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Autore: Miki Ross
Il Soffiatore di Vetro
Fiction Romantico Storico
Lettori 473
Il Soffiatore di Vetro

Chi eravamo e chi siamo.
L'amore attraverso un secolo di storia.

Le vacanze.
Salvo era seduto sotto al patio, il sole stava tramontando e una leggera brezza donava un pò di refrigerio alla calura estiva. Aveva somministrato un sonnifero alla moglie e l'aveva accompagnata a letto, teneva la testa tra le mani e lo sguardo perso nel vuoto, gli occhi arrossati dal pianto. Nanette si sedette vicino a lui, il viso pallido, contratto dal dolore.
«Devo parlarti» gli disse. «Sapevi che tuo nonno Pasquale, da giovane, era innamorato di Felicina, una ragazza piemontese che potrebbe essere la mia bisnonna?»
Salvo alzò la testa senza capire cosa gli stesse chiedendo, stette in silenzio per alcuni interminabili minuti e improvvisamente gli tornarono alla mente gli ultimi attimi trascorsi al capezzale del nonno.
«Prima di morire mi disse di chiedere un'indulgenza plenaria per perdonare i suoi peccati, e la zia Concettina mi raccontò che quando andarono a Torino per il mio battesimo, il nonno Pasquale aveva incontrato una sua cara amica di gioventù. Disse anche che in quel periodo era insolitamente nervoso e insieme a mio padre decisero di farlo rientrare in Sicilia perché l'aria di Torino non gli faceva bene. Il nonno mi rivelò di aver nascosto dei quaderni in un vecchio baule su cui aveva scritto il suo tormento. Io non ho mai avuto il coraggio di aprirlo.»
«Ho trovato un baule in fondo al magazzino con dei quaderni, allora se sei d'accordo lo porto con me, voglio scoprire cosa è successo.»
«Se tu hai il desiderio di leggerli prendili pure.»
«Noi domenica torniamo a Torino, ti spedisco gli effetti personali di Luca.»
Si abbracciarono e risalirono in macchina per tornare a casa.
Un mese prima
Era agosto, le cugine Juliette, Nicole e Nanette, stavano programmando la meritata vacanza con i mariti e i figli in Sicilia.
I genitori di Checco, il marito di Juliette, avevano una casa a Campo di Mazara. Le cugine navigavano su Internet alla ricerca di un aereo e di un traghetto per Palermo: Nicole con i figli Diego di dieci anni e il fratellino Ugo di quattro, e Juliette con Ludovico, sarebbero partite in aereo perché il viaggio era più confortevole con i bambini, mentre i mariti avrebbero preso il traghetto per trasportare le auto.
Nanette e Luca non avevano figli ma decisero di aggregarsi alla compagnia, i genitori di Luca vivevano in Sicilia, a Vizzì, ne avrebbero approfittato per trascorrere qualche giorno al mare e poi andare a trovare i famigliari.
Il viaggio in nave durava circa 20 ore, avrebbero voluto far coincidere l'arrivo dell'aereo con l'arrivo del traghetto. Avevano trovato un traghetto che partiva da Genova alle 21:30 e arrivava a Palermo alle 17:30 e un volo per il giorno successivo con partenza dall'aeroporto di Torino-Caselle alle 16:45 e arrivo a Palermo alle 18:25. Sarebbe stato perfetto, i ragazzi avrebbero avuto il tempo di sbarcare dalla nave e andare all'aeroporto a recuperare il resto della famiglia.
Dopo una breve consultazione confermarono le prenotazioni: pagamento con carta di credito di Andrea, PIN e conferma sul suo cellulare.
Andrea, il compagno di Nicole, aveva il compito di tenere i conti delle spese da ripartire tra le famiglie, con lui avevano la certezza che nessuna spesa sarebbe stata dimenticata, era un Excel compulsivo, per qualsiasi spesa compilava un foglio Excel.
