Il viaggio e la mente. Operazione Shark
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Questo romanzo parla di Vincenzo e dei ricordi che alimentano la sua memoria. Vincenzo è un agente dei servizi segreti italiani in pensione da qualche anno in Calabria, sua terra di origine. Insieme a Gioia, sua moglie, e a Peter, il suo badante, vive serenamente circondato dall'affetto della famiglia e dai ricordi di una vita vissuta intensamente. Appena in pensione ha abbandonato la città diventata ormai caotica, scegliendo quale luogo dove trascorrere la sua quotidianità Serra San Bruno, un paese tranquillo, sereno. Tuttavia, Vincenzo convive con una malattia neurodegenerativa che gradualmente sta sgretolando i suoi ricordi; nomi ed eventi fluttuano nella sua testa come in attesa di sparire da un momento all'altro. Una delle chiavi di lettura del romanzo è quindi la speranza di Vincenzo, la speranza di trattenerli per custodirli gelosamente. Ricordare non è ritornare al passato vinto dalla malinconia, ma intima lotta per dare un significato al presente e per costruire nuovi ricordi in futuro. La memoria è roccia sulla quale edificare la sua vita; non c'è margine, nel carattere di Vicenzo, per il tormento dell'attesa di qualcosa che avverrà in futuro. La presenza delle persone che lo circondano, come Silvano, amico fraterno (e proprio sul fantastico rapporto nato fra i due e consolidatosi solamente con il tempo, è da ricercare un'altra chiave di lettura: l'amicizia) e collega con il quale ha condiviso buona parte della sua vita professionale, o Fra Tarcisio, uomo intelligente e pragmatico che lo ascolta in silenzio senza mai intervenire con parole superflue, lo rafforzano. E per Vincenzo, la forza ricevuta è sempre forza da donare. Ogni cosa è appiglio, gli oggetti, le fotografie e la musica classica attivano stimoli che alimentano continuamente la sua speranza di rimandare, ogni giorno, il vuoto nel quale non vuole abbandonarsi. Vincenzo non si arrende e sfrutta ogni occasione per popolare i suoi pensieri. Ricorda e sogna, interagisce con le persone che ama; amato. Nel suo studio, una domenica, giorno di festa condiviso con la famiglia allargata ai sui figli e ai nipoti, si riposa, chiude gli occhi e ricorda, ricorda o forse sogna cosa faceva per la Repubblica, l'amata Patria (amore incondizionato per la Patria, per il suo vessillo tricolore, per i suoi simboli). C'è Silvano, il Capo, quel demonio di Giancarlo e lui, com'era e come vorrebbe sempre lucidamente essere. La speranza, pensa al risveglio, è fiducia ed è sempre vigile. E Vincenzo ricordando sconfigge il vuoto. Ed è proprio grazie a questa innata voglia di vivere e restare mentalmente operativo, che nascono le pagine di questo romanzo. Un romanzo che racconta la nascita del rapporto tra Vincenzo, navigato agente dei servizi segreti da anni abituato a lavorare da solo, e Silvano, anch'egli agente dei servizi segreti ma più giovane di Vincenzo. Il rapporto tra i due, originato da una imposizione del Capo mal digerita da Vincenzo, si rivela vincente e si consolida con il passare dei giorni, anche grazie alla delicata attività che immediatamente impegna i due chiamati a ricostruire il complicato puzzle di un traffico internazionale di armi. I soggetti che gestiscono l'illecito traffico, scaltri e pronti a tutto pur di raggiungere i propri obiettivi, si muovono nell'ombra occultando la losca attività dietro una facciata di irreprensibile moralità ma Vincenzo e Silvano non si lasciano scoraggiare al cospetto delle prime, apparentemente insormontabili, difficoltà anzi le sfruttano a proprio vantaggio. Con grande professionalità e spirito di sacrificio, i due si muovono su tutto il territorio ed anche al di fuori dei confini nazionali, raccogliendo informazioni e tessendo la fitta ragnatela che permetterà una brillante conclusione dell'attività. Anche questa volta, come tante altre, mentre si festeggia per il brillante risultato ottenuto i due colleghi si eclissano, spariscono: loro, da buoni agenti segreti, vivono lontani dalle luci della ribalta. Quando i giornali riporteranno la notizia dell'ingente sequestro di armi, loro non verranno menzionati. Loro saranno già lontani da quel luogo e sicuramente già impegnati in una nuova missione. “Hai la mia parola”, disse Vincenzo afferrando quella mano tesa in una stretta che suggellava un accordo non scritto ma dall'altissimo valore, tra due uomini che pur vivendo in due realtà completamente distanti, erano mossi dagli stessi altissimi ideali, l'amore per la propria patria, l'amore per gli altri esseri umani, l'amore per la famiglia unico porto sicuro nelle tante quotidiane tempeste. “Da oggi in poi veglierò su Peter e lo aiuterò a costruire il suo futuro”. “Grazie. Appena avrò i dati che ti necessitano, lascerò il messaggio alla segreteria”. “Buon rientro a casa Comandante Ravi”. Domenica pomeriggio ore diciotto. Mentre l'aereo rullava sulla pista pronto al decollo sotto una leggera pioggia, Ravi osservava pensieroso dal finestrino chiedendosi se la sua fosse stata una scelta saggia. Aveva fatto bene a garantire l'aiuto a quei due