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Autore: Giovanni Battista
Bambole
Thriller Psicologico
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Bambole

I casi del Detective Annalice COX (Libro 3).

Rossi capelli.

«L'eterea fragilità dell'animo umano, intrappolato nel corpo inanimato delle Bambole, i cui occhi di vetro riflettono la tristezza del mondo che le circonda, continuerà a languire in un limbo di eterna melanconia, prigioniero di un destino crudele ed inesorabile.» (Giovanni BATTISTA, “Bambole”, 2024)
La fioca luce dell'alba filtrava attraverso i grattacieli della città di Los Angeles, mentre un anomalo vento gelido, che tagliava la pelle e faceva rabbrividire anche i più coraggiosi, sibilava tra i palazzi.
Il pullman di linea si fermò con un lamento, facendo sobbalzare i passeggeri ancora assonnati.
Alla fermata, sull'angolo sinistro della panchina, era seduta una ragazza ben pettinata i cui rossi capelli erano bloccati da un nero fermaglio, aveva il capo chino in avanti ed era avvolta in uno striminzito vestitino estivo che le lasciava scoperte braccia e gambe.
Aveva le braccia conserte sul ventre e sembrava essere caduta in un sonno profondo, ignara del freddo che la circondava.
L'autista preoccupato, scese dal pullman, le si avvicinò chiedendo: “Signorina, va tutto bene?”.
Non avendo ricevuto risposta, con due dita sotto al mento, le sollevò la testa, il capo ricadde all'indietro, l'autista, urlando di terrore, fece un balzo all'indietro cadendo in terra.
Il volto della ragazza, truccato come una bambola, era un'enigmatica maschera bianca priva di espressione e di occhi.
Il panico si diffuse rapidamente tra i passeggeri, mentre l'autista, incredulo e terrorizzato, cercava di riprendersi dalla spaventosa visione e chiamare aiuto, ma il suo telefono era rimasto nel pullman.
Si alzò in fretta e corse sul veicolo, cercando di non guardare ancora la raccapricciante scena.
Il suo cuore batteva sempre più forte, mentre il panico prendeva il sopravvento.
Quando finalmente riuscì a mettersi in contatto con le autorità, la sua voce venne rotta dall'emozione.
Riuscì a comunicare l'accaduto e la posizione della fermata, cercando di trattenere le lacrime che gli rigavano il viso.
L'orribile scena sarebbe rimasta per sempre impressa nella sua mente, come un incubo da cui non si sarebbe mai più potuto svegliare.
Le sirene dei soccorsi risuonavano in lontananza, mentre la scena del crimine veniva pian piano circondata dai curiosi.
Gli accorsi soccorritori non poterono fare altro che constatare il decesso della giovane donna, mentre gli Agenti di Polizia provvedevano a circoscrivere e preservare la scena del crimine, in attesa dell'arrivo della scientifica.
Sulla scena giunse il responsabile delle indagini il Capo della Crimini Maggiori il Capitano Collins, mentore della Detective Annalice Cox.
Era, come sempre, vestito con un completo fatto su misura in Principe di Galles, con l'immancabile gilet sottogiacca in tonalità coordinata ed una pochette nel taschino a completare il look del perfetto gentleman.
Il Coroner, già sul posto, aveva da poco iniziato il preliminare esame autoptico esterno.
“Salve Dottore, cosa abbiamo?”.
“Salve Capitano, abbiamo una giovane donna, evidentemente morta, caucasica, di venticinque anni circa, privata dei bulbi oculari. Dalla presenza di estesi ematomi, intorno alle orbite oculari, presumo che gli occhi siano stati asportati quando era ancora in vita”.
“Ma è orribile!”, esclamò il Capitano Collins, portandosi la mano alla bocca come per evitare di dare di stomaco.
“Spero solo che l'assassino l'abbia sedata prima di procedere con la mutilazione, in tutta la mia carriera poche volte mi sono dovuto imbattere in esseri umani con una mente tanto diabolica da oltrepassare la frontiera dell'umana follia”.
“Grazie Doc, credo sia superfluo dirle che questo caso ha precedenza assoluta, tralasci tutto ciò di cui si sta occupando al momento”.