2 agosto: partenza
Giunti all'aeroporto i bambini saltellavano e correvano intorno alle poltrone della sala d'aspetto, lasciando trasparire una incontenibile emozione, era il loro primo viaggio in aereo e i piccoli erano affascinati da quei grandi uccelli volanti. Durante il viaggio le hostess furono molto gentili e per farli distrarre gli diedero delle matite e dei fogli per disegnare.
Quando l'aereo atterrò a Palermo, i mariti erano già nel posteggio dell'aeroporto ad aspettarle. Le famiglie si ricongiunsero, erano le 19:00 e occorreva far cenare e distrarre un pò i bambini prima di riprendere il viaggio in macchina fino a Campo di Mazara. Si fermarono in una braceria siciliana. Il luogo era accogliente, con un dehors vista mare da cui si intravedevano le navi ancorate nel porto, affollate di turisti che rientravano dopo le loro escursioni, i gabbiani giravano intorno con il loro garrito, l'aria era calda e il sole stava lentamente tramontando colorando di rosso fuoco l'orizzonte. C'era un piccolo spazio giochi verso cui i bambini si diressero rincorrendosi sullo scivolo e sui cavallini a dondolo. Il cameriere li fece accomodare a un tavolo adiacente ai giochi in modo che potessero controllare i bambini anche stando seduti. I ragazzi ordinarono un tagliere di carne alla brace, a cui Nicole, vegetariana, diede uno sguardo fugace, per Diego, il più grandicello, la pizza e per le signore e i bambini più piccoli un piatto di fettuccine con zucchine e menta e una caponatina di melanzane.
Dopo la cena risalirono in macchina: li aspettava ancora un'oretta di viaggio prima di arrivare a destinazione.
Arrivarono a Campo di Mazara verso le 22:00, i bambini durante il viaggio si erano addormentati. La casa era un antico baglio circondato da un ampio terreno situato in una zona pianeggiante ricca di vigneti, uliveti e alberi da frutto, limoni, arance, nespole, fichi e mandorle, che arrivavano fino alla costa. La parte antistante al cortile era composta da un fabbricato su due livelli. Ad accoglierli trovarono Carmelo, il custode, che insieme alla moglie si occupava della casa durante la loro assenza. Avevano preparato le stanze e sul tavolo c'era del the fresco e un cesto di frutta. Tutti erano stanchi per il viaggio, le madri portarono i bambini nelle loro camere, i padri scambiarono qualche convenevole con i custodi e si ritirarono per la notte.
Al mattino successivo le cugine si occuparono dell'organizzazione della casa: svuotarono le valigie e andarono a fare la spesa al supermercato, acquistando anche dei piatti di carta perché avevano decretato che in vacanza non si lavavano i piatti. I padri con i bambini andarono alla spiaggia di Triscina, vicino a Selinunte, un'antica città famosa per il suo parco archeologico, uno dei più grandi e ben conservati del Mediterraneo, che distava venti minuti da casa. La spiaggia era formata da una distesa di sabbia dorata, fine e morbidissima, con un mare limpido e cristallino che lambiva la costa e degradava dolcemente verso i bassi fondali dove i bambini potevano sguazzare.
Sulla spiaggia Luca, il marito di Nanette, incontrò Clara, una vecchia amica dei tempi della sua adolescenza.
Luca era un bel ragazzo muscoloso dalla pelle ambrata e gli occhi scuri, era originario di Vizzì, si era trasferito a Torino per frequentare l'università dove aveva conosciuto Nanette. Avevano convissuto per alcuni anni in un appartamento messo a loro disposizione dai genitori di Nanette, facoltosi professionisti, e si erano sposati l'anno precedente con una fastosa celebrazione nel Castello di Tortona, in Piemonte, a cui avevano partecipato più di duecento invitati, tra cui molti parenti giunti dalla Sicilia per l'occasione.
Il padre di Nanette non condivideva la loro decisione di sposarsi, non aveva un buon rapporto con Luca, lo riteneva troppo aggressivo, quando discutevano gli si rivolgeva con prepotenza e voleva sempre avere ragione. Era preoccupato che non fosse la scelta migliore per la sua adorata figlia.
