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Autore: Sara Girau
Il sussurro della libertà
Fantasy
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Il sussurro della libertà

Dopo essersene andato, Yuudai si chiuse in camera. Non aprì nemmeno a Seishiro quando bussò alla sua porta, in pensiero per lui. Isolatosi, continuò a evitare tutto e tutti per giorni e giorni, finché non sentì il desiderio di sedersi in riva al lago. Anche se era un'estensione limpida del lago velenoso a forma di drago, non poteva competere con le bellezze del mondo umano a causa della notte eterna illuminata solo dalla grande luna rossa.
Sollevò il vestito e mise i piedi in ammollo. Cominciò a muoverli con calma mentre osservava con disattenzione le piccole onde che si formavano.
Quando Melion, finalmente, lo vide, non poté fare a meno di avvicinarsi e rannicchiarsi di fianco a lui per non bagnarsi. «Yuu, stai bene?» gli chiese preoccupato. «Eri sparito di nuovo.»
«...Scusa...» Yuudai si guardò intorno. «Sicuro di poter stare qui in mezzo?»
«Ma sì, chi vuoi che ci faccia caso? Sono tutti presi a fare chiacchiere su Seishiro.»
Quando lo nominò, Yuudai tornò a guardare l'acqua.
«Pensavo saresti stato molto più felice...»
«...Lo sono stato, quando ha aperto gli occhi...» gli rispose, alzando e riabbassando sconsolato le spalle.
Melion aspettò il seguito per diverso tempo, finché Yuudai non decise di mostrargli i ricordi di quanto successo.
«Tieni...» Gli appoggiò il dorso della mano sul petto con approssimazione, giusto per avere un contatto fisico, e poi i corpi di entrambi si illuminarono. Nella mente di Melion apparve tutto ciò che aveva visto e sentito Yuudai dal momento del risveglio di Seishiro fino al suo discorso. Era letteralmente un estratto di quei momenti, come un video, che fluì con rapidità nella sua testa. Melion non ebbe bisogno di altre spiegazioni: il motivo per cui fosse così smorto era diventato chiarissimo. Lo sentì sospirare più volte.
«...Tutte le mie speranze...» disse Yuudai, a un certo punto. «Forse ho sbagliato... Ho preteso troppo... Avrei dovuto farlo io come volevano?»
«No. Non avrebbero mai accettato il tuo modo di vedere le cose. Il cambiamento deve arrivare poco per volta da Seishiro o, comunque, da parte di chi la pensa come loro. Tu avresti ribaltato il loro mondo in modo troppo radicale.»
«...E quindi cosa dovrei fare? ...Forse ha ragione lui... Avrei dovuto lasciare tutto com'era, ignorarla e-» Si bloccò. Se l'avesse ignorata, sarebbe morta. Strinse i pugni al punto da far tremare le braccia.
.
Contemporaneamente, Seishiro vagava per il giardino. Nonostante fosse sollevato di non essere più preso di mira in modo diretto, era seriamente preoccupato per Yuudai. A un certo punto, gli sembrò di vederlo in lontananza. Non ci vedeva bene, eppure era sicuro fosse lui perché quello era il punto in cui avevano chiacchierato molte volte durante i momenti di maggior sconforto. Quando fece per avvicinarsi al lago intanto che pensava a cosa dire, una mano si aggrappò all'improvviso alla sua spalla e lo costrinse a fermarsi. «Seishiro, non ho ancora finito il discorso dell'altra volta!»
Sentendosi la spalla bruciare, il corpo di Seishiro venne attraversato da un flusso magico e, forse perché sovrappensiero, reagì d'istinto allo spavento provato. Si voltò di scatto e innalzò tra sé e Lakk un muro d'acqua. Quest'ultimo arretrò grazie ai suoi ottimi riflessi ma rimase fastidiosamente colpito per quella reazione. E poi cosa diavolo era tutto quel potere magico che aveva percepito per una frazione di secondo?!
«L-Lakk?!» Seishiro si guardò la spalla. Il vestito si era un po' bruciacchiato ma si sarebbe riparato da solo in poco tempo, per cui si limitò ad appoggiarvi una mano sopra per far passare il lieve bruciore che sentiva. Aspetta... ma da quando riusciva a usare la magia e a curarsi senza provare fatica?