“Ma Capitano anche gli altri casi sono ugualmente importanti”, obiettò il Coroner.
“Non credo proprio, un suicidio ed un presunto infarto possono aspettare. È un ordine, voglio i risultati dell'autopsia sulla mia scrivania entro...”.
“Dottore esegua con solerzia l'ordine del Capitano ma il referto lo dovrà consegnare nelle mie mani, d'ora in poi è un nostro problema, subentriamo alle indagini”, disse un uomo con voce risoluta, occhiali scuri, molto distinto ed elegante, in un vestito non dozzinale blu scuro ed un impermeabile beige, interrompendo il Capitano Collins.
“Lei chi diavolo si crede di essere, come si permette d'intromettersi nella mia indagine?”.
“Sono l'Agente Speciale Capo Evans, Justin Evans, dell'F.B.I., come ho già detto subentriamo noi del Bureau, quindi questa non è più la sua indagine.
Capitano mi dica secondo lei è normale trovare un cadavere senza occhi in giro per la città ed il fatto che questa sia la terza volta in poco più di cinque mesi non le fa venire il dubbio che si tratti di un serial killer e quindi il caso sia di competenza dell'F.B.I.?”.
“Il terzo cadavere? Non ne sapevo nulla, la prego di accettare le mie scuse”.
“Non è necessario che lei si scusi. Cinque mesi fa è stata ritrovata la prima vittima seduta ai piedi di un monumento nella Simi Valley, un centro abitato nella Contea di Ventura, al confine con la Contea di Los Angeles.
Due mesi fa un'altra giovane donna è stata ritrovata morta su una panchina in un parco a Buena Park nella Contea di Orange, sempre al confine con la Contea di Los Angeles.
In entrambi i casi stesso modus operandi, anche le precedenti ragazze erano state private degli occhi, anche loro avevano i capelli rossi, anche se in quei casi indossavano una parrucca, ed infine anche loro erano state truccate e messe in posa come delle bambole.
Dottore mi scusi anche questa vittima indossa una parrucca?”.
“Agente Evans, non ci ho fatto caso, un attimo che controllo; sì anche questa poveretta indossa una parrucca”, rispose il Coroner ricoprendo la vittima con il lenzuolo.
L'Agente Evans continuò dicendo: “Nei precedenti casi siamo riusciti a mantenere il riserbo, non facendo trapelare nulla ai media.
Purtroppo oggi ci sono stati troppi testimoni che hanno diffuso la notizia postando numerosi video attraverso i social media.
Ho la sensazione che i parenti delle vittime si rivolgeranno alla stampa e a quel punto si scatenerà il terrore e la paura tra la popolazione”.
“Al momento c'è un problema ben più grave, riguardo la tempistica con la quale il Soggetto Ignoto (S.I.) agisce, se ha ucciso la prima vittima cinque mesi fa, la seconda vittima due mesi fa, vuol dire che ucciderà la quarta vittima tra un mese”, disse visibilmente preoccupato il Capitano Collins.
“La ringrazio Capitano per la deduzione, anche i nostri profiling sono giunti alla stessa conclusione e mi rendo conto che ci è rimasto davvero poco tempo per fermare il killer prima che uccida ancora”.
“Quasi quasi non mi dispiace che l'F.B.I. mi abbia tolto questa patata bollente dalle mani, con tutta sincerità non la invidio per niente, comunque se posso aiutarla in qualche modo me lo faccia sapere”, disse il Capitano Collins, mettendo una mano sulla spalla dell'Agente Speciale Evans come a confortarlo.
“A tal proposito io e la mia squadra avremmo bisogno di un ufficio per attivare un centro operativo”.
“Lo ritenga già fatto”.
“La ringrazio Capitano per la sua gentilezza”.
“Ricordi Agente Evans, gentile ma mai servile”, rispose Collins, mentre si allontanava in direzione dell'auto di servizio.
Ormai il sole era già alto, i suoi raggi filtrando tra i grattacieli della città, illuminavano la scena con una luce dorata che contrastava con il grigiore del cemento e delle grandi vetrate dei palazzi.