Negli anni della loro convivenza il rapporto aveva avuto degli alti e bassi, si amavano alla follia, si lasciavano, si tradivano, soprattutto Luca aveva una spiccata attitudine a distrarsi con altre ragazze; ogni volta che si lasciavano Nanette piangeva e si disperava, mentre Luca faceva scene di crisi da uomo abbandonato. Poi ritornavano insieme e tutto ricominciava come prima.
Luca e Clara invece avevano trascorso la loro adolescenza sotto lo stesso tetto. Quando i genitori di Clara morirono in un incidente stradale, rimasta sola, venne accolta nella casa dei genitori di Luca, lontani parenti della nonna materna.
Avevano frequentato lo stesso liceo, avevano condiviso i primi turbamenti giovanili, le prime palpatine, i bacetti, le slinguatine fino alla loro prima volta, impacciati e tesi come tutti gli adolescenti. Luca era perdutamente innamorato di Clara, erano stati anche fidanzatini per circa un anno, ma dopo la maturità Luca si trasferì a Torino per frequentare la facoltà di Ingegneria e la loro storia gradualmente si spense, a quell'età la lontananza non giova e dopo qualche mese ognuno aveva trovato altri fidanzati.
Non si erano più incontrati, Luca si era laureato, aveva trovato lavoro in uno studio di ingegneria e si era sposato con Nanette.
Luca le corse incontro e l'abbracciò, risentì il suo profumo di fiori d'arancio e cannella. L'abitino aderente di lino bianco, scollato sul petto, metteva in evidenza i suoi piccoli seni, ai piedi i sandali di cuoio davano risalto alle sue unghie smaltate di un rosso vivo, la pelle morbida, abbronzata, i lunghi capelli neri mossi dal vento.
«Come stai? Da quanto tempo che non ci vediamo! Sediamoci su quel muretto di pietra così mi racconti come te la passi.»
L'incontro risvegliò in entrambi vecchi ricordi: chiacchierarono delle serate trascorse mano nella mano a guardare le stelle cercando l'Orsa Maggiore o Cassiopea, delle gite al mare con gli amici, della prima auto di Luca e di quella sera in cui finì in un fossato perché forse avevano bevuto un pò troppo. Parlarono anche della loro vita attuale, Luca le disse di essere sposato e che stavano trascorrendo la vacanza a Campo di Mazara a casa dei suoi cugini.
«Io non mi sono ancora sposata, però ho un fidanzato che fa il pescatore e d'estate lavoro al chiosco dei pescatori sulla statale, in cima alla spiaggia, prepariamo il cuoppu di pisci per i turisti, un fast fish tipico del luogo.»
Era quasi giunta l'ora di pranzo, il sole incominciava a essere troppo forte per i bambini, così Checco e Andrea andarono a chiamare Luca per far ritorno a casa per il pranzo.
Clara era dispiaciuta di dover interrompere la chiacchierata con il suo amico ritrovato, così gli propose di rivedersi da soli quella sera stessa, si sarebbe fermata al chiosco fino a tarda sera per la chiusura e il fidanzato non sarebbe tornato dalla pesca prima dell'alba.
Anche Luca desiderava ardentemente rivederla e chiacchierare ancora con lei, così si diedero appuntamento per quella sera stessa.
Dopo cena Luca si alzò da tavola frettolosamente senza bere neanche il caffè, disse che aveva voglia di fare una passeggiata da solo. Nanette era stanca e non prestò attenzione alle sue parole. Uscì, prese la macchina e raggiunse la spiaggia.
Quando arrivò al chiosco erano rimasti solo due turisti tedeschi seduti a un tavolino che stavano bevendo l'enne-sima birra, Luca e Clara si sedettero sul bordo del dehors con i piedi nella sabbia e cominciarono a chiacchierare, dopo una mezz'oretta i due tedeschi si alzarono e se ne andarono. La spiaggia era deserta, le stelle brillavano sopra di loro.
