, sempre con i capelli in piega, un trucco leggero e due labbra carnose e calde. È bastato un complimento, un sorriso e subito si è dimostrata disponibile. A questo pensiero sento il mio membro svegliarsi. Chiudo gli occhi e comincio a toccarmi, ripensando a lei inginocchiata davanti a me, che mi slaccia la cinta e, con la stessa sicurezza con la quale annuncia un cliente o mi porge una pratica, inizia a leccarlo. Non alza mai la testa, mai un'esitazione, fino alla mia completa soddisfazione. - Oh, Irene - . Aumento il ritmo, mi perdo nelle mie fantasie. - Oh, Marco, s'è fatto tardi! - Mi alzo dal divano controvoglia, mi vesto comodo ed esco alla ricerca di qualcosa da mangiare. Parcheggio lo scooter sul marciapiede, il posto dei motorini è occupato da una fila di Smart: che nervi. Ponte Milvio offre di tutto, è una tappa fissa prima della serata al locale. Sono davanti al pub, butto un occhio sullo scooter, parcheggiato in maniera obbrobriosa che limita il passaggio delle persone sul marciapiede. Mi odio, ma è per poco. Mangio una cosa e raggiungo il gruppo. Intanto che mi auto rimprovero per l'inciviltà, spunta dal vicolo una donna che attira la mia attenzione. È da sola, ha le mani occupate dal cellulare e una borsetta mignon, un vestito lungo con uno spacco vertiginoso, il capello acconciato, il trucco da sera. Traballa sui tacchi. Una serata elegante, penso, probabilmente una prostituta di alto bordo. Chissà perché è da sola. Ho una vista perfetta da lontano e man mano che si avvicina, trovo conferma della sua bellezza. Avrà meno di trent'anni. Quasi quasi ci provo subito. Oltre che bella, però, è anche imbranata. Perde l'equilibrio, vacilla ma non cade. Forte la biondina, penso mentre una serie di oggetti le cadono a terra. Mi avvicino, le chiedo se ha bisogno di qualcosa e mi risponde con un tremolante - Grazie - . Mi spiazza, ma che risposta è? Vedo la mia serata prendere una brutta piega, mi armo del mio sorriso migliore e chiedo da accendere perché un - passiamo la notte insieme? - Mi sembra troppo esplicito. Mi guarda con due occhi grandi e belli, le ciglia lunghe, sicuramente ritoccate da una brava estetista. Fa la preziosa, farfuglia che necessita del caricabatterie. Glielo offro io il caricabatterie, a costo di andarlo a comprare, non voglio che se ne vada. Approfitto della sua titubanza e la convinco a bere qualcosa: È fatta! Stasera salto il ballo e me la scopo tutta la notte.
Pia Lauto
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