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Autore: Emiliano Cataldi
il templare
Romanzo
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il templare

Era l'alba del nuovo millennio e l'Europa tremava sotto il peso delle guerre e delle speranze che l'avrebbero segnato. Il cielo, carico di nubi oscure, sembrava riflettere l'incertezza che aleggiava sul destino di un'intera civiltà. Nei cuori di molti uomini e donne, la fede era tanto potente quanto la paura di ciò che il futuro avrebbe riservato.

La terra di Gerusalemme, cuore pulsante del cristianesimo, da secoli era contesa, teatro di battaglie senza fine, di promesse infrante e di sogni sepolti nel sangue.

Nel frattempo, lontano dalle terre sante, la crescente fiamma della Crociata minacciava di consumare anche chi, per motivi diversi, aveva giurato di lottare in nome di Dio.

L'invocazione del Papa per una nuova guerra santa aveva messo in moto le macchine della guerra, mentre cavalieri e mercenari si preparavano a solcare mari agitati, verso un orizzonte che bruciava di ambizione e disperazione.

Tra di loro c'era Guilhem de Vareilles, un uomo dall'animo tormentato. Nobile cavaliere templare, il suo giuramento di fede e di sangue lo aveva condotto attraverso battaglie terribili, dove la lama aveva inciso più profondamente del cuore. Ma la guerra aveva spezzato il legame che lo univa alla sua religione, e un buio crescente si era insediato nella sua anima.

La sua missione era chiara: un manoscritto perduto, ritenuto in grado di cambiare il destino della guerra e della fede stessa, doveva essere trovato. Ma le domande, le incertezze, le voci su tradimenti e segreti sempre più oscuri cominciavano a confondersi nei suoi pensieri. Di quale fede doveva essere portatore? E quale verità nascondeva realmente quella crociata che tanti cavalieri avevano intrapreso in nome di Dio?

A bordo di una nave, diretto verso la Terra Santa, Guilhem avrebbe dovuto solo combattere e obbedire. Ma con ogni ondeggiare della nave e ogni miglio che lo separava dalla costa, il peso del suo destino si faceva sempre più pesante. Avrebbe dovuto scegliere tra la sua lealtà e la sua coscienza. Avrebbe dovuto decidere se la spada in suo possesso era uno strumento di giustizia, o uno strumento di morte. In mare aperto, lontano dai riflettori della storia, un uomo stava per scrivere il proprio destino. E mentre il vento portava i suoi sospiri verso l'ignoto, il viaggio non sarebbe stato solo una crociata contro i saraceni, ma una crociata contro se stesso.
RACCONTO

Anno 1190. Il sole al tramonto incendiava l'orizzonte sopra il porto di Messina, dove le navi dei crociati attendevano di salpare verso la Terra Santa.
L'aria era carica dell'odore del sale e del sudore degli uomini che si preparavano alla guerra.

Il rumore delle armi si mescolava alle preghiere sussurrate dai pellegrini, ai richiami dei mercanti che vendevano provviste e agli ordini urlati dai comandanti.

L'intera città sembrava vivere in un'attesa febbrile, sospesa tra la speranza e il terrore di ciò che li attendeva oltre il mare. Guilhem de Vareilles, cavaliere templare, si inginocchiò nella cappella della cittadella, le mani serrate sull'elsa della sua spada.

La sua corazza, segnata da graffi e ammaccature, portava i segni delle battaglie passate, e il mantello bianco che un tempo era immacolato, ora mostrava macchie indelebili dei viaggi lunghi e insidiosi.
Aveva preso i voti con la convinzione incrollabile di servire Dio, ma ora, mentre la Terza Crociata prendeva forma sotto il comando di Riccardo Cuor di Leone, sentiva il peso del dubbio insinuarsi nel suo animo. I ricordi delle strade insanguinate di Acri lo perseguitavano. Aveva visto crociati uccidere non solo soldati nemici, ma anche donne e bambini, tutto in nome di una fede che predicava la misericordia.
Aveva visto i suoi compagni ardere con fanatismo folle mentre inneggiavano al Signore, gli occhi iniettati di sangue, il respiro affannoso sotto gli elmi. Aveva udito il pianto di chi non comprendeva perché il Dio dei cristiani richiedesse simili sacrifici.
Ogni notte, nel silenzio della sua cella, il fruscio del vento sembrava portare con sé il lamento di coloro che non aveva potuto salvare.
Un frate si avvicinò, posandogli una mano sulla spalla. "La nave partirà all'alba, fratello. Il Re ha bisogno di ogni spada per riconquistare Gerusalemme."
Guilhem si alzò, inspirando profondamente. Il suo dovere era chiaro. Ma nel profondo, si domandava se la strada che stava percorrendo fosse davvero quella giusta. Non era il solo a nutrire dubbi.
Aveva sentito sussurri tra alcuni compagni d'armi, racconti di uomini che avevano abbandonato la croce per vivere tra i saraceni, affascinati dalla loro cultura, dalla loro scienza, forse persino dalla loro fede.
Aveva persino udito di cavalieri che avevano giurato fedeltà a Saladino, tradendo il giuramento fatto a Cristo. In un altro tempo, avrebbe considerato simili storie vere follie. Ora, non ne era più così certo.
All'alba, mentre l'armata di Riccardo si preparava all'imbarco, il porto di Messina era un brulichio di attività. I marinai correvano su e giù per le banchine, caricando botti di acqua e viveri, mentre i cavalieri si assicuravano che i loro destrieri fossero sistemati nelle stive.
Il sole sorgeva lentamente, tingendo il mare di riflessi dorati, come se Dio stesso benedicesse la loro impresa. Ma per Guilhem, la luce sembrava più un monito che una benedizione.
Un messaggero avvolto in un mantello scuro si avvicinò a lui con passo deciso. "Fratello Guilhem de Vareilles?" chiese con voce bassa, guardandosi intorno con circospezione.
Quando il templare annuì, l'uomo gli porse una pergamena sigillata con cera rossa. "Ordini segreti. Leggeteli in privato."
Con il cuore pesante e la mente colma di interrogativi, Guilhem si ritirò sotto il ponte della nave. Rompendo il sigillo, srotolò la pergamena e lesse attentamente le parole vergate con mano ferma: "Fratello Guilhem, vi è stato affidato un compito di vitale importanza per la Cristianità. Nei pressi di Tiro, tra le rovine di un'antica fortezza, si dice che sia nascosto un manoscritto perduto, un testo il cui contenuto potrebbe cambiare il destino della guerra e della fede stessa. La Chiesa desidera il suo recupero a ogni costo. Partirete al più presto. La gloria di Dio sia con voi."