Le persone che si affrettavano per le strade sembravano avvolte da un'atmosfera quasi fantastica, come se fossero proiettate in un film in bianco e nero.
I loro respiri si condensavano nell'aria fredda, creando nuvole di vapore intorno ai loro volti mentre si affrettavano verso il calore degli uffici, dei negozi e dei caffè.
Le auto che sfrecciavano lungo le strade sembravano quasi vuote, con le persone rintanate al caldo dei loro veicoli, cercando di sfuggire al gelo incombente.
Il suono dei clacson e dei motori rimbombava tra i canyon urbani, creando un ambiente surreale ed irreale.
Ma nonostante il freddo pungente, c'era qualcosa di magico in quella mattinata a Los Angeles, con i raggi del sole che lottavano per farsi strada tra i grattacieli, illuminando la città e regalando un momento di bellezza e calore in mezzo al grigiore dell'inverno.
L'Agente Speciale Capo Justin Evans, dell'F.B.I., entrò nella sala autoptica della scientifica con passo deciso, con il suo elegante vestito blu scuro che trasmetteva un senso di autorità e professionalità.
Il soprabito beige aggiungeva un tocco di classe e raffinatezza al suo look, mentre gli occhiali scuri gli conferivano un'aria misteriosa e riservata.
Grazie al suo portamento sicuro ed alla sua determinazione nei modi, era un Agente esperto nell'affrontare le situazioni più complesse e pericolose con calma ed ingegno.
Il suo sguardo penetrante e la sua presenza imponente lo rendevano un Agente da temere e rispettare in egual misura.
Ogni dettaglio della sua divisa e del suo atteggiamento rifletteva la sua abilità e competenza nello svolgimento del compito a lui assegnato, rendendolo un agente rispettato e temuto all'interno del Bureau.
L'Agente Justin Evans, si era laureato con lode in psicologia presso la prestigiosa Università di Yale. Durante i suoi anni di studio si era distinto per la sua brillantezza e dedizione agli studi, ottenendo sempre voti eccellenti.
Dopo la laurea, Justin era entrato a far parte dell'F.B.I., dove aveva rapidamente fatto carriera grazie alle sue competenze psicologiche e alla sua abilità nell'analisi del comportamento criminale.
Ha risolto numerosi casi di alto profilo ed ha guadagnato la reputazione di essere uno degli Agenti più competenti e affidabili dell'agenzia.
Justin è anche un uomo rispettato e ammirato nella sua vita personale. Si è sposato con la sua compagna di studi, Amelia, con la quale ha costruito una solida e felice relazione.
I due, in passato, conducevano una vita soddisfacente e appagante, dedicando il loro tempo libero a viaggiare e godersi i piaceri della vita.
Ora, Justin ed Amelia, non hanno più figli.
Nonostante le sfide e le difficoltà della sua professione, Justin è riuscito a mantenere un equilibrio sano tra la sua vita lavorativa e quella personale, dimostrando di essere un professionista di grande talento e un uomo di grande integrità e stabilità.
Giunto in prossimità del tavolo autoptico, l'Agente Evans, si mise ad osservare attentamente il Coroner mentre stava effettuando l'autopsia sul cadavere della ragazza.
Il pungente odore della formaldeide saturava l'aria, creando un'atmosfera tetra e inquietante.
Il corpo della vittima giaceva sul tavolo, aveva il torace aperto con in mostra gli organi interni e le viscere.
Il coroner stava analizzando accuratamente le ferite sul corpo della ragazza, concentrato sulle lesioni e gli ematomi che indicavano la rimozione degli occhi.
L'Agente Evans, con un'espressione di determinazione sul volto, si avvicinò alla vittima osservando con attenzione il viso privo degli occhi e con voce ferma chiese: "Coroner, ha trovato qualcosa di rilevante?".
Il coroner si voltò verso di lui, visibilmente turbato e sgomento, e disse con voce calma ma carica di tensione: "Il killer ha asportato gli occhi della ragazza mentre era ancora viva, senza alcuna sedazione, infatti nel sangue non vi è alcuna sostanza che faccia pensare il contrario.
