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Autore: Marta Beritelli
Fiore di Aconito
Fantasy
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Fiore di Aconito
La nascosta e il Guaritore

La figura si muoveva silenziosa attraverso la foresta. Sembrava che intorno a lei qualsiasi rumore svanisse come per magia.
Non era tuttavia la magia ciò che portava con sé la figura. Un grande mantello verde scuro la avvolgeva interamente, nascondendone il viso. L'unica cosa che si poteva dedurre era che fosse umana e che appartenesse ad una delle razze evolute di quella specie.
Pioveva forte, ma la figura sembrava non accorgersene, si muoveva con estrema calma, attenta a tutto quello che la circondava, senza curarsi di cercare un eventuale rifugio da quel temporale. All'improvviso si fermò, si accovacciò a terra ed infilò la mano nel terreno sotto di lei. Rimase così, come in attesa di qualcosa. Lentamente, dal terreno emerse una creatura piccola e lucida, salì sulla mano e la pizzicò. Una volta che lo ebbe fatto, la creatura perse immediatamente colore e si irrigidì per cadere a terra subito dopo, priva di vita.
La figura allora fece comparire da sotto l'ampio mantello una scarsella, dalla quale estrasse un piccolo barattolo, all'interno del quale era contenuto un impasto dal colore verde. Prese un po' del composto e cosparse il punto dove la creatura l'aveva punta. Infine, si avvicinò al corpo della creatura, le fece un segno sulla fronte e la infilò in un sacco più grande, anch'esso nascosto sotto il mantello.
Si alzò e sempre lentamente riprese il proprio cammino.
***
Gabe aspettava con pazienza all'interno della piccola casa vicino al paese. Non era mai stato una persona particolarmente socievole, anzi diciamo che era un tipo un po' scorbutico, in paese però era molto amato. Gabe era un Maestro Guaritore ed un erborista e si occupava di tutti senza mai chiedere niente in cambio. Era venuto via dalla città proprio perché disgustato da come i Guaritori usassero le loro capacità per arricchirsi.
Era tornato a casa, mentre aspettava di ricevere una risposta dell'ordine dei Figli dei Boschi, una comunità di Guaritori Erranti, che si occupavano di coprire l'intero territorio conosciuto, portando soccorso a chi ne avesse avuto bisogno. Sua sorella lo prendeva sempre in giro, asserendo che con il caratteraccio che si ritrovava, sarebbe stato migliore come Sicario, piuttosto che come Guaritore.
Ed era proprio lei che Gabe stava aspettando. Non vedeva la sorella tanto spesso quanto avrebbe voluto, da quando aveva seguito la sua natura evoluta ed era andata via da casa erano riusciti a vedersi raramente e solo per brevi periodi.
L'ultima volta aveva salutato suo fratello con un abbraccio forte, come se volesse rimanergli impressa anche nel corpo oltre che nel cuore, poi si era girata e lo avevo guardato sorridendo.
"Fra tre anni, Gabriel. Qui alle nove e vedi di farmi trovare la cena pronta."
In un modo o nell'altro, a Gabe erano sempre giunte notizie da parte di sua sorella. A volte gli veniva consegnato un messaggio da viaggiatori giunti dai vari posti intorno alla Grande Foresta. Spesso umani evoluti gli consegnavano pietre o foglie che lei gli mandava per indicarle dove si trovasse senza che altri lo sapessero. Era a conoscenza che la natura di sua sorella la portasse in posti pericolosi o che la portasse ad avere nemici pericolosi.
Per questo negli ultimi due anni erano arrivate solo foglie, gocce di resina o qualsiasi cosa gli potesse indicare la sua posizione. Per garantirgli che non si era scordata di lui e che lo pensava sempre.
La settimana prima era stato raggiunto da un falco, Grif, che portava legata alla zampa una foglia delle foreste a sud del paese ed aveva capito che si era ricordata. Si era recato in paese, aveva fatto spese ed aveva preparato la camera della sorella, poi si era messo ai fornelli ed ora era al tavolo, bevendo un infuso di erbe mentre la aspettava.
Nel frattempo, la figura nascosta dal mantello verde fissava la casa da lontano. Si arrampicò su di un albero e, giunta circa alla metà, si accovacciò su di un ramo ed aspettò in silenzio, confondendosi con il bosco. All'improvviso un falco sorvolò la casa e sebbene nessun suono fosse stato emesso, l'animale individuò subito il suo padrone. Si girò e sorvolò con indifferenza il posto dove la figura attendeva. Si posò su alcuni alberi lontani. Poi casualmente tornò in direzione della casa. Sparì nel verde.
Bravo bimbo – sorrise compiaciuta. Infine il falco spiccò il volo e sparì per ricomparire subito accanto alla figura.
"Bravo Grif, molto bravo. Come va?" il falco fece un gesto con il capo e un sorriso si fece spazio sotto il cappuccio della figura sull'albero.
"Bene. Ora prendi." Il falco prese ciò che gli aveva dato e si diresse verso la casa. Picchiettò con il becco alla finestra e lasciò cadere l'oggetto per tornare a sparire nell'albero.
Gabe sentì il rumore e si girò verso la finestra.
Grif – sorrise.
Aprì la finestra e trovò sul piano un piccolo fiore blu, ormai reso lucido dall'acqua. Sorrise ancora e chiuse la finestra, accendendo la luce sul portico. Posò delicatamente il fiore a lato del suo piatto ed aspettò qualche secondo. Tre colpi alla porta lo avvertirono del suo arrivo.
Aprì la porta trovandosi davanti una figura incappucciata che sembrava non avere viso. Storse la bocca in una smorfia, osservando seccato la figura dall'alto in basso.
"Non mi piace il tuo abbigliamento" disse aspro.
"Se per questo a me non piace il tuo infuso di ginepro, ma non faccio tutte queste storie" rispose la figura "fammi entrare stupido di un Guaritore" sbuffò superandolo. Si avvicinò al tavolo, vi poggiò senza grazia scarsella e borsa e poi si tolse il mantello, liberando una folta chioma di capelli neri e ricci ed un viso sorridente con labbra rosee e brillanti occhi verdi.
La ragazza era non troppo alta, ma proporzionata e soprattutto molto tonica. Indossava una tuta nera con strisce diagonali verdi che dal torace andavano verso i fianchi. Le maniche erano anche esse attraversate da una striscia verde ed avambracci e caviglie erano avvolti in spessi strati di pelle nera, trattata in modo da essere quasi impenetrabile.
Lo sapeva perché quel tipo di trattamento veniva effettuato usando una speciale erba che pochissimi sapevano trattare, poiché molto velenosa quando era allo stato liquido. Una volta seccata, rendeva qualsiasi tipo di pelle dura come il metallo, ma abbastanza elastica da non essere graffiata o spezzata.
Ai piedi portava pesanti anfibi, che le regalavano qualche centimetro in più di quanti ne avesse. Lungo le gambe, varie fasce servivano alla ragazza per inserire le diverse lame in uso alla sua natura. La sua evoluzione era stata completamente diversa da quella di Gabe. Lui salvava le vite, era un Guaritore.
Sua sorella era una Figlia Nascosta. Lei le vite le toglieva.
La ragazza posò le mani sui fianchi, spostando il peso sulla gamba destra. Inclinò la testa e lo fissò seccata.
"Sarebbe troppo chiedere un abbraccio da mio fratello dopo tre anni?" sputò offesa.
"Devi uccidermi?" chiese fintamente sospettoso.
"Non che io sappia" sorrise lei maligna, per poi gettarsi fra le braccia del fratello, che la superava di almeno venti centimetri.
"Mi sei mancato così tanto, Gabe!" esplose in una risata contagiosa la ragazza.
"Anche tu, Linnae" e la abbracciò ancora più stretta.
"Oddio, è così tanto tempo che non sento più il mio nome" sorrise nel petto del fratello.