Lakk gli ringhiò contro. «Come osi?! Credi che ora che sei diventato re, ti rispetterò?!»
«...Non l'ho mai pensato... ma non voglio nemmeno farmi maltrattare per sempre...» Non aveva più il tono autorevole di qualche giorno prima. Stava solo cercando di farsi coraggio perché, in realtà, continuava a vedersi inferiore agli altri. «...Oggi non sei con Yoshimi?»
«Ah?! Guarda che non è mia madre!» Appena Lakk fece un passo verso di lui, Seishiro, d'istinto, arretrò. «Sono solo venuto a dirti che io faccio quello che voglio!»
«...A cosa ti riferisci?»
«Al tuo discorso di quando sei tornato dalla tua tomba! Non crederti chissà chi solo perché sembri stare un po' meglio e perché hai ottenuto un po' di potere decisionale in più. Resti sempre e comunque il cagasotto di merda che si è fatto proteggere tutta la vita da Yuudai!»
Seishiro non gli rispose. Non poteva difendersi perché, semplicemente, aveva ragione. Avrebbe potuto provare a rimediare ma non era certo possibile cancellare il passato.
«Non provo nessun rispetto per chi si nasconde dietro gli altri e trema per una storiella che ci hanno raccontato fin da piccoli.»
Seishiro lo guardò allibito. «...Non ci credi?»
«Non è che non ci creda, ma pensi davvero che con me e Yuudai qui di guardia, qualche Mezzosangue o umano a caso potrebbero mai farci qualcosa? Ahahahah! Hai idea del potere di cui disponiamo? E anche tu sei un Sussurratore completo, qualora te lo fossi dimenticato!»
Seishiro fece un altro passo indietro. Lo spaventava tutta questa voglia di menare le mani. Sembrava quasi sperare che accadesse di nuovo. «Non hai capito... Io non voglio nemmeno arrivare al punto in cui dovremmo combattere. Non è questione su chi sia il più forte, non voglio che succeda.»
«Uff, che noia che sei...» Camminò verso di lui e gli diede uno spintone per passare. «Non so cosa ti sia successo per non star tossendo o arrancando a terra come al solito, ma sappi che a me Yuudai piace perché non ha paura di fare quello che vuole anche sotto le vostre misere minacce Reali. Tu, invece, anche con una salute migliore continui a essere spaventato da tutto.»
Seishiro lo guardò andarsene finché non fu più visibile. «...Che male c'è ad aver paura dei conflitti...?»
Finalmente, riprese il suo cammino verso Yuudai. Per fortuna era ancora lì. Ora che si era avvicinato abbastanza, notò un Sussurratore in forma d'ombra a cui prima non aveva fatto caso. Ebbe un sospetto su chi potesse essere ma rivolse comunque la parola all'amico.
«...Yuu...»
Appena Yuudai sentì la voce di Seishiro, si spaventò a morte. Si girarono entrambi di scatto e Yuudai afferrò senza riflettere gli abiti di Melion, nonostante la difficoltà per le sue fattezze vagamente incorporee, come se volesse evitare che glielo portasse via o gli facesse del male. Aveva avuto paura del fatto che potesse aver sentito qualcosa del discorso che stavano facendo, pur essendo sempre rimasti abbastanza sul vago.
«Non voglio fargli niente, rilassati», gli disse come prima cosa mentre lo guardava quasi offeso. «Perché sei così sulla difensiva? Si può sapere cosa ti ho fatto?»
Yuudai non riusciva a pensare con lucidità. Non era ancora pronto ad affrontarlo... Non aveva ancora preso una decisione su niente di tutto ciò che lo impensieriva. Ma, soprattutto, se Seishiro avesse letto la mente di Melion in quel momento, avrebbe scoperto tutto. Non aveva ancora preso nessuna contromisura.
«Se non mi dici niente, sarò costretto a chiedere a lui... Non mi va di stare così ancora a lungo.» Non glielo disse con cattiveria né usò un tono alterato. Era sempre lo stesso Seishiro buono e gentile che aveva sempre conosciuto, eppure in quel momento lo stava facendo andare in tilt.
Melion si alzò in piedi e fece un leggero inchino. «Maestà...» Gli parlò contando sul fatto che fosse risaputo che Seishiro non leggesse la mente di nessuno pur sapendolo fare. «Yuudai è solo preoccupato a causa mia...»
