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Autore: Pierlugi Elia
Il cadetto
Fantascienza
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Il cadetto

Bradford - La fine del corso - Anno R 312 ore 08.15.

Mattina presto.
La giornata nella città di Bradford, vecchia Inghilterra, era splendida.
Dalle ampie vetrate il sole nascente già scaldava la grande sala
gremita di studenti, invasa da un vociare intenso.
Siamo alla fine del corso.
Un uomo dall'età indefinita sta chiamando uno ad uno i suoi stu-denti, scandendone ad alta voce il nome, leggendo dal grande schermo in prossimità della cattedra.
Finito l'appello, si grattò la folta barba bianca, si alzò in piedi e camminò diretto al centro dell'aula.
“Tanti anni fa miliardi di persone abitavano questo pianeta, ora l'umanità conta solo qualche milione di anime tra la Terra e le colo-nie extra mondo.
Correva l'anno 2131, esattamente il giorno 7 marzo del vecchio si-stema di datazione cronologica degli anni, quando a seguito di gran-di cataclismi, che hanno portato all'improvviso innalzamento dei mari, la nostra civiltà è stata spazzata via dalle forze della natura.
Fortunatamente uomini come Robert Palmer e Zacaria Rosenberg avevano avviato già da tempo nell'area del mediterraneo un progetto per lo sviluppo urbano di sopravvivenza chiamato Oceanix City, la comunità galleggiante.
Il modello poteva ospitare più di centomila persone su una superficie di 750 ettari, concept di ambiente urbano modulare basato su strut-ture riproducibili di bioedilizia.
All'inizio l'idea della città galleggiante sembrò qualcosa di fantascien-tifico, ma alla fine rappresentò l'unica possibile evoluzione di model-lo urbano per la sopravvivenza del genere umano.
Il sistema concepito in tre aree: il quartiere, il villaggio – formato da un insieme di quartieri – la città – formata da un insieme di villaggi, arrivò ad ospitare tremila residenti su una superficie di venti ettari con edifici a uso misto, abitativo e lavorativo.
Gli altissimi building della città galleggiante potevano resistere al vento, ai fenomeni meteorologici eccezionali, con i quartieri svilup-pati attorno ad un porto centrale, dove si concentravano le attività, i servizi di carattere culturale, sociale, sanitario” raccontò il professore.
Tornò verso la cattedra, sorseggiò dell'acqua per schiarirsi la voce poi sedutosi, da lì riprese a parlare:
“Quando i mari si ritirarono l'uomo tornò ad abitare le città riemer-se più grandi, ricostruendo e convertendo tutto ciò che gli fu possibi-le.
Le città galleggianti furono abbandonate ... sono utilizzate oggi co-me grandi laboratori di ricerca.
Ma ricordiamo che a seguito dei passati sconvolgimenti climatici, e a tutte le catastrofi che questi comportarono, le Nazioni che non adot-tarono o tardivamente adoperarono questa soluzione, videro sparire le loro città sott'acqua
Miliardi furono i morti, la vita umana sulla terra si ridusse così dra-sticamente che per poter sopravvivere l'umanità si affidò ciecamente alla tecnologia, all'intelligenza artificiale.
Nacque così Colossus , le cui tre abilità cognitive primarie - appren-dimento, ragionamento ed autocorrezione - furono talmente perfe-zionate che non solo la macchina fu in grado di processare enormi quantità di dati in pochi attimi ma creò correlazioni e modelli effet-tuando previsioni, imparando a pensare.
Con l'umanità a rischio estinzione presto non ci fu più spazio per i punti di vista, la macchina sostituì prima la politica (perché immen-samente più efficiente) poi l'uomo nel lavoro, nelle professioni spe-cialistiche ed infine rimpiazzò i Governi delle Nazioni.
Circa trecento anni fa il sistema di datazione cronologica degli anni ripartì, come del resto la civiltà umana, da zero associando un nume-ro all'acronimo R, anno del RESET
Oggi nell'anno R 312, Colossus controlla la vita di ogni essere uma-no, dalla nascita alla morte, ottimizzandone l'esistenza per il benesse-re primario della società, dello Stato, senza che alcuna emozione o sentimento ne possa influenzare alcuna decisione.”
Alex Toma, ragazzo dal fisico magrissimo, alzò la mano, intervenne.
“Cataclismi, sconvolgimenti climatici del passato sono stati prevalen-temente dovuti all'ottusità di chi ci ha preceduto, all'uso indiscrimi-nato di ordigni atomici che hanno di fatto reso inabitabile ancor og-gi parte del pianeta, desertificata e radioattiva ...”
Il docente non lo degnò di uno sguardo mentre parlava ed ignorato l'intervento, che evidentemente trovava fuori luogo, continuò:
“Questi i fatti, ora veniamo a noi, a ciò che vi riguarda” riprese in-vece a discorrere lì in piedi.
“Nella nostra società terminata la prima fase d'istruzione obbligato-ria ogni giovane uomo e donna riceve un punteggio calcolato dalla risultante dall'estrazione sociale, familiare, dal quoziente intellettivo (QI), misurato secondo il modello Wechsler, per essere poi indirizza-to dalla IA nel mondo del lavoro.