È una barbarie inaudita, un atto di pura malvagità. Agente, è una scena davvero agghiacciante".
“Ha già stabilito qual è la causa della morte?”.
“Il killer ha usato una macchina per l'imbalsamazione per ucciderla, sostituendo gradualmente il suo sangue con la formaldeide".
L'Agente Speciale annuì, prendendo nota delle informazioni.
"Deve trovare chi è responsabile di questa barbarie. Questa ragazza, assieme alle altre, non meritavano di rimanere vittime di un crimine così atroce ed efferato", disse il Coroner con voce decisa.
L'Agente Speciale Evans annuì ancora, scrutando il corpo esanime della ragazza con disgusto e orrore.
Le orbite vuote dei suoi occhi erano un'impronta indelebile dell'atroce crimine commesso nei suoi confronti.
Sentì una rabbia bruciante crescere dentro di sé, deciso più che mai a catturare il responsabile di quei brutali omicidi.
"Troveremo il mostro che ha compiuto questo orrore", dichiarò l'Agente Evans, con determinazione, "non si può lasciare impunito un così barbaro crimine".
Il coroner annuì in silenzio, consapevole del duro cammino che li attendeva nella ricerca del killer.
Con un nodo alla gola, riprese il suo lavoro, sapendo che solo la verità nascosta nei resti della ragazza avrebbe potuto portare dinanzi alla giustizia il colpevole di quei terribili ed efferati delitti.
Era una mattina come tante a Los Angeles quando un corriere giunse alla sede della Crimini Maggiori con un pacco da consegnare.
“Salve dovrei consegnare questo pacco per il Detective Annalice Cox”, disse il giovane corriere, porgendo il tablet all'Agente della reception per firmare la ricevuta.
“Ma cos'è un quadro?”, chiese l'Agente, restituendo il tablet al corriere.
“Vista la forma immagino che lo sia, salve e buona giornata”, rispose il corriere scappando via verso la successiva consegna.
Il quadro era avvolto nel pluriball ed attraverso di esso si poteva, facendo molta attenzione, intuire il soggetto del dipinto.
L'Agente Hernández lo sistemò alle sue spalle, appoggiandolo al muro.
“Salve Agente Hernández, ci sono messaggi per me?”.
“Nessun messaggio, Capitano Collins”, rispose l'Agente scattando in piedi.
“Stai pure comodo Hernández, ma toglimi una curiosità, cos'è quel grande quadro che hai alle tue spalle?”.
“Ah sì, è stato consegnato da un corriere poco fa ed è per il Detective Cox, ho provato a chiamarla in ufficio ma i colleghi mi hanno risposto che al momento è in vacanza”.
“Agente mi faccia dare un'occhiata, me lo dia un attimo”.
“Certo Capitano, ecco a lei”.
Una volta preso, lo girò, lo appoggiò al bancone della reception e si allontanò per guardarlo meglio.
“Oh mio Dio”, esclamò il Capitano Collins, portandosi le mani alla bocca.
“Agente Hernández faccia venire immediatamente la scientifica e chiami L'Agente Speciale Evans al Centro Operativo, che è stato allestito nella sala riunioni al primo piano”.
In men che non si dica la scientifica arrivò sul posto, prelevarono il quadro e lo trasferirono nei loro laboratori, per effettuare i rilievi del caso.
Nel frangente giunse alla reception l'Agente Speciale Capo Evans con il suo assistente.
“Salve Capitano, cosa è successo? L'Agente che mi ha chiamato ha detto che era urgente”.
“Agente Evans è stato recapitato un dipinto, destinato al Detective Annalice Cox, il cui raccapricciante soggetto non lo indovinerà mai, mi segua alla scientifica così lo potrà vedere con i suoi occhi”.
“Certamente Capitano, mi faccia strada”.
La scientifica aveva già effettuato i rilievi all'esterno dell'involucro, contenente il dipinto, alla ricerca di impronte digitali oppure del DNA, ora stavano provvedendo a rimuovere il pluriball per analizzare il quadro.
Liberato dall'imballo si sprigionò un forte, sgradevole e confuso odore metallico, come quello che ti rimane sulla pelle delle mani dopo che si è toccato delle monete.