"Eppure mi hai mandato un piccolo fiore blu, ovvero Linnae" le strizzò l'occhio allontanandola leggermente senza però sciogliere l'abbraccio.
"Quale è ora il tuo nome?".
"Brandee" disse arrossendo.
"Wow, Fiammeggiante Spada? Hai la spada nel nome! Sei importante sorella" sorrise prendendola in giro malizioso. Lei per tutta risposta lo colpì lievemente sul braccio.
"E sentiamo, dove è la tua spada?".
Lei rise in maniera cristallina e poi lo guardò maligna.
"Dovresti sapere che nessuno vede la spada di una Figlia Nascosta" sorrise cattiva "se non quando deve morire o è al suo fianco in battaglia."
Lui alzò le mani e gli occhi al cielo.
"Dio, hai sempre avuto il senso del drammatico" scosse la testa "e più invecchi" lasciò il discorso in sospeso, beccandosi un calcio leggero nel sedere dalla sorella.
"Smettila Guaritore. Hai preparato la cena?" chiese annusando l'aria.
"Sì, come avevi chiesto tre anni fa. E pensa, ho trovato anche i tuoi funghi preferiti!" sorrise orgoglioso incrociando le braccia al petto. La ragazza sorrise e sbatté le ciglia civettuola.
"Te l'ho già detto che sei il mio fratello preferito, sì?" disse.
"Ti ho già ricordato che sono l'unico?" disse, pensando che non fosse proprio così. Cacciò subito via il pensiero.
La ragazza si batté una mano sulla fronte.
"Oh, già, me ne dimentico sempre!" scoppiò a ridacchiare, mentre il fratello ancora alzava gli occhi al cielo.
"Gabriel guarda cosa ti ha portato la tua bellissima sorella!".
"Hai dimenticato modesta Lee."
Lei aprì la bisaccia senza raccogliere e mostrò la creatura al fratello.
"Non ci credo! Come la hai trovata?" esclamò sgranando gli occhi "non ne vedo da secoli!".
"Un trucco della piccola Brandee, caro" disse guardandosi le unghie con indifferenza.
Il fratello rise gettando la testa indietro.
"Certo, piccola Brandee. Ora dimmi come hai catturato una larva zuccherina."
"Sono seria, è un trucco delle Nascoste. La larva sente il pulsare del sangue umano, evoluto o meno, dato che lo preferisce alle altre razze. Infilando le dita nel terreno lo avverte ancora meglio, esce per pizzicarti, ma la tuta è ricoperta di un unguento di serpillo ed erba gatta. Per noi è solo un rilassante, ma per loro è mort-" iniziò.
"Stai spiegando davvero come funziona quel tipo di pianta ad un'erborista?" la fissò incredulo il fratello. La ragazza arrossì.
"Hai ragione" ridacchiò sentendosi stupida "ma sai, sono abituata a doverlo spiegare alle giovani Novizie che arrivano alla Torre."
"Comunque non sapevo che anche il serpillo fosse velenoso per le larve zuccherine" disse il ragazzo carezzandosi il mento.
"Né lo sai ora" lo minacciò la ragazza "è una delle ricette private delle Nascoste, non puoi divulgarla, la larva zuccherina è ormai rarissima e soprattutto è un animale benedetto."
"Dio, queste assurdità di voi Nascoste! Non esistono animali benedetti! Siete assurde!" sbottò Gabe.
"Come credi, io non critico mica il tuo lavoro, fastidioso di un Guaritore! Ad ogni modo, ho segnato già il corpo, ora dammi uno dei tuoi strumenti affilati per cortesia."
"Non puoi usare una delle tue lame?" fece una smorfia disgustata il Guaritore.
"Non sono giuste, non vanno bene, rischierei di rompere la sacca ovipara, sbrigati."
Lui sbuffò e le passò uno dei suoi bisturi.
Linnae incise delicatamente l'addome della larva, liberandone una sacca contenente piccole uova nere. La prese, avvolgendola in un leggero sacchetto di cotone, imbevuto di un altro unguento delle Nascoste. Quando suo fratello aprì bocca, lei lo fulminò facendogli capire che non gli avrebbe svelato altre ricette. Lui sbuffò.
La ragazza prese la sacca con delicatezza, indicando al fratello di aprirle la porta. Questi le posò sulle spalle il mantello, coprendola alla meglio con il cappuccio. Linnae uscì e girò intorno alla casa, scavando una piccola fossa e adagiandovi la sacca, coprendola poi con la terra. Una volta fatto tornò dentro.
"Ecco" disse scuotendo il mantello ed appoggiandolo vicino al fuoco.
"Nella terra le uova si nutriranno al meglio. Le ho coperte, così che domattina le potrò prendere e portarle dove devono stare."
"Ovvero?" chiese con indifferenza Gabe, non riuscendo però ad ingannare la sorella.
"Dove devono stare" rispose lei impassibile. Il ragazzo sbuffò.
"Ora cuciniamo la larva? Deve essere buona, aveva un colore splendido!" disse lei battendo le mani come una bambina. Gabe sorrise.
"Come posso dirti di no, quando fai così?" si avvicinò e le baciò la testa, carezzandole i capelli "mi sei mancata davvero" mormorò lui. Lei gli prese la mano e la poggiò sul proprio viso tenendola stretta con la spalla.
"Anche tu, mi sei mancato ogni giorno."
Chiuse un attimo gli occhi per godersi la sensazione della mano calda del fratello sul viso, poi li riaprì e lo lasciò libero.
"Per fortuna me la hai resa, cucinare con una mano non sarebbe stato facile!" borbottò fintamente seccato Gabe.
"Sei il solito scorbutico! Ti ricordo comunque che eri tu ad infilarti nel mio letto quando c'era un temporale."
"Lee! Avevo sette anni!".
"L'ultima volta giurerei tu ne avessi almeno quattordici" sorrise maligna. Lui arrossì.
"Sì, ma quel temporale era davvero forte" mormorò il fratello. Lei sorrise dolcemente.
"Ad ogni modo" sospirò il ragazzo "come vanno le cose?".
Linnae capì subito che il fratello si riferiva alle voci che correvano a proposito di una razza deviata che aveva occupato le foreste del Nord. Sospirò a sua volta.
"Non bene, se devo essere onesta. Abbiamo mandato avanti degli Osservatori, ma non sono tornati." Lui si girò accigliato e si irrigidì.
"Cosa?".
"Hai capito bene" confermò la sorella con un cenno della testa.
"Cosa avete intenzione di fare adesso?".
Lei per un attimo la fissò intensamente, poi il fratello sgranò gli occhi.
"No, no no no, non puoi andare tu!".
"Sono l'Anziana responsabile della Torre Nord delle Nascoste, Gabriel, non posso mandare altri Osservatori con il rischio che vengano uccisi."
"Allora tu?" chiese lui serrando la mascella.
"Gabe" sospirò lei chiudendo un secondo gli occhi, per poi riaprirli e fissarlo duramente "Sono una Figlia Nascosta" lo guardò un po' triste "è quello che sono, è quello che siamo."
Lui scosse ancora la testa vigorosamente.
"Non sai nemmeno come sono questi deviati!" esclamò.
"Difatti non lo sappiamo ed è per questo che andiamo noi Nascoste. Siamo le migliori in questo, Gabriel" lo fissò di sottecchi, sapendo che a Gabriel non piacesse la sua natura evoluta. Il ragazzo serrò difatti la mascella ed assottigliò gli occhi.
"Io so cosa sei, Lee, e ti amo nonostante tutto. Questo non vuol dire che mi piaccia quello che fai, né che sia felice di vederti andare al martirio."
"Ma non andrò da sola, Gabe!" sbottò allora la ragazza.
"Certo che no" sorrise lui amaro "magari verrà Reidar, il tuo Figlio della Guerra, giusto?" Linnae alzò gli occhi al cielo.
"Tesoro, io capisco che non ti piaccia Reidar" non finì la frase.
