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Autore: Katia Francesca Marobin
Città del Messico
Romanzo
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Città del Messico

Città del Messico, Gennaio2018
Quel giorno Manuel incontrò nuovamente il vecchio dall'aria misteriosa. Le mani nodose rovinate dal tempo e dalla fatica lo sorreggevano ad un bastone ; la sua figura un tempo superba ed imponente era ora ricurva sotto il peso degli anni e della fatica. Lentamente il vecchio si avvicinò a lui. ”Tu non sei di qui vero?' 'chiese con voce tremante. .Manuel lo guardava con un misto tra curiosità e tenerezza.. quel vecchio gli ricordava nei modi suo padre. Un uomo all'apparenza benevolo innocuo, in realtà dietro lo sguardo umile un anima infuocata , sua madre diceva addirittura dannata ..Lo sguardo del vecchio lo interrogava, infine Manuel gli rispose che no ,non era da lì, che veniva dal sud ,da un paesino sperduto sotto le rovine del tempio dei Maya; un luogo dove ancora la luce del sole ,l'acqua delle fonti erano puri, di quando in quando si potevano osservare i camosci che si abbeveravano all'acqua fresca. Tutto evocava candore ,purezza,tutto faceva pensare all' inizio, ad un tempo prima che il male venisse ,ad un bimbo che ignaro si nutre al seno materno ,ad un cerbiatto che tranquillo non sa che il cacciatore del tempo futuro lo potrebbe scuoiare..
Il male era arrivato per Manuel ed ora lo avvertiva nel suo essere acuminato ferirgli l'anima e il cuore, il dolce ricordo di coloro che aveva amato contaminato da uno squallido presagio...la voce e lo sguardo fino a poco prima scordati distolsero il giovane dai suoi pensieri..' 'Stai bene ragazzo mio? ''.Con un moto stizzito Manuel disse che si, stava bene ma che se ne doveva andare ,salutò il vecchio in modo non troppo cordiale gli diede le spalle e percorse con passo frettoloso il vialetto di ghiaia chiudendosi il cappotto scuro ,folate di vento gelido gli sferzavano il volto. .Manuel non aveva in realtà alcuna meta, voleva soltanto liberarsi di quel vecchio curioso e che gli trasmetteva suo malgrado una profonda ed inspiegabile tristezza.. Il giovane si diresse alla ‘'Taverna Gloria'' sperando di poter consumare un pasto decente...Manuel giunse presto alla Taverna, le strade erano semideserte e la cittadina quasi sonnolenta. Dopo un attesa non troppo lunga, Manuel poté pranzare con le tortillas e cotoletta panata, il tutto condito di abbondante salsa piccante. Il locale non era molto affollato ,ma i pochi avventori, tutti ragazzi e ragazze piuttosto giovani ,facevano un tale chiasso che il nostro pensò infastidito di togliere il disturbo... Una volta che fu solo nella sua stanza ,steso a letto con le mani incrociate sotto la testa ,poté davvero dare un nome alla sua sensazione...Quei ragazzi gli facevano male.. Quello che loro rappresentavano ..Loro erano Lui no...non serviva andare molto in fondo per capire...Il dolore è lì...senza colore...senza odore...ma c'è ...non ha bisogno di alcun ché di particolare...Loro erano...la leggerezza ...la vita ...un pizzico d'incoscienza...senza farsi domande e senza bisogno di trovare risposte....Erano l'immediatezza del momento presente...la pienezza...tutto ciò che lui non era mai stato .Erano le farfalle che lui aveva soltanto guardato volare...Si girò su un fianco...forse lì faceva meno male...Aprì gli occhi...lo sguardo vagò tra i palazzoni di cemento dall'anima grigia e pesante...pesante come la sua..

