“C'è un tempo per mostrare, uno per dimostrare, uno per affittare una stanza in un monastero tibetano”. Manty
Quando Cupido frequentava il liceo degli angeli, era considerato elemento indesiderato. Invece di ascoltare gli insegnanti lui sognava a occhi aperti con una convinzione tale che i Sogni, divenuti reali, andavano a ringraziarlo facendosi largo tra i banchi; le ore di lezione si svolgevano a singhiozzo, interrotte dal loro continuo andirivieni. I professori abbandonavano le classi e i compagni di Cupido ne approfittavano per fare baldoria. Il preside, stanco della situazione, chiese di far visitare l'angelo da uno psichiatra. L'analista, al quale i genitori si rivolsero, fu molto schietto. «Vostro figlio vorrebbe sostituire la realtà col suo mondo fatto di fantasie. Sin qui niente di strano, sono in molti a pensarla così. Quello che mi preoccupa è che si tratta del primo caso, nella storia della psicoanalisi, in cui il paziente non si limita a sognare. Lui ha la capacità di fare avverare ciò che sogna. Il potenziale di energia che possiede, se ben incanalato, potrebbe addirittura cambiare il mondo! Non so che dirvi. Onestamente, non mi era mai capitato prima.» Alcuni mesi dopo il diploma, Cupido era ancora disoccupato. Trovare un lavoro creativo in sintonia col suo spirito sognatore sembrava impossibile. Papà Angelo, pur contrario alle raccomandazioni, si rivolse per consiglio e aiuto all'usciere del Paradiso. San Pietro alzò il telefono, pigiò un tasto e lasciò un messaggio in segreteria: «Sulla Terra non rilevo più alcuna traccia d'armonia, richiedo immediato intervento DiVino.» La richiesta fu smistata, erroneamente, all'enoteca del Grande Carro che faceva servizio a domicilio. In un femtosecondo furono consegnate ventidue casse di pregiato vino bianco. San Pietro provò a spiegare che si trattava di un misunderstanding, ma inutilmente. In fondo, tutti possono sbagliare, l'importante è rimediare. Quindi stappò una bottiglia, versò il contenuto in un bicchiere e sorseggiò. Guardò attentamente i tasti, sfiorò quello dei Miracoli e registrò un altro messaggio in segreteria: «Sulla Terra non rilevo più alcuna traccia d'armonia. Urge inviare emissario incorruttibile, richiedo immediato intervento Divino.» Dio ascoltò, meditò un giorno e una notte, poi decise. A illuminare la sua mente fu la passione di Cupido per il tiro con l'arco, così lo contattò per una chiacchierata informale. L'angelo non stava più nelle ali per la contentezza. Essere convocati per un colloquio nell'azienda più prestigiosa dell'universo capitava, sì e no, a ogni morte di Papa. Il giorno fatidico salì sul Piccolo Carro, gratuito per i neodiplomati, e scese nel viale principale del firmamento alla fermata della Via Lattea. Gesù lo attendeva, insieme a Pietro, a bordo di una nuvola a strapiombo sul nulla. Pochi minuti furono sufficienti per esaminare il candidato. «Ragazzo mio, vagherai sulla Terra armato di arco e dardi speciali. Sarai il responsabile di tutti gli innamoramenti terreni! Ti piace l'idea?» «Mi piace tantissimo. Però il cuore, così per com'è fatto, ha un aspetto orripilante. Quei ventricoli, quelle vene sottili e bluastre non hanno niente di romantico. Anche l'occhio vuole la sua parte.» «Non posso cambiare l'aspetto del cuore per i tuoi capricci.» «Faccia un miracolo, Signore, cosa le costa?» «Non se ne parla nemmeno. Usa la tua fantasia, se vuoi.» Cupido chiuse gli occhi, strinse i pugni, corrucciò la fronte, si concentrò con tutto se stesso e dal cuore-muscolo vennero fuori miliardi di cuoricini rossi che si alzarono in volo e si riversarono sul globo terrestre. San Pietro, convinto fosse opera divina, gridò: «Miracolo!» Da questo malinteso ebbe origine il termine blasfemo. Dio, dapprima infastidito dalla leggerezza dell'apostolo, scordò l'incidente diplomatico e istruì Cupido sul da farsi. «Lanciandoti da qui – disse a Cupido – arriverai a Palermo.» «Quanti giorni dovrò restare là?» «Chi può dirlo? Pensa che un editore ha bisogno di sei mesi per decidere se pubblicare un libro o meno... In questa missione ci sono centinaia di incognite in più da considerare, ed è impossibile risponderti. Vivrai là finché lo riterrò opportuno. In ogni caso, senza il mio aiuto non ritroveresti mai la strada per il Paradiso. Sulla Terra si perde il senso dell'orientamento. Il 20% degli abitanti è disorientato, e il restante 80% è gente persa. Ti agevolerò facendoti entrare in una dimensione spazio-tempo quantico.» «Come parli difficile, Signore mio! Cos'è questo quantico?» «Detto terra terra, visto che là finirai, ti spiego in sintesi: un minuto, un secolo o un giorno saranno percepiti in modo totalmente differente a seconda di chi li vivrà. Esempio: un evento che tu penserai stia durando un secondo, per il lettore sarà durato un intero anno e viceversa. Per vivere un secolo potrebbe bastare un minuto. Basta dilungarsi, adesso. Sappi che il requisito per ritornare quassù è che tu rimanga candido. Se ti sporchi anche soltanto le mani, scordati di noi.» «Con che cosa dovrei sporcarmi?» «Spiacente, non posso risponderti, il tempo è scaduto.» «Ehi! Che significa? Non è un gioco a quiz, qui c'è in ballo la mia vita!» San Pietro lo ignorò, spalancò le porte del cielo, lo