uomini? E se ci fosse stato qualche imprevisto cosa sarebbe successo? Ancora una volta erano tante le domande ad affollare la sua mente. Il suo viso si stava incupendo sempre più e le sue mascelle per la tensione accumulata si contraevano quasi sistematicamente. Poi, all'improvviso, una dolce immagine apparsa nella sua mente e prontamente riflessa davanti ai suoi occhi l'aveva rasserenato; era l'immagine di quella stretta di mano che aveva suggellato un patto non scritto ma dall'altissimo valore. Con quel patto aveva garantito un futuro sereno per il suo piccolo Peter, per suo figlio. Tanto bastava. L'aereo ormai decollato aveva virato verso destra mentre continuava a salire fin sopra le nuvole dove sarebbe stato comunque buio ma quanto meno non ci sarebbe stata pioggia. Quella sera, fra poche ore, Ravi avrebbe dormito nel suo letto, ma da solo. Questa volta non avrebbe chiesto ad Irina di dormire da lui, no quella notte no, il dolce ricordo di Alisha addormentata tra le sue braccia era ancora troppo forte e vivo. Avrebbe dormito da solo. Lunedì mattina, Odessa. “Buongiorno Kostyantyn come stai?”. “Ben tornato Comandante. Raccontami qualcosa del tuo viaggio. Ti sei divertito a Roma? È una città che non conosco però prima o poi mi deciderò a fare una vacanza in Italia così da visitare non solo Roma ma anche tante altre belle zone. Alcuni miei parenti sono stati in Toscana e mi hanno detto che si mangia benissimo”. “Roma è una città meravigliosa. È la città dell'eterna primavera. Durante la mia permanenza ha piovuto qualche giorno ma tutto sommato mi sono rilassato, sono pronto a lavorare anzi sono ansioso di rimettermi in mare”. “Bene sono contento. Ma, a proposito, non dovevi portarmi una cosa dall'Italia?”. Ravi scoppiò a ridere mentre estraeva dal suo zaino una cassetta in legno contenente una bottiglia di pregiato Brunello di Montalcino. “Temevi me ne fossi dimenticato? Questa bottiglia divino la dovrai bere in occasione di una cena speciale, una di quelle cene alla quale dovrai invitare amici speciali come me e non una di quelle ragazze che ti porti a casa ogni fine settimana”. Anche Kostyantyn scoppiò a ridere. “Va bene allora conserverò questa bottiglia per una occasione speciale. Ma ora parliamo di cose serie. Ho discusso con i miei amici; il viaggio è stato fissato per giovedì notte. Partirai con la Jelka che batte bandiera croata e dovrai fare esattamente come stabilito durante l'incontro che hai avuto con loro. Giovedì mattina ti consegnerò i soldi che dovrai utilizzare per evitare che nessuno dei container destinato al porto tedesco venga controllato e la metà del tuo compenso, l'altra metà ti verrà consegnata alla fine del viaggio. Sempre giovedì sapremo il numero del container che interessa ai miei amici“. L'incontro si era concluso ed il Comandante Ravi era uscito dall'agenzia di Kostyantyn con un solo pensiero in testa: andare alla cabina telefonica e lasciare il messaggio. Mentre camminava ripeteva tra sé e sé quello che avrebbe dovuto dire; gli era stato raccomandato di non dire niente di più di quello che gli era stato richiesto; era sicuro che non avrebbe sbagliato. Non poteva sbagliare. “Vincenzo buongiorno”. “Buongiorno Capo. Abbiamo novità?”. “Ti faccio sentire il messaggio che è stato appena lasciato alla segreteria telefonica “M/N Jelka, bandiera croata, partenza giovedì notte, appuntamento sottobordo all'una e quindici minuti. Questo è tutto. Faccio approntare la Range Rover con tutta l'attrezzatura”. “Bene Capo. Chiamo subito Silvano e ci prepariamo a partire”. Mercoledì pomeriggio in strada, finalmente. “Buona sera signori avete qualcosa da dichiarare?” chiese l'anziano doganiere chinando il capo per guardare meglio all'interno della Range Rover color bianco latte. “Nulla da dichiarare”, rispose Silvano con un candido sorriso, mentre porgeva al funzionario la carta d'identità sua e quella di Vincenzo. “Mi apre il cofano?“, replicò il doganiere e, mentre Silvano fuori dall'abitacolo si apprestava ad aprire il portellone posteriore, chiese la direzione che avrebbero preso. “Siamo diretti in Romania, a Costanza”, rispose con tono pacato Vincenzo che nel frattempo era sceso dall'autovettura e, prima che il funzionario doganale potesse fare ulteriori domande, aveva aggiunto alcune informazioni studiare appositamente per l'occasione. “Siamo fotografi professionisti con una grande passione: il mondo sottomarino. Ogni volta che riusciamo ad accumular e qualche giorno di ferie, approfittiamo per fare una breve vacanza così da poterci rilassare e scaricare lo stress accumulato nei servizi fotografici per matrimoni, comunioni, cresime e battesimi. Potrà sembrare strano ma il nostro è un mestiere stressante, non è semplice realizzare belle foto con i bambini che non stanno fermi un attimo e scappano in continuazione. A Costanza visiteremo innanzitutto il meraviglioso acquario e poi approfitteremo per effettuare delle immersioni per ritrarre la fauna marina di quei posti. Un nostro collega c'è stato lo scorso anno ed è rimasto incantato”.
Vitaliano Fulciniti
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