Luca abbracciò Clara e cominciò ad accarezzarla, le infilò una mano sotto il vestito, risentire la sua pelle morbida gli fece ribollire il sangue, continuò ad accarezzarla mentre lei ansimava vogliosamente, poi le sfilò le mutandine del costume e la prese. Era come tornare ragazzi, alle loro prime scopate, la stessa intensità, lo stesso ardore. Stettero abbracciati senza dirsi una parola, lui continuò ad accarezzare la sua calda passerina mentre lei, appoggiata la testa sul suo muscoloso torace, godeva di quell'infinito piacere. Rifecero l'amore una seconda volta, poi Luca si rialzò.
«Se mia moglie non fa storie, torno ancora domani sera.»
«Ti aspetto.»
Si diedero un ultimo bacio, poi Luca tornò a casa. Nanette stava già dormendo e non lo sentì rientrare, gli altri erano tutti nelle loro stanze. Luca salì le scale senza far rumore per non svegliare la moglie, si svestii e si coricò, ma non riuscì a prendere sonno, sentiva ancora sulla pelle il profumo di Clara.
Per tutta la settimana Luca continuò con le sue uscite serali, Nanette incominciò a dubitare di qualcosa, a chieder-si dove andasse il marito. Una sera si propose di accompagnarlo, ma lui un pò irritato disse: «Preferisco stare da solo, trascorriamo insieme tutta la giornata e ho bisogno di non sentirmi sempre il fiato sul collo».
Nanette non rispose, ma un'espressione dubitativa le si impresse sul volto. Si confidò con Juliette, anche lei non sapeva cosa pensare.
«Certo è strano che tutte le sere voglia uscire da solo.»
Quando arrivò Clara era nella cucina, il chiosco era attrezzato con un fornello alimentato da una bombola a gas, dove venivano cucinati i pesci pescati nella notte, su cui aveva posizionato una pentola per bollire dell'acqua. Accese il gas.
Luca la raggiunse da dietro e le cinse la vita, baciandola sul collo. Le tolse la maglietta stringendole i piccoli seni, i pochi vestiti caddero per terra, la spostò contro il tavolo e la prese da dietro, ansimarono finché non caddero esausti sul pavimento. Rimasero così abbracciati per un tempo interminabile.
Intanto l'acqua, raggiunto il bollore, era fuoriuscita dalla pentola, facendo spegnere la fiamma. Nel chiosco si era diffuso un acre odore di gas, ma i due ragazzi non percepirono nulla, la puzza del pesce copriva gli altri odori.
Si addormentarono avvinghiati sotto il tavolo.
Al mattino, alle 6:00, arrivarono i pescatori di rientro dalla pesca notturna. Scesero dalle loro barche e si avviarono verso il chiosco per depositare le ceste con i pesci. Avvicinandosi trovarono la porta socchiusa.
«Ieri sera Clara si sarà dimenticata di chiudere la porta... ah questi giovani innamorati hanno sempre la testa fra le nuvole» disse un anziano pescatore.
Quando scostarono la porta ed entrarono li trovarono così: abbracciati sotto il tavolo, inermi.
«Cùosa e successu cca rintra» (cosa è successo qui dentro) urlò il pescatore.
Un forte odore di gas gli chiuse la gola, spalancò tutta la porta e sollevo la serranda del chiosco per far entrare l'aria, poi si avvicinò ai due ragazzi stesi per terra, tastò prima il polso di Clara e poi quello di Luca, provò a rianimarli, ma ormai era troppo tardi, erano freddi, la morte li aveva raggiunti senza che se ne accorgessero.
Entrarono anche gli altri pescatori e tutti emisero un urlo di dolore.
Sull'ultima barca che rientrò al porticciolo c'erano due uomini, Ninuzzo, il più anziano, aveva circa sessant'anni, e Tanu, il fidanzato di Clara, un ragazzo sulla trentina, muscoloso, pelle bruciata dal sole.
I pescatori uscirono dal chiosco e si avvicinarono alla barca. Vedendo le loro facce sconvolte, il ragazzo chiese: «Cùosa jè successu?». (Cosa è successo)
«‘Na disgrazia» (Una disgrazia) risposero.