Tutti i presenti si portarono la mano al naso per proteggersi dall'odore penetrante.
Il dipinto, appena svelato, mostrava una scena terrificante ed inquietante, nella quale gli unici colori presenti erano il rosso ed il marrone scuro
Nonostante l'odore sgradevole che emanava, tutti i presenti continuarono a scrutare ogni dettaglio con curiosità e timore, affascinati dalla strana bellezza del dipinto.
Spettatori di quella macabra opera d'arte che gli avvolgeva in una sinistra aura di mistero, noncuranti dell'odore metallico che continuava a diffondersi nell'aria.
Il Capitano Collins rivolgendosi al Capo della Scientifica chiese: “Dottore perché emana questo sgradevole odore metallico?”.
“Presumo che sia stato usato del sangue, al posto dei colori, per dipingerlo. Comunque lo potrò dire con certezza, se si tratta effettivamente di sangue, solo dopo averne analizzato un frammento”.
“Dottore, quando avrà ottenuto i risultati li mandi con urgenza all'Agente Speciale Evans e per conoscenza al sottoscritto”.
“Certo Capitano, non mancherò di farlo”.
Ad un certo punto uno dei presenti esordì dicendo: “La corrente pittorica a cui si rifà l'autore del dipinto è quella del puntinismo, una tecnica pittorica sviluppata dagli artisti francesi Georges Seurat e Paul Signac alla fine del XIX secolo. Il puntinismo è anche conosciuto come...”.
“Scusi lei chi è?”, chiese il Capitano Collins.
“Mi scusi, colpa mia, Capitano le presento il mio assistente l'Agente Speciale Logan Pratt”, rispose L'Agente Speciale Capo Evans.
“Come stavo dicendo..., il puntinismo è anche conosciuto come divisionismo o neoimpressionismo.
La tecnica prevede l'applicazione di piccoli punti di colore sulla tela, piuttosto che mescolare i colori sulla tavolozza. I colori sono posizionati in modo tale da fondersi otticamente nell'occhio dello spettatore, creando maggiore profondità e luminosità.
Gli artisti usavano il puntinismo per catturare la sensazione di luce e atmosfera nelle loro opere. Utilizzando colori puri ed evitando di mescolarli, la luce che si riflette sulla tela viene riflessa meglio, creando un effetto luccicante.
La tecnica del puntinismo è stata adottata e sviluppata da molti altri artisti, tra cui Vincent van Gogh e Paul Cézanne. Il dipinto ‘Domenica pomeriggio sull'isola della Grande Jatte' di Georges Seurat è considerato una delle opere più famose del puntinismo ed è noto per la sua precisa applicazione di questa tecnica”.
“Complimenti, sono stupito da tanta preparazione in materia, Agente Pratt come mai è così ferrato sull'argomento?”, chiese incuriosito il Capitano Collins.
“Quando ero in servizio presso la Squadra Crimine Artistico dell'F.B.I., dovendomi occupare del recupero di opere d'arte, delle più disparate tipologie e correnti artistiche, ho dovuto seguire un, lungo e complesso, corso di storia dell'arte ed arti grafiche”, rispose compiaciuto l'Agente Speciale Pratt.
“I potenti mezzi del Bureau, io non ricordo nemmeno l'ultimo corso di aggiornamento a cui ho partecipato”, disse il Capitano Collins sconsolato.
“Agente Pratt, riunisca il team, tra dieci minuti riunione al Centro Operativo per fare il punto della situazione, alla luce dell'ultima novità. Capitano Collins se lo desidera è libero di partecipare, in qualità di consulente”, disse l'Agente Evans, mentre si dirigeva verso l'uscita del laboratorio.
“Certamente Agente, giusto il tempo di fare una telefonata”.
Il Capitano uscito dal laboratorio della scientifica, dopo aver superato alcune porte, si portò nell'enorme androne della Crimini Maggiori, tirò fuori il cellulare ed inviò una chiamata al numero memorizzato sotto la voce Lissy .
“Ciao cara Annalice, ho da dirti una cosa importante”.

Giovanni Battista

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
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