"Il tuo compagno è un colonnello delle armate di Rorik il Rosso" borbottò.
"Sai, fratellino, nelle sue terre ci sta che Rorik abbia un esercito. Comunque è in pace, non combatte e, che tu ci creda o no, Reidar non ama la guerra. Suo fratello è un Guarit-".
"Conosco suo fratello, è un grande uomo" ringhiò Gabe.
"Allora chiedi a lui" sbottò alzandosi Linnae, poi improvvisamente si tese, guardando da un'altra parte, come e avesse detto qualcosa che non le competeva rivelare. Gabriel sbuffò e poi si passò la mano fra i capelli.
"Scusa sorellina" sospirò "non volevo litigare."
Lei si sedette di nuovo, più calma.
"Nemmeno io, Gabe, ma devi credermi se ti dico che hai un'idea sbagliata di Reidar." Gabriel la fissò di sottecchi e poi annuì silenziosamente. Sapeva che Reidar fosse una brava persona.
"Ad ogni modo, tornando a noi" lo fissò incerta e lui si girò vedendo che non stava proseguendo.
"Cosa?".
Lei si tormentò le mani prima di respirare profondamente.
"Avreibisognodiunguaritoreconme" disse tutto di un fiato.
"Cosa? Non ho capito niente."
Linnae gonfiò le guance seccata buttando fuori il fiato in uno sbuffo infastidito.
"Ho detto che mi serve un Guaritore."
Gabriel la fissava senza capire.
"Gabriel pronto? Ho detto che mi serve un Guaritore."
Il fratello la osservò ancora un attimo, poi sgranò gli occhi.
"Te lo scordi" disse scuotendo vigorosamente il capo.
"Perché? Ho bisogno di un Maestro Guaritore e tu sei fra i migliori."
"Esatto fra i migliori. Ce ne sono altri e posso darti il loro nome" disse duro senza scomporsi.
- Perché, non capisco Gabe! E poi, a dirla tutta, sei un Guaritore delle Nascoste. Sei legato all'Ordine."
Lui la fissò freddamente. "Ho detto di no Lee, ed è no."
"Ora dimmi perché."
"Non ho intenzione di venire e basta."
Lei lo afferrò per il braccio con forza. Gabe non riuscì a liberarsi dalla presa della sorella naturalmente, era una dispensatrice di morte e le Nascoste non permettevano a nessuno di fuggire dalla loro stretta mortale. Per fortuna sua, quella davanti a lui era sua sorella ed era solo molto, molto arrabbiata.
"Lee mi fai male."
Lei lo fissò senza mollare la presa. "Dimmi perché."
Lui fissò la sorella negli occhi e capì che non avrebbe desistito. Allora fece un cenno di assenso con la testa e, delicatamente, Linnae tolse la mano dal braccio facendogli una lieve pressione con pollice e medio. Subito il dolore sparì e Gabriel si trovò a sorriderle suo malgrado. Poi si fece serio.
"Non ti guarderò morire davanti a me, Lee. Non terrò il tuo corpo fra le braccia mentre diventa freddo ed i tuoi occhi fissano il nulla. Non voglio essere lì, preferisco trovarmi Reidar alla porta, le tue ceneri in un' urna sacra delle Nascoste." Sul finire del discorso il suo tono era diventato duro.
"Oh, Gabe" disse lei sollevando un braccio e carezzandogli la guancia con il dorso della mano.
"Lee, non voglio, né lo farò. Perché me ad ogni modo?".
"Perché non mi fido di altri e perché-" si interruppe guardandolo triste.
"Perché?".
La Nascosta tentennò, incerta se rivelare la verità al fratello o meno. Poi inspirò a fondo, guardando Gabriel con determinazione.
"Perché il fratello di Reid è stato ucciso" mormorò serrando la mascella.
"Cosa?" esclamò sconvolto Gabe. Lei annuì.
"Tre giorni fa, al Castello di Rorik." Gabe la guardò orripilato.
"Ma non è possibile... era una persona buona e generosa, non aveva mai fatto del male a nessuno."
Lei sorrise annuendo triste. "Lo so."
Si fissarono per un attimo.
"Mangiamo, poi parleremo meglio, non riesco a pensare a pancia vuota" disse scuro il fratello.
Lei annuì e si misero a tavola. Parlarono di tutte altre cose, Gabe le raccontò della capitale, dei Guaritori corrotti; di come mercati, negozi e case delle zone antiche fossero belli e di come tornando in paese, si era sentito nonostante tutto felice davvero dopo tanto tempo.
Quando ebbero finito, Gabe servì la larva zuccherina e poi del caffè. Linnae si carezzò la pancia facendo intendere che era piena.
"Ma non vi danno da mangiare a voi Nascoste?" ridacchiò il fratello "hai mangiato l'equivalente di quello che è il mio pranzo dopo un giorno intero di lavoro come Errante."
"Tu mangi come un bufalo! Non so come fai a non ingrassare, ti ho sempre odiato per questo!".
"Ma se non hai un filo di grasso" disse lui lusinghiero.
"Vorrei ben vedere con gli allenamenti costanti a cui siamo sottoposte."
"Anche le anziane?".
"Soprattutto le anziane! Non vorrai che mandiamo le Novizie o le Future a fare i lavori più importanti e delicati?" lo fissò lei sdegnata.
"Non ti offendere! Non conosco le dinamiche di voi Nascoste!" esclamò lui sulla difensiva. Lei ridacchiò.
"Non le conosce nessuno, fratello, altrimenti non saremmo le Figlie Nascoste, non trovi?".
Lui la guardò con gli occhi a mezz'asta. "Ma dai?" disse sarcastico.
Lei lo fissò nuovamente seria. "Prima di dire di no nuovamente, posso spiegarti bene la situazione?".
Gabe sospirò ma annuì.
"Dunque, anzitutto le voci che girano sono vere: a Nord esiste una razza evoluta deviata. Il che vuol dire che o l'evoluzione non si è compiuta del tutto, o non si è compiuta correttamente. I Figli della Storia stanno cercando precedenti negli antichi testi, ma per ora non ne sappiamo niente. Sappiamo che la parte dove vivono questi deviati è evidentemente malata."
"Come lo sapete?" la interruppe Gabe. Lei serrò la mascella.
"Le aquile mandate in ricognizione sono morte. Tutte. Appena tornate hanno manifestato strani sintomi e nel giro di pochi giorni sono morte. I falchi invece non hanno nemmeno fatto ritorno."
"Posto carino dove recarsi, sorella" disse sempre più scuro in volto.
"Fammi finire" mise una mano avanti. Lui annuì.
"Abbiamo mandato degli esploratori lungo la Zona, con il preciso ordine di limitarsi a costeggiare i confini della Zona malata senza toccare, né raccogliere qualcosa che vi crescesse dentro. Naturalmente uno degli erboristi non ha ascoltato le mie parole e, coperto dai guanti dei Figli delle Foreste, ha raccolto un po' di terra e qualche ciuffo d'erba, conservandolo nei nostri sacchetti ermetici. Ebbene, la sua si è rivelata una scelta vincente. -
"Sia il terriccio che gli altri campioni raccolti dall'erborista si sono rivelati contaminati, sebbene ancora il nostro erborista stia studiando a fondo ciò che è riuscito a raccogliere. Tutta la Zona è impregnata di aconitina, nemmeno ce ne avessero versata dentro a silos interi. Ed il bello è che sembra che sia stato fatto volontariamente. L'erborista non ha visto nemmeno una pianta di aconito, eppure il territorio è impregnato del suo veleno. Inoltre, la parte sud della Zona deviata è piena di Mancinella le cui bacche, tu mi insegni, sono estremamente velenose. Ha potuto identificare anche piante di Tasso e Abro. Queste erano quelle più in evidenza. Ripeto, avevano l'ordine di costeggiare la Zona."
Si fermò aspettando che il fratello assimilasse le informazioni che gli aveva fornito.