Seishiro lo guardò perplesso. «E perché mai? A meno che non lo stia aiutando a fare cose illegali, ho chiaramente detto che non ti avrei torto un capello. So bene che siete amici.»
«...Speravo solo che, finalmente, potesse vivere anche lui insieme a tutti gli altri...» Yuudai gli resse il gioco, per quanto, in realtà, anche quello era stato un suo grande desiderio, prima che gli venisse distrutto così. «È rimasto solo lui, perché deve continuare a vivere facendo finta di non esistere?»
Yuudai e Seishiro si guardarono dritti negli occhi. Uno chiedeva giustizia, l'altro era dispiaciuto perché non poteva dargliela. «Sai che non posso farlo, Yuu... Mi dispiace davvero, ma non è una cosa che dipende da me. Se gli altri dovessero scoprirlo, lo caccerebbero di nuovo o, peggio, potrebbero fargli del male. Non vivrebbe più un singolo giorno tranquillo.»
Yuudai abbassò la testa, mentre una mano nera scheletrica sbucò dai vestiti fumosi di Melion per dargli una carezza sulla testa. «Così è. Non fa niente, grazie lo stesso.»
«...»
«Grazie anche a voi, Sire, per permettermi comunque di restare almeno in sua compagnia.»
Seishiro annuì. Nonostante tutto, non riusciva a fidarsi di lui e a non provare un senso di disagio. Sarà che non ne ricordava più nemmeno il volto.
Quando si sentì un gruppo di Sussurratori avvicinarsi a loro, Seishiro li usò come scusa. «Scusami, vorrei scambiare ancora due chiacchiere con Yuu. Tu faresti meglio ad allontanarti, stanno venendo da questa parte.»
Melion guardò Yuudai, il quale gli annuì rassegnato.
«D'accordo. Ci vediamo, Yuu. Stai sereno», aggiunse, riferendosi velatamente all'altro discorso, mentre spariva nel buio della notte.
«Ti ha protetto», gli disse Seishiro dimostrando un certo acume.
«Mah... Forse lui non ci ha mai neanche sperato ma io te l'ho chiesto seriamente.»
Seishiro guardò con la coda dell'occhio il gruppo di Sussurratori che, per fortuna, quando lo videro insieme a Yuudai, presero un'altra direzione.
«Posso sedermi di fianco a te, Yuu?»
Yuudai gli fece un cenno affermativo quando si voltò per rimettere in ammollo i piedi. Anche Seishiro fece lo stesso.
«È bravo a dissimulare, ma io ti conosco troppo bene per accontentarmi di quella scusa o spiegazione che fosse. Dimmi la verità... Stai ancora andando nel mondo umano?»
«...»
«Il giorno in cui sono stato male eri lì, vero?»
«Perché lo dici?»
«Perché ti ho cercato dappertutto e nessuno ti vedeva da un po'.»
«...Anche in questi giorni non mi ha visto nessuno, eppure sono sempre stato qui.»
«Non ti fidi più di me, Yuu?»
L'armatura che si era costruito Yuudai stava iniziando a incrinarsi. In realtà, gli faceva male aver paura di fidarsi di lui.
«Non importa cosa io sia diventato, tu resti comunque il mio più caro amico. Non mi piace vederti così.»
«Io... non so più che fare...»
Seishiro fu lieto di vedere che, finalmente, aveva deciso di aprirsi con lui. «...Quindi ci ho preso?»
Yuudai annuì. Alla fine l'aveva ammesso.
«La tua sciarpa è lì?»
«Sì...»
Seishiro sospirò. Ogni volta era davvero difficile cercare di farlo desistere. «Te l'ho detto non so quante volte di smettere di andarci. Quel mondo non è fatto per noi, e più continuerai, più ne soffrirai. Guardati ora.»
«...Cosa ci posso fare? Questo mondo è veleno. Solo lì riesco a respirare. Sento i profumi, vedo i colori... Lì sono felice, Sei. È questo mondo a non essere fatto per me, e se tu andassi a vederlo con i tuoi occhi, capiresti subito cosa intendo.»
«Abbiamo fatto questo discorso almeno un milione di volte... Per quanto possa essere bello, andare lì è proibito. Un giorno lo fai tu, un giorno lo fa un altro, e alla fine quel mondo si riempirebbe di Sussurratori curiosi. A quel punto, cosa faresti?»