Il sangue gli si gelò nelle vene. Un manoscritto in grado di cambiare il destino della guerra? Cosa poteva contenere di così pericoloso? Con la mente colma di domande senza risposta, ripose la pergamena nel mantello e si affacciò sul ponte. Il vento gonfiava le vele, spingendoli verso un destino incerto.
Sapeva solo una cosa: questo viaggio avrebbe messo alla prova non solo la sua spada, ma anche la sua anima.
Il mare si stendeva vasto e infinito davanti alla flotta crociata. Le vele gonfiate dal vento portavano i cavalieri e i loro sogni di gloria verso le coste della Terra Santa.
Ma mentre la nave ondeggiava sulle acque profonde, Guilhem non riusciva a scrollarsi di dosso un'inquietudine crescente.
Le notti erano lunghe e insonni. I marinai sussurravano di presagi nefasti, di stelle che cadevano dal cielo come lacrime divine.
Un vento improvviso e gelido soffiava dal sud, portando con sé un odore che ricordava la terra bruciata.
Qualcuno giurava di aver visto un'ombra muoversi sulla tolda, una figura che non apparteneva né ai crociati né ai marinai.
Guilhem osservava tutto con occhi attenti. Il manoscritto che gli era stato affidato era ancora lontano, ma già la sua missione sembrava avvolta da misteri e segreti.
Durante i giorni di navigazione, evitava la compagnia dei suoi fratelli templari, preferendo rimanere in disparte, assorto nei suoi pensieri. Il dubbio lo divorava: e se ciò che cercava fosse una verità che la Chiesa voleva nascondere? E se fosse qualcosa che avrebbe cambiato per sempre la sua fede?
Una notte, mentre era di guardia sul ponte, un'ombra si mosse dietro di lui. Guilhem si voltò di scatto, la mano sull'elsa della spada.
Un uomo avvolto in un mantello scuro lo fissava.
"State attento, cavaliere", sussurrò la figura. "Non tutti quelli che viaggiano su questa nave servono la stessa causa."
Prima che potesse rispondere, l'uomo scomparve
nell'ombra. Guilhem si sentì gelare il sangue. Chi era? Cosa significavano le sue parole? Il viaggio era appena iniziato, ma già qualcosa di oscuro si muoveva tra le onde.
Con il cuore in tumulto, si voltò verso il mare. L'oscurità avvolgeva la nave come un manto funesto. E per la prima volta da quando aveva indossato la croce, si domandò se fosse davvero dalla parte giusta della storia.

Il mare era vasto e infinito, un oceano senza fine che sembrava inghiottire la nave. Le vele bianche si gonfiavano sotto il vento, spingendo la flotta crociata verso l'ignoto.
La Terra Santa era ancora lontana, ma i crociati, che avevano lasciato le coste siciliane da giorni, sapevano che non sarebbe stata una navigazione tranquilla.
Tra le acque agitate, il cielo spesso si nascondeva dietro nubi minacciose, e l'aria portava con sé il salso e l'umidità del mare, mescolati a un sentore di ferro e di sudore che impregnava la pelle.
Guilhem de Vareilles camminava sul ponte della nave con lo sguardo fisso sull'orizzonte, ma in realtà i suoi occhi erano lontani.

Lì, tra le onde che si infrangevano contro la carena e il rumore del vento che fischiava tra le corde, si sentiva più solo che mai.
Ogni giorno trascorso in mare lo avvicinava sempre di più alla sua missione, ma lo separava dal mondo che conosceva e dal giuramento che aveva fatto.
La fede che aveva una volta custodito nel cuore come una fiamma ardente stava ora vacillando come una candela esposta al vento.
La paura di perdere se stesso nel turbinio di una guerra che ormai sembrava priva di senso lo tormentava, eppure non poteva più tornare indietro. Non solo perché il suo onore di cavaliere lo imponeva, ma anche perché quel manoscritto, quel misterioso testo che doveva recuperare, non lo lasciava più.

La pergamena che gli era stata affidata lo bruciava nelle mani, invisibile ma sempre presente. Che cos'era quel manoscritto?
Perché la Chiesa lo desiderava così tanto?

E che cosa si nascondeva dietro quelle parole criptiche che dicevano di poter cambiare il destino della guerra? Un profondo turbamento lacerava il suo cuore, ma aveva imparato a non farlo vedere.

La Crociata aveva bisogno di uomini come lui, uomini che si fossero giurati di mettere la loro vita al servizio della causa di Dio, uomini pronti a sacrificare ogni cosa per una missione che trascendeva la carne e il sangue.

Emiliano Cataldi

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