Tanu saltò giù dalla barca e si mise a correre sulla spiaggia verso il chiosco, gli altri pescatori cercarono di fermar-lo, ma lui li spinse via, entrò come una furia e si fermò di colpo quando vide Clara distesa sotto il tavolo, seminuda, abbracciata a un altro uomo. Si accasciò sul pavimento, le gambe strette intorno alle braccia e cominciò a singhiozzare convulsamente. Due pescatori lo sollevarono di peso e lo portarono fuori sulla spiaggia.
Arrivò anche Ninuzzo, il suo passo era lento, ci aveva messo più tempo ad arrivare. Quando vide il ragazzo accasciato per terra che piangeva capì che doveva essere successo qualcosa a Clara. Erano lontani parenti, anche lui nativo di Prizzini, le aveva procurato il lavoro estivo al chiosco. Quando la vide distesa sotto il tavolo urlò qualche imprecazione e uscì come un indemoniato.
I pescatori chiamarono il 112, arrivarono i Carabinieri con le sirene spiegate e isolarono tutta l'area. Entrarono nel chiosco e fecero uscire tutti, il Maresciallo Caruso, un omone grande e grosso sulla quarantina, accertò la morte dei due giovani e disse all'Appuntato Russo di chiamare la scientifica per i rilievi e il Magistrato di turno per auto-rizzare la rimozione dei corpi.
Il Maresciallo chiese chi fosse stato il primo a entrare e Giuseppe avanzò di qualche passo.
«Sono stato io il primo a entrare, e li ho trovati così distesi sotto il tavolo, poi sono arrivati anche lo zio di Clara e il suo fidanzato.»
Il Maresciallo Caruso si rivolse a Ninuzzo e gli chiese in quali rapporti fosse con la ragazza.
«Quando sono entrato ho visto Clara, è una mia lontana parente e la fidanzata del mio compare, poi ho visto an-che Luca, non lo vedevo da parecchi anni, da quando ha lasciato Vizzì per andare a studiare a Torino. Non sapevo che fosse tornato in Sicilia né dove alloggi adesso, se a casa dei genitori o al mare con degli amici. Clara, quando perse i genitori, andò a vivere presso la famiglia di Luca.»
«Lasci le sue generalità all'Appuntato Russo e anche il recapito dei genitori di Luca, e si tenga a disposizione, avremmo da farle altre domande sui due ragazzi.»
L'Appuntato Russo contattò la centrale per rintracciare il numero di telefono dei genitori di Luca. Un efficiente collega lo richiamò dopo pochi minuti fornendogli indirizzo e numero di telefono, li consegnò al Maresciallo Caruso che prese il suo cellulare dalla tasca della giacca e compose il numero. Come sempre gli veniva una certa apprensione quando doveva comunicare ai famigliari il decesso di un loro caro, anche se era in servizio da ormai vent'anni quell'incombenza continuava a provocargli una certa inquietudine. Non ci si abitua mai alla morte, soprattutto quando si tratta di due giovani vite.
Salvo stava preparando il caffè e il cellulare, appoggiato sul tavolo della cucina, si mise a suonare. Guardò distrattamente il display, era un numero sconosciuto.
“A quest'ora può essere solo qualche call center per le solite offerte promozionali” pensò.
In genere non rispondeva ai numeri sconosciuti, ma quella volta una strana sensazione gli fece scorrere il dito sul simbolo verde del display e rispose.
«Buongiorno, sono il Maresciallo Caruso della tenenza di Campo di Mazara, parlo con il padre di Luca Torrisi?»
«Sì sono io, a cosa devo questa telefonata.»
«Purtroppo devo comunicarle una triste notizia: suo figlio ha avuto un incidente sulla spiaggia di Triscina, a pochi chilometri da Campo di Mazara. È deceduto insieme a un'altra persona che i pescatori ci hanno detto aver con-vissuto nella vostra casa, la signorina Clara Greco.»
