
Il mondo, a volte, non è ciò che sembra.
“Mariano, ci siamo ormai è questione di poco. Ti consiglio di coricarti abbastanza presto perché il tuo riposo non durerà a lungo questa notte. Non ti devi allarmare, come ti ho spiegato è un processo doloroso ma controllabile.” Mariano ascoltava in silenzio, cercando di non dar segno del suo sgomento. Stavano camminando lungo il sentiero verso il bosco e il cielo era pieno di stelle, la luna splendeva e tutto intorno sembrava più luminoso che mai. Intorno sembrava esserci un silenzio insolito. Forse anche gli animali del bosco e gli uccelli sapevano che qualcosa sarebbe successo quella notte. Andre riprese “Ad un certo punto della notte ti sveglierai con un forte mal di testa, resta tranquillo e non tentare di alzarti peggioreresti la situazione. Comincerai a sentire di tutto e di più e anche una formica che cammina ti sembrerà un reggimento in marcia, poi gli altri sensi arriveranno in un modo che non so dirti di preciso, per ognuno di noi è diverso. L'importante è che quando aprirai gli occhi e vedrai in modo diverso, cerca di chiuderli e riaprirli con calma e decidi tu cosa vuoi vedere bene e in questo modo organizzerai la tua vista secondo le tue necessità; anche per l'udito funziona così: devi concentrarti su ciò che senti e cercare di isolare i suoni per quello che ti interessa di più. Questi due sono i sensi più immediati e che vanno controllati per la nostra salute mentale, per gli altri è meno complicato.” Andre guardò Mariano e lo vide abbattuto, gli mise una mano sulla spalla invitandolo a tornare verso la casa “Animo ragazzo, non è la fine del mondo, forse sono stato un po' troppo drastico, dovevo metterti al corrente di tutto per essere corretto con te, ma del resto pensa a me, ho 200 anni e sto benissimo non pensi che in fondo non deve essere male diventare un sensitivo? Considera che non è per tutti.” Mariano guardò Andre e non poté evitare di sorridere “Grazie Andre, probabilmente era previsto che ci incontrassimo, ma non oso immaginare se ciò non fosse accaduto. Grazie davvero a te e alla tua splendida famiglia.” Rientrarono in silenzio, la casa sembrava vuota e silenziosa, si diedero la buona notte e Mariano si recò nella sua camera. Si guardò intorno, guardò fuori dalla finestra, si stava innamorando di quella splendida veduta, poi si spogliò e si mise sotto le coperte addormentandosi praticamente subito. Dopo qualche ora, si svegliò di soprassalto pensava di avere un pugnale conficcato nella testa. Si mise a sedere tenendosi la testa tra le mani in cerca di sollievo ed ecco che sentì un tonfo, poi un altro e un altro ancora, cercò di tenere gli occhi chiusi, temeva di aprirli e si sforzò di capire cosa potesse essere quel rumore. Poi sentì un lungo ululato come se un lupo fosse proprio davanti a lui; a quel punto si decise ad aprire gli occhi, ma non c'era nessun lupo bensì una mosca gigante, o meglio era ciò che vedeva. Chiuse gli occhi e lentamente li riaprì e la mosca era tornata di dimensioni normali, mentre zampettava sulla coperta senti di nuovo il tonfo e capì che era quello il suono che percepiva. Rimase colpito da tutto questo ma la lama nella testa non gli permetteva di pensare lucidamente. Provò a sdraiarsi per vedere se rilassandosi avrebbe attenuato il dolore. Aprì gli occhi guardando fuori dalla finestra e vide che poteva vedere le stelle e la luna come non mai, scorgeva la luna proprio come quando in televisione facevano vedere le inquadrature dai satelliti. Voleva alzarsi e guardare il resto del mondo con quegli occhi diversi, ma percepì un suono nuovo, sembrava una cascata d'acqua di un'altezza vertiginosa tanto era il rombo che causava. Cosciente che anche questo era sicuramente un'amplificazione, cercò di rimanere a letto come gli aveva raccomandato Andre. Ad un certo punto sembrò che il mal di testa fosse diminuito, provò ad alzarsi. La curiosità di guardare fuori era fortissima in quel momento. Si alzò piano, si mise a sedere e solo da seduto provò ad aprire gli occhi. “Caspita, quanta polvere!” Ma poi si mise a ridere era ovvio che anche il più piccolo granello di polvere invisibile ad occhi normali ora per lui fosse evidente come non mai, ma non poteva pensare che per questo la sua stanza fosse sporca, non avrebbe mai offeso Ann o Angel, sapeva benissimo che