"Gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime prima ancora che i corpi si vedano." P. Coelho.
La sveglia suonò Scars dei Black Label Society, come una sentenza. Quella mattina, nonostante Zakk Wylde fosse il suo idolo, le risul- tava veramente fastidioso ascoltare la sua voce. Isabel aveva la sen- sazione che qualcosa le stesse martellando in testa. La notte scorsa, aveva fatto una di quelle serate - tra amiche - piene d'alcool e ne sta- va pagando le conseguenze. Stella, la sua fedele inquilina pelosa, la osservava incuriosita. La gatta era una splendida British shorthair, nera come la notte senza luna. Si alzò completamente frastornata. Si preparò un caffè molto forte ma non funzionò. La bevanda migliorò di poco le condizioni della sua povera testa. Si accese una sigaretta e mentre l'assaporava, pen- sava ai programmi di quella giornata. La gatta miagolava rumorosamente. - Ora ti do la pappa, patata, dammi solo il tempo di ritornare in me - . Stella si stiracchiò, miagolò di rimando e andò verso la ciotola dopo essersi strusciata sulle sue gambe.
Era una di quelle mattine in cui non avrebbe voluto muoversi da casa, ma il lavoro non poteva aspettare. Il suo laboratorio di tatuag- gi stava avendo un successo strepitoso e lei era considerata un'ar- tista nel suo campo, non una semplice tatuatrice. Aveva cominciato con un piccolo tattoo shop sulla Tuscolana, ma la sua passione e il suo estro l'avevano resa celebre rapidamente. Ormai tanti perso- naggi del mondo dello spettacolo e della musica facevano a gara per avere un suo tattoo. Bisognava prenotarsi con mesi di anticipo, e lavorava tutto il giorno. La cosa non le pesava affatto. - Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare nemmeno un gior- no in vita tua - . Questa frase attribuita a Confucio era il suo mantra. Dopo essersi vestita velocemente, salì sulla sua Audi TT nera. Ado- rava quella macchina, il rombo dei suoi 400 cavalli e sfrecciare nel centro di Roma, anche se a quell'ora il raccordo permetteva pochi slanci. Lanciò la borsa sul sedile del passeggero e appena messa in moto, alzò la musica a tutto volume. Batteva le mani sul volan- te seguendo il ritmo di Low di Lenny Kravitz, mentre era ferma al semaforo. Quando la luce diventò verde, svoltò verso sinistra. Non fece nemmeno in tempo a deviare traiettoria che una BMW la prese in pieno. Gli airbag attutirono l'impatto e Isabel rimase immobile. Per un istante la sua vista si annebbiò, gli altri sensi si ampliarono. Sentì un forte ronzio nelle orecchie seguito da un marasma di suoni, clacson di auto e persone urlanti. Non riusciva a respirare, gli air- bag aperti le comprimevano il petto. Slacciò lentamente la cintura. Superato il momento di shock, gli occhi color carbone le si inietta- rono di sangue. Si toccò il collo dolorante e respirò profondamente. Aspettò qualche secondo cercando di calmarsi, ma non funzionò. Gli anni di yoga, in casi come quello, non sarebbero serviti a niente. Chiunque le avesse distrutto la macchina, non sarebbe sopravvis- suto. - Sta bene? - , disse Matteo, visibilmente preoccupato più della re- azione di lei, che delle sue condizioni di salute. - Se vuole, chiamo l'ambulanza - . - Un oculista deve chiamare! Voglio sapere dove diavolo andasse col rosso. Avrebbe potuto uccidermi! - . Matteo cercò una bieca giustificazione: - Non so come scusarmi, ero in ritardo per un'udienza. Ma non si preoccupi, pagherò tutto. L'importante è che lei non si sia fatta niente. La macchina si ripara - . - E vorrei ben vedere... - rispose lei. Magnifico- pensò Isabel- quest'idiota è pure un avvocato. Un minuto dopo, Isabel si era calmata. Il furore omicida di lei era quasi passato. Ora c'era una rabbia controllata, mitigata dal sorriso di Matteo. Passarono alle presentazioni. Spostarono le macchine da lì, e compilarono il CID. Il carroattrezzi e i vigili ci misero un'eterni- tà per espletare tutte le formalità del caso. Il cambiamento repentino d'umore di Isabel stupì non poco Matteo: Carina... bipolare, ma carina. Ormai erano saltati i programmi di entrambi per la giornata. - Posso farmi perdonare un minimo, offrendole la colazione? - , disse Matteo, - tanto i programmi sono andati a farsi benedire - . - Andiamo, tanto ormai... - replicò Isabel. Parlarono del tempo, del lavoro e delle loro passioni. Lui, nel suo perfetto completo blu scuro, bevve un caffè dal gusto deciso e ricco, dall'aroma intenso e persistente. Emanava una sicurezza che però non colpì particolarmente Isabel. Lei sorseggiava un tè verde cal- do, dolce e dal gusto delicato. Non amava aggiungervi lo zucchero o dolcificanti di altro genere perché ne avrebbero alterato l'originale sapore. Era l'ideale per una fresca giornata di marzo. Dopo aver fatto colazione, Matteo chiese se le andasse di uscire a cena una di quelle sere ma Isabel declinò l'invito. Si scambiarono i numeri per sentirsi sul sinistro, e si salutarono.
Capitano a volte incontri con persone a noi assolutamente estranee, per le quali proviamo interesse fin dal primo sguardo, all'improvviso, in maniera inaspettata, prima che una sola parola venga pronunciata. F. Dostoevskij Matteo fu affascinato dalla personalità di Isabel. La sua bellezza era palese e sembrava avesse un'energia straripante. Mentre parlava- no, notò la mappa di tattoo sul suo corpo, li trovava meravigliosi. Dalla maglietta si diramavano dei ghirigori artistici su entrambe le braccia e dalla generosa scollatura, che lasciava intravedere il seno prosperoso, se ne vedeva un altro a forma di angelo, che arrivava fino al collo. Nonostante fosse seccato per l'incidente, si sentì stranamente al- legro. Il tempo che aveva trascorso con Isabel fu molto piacevole. La solarità e l'audacia di lei smossero l'animo di Matteo. Un sorriso appena accennato sul volto di lui ne fu il risultato. Non sorrideva- no solo le labbra, ma anche gli occhi. I suoi occhi azzurri rassomi- gliavano al mare in tempesta, esprimevano un turbinio di emozioni contrastanti. Negli occhi di ognuno di noi è nascosto il proprio passato, un pas- sato fatto di gioie e godimenti ma anche di sofferenze e dolori.
Valerio Di Cerbo
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