"Il terriccio era impregnato di aconitina? Già lavorata, come quella che veniva usata per mettere sulla punta delle lance allo scopo di avvelenare il nemico? Mi stai dicendo che qualcuno ha creato una specie di terra velenosa e mortale di proposito? Usando il veleno dell'aconito?".
"Esatto, ma quando finì la guerra, le piante di aconito furono tutte distrutte!".
"O almeno così credevamo giusto?".
"Ti rendi conto che questa cosa è assurda? I Figli di quella Zona non dovrebbero essere deviati Gabe, dovrebbero essere quantomeno morti" esclamò allucinata Linnae.
"Non necessariamente" mormorò lui.
"Di cosa parli?" si accigliò la sorella.
"Quando ero un giovane evoluto, nella capitale si parlava di un Erborista visionario che affermava di essere riuscito a produrre una sostanza in grado di rendere invincibili i soldati. I Guaritori erano contrari, gli Anziani ne avevano letto la formula e fra i componenti c'era appunto l'Aconito. L'avevano bandita e ne avevano dichiarato illegale la produzione. Si scoprì che l'uomo aveva comunque prodotto una piccola quantità di siero, sperimentandola su un povero cristo che stava comunque per morire."
"E come è finita?" chiese lei titubante.
Il fratello assottigliò gli occhi e strinse le labbra fino a farle diventare una linea dura.
"L'uomo è diventato effettivamente inarrestabile, ci sono voluti venti uomini della Guardia per abbatterlo. Perché questo è accaduto, l'unica cosa che è stata possibile fare è stato abbatterlo; era diventato completamente folle, assaliva senza discriminazione Guardie ed abitanti" scosse la testa "pover'uomo."
"Non sono riusciti a fermarlo - disse pensierosa - mi stai dicendo che era sopravvissuto al siero quindi?".
"Precisamente" mormorò il fratello a denti stretti.
"L'uomo, l'Erborista?".
Il fratello fece il cenno dell'esplosione con le mani. "Puff!" disse serio.
"Vuoi dire che è sparito nel nulla?".
"Esatto. Lo cercarono subito in casa ed al laboratorio. Setacciarono tutto il bosco, ma niente. Era semplicemente sparito nel nulla."
"Tu pensi che possa essere causa sua?".
"Io penso che potrebbe aver dato vita a questa follia sì, ma evidentemente ha migliorato la formula, perché a quanto sembra questi uomini non sembrano folli, a che mi dici sono semplicemente sbagliati."
La ragazza ci pensò un attimo. Poi guardò il fratello.
"Pensi si possa trovare un antidoto?". Lui la guardò intensamente.
"Se la terra è impregnata Lee, non credo" sospirò "a meno che non scopriamo come sia stato possibile. Se fosse stata una falda acquifera contaminata la deviazione si sarebbe estesa oltre quella Zona. Invece sembra che sia ben delimitata. Come se ci fosse-" si interruppe aggrottando le sopracciglia.
"Come se ci fosse cosa?".
"Una barriera contenitiva" disse lui concentrato.
"Ma come è possibile, i miei uomini non hanno visto-" non finì la frase perché il fratello si sporse verso di lei afferrandole la mano e stringendola.
"Sotto terra, Lee! Sotto terra" esclamò.
Linnae sgranò gli occhi.
"Porca miseria!" corse alla porta e sospirò una parola. Grif arrivò immediatamente. La ragazza sussurrò qualcosa all'animale. Poggiò la sua fronte su quella del falco e quello sparì nella notte.
"Potresti avere ragione. Accidenti, perché non ci abbiamo pensato prima?" camminava avanti e indietro nervosa per la cucina, aspettando il ritorno di Grif. Il rumore del becco del falchetto sul vetro la risvegliò dai suoi pensieri.
"Come ha potuto essere così veloce?" esclamò stupito Gabe.
"Non è stato lui" sorrise lei divertita "ha passato il messaggio ad altri portatori di altre Nascoste. Ma la risposta dovrebbe arrivare entro un paio di ore. Se sei stanco puoi andare a dormire, ti sveglierò domattina prima di partire" si avvicinò passando la mano fra i capelli del fratello.
"Cosa? Domani mattina? Avevi detto che saresti restata."
Lei abbassò tristemente la testa. "Hai ragione Gabriel, ma alla luce di questa scoperta devo tornare velocemente, organizzare la spedizione e partire il prima possibile per la Zona" mormorò.
"No" disse lui fermo.
"Devo andare" sospirò "lo sai. Sono io, è il mio dovere Gabe, lo sai."
"Lo so, Lee. Lo so da quanto si è svelato il tuo marchio evolutivo, ma non posso accettare che tu vada così, alla cieca."
"Devo Gabe, non rendermela difficile, non più di quanto lo sia già perlomeno."
Il ragazzo restò in silenzio per qualche istante.
"D'accordo" sospirò infine.
"Grazie."
"No, non hai capito. D'accordo, vengo con te."
"Sei sicuro? Avevi detto-" il fratello la interruppe.
"E lo penso ancora. Lo provo ancora, ma se posso fare qualcosa per impedirlo" non terminò la frase, scrollando le spalle.
"Grazie" disse illuminandosi Linnae e abbracciando subito dopo il fratello.
Si sedettero nuovamente al tavolo e Gabe chiese maggiori dettagli alla sorella, cercando di trovare altre possibili motivazioni per questa follia ed eventualmente il modo di arrestarla una volta per tutte. Mentre parlavano qualcuno bussò leggermente alla porta. Gabriel si irrigidì e Linnae gli fece gesto di andare ad aprire alla porta e poi alzò gli occhi al soffitto. Il fratello capì. Linnae estrasse delle lame che resero le sue mani come artigli e si arrampicò, aderendo completamente al soffitto e smettendo di respirare.
"Sì?" chiese allora Gabriel alla porta.
"Devo parlare con Linnae" disse una voce maschile. Gabe aprì, trovandosi davanti un uomo alto quasi quanto lui, con una cicatrice che gli attraversava il collo e lunghi capelli neri. Un occhio era cieco e l'altro azzurro e freddo come il ghiaccio. Molto probabilmente un Cacciatore.
"Allora siamo in due. Forse non ne è stato informato, ma mia sorella non vive con me da molto molto tempo."
"Lo so, ma so anche che sua sorella è qui da qualche parte, ed io devo parlarle."
"Prego" lo invitò ad entrare Gabe alzando le spalle. L'uomo lo fissò diffidente irrigidendosi.
"Mi sta invitando ad entrare?".
"Mia sorella non è qui, io sono stanco e non ho intenzione di discutere con uno sconosciuto quando potrei essere nel mio letto" disse infastidito. L'uomo lo fissò ancora un momento, prima di fare un passo ed entrare nella casa.
Si girò ancora verso Gabe, che con una mano gli indicò la porta di cucina. L'uomo entrò e si guardò intorno.
"Posso offrirle qualcosa o vuole iniziare subito la sua ispezione?" chiese lui sarcastico.
"Senza offesa, ma non bevo mai niente che sia stato preparato da un erborista, a meno che non sia un amico, ed anche in quel caso, preferisco evitare."
"Almeno non difetta in onestà" rise divertito Gabe "ad ogni modo, il salotto è da quella parte" indicò la porta sulla destra. L'uomo lo ringraziò con un cenno della testa. Appena entrò sentì una puntura sotto la nuca e girandosi vide Gabe che teneva sul dito un artiglio ricoperto di liquido azzurro, un enorme sorriso stampato sul viso.
"Non ho detto che ti volevo offrire da bere" sentì dire in lontananza prima di svenire fra le braccia di qualcuno.

Il Cacciatore

"Roan" si sentì chiamare da lontano.
"Roan svegliati!" disse ora più vicina la voce. Si mosse ed un colpo gli fece frizzare la guancia.
"Dio" mugugnò l'uomo.
"Non esagerare" disse la voce divertita del suo ospite "sono solo un Guaritore."