I più intelligenti e facoltosi di voi saranno direttamente inviati alle Accademie di studio, per formare nuove brillanti menti, i meno do-tati dal punto di vista intellettivo verranno invece immessi immedia-tamente nel mercato produttivo” terminò.
“Semplice” aggiunse poi alzando le braccia ed esibendo un accenna-to sorriso.
“La semplicità di un sistema totalmente illiberale” esclamò di nuovo Toma senza che alcun commento gli fosse stato richiesto.
Stavolta il professore lo guardò, inespressivo, ignorandolo nuova-mente.
“Finito il corso, oggi, entrerete a far parte di questa società, da adulti.
A voi saranno garantiti tutti i sacrosanti diritti, onorerete i vostri do-veri, come uomini e donne della Federazione” aggiunse mentre di-stribuiva le buste di “assegnazione” ad ogni studente.
Dal canto loro i ragazzi erano felici, finalmente erano dentro il si-stema.
Urla di gioia, hurrà si udirono fin nei corridoi.
Diciotto anni, fine corso scolastico, quella cerimonia si ripeteva ogni anno.
Colossus condizionava così profondamente la vita dei diciottenni da non lasciar loro alcuna libertà di scelta sul proprio futuro.
Un sistema concepito in maniera davvero semplice.
Aprirono quei plichi di pregiata carta, sul foglio all'interno stampato c'era impresso il loro futuro.
Alex Toma guardò la pagina più volte prima di rendersi conto della scelta determinata, ne fu sorpreso.
Un QI tra i 165 e 170 risultava essere il punteggio che lo riteneva di un quoziente intellettivo altissimo, superiore a 130 indicava già un'intelligenza eccezionale, 160 era stato quello del vecchio scienzia-to Albert Einstein.
Qui si andava oltre.
Questi dati però combinati alle condizioni socio economiche fami-liari, alla classe sociale riconducibile alla piccola borghesia impiegati-zia, non lo proiettavano per un utilizzo esclusivo.
Il foglio era in bianco, si alzò perplesso dal banco.
Nessuno dei suoi compagni aveva ricevuto quell'investitura, non sa-peva a chi chiedere.
Timidamente si fece coraggio, avanzò verso la cattedra.
“Professore, cosa vuol dire?” chiese.
“Che il sistema ancora non ha scelto per te” rispose l'altro sorriden-do.
Guardò poi i dati biometrici del ragazzo, l'occhio si posò inconsape-volmente su quel QI a dir poco eccezionale.
“Toma sei una specie di genio” esclamò l'uomo sorpreso.
“Vai a casa, stai tranquillo che avranno di che farti fare, non ti preoccupare, ti farai onore.”
Concluse la conversazione dandogli un'affettuosa pacca sulla spalla.
Lo guardò andar via mesto con quel foglio bianco in mano.
Sapeva che avrebbero sentito presto parlare di lui e che si sarebbe vantato di averlo conosciuto, di avergli insegnato i rudimenti della scienza ... pensò il Professore altezzoso.
Nonostante questo lo avrebbe comunque segnalato per le sue idee rivoluzionarie rifletté ancora, era suo dovere.
Francesca, un'altra dei suoi studenti, una ragazza esile e dolce lo tirò per la giacca.
“Professore cosa vuol dire “4” le domandò non comprendendo qua-le fosse la propria attribuzione, destinazione.
L'uomo prese la pagina dalle mani della giovane, si posizionò davan-ti al suo personal computer per cercare risposte.
Consultò la lista di codici che aveva faticosamente reperito ed inter-pretato in anni ed anni di insegnamento.
Il sistema era restio a divulgare le varie associazioni codi-ce/professione.
“Sinceramente, non ne ho la più pallida idea.
Ti posso solo dire che quattro sta per il più basso livello d'impiego, nulla più cara mia, mi dispiace” rispose dolente, il più delicatamente possibile.
La ragazza alzò le spalle rattristata, ringraziò, tornò a sedersi.
Paul Foster dall'ultimo banco era in piedi vicino alla finestra quando strappò la busta e ne estrasse il foglio contenuto all'interno.
Quoziente intellettivo alto fu il responso.
I dati però combinati alle condizioni socio economiche familiari lo proiettavano per un utilizzo esclusivo in campo militare.
Anche lui perplesso, avanzò verso la cattedra.
Si mise in fila, per chiedere anche lui al Prof.
“Un militare, bene, sarai un pilota se vorrai caro mio, un pilota di caccia, un eroe “gli chiarì l'altro sfoderando un enorme sorriso.
Dopo la festa di fine corso i ragazzi si congedarono affettuosamente tra loro, promettendosi di rivedersi e mai perdersi di vista.
A quell'età l'amicizia è un valore puro.
Paul Foster fu immediatamente arruolato con destinazione Base DRAKE 46a Brigata area FSAF , situata nell'omonimo stretto tra la Terra del Fuoco ed il polo sud geografico, mentre Alex Toma passò i giorni seguenti in maniera spensierata, frequentando Anna una ra-gazza conosciuta a scuola, destinata all'Accademia delle Scienze, che proveniva da una sezione diversa dalla sua.
Il tempo fuggì via come un soffio di vento, i giorni passarono velo-cemente, i compagni di corso rimasero in contatto fino a quando fu-rono indirizzati nei vari settori professionali previsti dal sistema.
Tutti meno la piccola Francesca.
Della giovane ragazza nessuno ebbe più notizie.
L'ultima volta la incrociarono al Centro di Reclutamento che chie-deva notizie sul codice “4”, sul suo futuro.

Pierlugi Elia

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