«Pochi sono interessati, non ne parla nessuno.»
«Certo che no, ci mancherebbe altro. Chi lo faceva è stato giustiziato.»
«...Nasconderlo a tuo padre è stato facile, ma ora che il re sei tu, cosa succederà?»
«Niente, ti basta smettere di andarci. Per me sarà come se non ci fossi mai stato, te lo prometto.»
Yuudai sbottò. «Non voglio restare qui!!» Quando gli venne in mente il viso sorridente di Fia, il suo cuore provò un senso di vuoto talmente grande che non poté fare a meno di appoggiarvi dolorosamente una mano sopra e di incurvarsi su sé stesso, piegato dal peso di quella sofferenza. Durante tutto quel tempo passato nel castello a rimuginare, aveva cominciato a pensarla sempre più spesso per ritrovare un po' di colore dentro di sé. Gli mancava. Non sapeva nemmeno come stesse, dopo quella volta. Voleva parlarci per ore... coccolarla... abbracciarla... baciarla... Riuscì a trattenersi ma gli scappò un singhiozzo. «Uh...»
«...Yuu...?» Seishiro cominciò a insospettirsi. «Non dirmi che...»
Non riuscì a rispondere ma il suo silenzio parlò per lui.
Seishiro apprese la notizia con sgomento. «Perché...? Come hai potuto...?»
Yuudai gli prese le mani e lo pregò nel modo più sincero e sentito possibile. Era troppo, per lui. «Seishiro, ti scongiuro... Liberami... Permettimi di esserlo...»
Seishiro esitò. «...Non posso farlo... Sono costernato, Yuu, dico davvero.» Provava un sincero rammarico, ma permetterlo a lui avrebbe significato solo guai e dissapori futuri con tutti gli altri.
Yuudai si aggrappò a lui e appoggiò la fronte sul suo petto nella speranza che cambiasse idea. «Ti prego... Non voglio dirle addio... Ngh...»
«Non lo sapevi che i Sussurratori provano dei sentimenti estremamente forti quando amano? Te ne sarai accorto anche tu, succede la stessa cosa quando odiano... Quindi, cosa te ne fai di un amore così per un essere umano che vive da cinque a sette volte meno di noi? Sentimenti del genere riversali su un tuo simile, piuttosto.»
«Come se si potesse scegliere... Proprio tu me lo vieni a dire?»
Seishiro sospirò. «...Ciò che provi è ricambiato?»
«...»
«Rispondimi, per favore.»
«Sì...»
«E lei lo sa?»
«No, non gliel'ho detto. Non la vedo da un bel po'...»
«Perché riesce a vederti? Le hai fatto qualcosa?»
Yuudai si allontanò da Seishiro e lo guardò in viso. Aveva un'espressione seria, quasi severa ma, allo stesso tempo, indulgente. «No, si è avvicinata lei a me.»
Seishiro capì che non c'erano menzogne nelle sue parole. Questo lo rincuorò. «Ho capito... Ascoltami bene.»
Yuudai gli diede tutta la sua attenzione.
«Non posso accettare la vostra relazione, questo è chiaro, però posso darti il permesso di tornare lì e di dirle addio come si deve. Prenditi tutto il tempo che ti serve. Se qualcuno dovesse chiedere di te, ti coprirò io, per questa volta.»
Yuudai raddrizzò il collo tornando a guardare l'acqua davanti a sé e fece un lungo respiro tremolante. Si sentiva uno schifo. Significava che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui avrebbe potuto non solo incontrare Fia ma anche vedere quel mondo... Forse sarebbe stato meglio se quel giorno non l'avessero salvato, almeno se ne sarebbe andato circondato solo da ciò che amava... Anche se questo avrebbe significato fare del male sia a Fia che a Melion. In effetti, la tristezza e l'angoscia gli stavano facendo fare pensieri egoistici, non se lo meritavano.
«Mi dispiace, Yuu. È tutto quello che posso fare.» Gli diede una pacca sulla spalla e si alzò. Continuò a fissarlo per un po' ma la sua espressione e la postura non cambiarono di un millimetro, per cui decise di lasciarlo in pace e di dirigersi verso il castello. Fece in tempo a bloccare un Sussurratore che stava per andare a parlargli, facendogli capire che non era il caso e di non disturbarlo.

Sara Girau

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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