Lo sentì ridacchiare. Poi sentì una familiare risata cristallina giungere da vicino.
"Te lo meriti Roan, non pensavo fossi così incosciente da entrare nella casa di uno sconosciuto con tale leggerezza. Un'azione da novellini, mi stupisco di te."
L'uomo ringhiò qualcosa.
"Certo, certo" ridacchiò Linnae "riesci ad alzarti?".
L'uomo si alzò su un gomito, reggendosi la testa con l'altra mano.
"Maledetti erboristi" borbottò.
Il ragazzo rise. "Sei un pessimo Cacciatore, non è colpa mia."
L'uomo imprecò poco elegantemente facendo ridere anche Linnae.
"Alzati Roan, dai. Gabe, dagli quell'intruglio miracoloso."
"Io da quello non prendo niente" borbottò ancora l'uomo.
"Finiscila di fare i capricci" lo redarguì lei severa "ora ti fai dare il rimedio di Gabe contro l'anestetico e poi mi dici cosa ci fai qui."
"Ringrazia la tua amica Nascosta, quella con il Cervo. Mi ha trovato lei e mi ha mandato qui prima di ritrasmettere il messaggio."
"Brava Anneke" assentì soddisfatta Linnae "ad ogni modo Roan, sei stato messo a terra da un Guaritore, userò questa storia per ricattarti tutte le volte che potrò" ridacchiò Linnae.
"Ehi, sembra quasi un'offesa" si stizzì Gabriel. Roan lo fissò con espressione eloquente.
"In realtà sapendo che era tuo fratello, ecco" sospirò "non volevo fare casini, mi avresti dato la caccia per mari e per monti" sorrise imbarazzato. Quando sorrise Gabe si accorse che Roan era un ragazzo più o meno della sua età ed era anche molto bello.
"Ehi, ti sei incantato?" disse malizioso Roan a Gabe, che si irrigidì.
"Stavo guardando se avevi ferite Cacciatore, ma evidentemente stai più che bene. Tieni" disse porgendogli sgarbatamente una tazza colma di un liquido nauseante. Roan fece una smorfia di disgusto.
"E questa dovrebbe guarirmi?" disse scettico.
"Chissà" lo guardò cattivo Gabe.
"Gabriel!" lo rimproverò la sorella.
"Come vuoi" se ne andò borbottando qualcosa di poco carino.
"Scusalo, è permaloso."
"Non sono permaloso" urlò il fratello dalla cucina facendola ridacchiare. Roan le fece un sorriso divertito.
"Carino, tuo fratello" le strizzò l'occhio e lei si fece seria.
"Non ci pensare nemmeno, mio fratello non è una delle tue conquista notturne" lo apostrofò amaramente sottovoce per non farsi sentire da Gabriel. Roan si stupì della durezza nella sua voce.
"Io non int-" ma lei lo fermò.
"Gabriel è speciale. Non solo perché è mio fratello, ma perché è una persona meravigliosa con un cuore puro come pochi ne potrai incontrare nella tua vita. Lui non è come noi, non ha l'anima macchiata dalla morte, chiaro?".
Roan annuì stupefatto, non aveva mai discusso con la sua amica.
"Lui è tutto quello che amo. Non fargli male o ti toglierò la vita senza un briciolo di rimorso" lo fissò cattiva.
Lui le carezzò una guancia e sorrise.
"Non ti farei mai male, e lo sai. Fare male a lui sarebbe come ferirti mortalmente, credi che lo farei?".
Lei lo fissò ancora severa, poi il suo viso si addolcì.
"Scusa Roan, ho esagerato, ma Gabe... lui è così" non finì.
"Speciale" finì sorridendo dolcemente Roan per lei.
"Sì" confermò lei, dandogli un bacio in fronte.
"Guarda che lo dico a quello stupido del tuo compagno" disse Gabe acido.
"Delicato, eh?" disse sarcastico lui all'amica, che lo fulminò sul posto.
"Roan non voleva essere scortese. È un po' rude, ma in fondo non è cattivo."
"Fallo anche mordere" lo fissò sarcastico, ma qualcosa passò nei suoi occhi quando lo guardò e fece un sorriso tirato. "Hai finito?" chiese indicando la tazza con un cenno della testa.
"Sì, grazie, anche se faceva schifo."
"Non tutte le cose buone sono belle, Cacciatore" disse alzando le spalle. Roan restò di sasso "dovresti saperlo" aggiunse andando in cucina.
"All'anima della schiettezza" disse lui "è di famiglia?" chiese a Linnae.
"Sì, solo che lui è un po' più delicato, non trovi?" rispose.
Roan guardò verso la cucina, incuriosito. Poi scosse la testa e si alzò, mettendosi seduto sul divano.
"Allora cosa hai scoperto?" chiese all'amica.
"In realtà io niente, è tutta un'idea di Gabe ed è dannatamente buona."
Roan assentì incitandola ad andare avanti.
"Aspetta" disse mettendo una mano sul suo braccio "Gabe!" lo chiamò. La testa di Gabe si affacciò dalla cucina, un pestello in mano.
"Sì, dimmi Lee" rispose.
"Lee, mhm?" disse divertito Roan.
"Cuccia, ricordati del ricatto."
Roan scoppiò a ridere gettando la testa all'indietro ed in cucina Gabe si ritrovò a scuotere la testa e sorridere.
"Verresti a spiegare a Roan la tua tesi sulla Zona deviata?".
"Perché, hai perso la lingua?" ridacchiò lui dalla cucina, facendole roteare gli occhi al cielo.
"Gabe, falla finita."
Sentirono il ragazzo sospirare. Arrivò in salotto tenendo tre tazze in una mano, i manici tenuti da indice e medio, e nell'altra una caraffa che Roan guardò con sospetto. Lui lo fissò spazientito.
"Quanti anni hai, cinque?" chiese calmo Gabriel "sei amico di mia sorella, non ti voglio uccidere" Roan lo fissò scettico.
"A meno che tu non sia offensivo. Hai intenzione di esserlo?" chiese sorridendo provocatorio. Roan serrò la mascella fulminandolo e mugugnando qualcosa.
"Scusa, non ho sentito" si mise teatralmente la mano all'orecchio Gabe.
"Ho.detto.no" scandì bene Roan.
"Bravo il nostro Cacciatore. Adesso bevi, anche questo fa bene ed è anche buono" disse passando però la tazza alla sorella.
"Cosa è?" chiese ancora dubbioso lui, guadagnandosi un'occhiataccia dal Guaritore.
"Solo un energizzante."
Bevvero in silenzio, poi Gabe si chinò a bisbigliare qualcosa alla sorella, che guardò incerta Roan e poi continuò ad ascoltare il fratello. Annuì e si allontanò. Roan li fissò attentamente, curioso di sapere cosa avessero da bisbigliare i due fratelli riguardo a lui.
"Roan posso chiederti una cosa?" chiese Gabe.
Roan lo fissò incerto, sembrava che il ragazzo fosse diverso ora. Più adulto, più attento e distaccato. Lo fissò attentamente e vide il marchio sul suo collo. Deglutì.
Un Maestro Guaritore, altro che erborista.
"Io non-" tentò, ma Gabriel guardò sua sorella, la quale si alzò seguita dallo sguardo incerto dell'amico.
"Roan" lo chiamò il ragazzo.
"Sì" cercò di mantenere la calma.
"Cosa hai fatto all'occhio?".
Diretto il ragazzo – pensò Roan.
"Niente" disse serio.
"Roan cosa hai fatto all'occhio?" ripeté composto il ragazzo guardandolo intensamente.
"Nient-".
"Roan" disse Gabriel inespressivo, mentre si arrotolava le maniche, portando alla luce i tatuaggi da Guaritore imposti sulla sua pelle. Ma non solo quelli, poté constatare stupito Roan.
"Io... è stato un falco nero del sud."
Gabriel annuì. "Bene."