regnava la pulizia in quella casa. Si alzò e si avvicinò alla finestra e di colpo il bosco fu ad un passo da lui, poteva vedere tra i rami degli alberi un gufo che si puliva le piume, un lupo girovagava solitario in cerca di prede. Probabilmente si trattava del lupo di cui prima aveva sentito l'ululato. Provò a seguire ancora con lo sguardo il lupo e vide che ad un tratto si era fermato vicino ad un grande albero e sembrava scavare dietro, era chiaramente agitato e di quando in quando si fermava ed ululava. Mariano doveva tapparsi le orecchie tanto era forte per lui quel suono. Quello che tormentava di più Mariano era che si rendeva conto che quell'ululato era un grido di dolore e di aiuto. Non riusciva a vedere dietro l'albero e cercò di sforzarsi, Andre gli aveva detto che poteva vedere anche attraverso le cose, ma non accadeva. Forse ci voleva tempo per quello. Intanto quel lupo lo aveva davvero messo in agitazione, si sentiva come chiamato e non poteva stare chiuso nella stanza ad aspettare il giorno. Si vestì e scese, trovò il mantello e se lo infilò sopra le spalle. Mentre stava per uscire si sentì chiamare: “Mariano, dove stai andando?!” “Andre c'è qualcosa là fuori che non va, il lupo, so che può sembrare strano ma mi sta chiamando, devo andare” Andre si mise anche lui il mantello sulle spalle e insieme uscirono. Mariano correva verso il bosco, in direzione della scogliera, Andre non parlava e cercava di stare al passo con lui, cosciente solo del fatto che lui non avvertiva il richiamo che aveva udito Mariano. Arrivarono nei pressi dell'albero dove Mariano aveva visto il lupo. Il lupo era là e li guardava arrivare ma non si muoveva, poi per un lungo istante gli occhi di Mariano si incrociarono con quelli del lupo e il lupo si spostò lateralmente guardando dietro all'albero. Mariano ed Andre si avvicinarono all'albero e videro un cucciolo di lupo in una trappola da cacciatore. Si avvicinarono con cautela, il cucciolo guaiva ma sembrava stare bene. Insieme forzarono la trappola e Mariano prese in braccio il cucciolo, doveva avere pochi mesi. Il cucciolo leccò le mani di Mariano e non tentò di fuggire. Si girarono verso il lupo che li guardò e poi si allontanò nel bosco. “Andre, che facciamo ora?” “Niente di particolare, lo portiamo a casa e lo curiamo, poi lo riporteremo nel bosco affinché possa tornare con la sua famiglia. Intanto io porto via questa trappola prima che qualche altro animale possa finire male.” Stavano rientrando verso casa, Mariano con in braccio il cucciolo di lupo, quando ad un tratto il giovane si accasciò sulle ginocchia: un dolore fortissimo gli aveva preso ancora la testa e sentì che tutto girava, vedeva il terreno come muoversi in onde e un rombo incalzante che si avvicinava. “Mariano, è tutto a posto, sono dei cervi che stanno correndo attraverso il bosco, il loro passaggio fa vibrare il terreno e il suono per te è elevato, acquisisci il significato di quanto percepisci e ti sentirai meglio.” “Va bene, sta passando, possiamo proseguire. Mi sembra che questo cucciolo abbia perso parecchio sangue” Arrivarono a casa mentre fuori la luce stava cambiando, la notte si accingeva a lasciare il posto al giorno. Appena entrati, subito Andre prese da una cassapanca delle lenzuola, le mise sul tavolo e Mariano vi appoggiò il cucciolo. Guardandolo bene si avvide che era una cucciola, ed era bellissima, sembrava addormentata. Andre prese delle forbici e cominciò a tagliare il pelo vicino alla ferita sulla zampa, altre non sembravano esserci, e cominciò a medicarla. “Sembra che sia solo superficiale, non ha lesioni ai tendini. Vieni Mariano prova a toccare tu la zampa e dimmi cosa provi” Mariano era alquanto titubante, di preciso non sapeva cosa aspettarsi e temeva il dolore. Mise la mano sulla zampa, chiuse gli occhi e li riaprì, era come un video medico, poteva vedere l'interno della zampa con tutta la sua anatomia nei dettagli e comprese, se pur ignorante in materia, che tutto era a posto, a parte una slabbratura della pelle in superficie da dove la cucciola aveva perso sangue. Attraverso le mani percepì la consistenza della pelle e poté avvicinare perfettamente i lembi del taglio per permettere ad Andre di cucire la ferita. La cucciola continuava a dormire.
Letizia G. Maggi
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