A Salvo tremarono le ginocchia, dovette appoggiarsi allo stipite della porta. Poi non aveva capito bene: Luca e Clara insieme in una spiaggia a Triscina, morti in un incidente. E dov'era la moglie Nanette?
«Scusi ma la moglie di mio figlio, Nanette, era insieme a loro?»
«No, anzi, se fosse così gentile da indicarci dove alloggia potremmo andare direttamente a comunicarle l'accaduto, vorremmo farle qualche domanda circa la presenza dei due ragazzi a Triscina.»
«Alloggiano a casa del cugino a Campo di Mazara, l'indirizzo esatto non lo conosco, so che si chiama Checco Favara.»
«Grazie, conosciamo la famiglia Favara, andiamo subito da sua nuora, lei e sua moglie intanto dovreste raggiungerci qui.»
Salvo interruppe la comunicazione, lo stomaco gli si era chiuso, prese un bicchiere d'acqua ma non riuscì a deglutire.
«Chi era al telefono?» gli chiese la moglie dall'altra stanza.
Voleva trovare le parole giuste per darle la notizia, ma il cervello aveva smesso di funzionare, disse solo di getto:
«Luca è morto e c'era anche Clara con lui».
Poi non riuscì più a pronunciare una parola, vide la moglie sbiancare in volto e corse a sorreggerla prima che si accasciasse a terra, la fece sedere cingendola con le braccia, poi si accasciò anche lui sulla sedia. Rimasero in silenzio per un tempo interminabile. Si rialzò e andò a prendere due bicchierini e una bottiglia di limoncello nell'armadio, ne versò un pò per lui e un pò per la moglie.
«Penso che adesso ci serva qualcosa di forte.»
La moglie si portò il bicchierino alle labbra svuotandolo con un sorso, poi incominciò a piangere disperatamente. Tra un singhiozzo e l'altro chiese al marito cosa fosse successo, e come fosse possibile che Luca fosse morto.
«Forse non hai capito bene.»
«Non lo so, i Carabinieri mi hanno solo detto che dobbiamo andare a Campo di Mazara. Adesso cerchiamo di riprenderci, poi partiamo.»
Il Maresciallo Caruso decise di andare di persona a comunicare l'accaduto alla moglie di Luca, gli sembrava scortese avvisarla solo con una telefonata. Si fece accompagnare dall'Appuntato Russo.
«Vai piano, intanto il Magistrato arriva da Marsala e prima di mezzogiorno non sarà qui; abbiamo tutto il tempo di andare e tornare.»
Quando i Carabinieri suonarono al cancello della casa di Checco erano quasi le 9:00. Nanette stava ancora dormendo, aveva 28 anni, minuta, capelli biondi lunghi, occhi castani, con un viso birichino, non si alzava mai prima di mezzogiorno. In cucina c'erano Juliette e Nicole che preparavano la colazione per i bambini.
«Chi è?» chiese al citofono Juliette.
«Carabinieri, vorremmo parlare con la moglie di Luca Torrisi. Alloggia qui?»
«Sì, ma sta ancora dormendo. Vi apro il cancello, salite. Intanto vado a chiamarla, ma è successo qualcosa?»
I Carabinieri entrarono nella cucina mentre Juliette andava a svegliare Nanette.
«Nano svegliati, ci sono i Carabinieri che vogliono parlarti.»
«I Carabinieri? Ma che ore sono? E dov'è Luca?»
Si girò e tocco il cuscino, il letto non era disfatto. Dove aveva dormito?
Ancora nel dormiveglia Nanette si alzò, si mise addosso una t-shirt e un paio di bermuda color cachi e scese in cucina.
Nicole aprì la porta e fece entrare i Carabinieri. «Accomodatevi» e gli indicò due sedie in legno.
«No grazie Signora, non si preoccupi, stiamo in piedi. Quando siete arrivati?» chiese il Maresciallo.