"Senti, non fa niente davvero, hanno già provato e... non mi importa."
"Ora sta fermo" disse Gabriel senza curarsi delle parole dell'altro.
"Io-" fece appena in tempo a dire Roan.
Gabriel toccò l'occhio di Roan con due dita, massaggiandolo e facendo pressione con il pollice sulla tempia. Con l'altra mano premette un punto alla base della mascella ed uno alla base della nuca. Roan gridò di dolore.
Gli altri Guaritori non gli avevano causato dolore. Se Gabriel non lo avesse tenuto stretto dopo averlo toccato alla nuca, sarebbe probabilmente saltato in piedi.
Ma Gabriel era incredibilmente forte e lo stava tenendo fermo come fosse un fuscello, pigiando e muovendo le dita sul suo occhio, procurandogli un dolore indescrivibile. Iniziò ad urlare, ma lui non si fermò e di Linnae nessuna traccia. Poi, quando credeva di star impazzendo, il ragazzo lentamente iniziò a massaggiare l'occhio più delicatamente e, senza ancora lasciarlo, chiamò la sorella.
Linnae si presentò in salotto con una ciotola piena di acqua bollente in una mano ed un contenitore pieno di unguento e delle bende nell'altra.
Roan era ancora completamente stordito dal dolore.
"Co-cosa" tentò di dire.
"Gabriel non è un Guaritore come gli altri" mormorò dolcemente la ragazza "lui ha studiato presso i Figli delle Scienze prima di andare nella scuola di Guaritori nella capitale."
Roan spostò lo sguardo verso il ragazzo, che ancora era concentrato sul suo occhio. Lo toccò sul sopracciglio e lui sussultò per il dolore. Il ragazzo annuì soddisfatto dalla reazione, ma Roan non capì il perché. Poi si rese conto.
Aveva sentito il tocco del ragazzo. Aveva sentito...
Lo guardò mentre il ragazzo bagnava una delle pezze con l'acqua calda e gli tamponava leggermente l'occhio e alla fine gli spalmava l'unguento, ricoprendo il suo occhio che incredibilmente sentiva di nuovo. Non c'era più quella sensazione di nulla, lui sentiva l'occhio e lo sentiva muoversi dietro la palpebra. Non si rese nemmeno conto di star piangendo fino a quando il ragazzo gli asciugò una lacrima.
"Se fai così disperdi l'unguento" disse con voce gentile, perso ancora nel suo lavoro.
Prese le bende e gli coprì l'occhio, impedendo che qualsiasi tipo di luce penetrasse. Poi si girò verso sua sorella, abbassando le maniche e facendo scomparire i marchi.
"Deve cambiarsi medicazione almeno due volte al giorno, ricordatelo" la redarguì senza guardare Roan.
"Non avevi detto che venivi con noi?" chiese accigliata.
"Vi raggiungerò. Devo preparare alcune cose, compresi alcuni unguenti da portare con noi."
"Puoi prepararli da me" disse lei confusa. Il fratello si girò e le sorrise malizioso.
"Alcune piante che ho io, tu non puoi averle sorella."
Lei sgranò gli occhi.
"Le Nascoste hanno qualsiasi tipo di pianta." Il fratello ridacchiò maligno.
"Non quelle che ho creato io."
"Hai... hai creato degli incroci?".
Il ragazzo annuì.
"Sono solo medicinali, non hanno nessun tipo di applicazione offensiva" disse severo ammonendola con lo sguardo. Roan lo fissava stupito. Linnae sorrise.
"Non cambi mai vero?".
"Mai" scosse contento la testa il fratello lasciandosi abbracciare.
"E non posso averne vero?" chiese lei cauta. Il fratello sorrise.
"Avevo già messo da parte un seme per ciascuno" disse facendole l'occhiolino "sono o non sono il fratello migliore del mondo?".
"Senza dubbio il mio preferito" disse lei divertita.
"Non ha niente a che fare con il fatto che io sia l'unico, giusto?" disse sarcastico.
"Assolutamente" disse lei facendo una croce con le dita e baciandole "e poi se vogliamo dirla tutta-" iniziò lei, ma vedendo il fratello scurirsi, gli fece un sorriso a trentadue denti sbattendo le ciglia.
"Quanto sei ruffiana!".
Sbuffò una risata, poi si girò verso Roan, che sussultò.
"Allora" disse serio "dovrebbe guarire completamente in tre - quattro giorni. Mi spiace averti preso alla sprovvista, ma immaginavo che avresti tentato di dissuadermi" sorrise apertamente tornando il ragazzo di prima "Lo capisco, queste tecniche non sono permesse fra i comuni Guaritori, ma io ritengo che se è compito nostro guarire le persone, dobbiamo conoscere ogni pratica che lo renda possibile. Non credi?". Roan si limitò ad annuire come uno stupido.
"Però c'è un problemino" disse Gabe passandosi la mano dietro il collo e facendo irrigidire Roan.
"L'altro occhio, beh..." sospirò "non avrà la stessa pigmentazione dell'altro, solitamente diventano... scuri, sai a causa dell'unguento" divenne rosso dall'imbarazzo.
Come fa a dispiacersi per il colore dell'occhio dopo avermi guarito? – pensò Roan.
"Ma di che ti preoccupi? Mi hai guarito, che me ne frega del colore, fosse anche rosso mi andrebbe bene!" esclamò entusiasta Roan. Gabriel tornò serio come prima.
"Intanto vediamo come reagisci alla prima cura. Altrimenti dovremo ripetere, inteso? So per certo che guarirà perché l'ho già fatto, ma non tutti sono uguali."
Roan annuì, ancora entusiasta del fatto che avrebbe potuto vedere di nuovo.
"Bene, andiamo tutti a riposare. Roan puoi dormire in camera mia, io dormo con Lee."
Lui annuì estasiato.
"Grazie, non so come sdebitarmi" mormorò. Gabriel sorrise illuminandosi.
"Ma stando bene! Come altro dovresti sdebitarti se non prendendoti cura di te stesso?".
Roan lo fissò andare via, sorridendo confuso. Linnae seguì il fratello girandosi poi verso l'amico, mimando uno speciale e strizzandogli l'occhio.
La mattina dopo Roan si svegliò di soprassalto, sentendo un forte dolore alla testa, non rendendosi conto di cosa fosse successo.
"Hai poggiato il braccio sopra gli occhi" disse la voce tranquilla di Gabe "non sei più abituato a sentire quella parte del viso, inizialmente sarà un po' fastidioso, ma passerà." Roan annuì serio realizzando di essersi addormentato sul divano.
"Perché mi hai guarito?" chiese curioso. Gabe lo guardò come se fosse pazzo.
"Perché sono un Guaritore?" lo fissò sarcastico.
"Non mi hai mai visto" insisté il ragazzo.
"Non conosco la maggior parte di quelli che curo. Se ti scoccia posso provvedere" sorrise maligno con una forchetta in mano. Roan trasalì.
"Sei proprio str-".
"No" fece segno con il dito Gabe "non si tratta così chi ci aiuta. Non vi insegnano le buone maniere a voi cacciatori?" ridacchiò divertito. Roan ringhiò basso.
"Sono cresciuto con mia sorella, mi spaventi quanto una delle mie piante" aggiunse poi.
"Come osi erborista?".
"Ah, adesso che ti ho ferito nell'orgoglio sono di nuovo un erborista, mhm?" lo indicò con la forchetta. Roan sbuffò e mormorò uno -scusa- di malavoglia.
"Ad ogni modo, vi ho preparato qualcosa per il viaggio" improvvisamente si scurì.
"Questo è l'unguento che ti ho applicato ieri, come ho detto a Lee devi applicartelo due volte al giorno e cambiare il bendaggio. Così per tre giorni, il quarto dovrebbe essere come nuovo" sembrava quasi infastidito.
"Ti dispiace di averlo fatto?" chiese Roan.
"Cosa?" chiese confuso Gabe.
"Avermi guarito."
