Autore:
Simona Matteini |
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Romanzo Drammatico Romantico
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Un viaggio tra memoria e segreti.
Chissà perché ai funerali accorrono tutti, anche chi non conosce il defunto. Fatto sta che il cimitero era gremito di gente e la folla si accalcava nella piccola chiesetta. Sofia non riusciva nemmeno a piangere; era stordita, le fischiavano le orecchie e vedeva le persone attorno a lei come in un film. Il sacerdote aveva celebrato la messa e poi aveva benedetto il defunto. Accanto a lei, sua madre piangeva. Alzò lo sguardo verde smeraldo sulla bara ricoperta di fiori provenienti dal giardino della villa. Stringeva tra le mani il ciondolo con lo smeraldo che il padre le aveva regalato quando era ancora una giovane ragazza. Rose gialle, le preferite di papà, si facevano spazio tra le altre, sistemate con cura dalla fedele Maria, governante di famiglia da quando Sofia poteva ricordare. La messa era finita. Ester, sua madre, la toccò sulla spalla e le fece cenno di alzarsi. La massa di gente si catapultò verso di loro per porgere le condoglianze. Non avevano nemmeno aspettato che la salma uscisse dalla chiesa, come se dicessero: "Ti saluto adesso perché me ne vado." Dopo una lunga mezz'ora, spingendo tra la folla, Sofia riuscì a uscire sul sagrato, mentre suo padre veniva caricato sul carro funebre per raggiungere il luogo di sepoltura. Per un momento, nessuno sapeva più qual era il suo ruolo, ma poi si formò una processione rispettosa. Sofia e sua madre, in testa alla fila, entrambe vestite di nero come da consuetudine, camminavano in silenzio. La passeggiata non fu lunga; il cimitero era dietro la chiesa e si procedeva lentamente, per dare tempo a tutti di accodarsi. La fossa, pronta ad accogliere le spoglie terrene del padre, era circondata da sedie bianche, come quelle usate nei matrimoni. Si sistemò accanto alla madre e alzò lo sguardo sugli invitati per la prima volta in quel giorno. Accanto a lei, il nonno in carrozzella stava composto nel suo abito scuro. Era ingrassato e doveva stare attento; era anziano e aveva problemi di cuore. Glielo doveva dire, ma non adesso. L'anziano signore si girò verso la nipote e le sorrise, stringendole una mano tra le sue per confortarla. Il sacerdote iniziò l'ultima serie di preghiere e tutti si voltarono ad ascoltare. Accanto al parroco, lo zio Carlo teneva la testa bassa in segno di rispetto; il fratello di suo padre sembrava veramente afflitto. Molto strano! Sofia non ci credeva affatto. Non gli era mai importato niente di nessuno, nemmeno della famiglia, ma solo di se stesso e della bella vita che lui e sua moglie continuavano a fare senza sosta. Già, dov'era sua moglie? La cara zia Natalia! Come sempre brillava per la sua assenza! Da tempo, sua zia non partecipava alle attività di famiglia. Se così si potevano chiamare le cene per riunire i Del Rio, che sua madre si ostinava a organizzare, anche se ormai era separata da suo padre da più di dieci anni. Lei diceva che la famiglia è importante, che tutti dipendono gli uni dagli altri, nel bene e nel male. E per questo insisteva. Il prete finì le sue litanie e la bara fu calata nella fossa. Sofia si alzò per raccogliere una manciata di terra e, come si usa ai funerali, la gettò nella tomba. Si rese conto che quel gesto non aveva per lei alcun significato. Suo padre era morto e ancora non riusciva a crederci. Quella sera, quando lui le aveva telefonato, non sapeva che avrebbe dovuto sbrigarsi a tornare a casa per vederlo ancora una volta; invece, lo aveva trovato riverso sul pavimento, morto! Quando lo aveva chiamato per avvertirlo che era in ritardo, lui non le aveva detto nulla che potesse farle pensare che il padre stava male. La gente iniziò a diradarsi, immersa in ulteriori saluti e condoglianze. Si voltò per cercare la governante; doveva parlare con Maria per finire di organizzare gli ultimi dettagli del buffet in villa. Una mano dalle unghie rosso fuoco si posò sul suo braccio, costringendola a girarsi. Lo sguardo dell'avvocato di famiglia era velenoso come sempre. “Signorina Sofia, la volevo salutare e porgerle le mie più sincere condoglianze.” La ragazza aspettò qualche secondo prima di rispondere, non voleva che si accorgesse del raccapriccio che quella donna le provocava. L'aveva sempre detestata, senza capirne il perché; sicuramente era una