Un giallista sotto l'albero
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Dicembre 2012, qualche giorno dopo la presunta fine del mondo
- Sara, dove sei? - . La voce stridula di mia madre si diffonde per le scale della nostra palazzina condominale sita nella zona residenziale di una cittadina del sud Italia, mischiandosi agli odori dei cibi. Abbandono la mia postazione pc e mi precipito verso la porta d'ingresso immaginando che abbia bisogno di aiuto per trasportare le provviste natalizie. Già, manca pochissimo alla sera della Vigilia, giusto un paio di giorni, e qui è un fermento in vista dei tanti ospiti che affolleranno la nostra umile dimora. Comandamento fondamentale: - Vietato fare brutta figura - . Il cenone è sacro e nulla deve andare storto, ne va della professionalità culinaria della padrona di casa. Un commento negativo e... tac, tutto è finito, come se fosse la finale di MasterChef. No, questo non può e non deve assolutamente accadere. Io adoro il Natale. Lo sento scorrere nelle vene, per l'occasione irrorate da sangue verde abete, mi lascio trasportare dalla sua magica atmosfera divenendo un tutt'uno con quanto mi circonda: luci, colori, suoni, centri commerciali addobbati a festa. Lo ammetto: non riesco a resistere alla tentazione d'immortalare gli addobbi e di postare le immagini sui social network per rallegrare il mio profilo. - Sara? - . Mia madre continua a strillare, è davvero insopportabile quando le feste incombono, si trasforma in un essere geneticamente modificato. No, non sto scherzando. Provate a trascorrere la settimana che precede l'arrivo delle festività natalizie o pasquali sotto il suo stesso tetto e poi ne riparliamo. Con un gesto rapido spalanco la porta e tendo le mani verso di lei per afferrare i sacchetti, ma le mie dita incontrano il vuoto. - Oh, finalmente! È un'ora che ti chiamo. Se avessi avuto un'emergenza, nel frattempo sarei morta - . Rivolgo un'occhiata perplessa all'abete da me addobbato fin nei minimi dettagli e provo a trattenere una battuta sarcastica. È quasi Natale, suvvia! - Tu non hai idea di chi ho incontrato stamattina - esordisce mia madre prendendomi sottobraccio. - Chi hai incontrato? - le chiedo fingendo interesse. - Oh, è una lunga storia. Sarò breve - . Lo spero! Sai com'è, cara mamma, non è che poi io abbia tutto questo desiderio di conoscere ogni particolare che si cela dietro le vite della gente che conosciamo. Ho già le mie faccende da sbrigare. - Mentre mi recavo in lavanderia a consegnare il completo da cerimonia che tuo padre ha indossato domenica scorsa in occasione delle nozze d'oro di zia Franca... Quell'uomo è un vero disastro, è in grado di sporcarsi persino bevendo un bicchiere d'acqua, tu pensa che anche la signorina l'ha notato e mi ha detto... - - Mamma - la interrompo educatamente - io avrei una certa fretta, puoi fare a meno di tergiversare come tuo solito? Torniamo al punto di partenza, per cortesia. Chi hai incontrato? - . Probabilmente sarò apparsa come la cinica della situazione, ma, davvero, voi non avete l'onore di conoscere mia madre. Non è cattiva, per carità, è una grande lavoratrice che a sessant'anni suonati si destreggia tra l'ufficio e la famiglia mentre sogna la pensione e le meravigliose giornate che trascorrerebbe lontano da quelle quattro mura umide. Ha un solo difetto, però: quando inizia a parlare deve raccontare tutto in ogni dettaglio. Il Padre Eterno non l'ha dotata del sacro dono della sintesi, ecco. - Certo, siete tutti sempre troppo presi dalle vostre vite. Ogni volta che parlo io nessuno mi ascolta in questa casa - sbuffa camminando su e giù per il corridoio. - Mamma, davvero, io... - - Ah sì, giusto, sei impegnata - . Sorride teneramente e riprende: - Mentre mi recavo in lavanderia... Dovevi vedere quanta gente, tutti ora si ricordano di portare a lavare gli abiti delle feste? Assurdo! - . - Mamma! - la ammonisco. - Scusa, tesoro. Ora vado dritta al punto - . Per tutti gli elfi di Babbo Natale, io spero vivamente che questa sia la volta buona, madre carissima. - Questa mattina ho incontrato Genoveffa, mia amica da trent'anni, ormai - . COSA? Mia madre ha un'amica da ben trent'anni e non l'ha mai – e preciso mai – invitata a casa a gustare le sue prelibatezze? O questa donna è priva dell'apparato digerente, oppure... - Genoveffa è stata la mia compagna di stanza in clinica, quando sei nata tu - . COME? Ho capito bene? Datemi conferma con un segnale di fumo. Ecco l'altra opzione: mia madre confonde l'espressione - essere amici - con - essere conoscenti - . - È stata lei ad avvicinarsi. Questo sta a significare che non sono cambiata affatto! Lei, invece, è molto invecchiata, non l'avrei mai