Cancun,1980
La tavola era già stata preparata ..con cura, senza fretta. Da ogni posto, il fumo si levava ..Segno che si doveva aspettare.. Ognuno raggiunse il suo posto ,mani giunte per recitare quelle incomprensibili parole che i grandi chiamavano preghiere .Manuel aveva sentito nominare spesso il Signore Gesù e la Madonna, sua madre...ma non sapeva chi fossero ..però erano importantissimi perché ogni giorno donavano il pranzo e la cena ...Sicuramente arrivavano molto presto, quando tutti i bambini dormivano ancora profondamente...portavano da mangiare per tutti ,piano piano per non svegliare nessuno...e poi se ne andavano. Quel giorno ,poi, c'era anche un compleanno ..Caterina, dopo aver combattuto con l'ultima candelina, aveva compiuto quattro anni...Aveva quattro anni e una bambola di pezza..Lui sapeva di compiere gli anni nel mese in cui sbocciavano le rose ..Da quando la signorina Olga glielo aveva detto ,lui quando con gli altri bimbi scendeva a giocare in giardino ,correva per guardare le rose da vicino. Degli altri fiori non gli importava...di conoscere i loro nomi o i loro profumi.. Gli importava solo delle rose..
CANCOON,MAGGIO 1982
‘'E' sbocciata ,è sbocciata!''...Manuel correva trafelato verso la signorina Olga, la quale guardava il bambino con aria interrogativa..' 'La prima rosa! La prima del giardino! ”Olga continuava a non capire..” Ora anch'io posso compiere gli anni! Olga finalmente afferrò...”Amore ,però mancano ancora alcuni giorni... Il gran giorno arrivò .Manuel sedeva al posto d'onore, quello riservato ai compleanni.. Arrivò la torta, i bimbi cantarono gli auguri ,lui spense le candeline ,poi il regalo...Manuel strappò la confezione con ostentata curiosità, quasi volendo credere che ci fosse davvero una sorpresa...ma spuntò fuori la macchinina, la solita, quella che veniva regalata a tutti i maschi...Per non fare differenze, dicevano...Cambiava soltanto il colore, la sua era di un verde brillante. .per il resto identica alle altre...Ma lui voleva che fosse un giorno speciale.. anzi, lui voleva essere speciale. .Fini' in fretta la sua fetta di torta, poi si precipitò in camera.. Voleva giocare, divertirsi come non mai ,far sfrecciare la sua automobilina sul parket Ci mise la volontà e l'impegno che poteva metterci un bambino di sei anni...La fece salire sulle montagne rocciose che le coperte scompigliate avevano finito col diventare...La fece scendere a folle velocità sui torrenti impervi e perfino planare nella palude con i coccodrilli, alias il cesto dei panni sporchi...ma non aveva provato granché di speciale..