questione di pelle. Quella donna le faceva ribrezzo. “Avvocato Del Serio, la ringrazio molto per la delicatezza delle sue parole. Spero che ci raggiungerà in villa per un piccolo rinfresco.” “Signorina, lei è molto gentile. Avevo già confermato la mia presenza a suo zio Carlo. L'ho fermata un momento per avvertirla che suo padre ha depositato il testamento presso un noto notaio della zona e che fisserò un appuntamento per la prossima settimana.” “Non mi sembra il momento più adatto; comunque farò tesoro delle sue informazioni.” “Certo che questo è il momento giusto; siamo al funerale dell'interessato!” “La sua sagacia mi lascia di stucco, avvocato. Ma adesso mi deve scusare; ho altro di cui occuparmi. Ci vediamo in villa, a dopo.” Quella donna la indisponeva fin da quando aveva cominciato a lavorare per suo padre. Sofia non la sopportava. “Sofia, scusa cara, ti volevo avvertire che vado subito in villa per gli ultimi preparativi. Ci vediamo là. Buongiorno avvocato.” Era stato come salutare l'aria, tanto che l'avvocato si era girato senza degnare la governante di uno sguardo. “Certo, Maria, grazie. Cerco mia madre e ti raggiungo.” Ma dove poteva essere Ester? Già, Sofia chiamava la madre per nome. Il loro rapporto non era mai stato granché. Quando era ancora insieme al padre, la donna era sempre in viaggio con le amiche e, dopo la separazione, si guardava bene dal preoccuparsi della figlia. Ma in fondo era sua madre e non le voleva male. Era cresciuta bene in villa col padre, che aveva adorato. Adesso era sola e avrebbe dovuto cavarsela senza l'aiuto di nessuno. “Signorina, buongiorno, le volevo porgere le mie più sincere condoglianze.” Sofia non aveva visto il giovane avvicinarsi. Sbatte più volte le palpebre, come accecata dal sole in quella cupa giornata di nuvole. “La ringrazio, molto gentile. Ci conosciamo?” “Forse ci siamo visti qualche volta da piccoli; sono Alessio Panforti. Sono il vostro vicino, abito nella grande casa accanto alla vostra. Mio padre era molto amico del suo.” “Ah, certo, ricordo vagamente un ragazzino dalle gambe lunghe e i capelli arruffati.” “Eh sì, proprio quello, purtroppo.” Sorrise. “L'aspetto in villa per il rinfresco?” “Crede che sia il caso? Tutto sommato, non sono di famiglia. La lascio alle cure dei suoi cari.” “Oh no. La prego, venga; quelli non sono i miei cari. Quelli sono un gruppo misto di persone che appena si sopportano.” Alessio era sconcertato; non aveva mai sentito qualcuno parlare così della propria famiglia. Sofia si accorse dell'imbarazzo del giovane. “Mi scusi, sono stata inopportuna. La prego, venga, sarà ben accetto. Non faccia caso ai miei deliri!” “Va bene, allora vengo volentieri.” “Sono contenta, ma adesso mi deve scusare; devo recuperare mia madre e precedere gli ospiti in villa.” “Oh, ma certo; allora a presto.” Sofia vide la madre che parlava col parroco e non perse l'occasione per avvicinarla. “Ester, sei pronta? Andiamo?” “Sofia, non essere villana; sto parlando con padre Rusco. Lo stavo ringraziando per la bellissima cerimonia.” “Carissima signora Del Rio, è stato un piacere.” La ragazza infilò il braccio in quello della madre. Certo, padre Rusco, gran bella funzione! Ma adesso ci deve scusare, dobbiamo tornare in villa per il rinfresco. Spero che lei si voglia unire a noi.” “Certo, Sofia cara, tra poco vi raggiungo.” “Ok, allora a dopo!” Le due donne fecero dietrofront e si avviarono verso la macchina. “Sofia, ma come sei sgarbata e maleducata, perché questa fretta?” “Ester, ti ricordo che a casa ci aspettano un centinaio di persone per il buffet. Dobbiamo affrettarci.” “Oh cara, ma possiamo anche fare con più garbo; non importa essere villani.” “Dai Ester, che cosa vuoi che sia? Siamo tutti in famiglia, no?” Sedute in macchina, durante il tragitto verso casa, Sofia guardava fuori dal finestrino. Volutamente! Non voleva parlare, non ne aveva voglia; pensava al padre e alle strane circostanze della sua morte, non riusciva a capire. Suo padre stava bene ed era morto d'infarto. “Tesoro, stai bene?” “Ester, lasciami in pace, sto bene!” “Sei sicura? Sembra che per te non sia successo nulla, che questo sia il funerale di un estraneo?” “Ma come osi dire questo?” Sofia si voltò di scatto, piena di rabbia, a guardare sua madre. “Cara, non ti arrabbiare. Sono solo preoccupata per te!” “Ecco, lasciami in pace, sto bene!”
Simona Matteini
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