"No, perché dovrebbe?".
"Diventi strano quando mi dai le indicazioni sulla terapia da seguire, come se ti desse fastidio."
Il ragazzo sussultò e poi si irrigidì.
"Non tutti seguono le istruzioni che do loro e non" strinse i denti "e non va bene. È importante farlo." Roan voleva chiedergli altro, ma la tensione nel volto del ragazzo gli suggerì di non approfondire il discorso.
"Seguirò le tue istruzioni, te lo giuro Guaritore" disse solenne, facendo rilassare un po' Gabe. A quel punto Linnae entrò in cucina.
"Ehi, fratello! Roan!" saluto stiracchiandosi.
"Dio, ma qui non smette mai di piovere?" si lamentò Roan.
"Sì" disse divertita Linnae "per circa due mesi l'anno" ridacchiò.
Roan sgranò gli occhi "Ma come fate a vivere qui?" chiese stupito.
"Perché?" chiese curioso Gabe.
"Io sono nato al Nord delle Foreste Azzurre, lì non piove quasi mai."
Vide Gabe sorridere triste e Linnae tendersi lievemente.
"Bene è ora di andare" disse la ragazza sbrigativa.
"Ecco, tieni" disse Gabe passandole un borsone.
"Ma cosa c'è dentro, tutta la casa?".
"Smettila, le Nascoste hanno una forza disumana, lo so per certo quindi avanti, poche storie. C'è quello che vi serve e qualche crema utile, oltre all'unguento per il simpaticone qui" scoccò un'occhiataccia a Roan, ma sorridendo.
"A presto" si salutarono sulla porta. Roan lo fissò e gli prese la mano stringendola saldamente.
"Grazie davvero, Gabriel" disse gentile.
"L'ho fatto con piacere" sorrise il ragazzo, poi lo additò "ma fai quello che ho detto." Roan sorrise.
"Lo farò te lo giuro."
L'altro annuì soddisfatto, poi lo salutò stringendogli brevemente la mano ed entrò in casa. Roan scosse la testa e si avvicinò a Linnae.
"Avevi ragione" disse pensieroso.
"Su cosa?" chiese lei confusa.
"È speciale" disse Roan alla pioggia.
Linnae lo fissò e non seppe se sorridere o preoccuparsi.
***
Una volta rimasto solo, Gabriel si recò nella serra dietro casa per cogliere le erbe che sarebbero servite per fare i suoi speciali unguenti. Sospirò. Non gli piaceva assolutamente l'idea di seguire la sorella nella Zona deviata, perché sapeva che sarebbe stato estremamente pericoloso. Non temeva per sé, ma per lei.
Questo non perché fosse un incosciente e non tenesse alla propria vita, ma perché da quando la madre era venuta a mancare, Gabe si era sempre occupato di lei ed ancora oggi, nonostante lei fosse ormai una Nascosta, sentiva comunque il bisogno di farlo.
Sospirò ancora una volta ed iniziò a raccogliere le erbe. Linnae non era l'unica persona di cui si era curato, ma lasciò che quel pensiero scivolasse via insieme alla pioggia.
Il pomeriggio si recò in città per comprare gli ingredienti che gli mancavano ed alcune cose che gli sarebbero state utili in viaggio. Pioveva ancora, pioveva sempre a dirla tutta, ma quel giorno la pioggia gli metteva più malinconia del solito. Si fermò sotto il tetto dell'emporio, l'espressione incerta, poi girò nella direzione opposta e bussò ad una porta poco più avanti.
"Arrivo!" disse una voce allegra. Quando la porta si aprì, davanti a Gabriel stava una bella ragazza dai capelli rossi e vivaci occhi nocciola.
"Ciao Iris" disse lui contento mentre la ragazza gli saltava al collo.
"Gabe!" esclamò contenta la ragazza "pensavo ti fossi dimenticato di me!".
"In effetti sì, se non fosse che ti ho sull'elenco della spesa" ghignò lui dispettoso.
"Ehi!" le diede un colpo sul braccio lei. Lui rise e la abbracciò di nuovo.
"È venuta?" chiese vedendo l'espressione cupa del ragazzo.
"Mhm" disse lui assentendo con il capo.
"Cosa c'è Gabe, avete litigato? Ancora per via di Reidar, vero? Devi renderti conto che quei due si amano davvero ed accet-".
Lui mise una mano avanti.
"No, no Iris non è per quello. In realtà la cosa è ben più complicata" si mise una mano dietro il collo e sospirò. La ragazza alzò gli occhi al cielo.
"Entra stupido Guaritore, e sfogati con la tua migliore amica" disse lei lasciandolo passare.
"Dovete smetterla di chiamarmi stupido Guaritore, ora inizio ad offendermi" si imbronciò facendo ridere la ragazza "e poi sei la mia unica amica, quindi sei la migliore per forza."
"Vuoi un calcio nel didietro, bestione?" disse lei indicandolo minacciosa. Lui alzò le mani in segno di resa sorridendo malizioso.
"Grazie, ma no grazie. Non voglio fare la fine del tuo ultimo fidanzato" ridacchiò lui.
"Se lo meritava!".
"Questo è vero" ammise lui alzando le spalle. Si sedette al tavolo ed Iris gli portò una tazza fumante di caffè.
"Da quando in qua bevi il caffè?" la fissò lui con aria di rimprovero.
"Da quando ho deciso che i tuoi intrugli erano deleteri per le mie papille gustative." Gabriel sgranò gli occhi.
"Cosa? Sono soluzioni mediche, non intrugli! Li hai zuccherati almeno?". Lei lo guardò imbarazzata.
"Oh, andavano zuccherati?".
Il ragazzo si passò le mani sul viso. "Iris, se non mi ascolti come posso curarti?" la ragazza sbuffò.
"Insomma per un po' di tosse" tentò.
"Bronchite? Cronica?" la guardò lui con il sopracciglio alzato.
"Sì, insomma" tossicchiò. Lui la guardò eloquente.
"Va bene, hai ragione da domani inizio di nuovo a prendere le tue medicine" poi ridacchiò "e stavolta ci metto lo zucchero" gli fece una linguaccia irriverente. Lui alzò gli occhi al cielo.
"Dimmi perché perdo tempo con te" disse lui alzando comicamente le mani al cielo.
"Perché sono la tua unica amica e cugina, l'unica che non ti giudica e che sopporta le tue lamentele?" disse lei divertita.
"Probabilmente" alzò lui le spalle guadagnandosi un colpo leggero alla base della nuca.
"Ahia" disse lui stupito.
"Adesso me lo dici perché sei qui? Solitamente non ti vedo prima della fine del mese."
Lui la guardò incerto, poi le spiegò quello che era successo. La ragazza lo fissò pensierosa, uno sguardo indecifrabile.
"Quindi vuoi andare?". Gabriel annuì.
"Vuoi tenerla d'occhio vero? Vuoi essere sicuro di essere lì quando ne avrà bisogno." Ancora un cenno d'assenso.
"Non fa per te Gabe, tu sopporti a malapena il fatto che tua sorella sia una Nascosta" disse la ragazza corrucciandosi.
"Ma-" tentò lui.
"No, ascoltami bene. Io non ho mai avuto problemi ad accettare l'evoluzione di Lee, primo perché è mia cugina, secondo perché io sono una Figlia delle Lame" sospirò "ma tu Gabe sei diverso, sei evoluto come Guaritore" lo fissò duramente.
"Non posso evitarlo, non voglio che vada nella Zona deviata senza di me. Devo vedere che sta bene" rispose mettendosi le mani fra i capelli appoggiandosi al tavolo con i gomiti.
La ragazza si avvicinò e lo abbracciò stretto, lui poggiò il viso sull'addome della cugina stringendo forte, ma lei non se ne lamentò. Aspettò che passasse e lui allentasse la presa. Allora si limitò ad accarezzargli i capelli.
"Il mio piccolo cugino" disse sorridendo.