CANCOON,OTTOBRE 1985

L'auto procedeva lentamente lungo il vialetto. Un ‘ altra berlina scura ,come in quegli anni Manuel ne aveva viste tante, arrivare nelle mattinate della domenica.. Era un giorno soleggiato, il cielo quasi completamente terso. Non c'era un alito di vento, il che dava l'idea di una perfetta staticità, eppure qualcosa di importante stava per accadere.. Qualcosa che avrebbe cambiato le sorti di uno dei piccoli ospiti del collegio. Dall' auto scese una coppia: entrambi alti, lui con le spalle larghe, completo scuro e scarpe nere e lucide, capelli neri; lei magra, capelli biondi, sinuosa nei movimenti. Furono accolti con grandi inchini e convenevoli , e dopo una breve tappa nell'ufficio al primo piano ,accompagnati in giardino, dove si trovavano tutti i bambini.. Manuel era seduto sulla panchina smaltata di azzurro.. Osservava i due che, accompagnati dalla signorina Olga, passeggiavano per il giardino. .Dopo un po' la signora bionda andò a sedersi ,quasi timidamente ,vicino a Manuel...”Come mai tu non giochi?” gli chiese...Lui si strinse nelle spalle.. ”Come ti chiami?”. “Manuel”...”Un bel nome davvero” disse lei, senza convinzione.. Poi gli accarezzò distrattamente i capelli...Lo sguardo era già altrove ..In quel momento Manuel capì.. non lo avrebbero preso ..Non lo volevano...Forse per quel che sapeva. .lui non era speciale...Presero una bambina...bionda e delicata.. Si chiamava Celeste.. Celeste come i suoi occhi..
CANCOON,NOVEMBRE 1985
UN'altra domenica mattina.. ma pioveva a dirotto ..Manuel scostò la tenda marrone della finestra ..Li vide ,i due scesero dall'auto, due ombrelli neri a coprire le loro teste.. Non fu Olga ad accoglierli, ma un ‘ altra signorina di cui Manuel non conosceva il nome...Poco dopo, qualcuno bussò alla porta.. Senza aspettare nessuna risposta, la ragazza entrò e in tono autoritario disse a Manuel di seguirla.. Lui, che era già vestito per partecipare alla Santa Messa, la seguì .Fuori dalla porta di legno pesante dell' ufficio, lei si girò e diede un' occhiata al bambino. Gli sistemò il colletto della camicia e passò una mano tra i capelli, che erano già in ordine. Poi bussò e con delicatezza aprì la porta ...sulla poltrona di pelle ,con un sorriso smagliante ma impostato sedeva la direttrice ,la signora Teresa, mentre sul divano sedevano i due che Manuel aveva visto scendere dall'auto ...non che li avesse visti in volto ..ma erano gli unici che erano venuti quel giorno.. Si voltarono tutti e tre all'unisono: lui teneva le mani di lei con entrambe le sue, appoggiate al grembo della donna.. Lo guardarono...non con curiosità. .non con particolare interesse...Lo guardarono e basta .La direttrice presentò ai due il bambino ..Giorgio e Sonia ,così si chiamavano i due .I convenevoli furono pochi e l'incontro breve.. Alla fine del quale si stabilì che la coppia sarebbe tornata per definire meglio la questione e valutare se procedere all' adozione o meno.. Manuel non aveva realizzato la cosa.. ma non si sentiva neppure frastornato.. Tutto era accaduto così, in breve tempo e senza particolari emozioni da parte di qualcuno.. Cosa sarebbe successo ora ?La domanda si delineava vagamente nella mente di Manuel ma non portava con sé particolare emozione. Il martedì giunse in un batter d'occhio e all' arrivo dei due le decisioni sembravano essere già prese. Manuel, vestito di tutto punto, preceduto dalla signorina Olga si apprestava a salutare i suoi compagni, che avevano condiviso tutti i giorni dei suoi primi nove anni di vita ; ognuno aveva qualcosa per l'amico : chi un disegno, chi un piccolo gioco o un pelouche, chi un libro illustrato.. il tutto accompagnato da fragorose lacrime, soprattutto delle bambine! Infine le calorose raccomandazioni della direttrice e delle signorine: gli intimavano, naturalmente di essere bravo e di ringraziare tutti i santi giorni il Signore Gesu' e la Vergine Maria per essere stati così magnanimi con lui ..Venne presto il momento di partire: la nuova famiglia scese la scalinata con passo deciso, ma Manuel avvertì stranamente che forse quello non era un addio.. Non poté trattenersi dal voltarsi un ultima volta.. Dopo di ché salì sul sedile posteriore dell'auto e i tre partirono. Il viaggio era silenzioso, Manuel osservava quella zona della città che non gli era del tutto nuova: durante qualche sporadica uscita aveva visto quel quartiere con le villette eleganti e i cancelletti bianchi con i giardinetti dall'erba ben tagliata ,a volte popolati dai nani e altre volte da qualche statua, quasi immancabile la fontana centrale .Arrivarono: la casa era una villetta, molto bella con i mattoni a vista , le finestre con i serramenti di colore bianco, il giardino curatissimo, la fontanella con l'angioletto smaltato e il vialetto di ghiaino sottilissimo...Tutto era curato nel dettaglio.. Manuel scese senza il giaccone, incurante del freddo, si guardò attorno attentamente , colse come una fotografia perfetta e istantanea...Dalla porta uscì con passo veloce una signora di mezza età ,con i capelli raccolti sulla nuca.. Elargì un largo sorriso ai tre, e si precipitò a prendere le poche valigie di Manuel..

Katia Francesca Marobin

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