spinse fuori dalla nuvola e l'angelo iniziò la discesa. Una perturbazione atmosferica lo dirottò verso la discarica di Bellolampo. Lì una montagna di sacchetti di plastica variopinti attutirono l'impatto col suolo. Cupido alzò la testa, si stropicciò gli occhi e si guardò intorno a 360 gradi: «Mondo Cherubino! È pieno di rifiuti questo pianeta.» «Profonde e tristi verità escono dalle tue labbra. Chi sei tu?» Cupido sussultò, pensava di essere solo e invece, poco distante da lui, scorse una mantide religiosa. L'insetto stava seduto all'ombra di un albero spaesato. Teneva le zampe posteriori incrociate, accentuando così la sua incredibile somiglianza con Buddha, e lo fissava intensamente in attesa di una risposta. «Sono un angelo.» «Un angelo? – replicò, ironica, la mantide – allora andremo d'accordo perché io sono Trilly, l'amica di Peter Pan.» «Non sto mentendo. Sono arrivato fin qui per diffondere l'amore. La cosa strana è che solo gli spiriti eletti vedono gli angeli. Come fai a comunicare con me?» «Nessuno mi ha mai rivolto la parola e, per non annoiarmi, ho dedicato la mia vita all'osservazione del tutto.» «Capisco. San Pietro mi ha accennato che avrei trovato gli spiriti eletti tra coloro che non sparlano, poco parlano e molto osservano. Come ti chiami?» «Il mio nome è Virgilia, ma gli insetti mi chiamano Manty.» «Hai un'idea per farmi uscire da qui? Mi ritrovo con la plastica sino al collo.» «Hai detto plastica? – chiese la mantide che, fortemente miope, riusciva a stento a vedere la montagna – sei fortunato, poteva finirti molto peggio.» La situazione, tutt'altro che paradisiaca, spazientì l'angelo. «Basta! Voglio andare via da qui, – gridò – qual è la strada per rientrare dai miei?» «Come posso indicarti la strada? Le vie del Signore sono infinite!» «Dove trovo uno stradario?» «Calmati, gli stradari non si usano più e io non mi sposto col navigatore, pesa troppo. Tuttavia, ti aiuterò a orientarti qui finché non sarai in grado di farlo autonomamente. La prima regola di sopravvivenza è tenere i piedi ben saldi sulla terra.» «Ti sembra facile per uno come me, abituato a volare?» «Tra qualche giorno ti sarà difficile alzarti in volo, fidati. La seconda regola è mettere al sicuro il bagaglio di esperienze che farai e stare attento alle speranze che ti sei portato dietro. Se le perdi nei vicoli di questa città, non le ritroverai.»
II Cupido cerca casa Manty ricordò di aver visto un “SI LOCA”, qualche giorno prima, nell'immediata periferia di Palermo, e si affrettò a visionare l'alloggio insieme al nuovo amico. L'abitazione di trenta metri quadrati era circondata da duecento metri quadri di terreno coltivabile. L'angelo chiese il permesso di trasformare quell'orticello trascurato in un giardinetto succursale dell'Eden. Il proprietario acconsentì. Manty tirò un sospiro di sollievo. In compagnia di semi e fiori, Cupido non avrebbe sofferto della sindrome di Ulisse o dell'emigrante. L'angelo entusiasta firmò il contratto e, dopo qualche ora, volarono insieme da Ikea per cercare alcuni componenti d'arredo. Rientrarono con una poltrona eccentrica e un tavolino colorato. La stessa sera Cupido si stabilì nel nuovo alloggio e dormì sereno come un angioletto.
III Lost Seguendo i consigli della nuova amica, l'angelo cominciò a muovere i primi passi nel capoluogo siciliano. Le sue giornate scorrevano ordinarie: la mattina cappuccino e brioche, e poi al lavoro. A pranzo un panino con la milza alla Cala, la sera cenette vegane o pollo allo spiedo a seconda del morale. La domenica, seduto sulle sponde del lago Apparenza, Cupido lanciava sassolini nell'acqua sperando di far risalire a galla le grandi verità. Non aveva PostePay né iPhone o un Mac per collegarsi. Si aggirava per le strade senza scarpe Nike e avrebbe accettato Levis dagli sconosciuti. Non conosceva l'Emporio Armani, le magliette Sisley. Non comprava con la Findomestic, non aveva una banca che girava intorno a lui, non ascoltava musica con l'iPod, non era su TikTok e non messaggiava con WhatsApp. Non aveva amici, però coltivava sogni nel suo ormai splendido giardino. Comunicava con le piante, si caricava di energia solare per poi irradiarla su chi gli stava intorno. Non aveva una compagna da abbracciare o da tenere per mano. Era un angelo. Come definirlo? Sfigato? I suoi colleghi, inviati qui dal cielo, si erano integrati totalmente alle abitudini terrene. S'incontravano fra loro per l'aperitivo, frequentavano i locali notturni, andavano ai concerti, erano imbattibili nel windsurf. Cupido era single per una questione prettamente logistica: era l'unico arciere dotato di frecce speciali in grado di far scoccare gli innamoramenti. Dio, nella sua grandiosità, non aveva considerato questo dettaglio che sul riccioluto angelo pesava come una condanna. Qualche volta, mentre pregava, Cupido era tentato di chiedere al Signore di concedere anche a lui la grazia dell'innamoramento ma poi, guardandosi attorno, pensava che Dio di richieste ne avesse già abbastanza. Cupido prese a sorvolare la Sicilia. Che isola splendida! Di quanto amore avrebbe bisogno? Ce ne vorrebbero mille, di Cupidi, per ripristinare un accettabile equilibrio.
Annabella Di Vita
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