Lui a sua volta le sorrise nel vestito "Sono tuo cugino maggiore, stupida."
Lei gli tirò uno schiaffetto sulla nuca.
"Non osare, senza di me saresti solo un vecchio Guaritore scorbutico!". Lui ridacchiò e si staccò, in modo che la cugina potesse mettersi a sedere sulle sue gambe. Lei si fece nuovamente seria.
"Allora vai davvero?" Gabriel annuì e lei scosse la testa.
"Non potrai fermarla Gabe, lo sai?". Lui serrò la mascella, ma fece un cenno di assenso.
"Capisco, ed anche stavolta accetterò la tua scelta insensata" lo fissò dolcemente, poi la sua espressione si fece maliziosa.
"E questo Roan come è, mhm?". Gabriel sgranò gli occhi arrossendo leggermente.
"Un Cacciatore amico di Lee" alzò le spalle minimizzando.
"Certo" lo fissò lei restando poi in silenzio. Sapeva che quel trucco funzionava sempre, infatti dopo qualche secondo Gabriel sbuffò alzando gli occhi al cielo.
"È un ragazzo carino, maleducato e che non sopporta i Guaritori."
"E?" insistette lei.
Lui serrò le labbra e la cugina riconobbe lo sguardo.
"Lasciamo sta-" disse subito.
"No, va bene" scosse la testa lui "solo che viene dalle Foreste Azzurre e questo mi ricorda Aaron."
La cugina annuì e non disse niente.
"Ad ogni modo quando è arrivato ho visto che aveva diverse cicatrici ed un occhio cieco. Per le cicatrici naturalmente non potevo fare niente, non sono certo un chirurgo" ridacchiò "ma gli ho curato l'occhio."
"Oddio, Gabe non avrai mica usato le scienze magiche?".
"Ma siete proprio ignoranti! Non sono magia santo cielo!" sbottò lui infastidito.
"Sì certo, come vuoi tu" disse lei liquidando il discorso con un gesto della mano.
"Insomma, gli ho curato l'occhio e poi gli ho dato l'unguento per medicarlo, ma" sospirò "mi sono reso conto di averlo trattato con durezza solo perché mi ricordava Aaron."
"Non è da te, Gabe."
Lui serrò la mascella fissando il tavolo.
"Se Aaron mi avesse ascoltato ora lui... lui" ma si interruppe per paura che la sua voce lo tradisse.
"Gabe, hai fatto tutto quello che potevi, lo sai. Quella di Aaron era una ferita grave e tu hai fatto tutto quello che era in tuo potere, usando tutto le tue conoscenze per guarirlo."
"Se lui avesse fatto quello che gli avevo detto!" sbottò lui esasperato.
"Gabe" gli disse Iris carezzandogli il viso "Gabe, non è stata colpa tua."
"Dovevo controllare che facesse quello che gli avevo detto, ma sono tornato dai Figli delle Scienze" un ghignò sarcastico si formò sul suo volto "ironico direi. Per studiare come salvare le persone, non sono riuscito a salvare la persona che amavo" scosse la testa amareggiato. Iris lo costrinse a guardarlo negli occhi.
"Devi smettere Gabriel, perdonare te stesso. Sai che Aaron lo vorrebbe" il cugino la fissò senza rispondere ed Iris sospirò.
"Gabe, Aaron era un Figlio della Guerra." Il ragazzo si irrigidì.
"Lo so" sussurrò.
"Lo sapevi quando hai deciso di essere il suo compagno."
"Lo so."
Lei sospirò.
"Allora se lo sai devi smettere di darti colpe che non hai" sbottò stanca "lui è tornato a combattere quando tu gli avevi detto di restare fermo almeno una settimana!".
"Non sono rimasto a controllare" mormorò distogliendo lo sguardo da quello della cugina.
"Gabriel" lo rimproverò "tu dovevi tornare e lo hai lasciato con suo fratello, perché non rimproveri lui invece che te stesso?".
"Perché ero io il suo compagno! Stava a me!" esplose il ragazzo iniziando a singhiozzare fra le braccia della cugina, che alzò gli occhi al cielo in silenzio. Quando il cugino finì di sfogarsi lei lo allontanò.
"Meglio?". Gabe tirò su con il naso e fece cenno di sì. Lei gli portò una tisana fredda.
"Tieni il tuo intruglio contro la tristezza" disse lei. Lui la fulminò.
"Non è un intruglio contro la tristezza, santo cielo Iris! Questo è un rilassante a base di passiflora e voglio ricordarti di non abusarne" la fissò con aria di rimprovero "di nuovo" aggiunse eloquente. Lei arrossì violentemente.
"Non avevo ascoltato" mormorò.
"Come sempre" sputò lui acido, poi si addolcì "Grazie per tutto" aggiunse.
"Invece di ringraziarmi, inizia ad ascoltarmi. Sai che quello che dico è vero e tu continui a tormentarti."
Abbassò lo sguardo, sapendo che la cugina aveva ragione.
"E lo fai per impedirti di andare avanti."
Lui si irrigidì.
"Non capisco di cosa parli." Lei roteò gli occhi al cielo.
"Certo che no. Infatti non hai un compagno da sette anni perché non sai di cosa parlo" mimò le virgolette con le dita.
"Non ne ho bisogno" disse lui alzando le spalle. Lei gli tirò uno schiaffo e lui la guardò scioccato tenendosi la guancia.
"Ma sei impazzita?" esclamò.
"No, ma sinceramente mi sento meglio, sono anni che volevo farlo."
Lui sgranò ancora più gli occhi.
"Sei uno stupido e menti a te stesso oltre che a me. Non è vero che non ne hai bisogno, tu hai paura, è diverso. Ora smettila di lagnarti e dimmi cosa mai ti serve per partire."
Lui la fissò di sottecchi temendo un altro schiaffo.
"Mi serve uno dei tuoi coltelli da caccia e due nuovi bisturi." Lei annuì severa.
"Altro?". Lui annuì tirando fuori un foglio con uno schizzo.
"E questo cosa sarebbe?" chiese meravigliata.
"Una specie di bisturi modificato. Ho creato un seme speciale, ma la forma non è quella classica. Con un bisturi normale potrei fare un taglio impreciso sciupandolo e di conseguenza essere costretto a buttarlo. Credi di riuscire a farlo?" la guardò incuriosito. La ragazza fissava affascinata il disegno.
"Oh caro cugino, ci puoi giurare, non rinuncerei mai a creare una lama così interessante."
"Certo, ci dovrò lavorare almeno un paio di giorni, la curvatura è particolare, questa piccola sporgenza laterale" ormai la ragazza parlava al disegno e si era dimenticata della sua presenza. Gabriel sorrideva.
Sua cugina era una Figlia delle Lame, un Maestro per l'esattezza. Venivano da tutte le terre per le sue lame, era molto famosa e ricercata. Soprattutto perché sceglieva lei i lavori, se la lama non la soddisfaceva o, come diceva lei, non le parlava, il lavoro veniva rifiutato. Ed era inutile tentare di costringerla. Iris non solo creava le lame, ma le usava come fossero un prolungamento della sua persona.
"Allora io vado" disse sorridendo divertito.
"Sì, certo, certo" rispose lei assorta.
"Porto la tigre con me."
"Fai pure."
"Ti lascio il tritone."
"Ciao, ciao" rispose spingendolo verso la porta mentre il cugino sghignazzava. Poi si fermò e lo fissò offesa.
"Cosa hai detto? Mi stavi prendendo in giro?".
Lui fece un'espressione innocente mettendosi una mano sul cuore.
"Certo che no" affermò reprimendo un sorriso. Lei lo fissò divertita.
"Vattene Guaritore, ho cose più importanti di cui occuparmi" e detto ciò gli sbatté la porta in faccia, facendo sorridere il ragazzo.


Marta Beritelli

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Scrittori si nasce Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP, ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo già formattato che per la copertina.
Self Publishing Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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