potuta riconoscere, pur impegnandomi. Era con sua figlia Asia, una bella ragazza incinta di otto mesi. Oh, tesoro, dovevi vederle. Sprizzavano gioia da tutti i pori. Mi ha detto Genoveffa che Asia partorirà dopo le vacanze natalizie. Posso solo immaginare quale periodo meraviglioso stiano vivendo - . Davvero i miei occhi stanno assistendo a tale spettacolo? Mia madre è a dir poco in estasi! E per cosa poi? Per una pancia formato extralarge! Che io sia capitata nel posto sbagliato? Non saprei, lo giuro. - Tanti auguri! - esclamo fingendo entusiasmo e muovendo lentamente i piedi in direzione della mia stanza col timore che mia madre possa riprendere da un momento all'altro a narrare le sue peripezie in lavanderia. - Mi raccomando, scappa sempre, tu! - . Sbaglio, o vi è una nota polemica in questa frase? - Sto tornando alle mie faccende prenatalizie. Ho ancora una pila di regali da incartare - . - Certo, certo. Asia è più piccola di te e ha già una famiglia - . Scusate, o i folletti di Babbo Natale mi hanno sterminato i neuroni, oppure è mia madre a essere impazzita. Sbaglio, o poco fa ha detto che la loro lunghissima amicizia è nata nel reparto maternità tra una doglia e l'altra? Dinanzi alla mia espressione decisamente perplessa, mia madre si affretta a chiarire: - Lei è nata due ore dopo di te - . - Capisco - continuo con lo stesso tono carico di nervosismo. - Vorrà dire che quando il tenero pargoletto nascerà gli regaleremo un orsacchiotto e un bavaglino. Sei d'accordo? - - Sara, perché non capisci? - . Mia madre corre nella mia direzione trascinandosi dietro l'albero di Natale. No, amico mio, resisti. Sto venendo a salvarti. Imperterrita, con il passo deciso dell'eroina in gonnella, senza alcun timore, devio il corpo estraneo (mia madre) e mi precipito a salvare Mr. Christmas tree. Risultato? Finiamo entrambe col sedere sul pavimento mentre l'abete giace ai nostri piedi. - Sei una frana, mamma. Una frana! Ora dovrò sistemare l'abete - . - Io? E tu allora che vivi nel mondo delle favole? - . Mi rialzo a fatica, non sono mai stata una sportiva dal corpo elastico, tiro su l'abete e risistemo subito le decorazioni sotto lo sguardo tristemente atterrito di mia madre. - Perché non mi rendi nonna? - . Oh cielo, non mi resta che chiamare una clinica psichiatrica. Spero solo si tratti dello stress da preparativi. - Perché tu hai avuto solo una figlia? - le faccio eco. Il volto di mia madre si accende a intermittenza. - Tutte le tue coetanee hanno una loro famiglia, ormai. È un fatto di natura, Sara. Non possiamo sottrarci. È il nostro compito - . È posseduta. Non c'è altra spiegazione plausibile. - Non siamo tutti uguali, mamma. Per fortuna, direi. Comprendi che nella vita ognuno di noi ha aspirazioni diverse? - - La tua quale sarebbe? Figlia mia, hai trent'anni e nemmeno un briciolo di fidanzato. La tua ultima esperienza lavorativa risale a più di un anno fa, come faccio a restare calma? - - Non saranno certo una fede al dito o un pancione in bella mostra a risolvere i problemi, non trovi? - - Sì, ma come farai? - - Polvere magica... - canticchio correndo in camera mia. Lo schermo del pc è ancora illuminato. La pagina Facebook - Trentenni esasperate - , da me creata, è densa di notifiche di like e commenti. Prima di procedere alla stesura del post relativo alle disavventure del giorno, decido di scorrere l'home page, non per informarmi riguardo ogni nuovo particolare della vita degli altri (leggasi nozze e nascite), ma solo per trovare qualche vignetta natalizia da condividere per il mio personale countdown giornaliero. Rapido il cursore del mouse punta una renna sorridente al cui fianco c'è... Cosa vedono i miei occhi? No, tranquilli, non si tratta dell'ennesimo addio al nubilato. Ad attirare il mio sguardo è un annuncio che sembra essere stato scritto per me. - Ami i social network? Gestire pagine social è sempre stato il tuo sogno? Thomas Heart, autore bestseller da ventitré milioni di copie, fenomeno del self publishing e ora pubblicato dalla più importante casa editrice d'Inghilterra, sta cercando proprio te! - Non posso crederci. È uno scherzo, non vi è altra spiegazione. Suvvia, non può essere reale. Stiamo parlando di Thomas Heart, lo scrittore di gialli, del quale ho letto tutti i romanzi. E poi chi è quell'individuo che al giorno d'oggi non ha dimestichezza con i social network? Per tutti i pudding, quale scherzo è mai questo? Come mossa da una forza misteriosa e a me ignota, la mia mano sposta il mouse fino a sfiorare l'annuncio. Un click e... che Babbo Natale sia con me!
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Silvia Devitofrancesco
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