«La scorsa settimana. Ci sono le mie cugine con i loro mariti e i nostri bambini, avevamo tutti il desiderio di un pò di sole e un pò di mare. Arriviamo da Torino e avevamo bisogno di asciugarci un pò le ossa e poi lo iodio aiuta a prevenire le malattie invernali.»
Nanette comparve sulla porta della cucina e si diresse verso il lavello in pietra per prendere la caffettiera, senza un caffè non era in grado di parlare.
«Buongiorno, gradite un caffè?» chiese ai Carabinieri.
«Buongiorno Signora, io sono il Maresciallo Caruso e questo è l'Appuntato Russo, dobbiamo darle una triste notizia, è meglio che si sieda.»
Nanette si sedette con la caffettiera in mano.
«Purtroppo, vostro marito è stato trovato morto nel chiosco vicino alla spiaggia di Triscina.»
«Scusate, non ho capito bene, mio marito Luca è morto? In un chiosco a Triscina? Vi sbagliate, mio marito non può essere arrivato fin lì di notte, era uscito solo per fare una passeggiata.»
«Ci dispiace Signora, ma un pescatore di Prizzini ha riconosciuto suo marito e la ragazza che era con lui.»
Il viso di Nanette cambiò espressione, divenne pallida e le mani incominciarono leggermente a tremare, la caffettiera cadde sul pavimento producendo un rumore metallico.
«Se volete seguirci vi accompagniamo sul luogo dell'incidente.»
Juliette, che era avvocato, intervenne: «Aspettate, porto il latte al bambino e vengo con voi, vorrei capire cosa è successo».
Nanette si alzò barcollando dalla sedia, Nicole la sorresse fino al bagno e l'aiutò a lavarsi il viso con l'acqua fresca, non riusciva a dire una parola, non aveva ancora interiorizzato cosa le avessero detto i Carabinieri. Nicole le accarezzò dolcemente i capelli cercando di tranquillizzarla.
Juliette andò da Checco, che stava giocando nel lettone con il piccolo, gli farfugliò qualcosa, gli diede il latte per Ludovico, gli disse che doveva uscire subito con Nanette e che in cucina c'era Nicole che gli avrebbe raccontato tutto.
Nanette e Juliette salirono sulla gazzella dei Carabinieri e si avviarono verso la spiaggia. Durante il tragitto Nanette continuò a tremare come se avesse la febbre.
Sul piazzale davanti al chiosco vide la macchina di Luca posteggiata, non si era accorta che fosse uscito con la macchina, gli aveva detto di voler fare una passeggiata e aveva immaginato fosse andato in paese.
Nel frattempo, alla spiaggia, era arrivata la scientifica per i rilievi e l'anatomopatologo. Tutta l'area era stata isolata, i pescatori guardavano attoniti.
Il Maresciallo e le due ragazze entrarono nel chiosco, i corpi erano stati coperti con un lenzuolo bianco, il Mare-sciallo lo spostò e scoprì il volto di Luca. Nanette vide il marito seminudo vicino a una ragazza che non aveva mai visto e non sapeva chi fosse.
«Riconosce in quest'uomo suo marito?» le chiese il Maresciallo.
«Sì è lui» rispose con un filo di voce.
Aveva voglia di piangere, ma anche di urlare per la rabbia. Cosa ci faceva suo marito con quella ragazza e perché erano morti?
«A quando risale la morte?» chiese il Maresciallo al dottore.
«Tra le 23:00 e mezzanotte, non ci sono segni di colluttazione, anzi, direi che i ragazzi erano già sdraiati sotto il tavolo e... immaginiamo a fare cosa... ma sarò più preciso...»
«Dopo l'autopsia, lo so...»
Il Magistrato di turno arrivava da Marsala, tribunale competente per zona. Giunse verso mezzogiorno tutto accaldato, aveva dovuto fare quasi un'ora di macchina con il caldo torrido e non aveva nessuna voglia di fermarsi lì. Diede uno sguardo veloce ai corpi dei due ragazzi, poi si rivolse al Maresciallo Caruso.
«Ci pensa lei qui, vero?»
«Certo Dottore, non si preoccupi.»
«Allora potete rimuovere i corpi» e se ne andò.
Sarebbe dovuto rientrare a Marsala, poi pensò che fosse quasi ora di pranzo e si sarebbe potuto fermare nella trattoria del suo amico Totò a mangiare un bel piatto di fritto di paranza con un bicchiere di vino fresco. Per le 16:00 sarebbe stato di ritorno a Marsala.
L'Appuntato Russo riaccompagnò a casa Nanette e Juliette, per il momento non avrebbero potuto prendere la macchina di Luca, era sotto sequestro perché la scientifica doveva fare i rilievi anche all'interno dell'auto. Le dissero di tenersi a disposizione e di non lasciare il paese, sarebbero state convocate dal Magistrato che avrebbe voluto interpellarle appena fossero state chiarite le cause del decesso.
I corpi furono caricati sull'autoambulanza e portati all'obitorio per l'autopsia, anche i loro cellulari vennero sequestrati.
I rilievi della scientifica finirono nel pomeriggio. All'imbrunire tutte le forze dell'ordine lasciarono il luogo dell'incidente, il chiosco fu posto sotto sequestro e i pescatori regalarono i pesci ai turisti che per quel giorno avevano dovuto rinunciare al cuoppu di pisci.
Intanto, a casa, tutti si erano alzati e i bambini giocavano sul prato. Diego tirava calci a un pallone, mentre Ludovico e Ugo giocavano a rincorrersi, aprendo e chiudendo il cancello facevano entrare e uscire, creando con la fantasia, i personaggi dei loro cartoni animati preferiti: la bambina con l'orso, il camion dei pompieri con il cagnolino dalmata, i supereroi.
La casa era circondata da platani orientali che facevano una discreta ombra e una leggera brezza rinfrescava l'aria dando un pò di refrigerio alla calura agostana.
Per tutto il tragitto Nanette non aveva detto una parola, la bocca arsa, contratta in una smorfia. Entrate in casa Juliette la fece sdraiare sul divano e le diede dieci gocce di Valium per tranquillizzarla, mentre Nicole, che era una terapeuta ayurvedica, le fece un massaggio rilassante a base di oli vegetali. Nanette si addormentò.
Nicole aveva trent'anni, ed era di soli 14 giorni più piccola di Juliette, era alta, magra ma con un fisico prosperoso, capelli lunghi neri ramati come la nonna paterna, che scivolavano sulle spalle, occhi marroni e un carattere sensibile, sempre disponibile e comprensiva. Conviveva con Andrea, il padre dei suoi figli, anche lui siciliano, originario di Prizzini.
Juliette era minuta ma un pò più alta di Nanette, con un caschetto castano sul viso arrotondato, occhi castani e una voce squillante che perforava l'udito. Parlava sempre velocemente, come se le mancasse il tempo per dire tutte le parole. Raccontò agli altri l'accaduto con lucidità e freddezza, e rimasero tutti attoniti: com'era possibile che nessuno di loro si fosse accorto che Luca non era rientrato a casa quella notte? Che a nessuno fosse venuto in mente di chiedergli perché usciva da solo tutte le sere? Erano stati poco attenti, troppo presi dai bambini, dal mare, da loro stessi.

Miki Ross

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Patrizia Rinaldi Patrizia Rinaldi si è laureata in Filosofia all'Università di Napoli Federico II e ha seguito un corso di specializzazione di scrittura teatrale. Vive a Napoli, dove scrive e si occupa della formazione dei ragazzi grazie ai laboratori di lettura e scrittura, insieme ad Associazioni Onlus operanti nei quartieri cosiddetti "a rischio". Dopo la pubblicazione dei romanzi "Ma già prima di giugno" e "La figlia maschio" è tornata a raccontare la storia di "Blanca", una poliziotta ipovedente da cui è stata tratta una fiction televisiva in sei puntate, che andrà in onda su RAI 1 alla fine di novembre.
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Scrittori si nasce Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP, ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo già formattato che per la copertina.
Self Publishing Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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