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Autore: LaEli LaRoch
LA certezza del Bonne Nuit
New adult Romance Dark
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LA certezza del Bonne Nuit
Ethan.
Sono passati cinque giorni dall'incendio al locale e il tempo mi sembra fermo in un oblio. Mi sento assorbito da un buco nero dal quale non riesco a uscirne in nessun modo.
Passo ore con Grace e sono felice, ma ogni volta che entro dalla porta di casa di Madison, mi sento travolgere dalle ombre. Lei è scostante, noto benissimo che sta mentendo, è preoccupata ma non parla, non si espone e io, oltre a sentirmi escluso, mi sento anche un idiota.
A volte la vedo perdersi nei suoi pensieri mentre è seduta sul divano o a tavola, quando le chiedo cosa c'è che non va, il suo viso si rischiara, mi sorride e dice “Nulla di che” ma so che qualcosa non funziona.
Ogni volta che le chiedo qualche informazione su quello che è accaduto è sempre molto evasiva, non si sbilancia, dice che è stato un imprevisto, che ha risolto tutto, di non preoccuparmi.
Io mi preoccupo invece, cazzo, pensare a quello che poteva succedere mi dilania l'anima e la carne, come essere divorato da un mostro che pian piano si sta facendo spazio per fuoriuscire da dentro di me.
Tiro un pugno alla parete della camera da letto. La pelle si lacera, lo spazio fra le dita si tinge di rosso, appoggio la testa contro il muro stringendo gli occhi: “Cazzo” urlo più forte del previsto. Sono in questa camera, la sua e lei è chissà dove a fare chissà cosa.
Doveva essere la nostra stanza, il nostro inizio e lei non c'è perché quel cazzo di locale viene prima di tutto. Appoggio la schiena contro il muro e scivolo a terra, il pavimento sorregge insieme a me il peso che sento sulle spalle, la testa così pesante.
“Cazzo” appoggio i gomiti sulle ginocchia.
Quando apro gli occhi guardo il mio giubbotto gettato sul pavimento, so cosa c'è dentro la tasca interna e la tentazione è forte.
Tutto in questa stanza mi ricorda lei e quanto si sta allontanando da me. Finché non la vedrò solcare quella porta e tornare, non sarò sereno e ogni fottuto giorno che passo qui è così. Non so mai come tornerà da me e questa cosa mi sta uccidendo.
“Cazzo” ripeto alzandomi e afferrando quella dannata giacca.
Estraggo la bustina dalla tasca interna, due pillole rosa mi guardano e io guardo loro, le stringo forte nella mano combattuto sul da farsi.
Vorrei annullare tutto per qualche ora, perdermi per far tacere la voce che nella mia testa insinua dubbi e insicurezze. So che non dovrei farlo, ricadere è così facile e per uscirne ho passato le pene dell'inferno, lontano da tutti, rinchiuso in quella stanza bianca.
Credevo di essere diventato matto a forza di dover affrontare i miei demoni, ma ce l'ho fatta, li ho rinchiusi tutti quanti in catene, uno dopo l'altro, in un angolo della mia anima, ora sento quelle catene vacillare, allungarsi e le loro ombre iniziano ad abbracciarmi sempre più strette.
Vado in bagno, alzo la tavoletta del wc, svuoto la bustina, vedo le due pastiglie galleggiare, una volta mi ci sarei tuffato dentro per riprenderle, fregandomene di tutto. Appoggio la mano sul pulsante dello scarico e schiaccio. Il vortice dell'acqua le fa sparire alla mia vista, io crollo sul pavimento con la testa fra le mani, frastornato.
“Cazzo Didi, cosa mi hai fatto?”
Qualcuno si schiarisce la voce alle mie spalle.
“Dai, ragazzo ti porto fuori di qua, stai impazzendo.” le mani di Rich mi afferrano per le spalle e mi sollevano.
Non mi ero nemmeno accorto che fosse entrato qualcuno, perso com'ero nei miei pensieri.
“Hai bisogno di aria e vedere un po' di gente con magari una birra in mano, ti porto in un posto.”
Lo seguo in soggiorno, affermo la maglietta che avevo abbandonato sul divano, me la infilo insieme alle mie Converse consumate. Prendo le chiavi dal mobile e chiudo la porta alle mie spalle.
Salgo sul pick-up di Rich mente lui mette in moto e si dirige a nord.
“Hai fatto la scelta giusta in quel bagno.”
“Non voglio parlare con te dei miei problemi.”
“Non sono qua per ascoltarli, ma lei sarebbe fiera di te se ti avesse visto.”
“Lei non deve sapere cosa avevo in tasca.”
“Come preferisci, ma non è nuova a questo mondo.”
“Dove andiamo?” Tronco il discorso sul nascere non sono in vena di confidenze e per di più non lo sono con lui.
“Al Lucky Baldwin's.” lo guardo incredulo. “Non a Los Angeles, qua a Las Vegas, Sidney ha una sede anche qui.”
“Una birra mi serve proprio, lei dov'è?”
“Al Bonne Nuit aveva delle questioni da risolvere, abbiamo un paio di ore.”
“Sempre il Bonne Nuit. È sola là?”
Lui sorride. “C'è Lex con lei. Dovevano controllare delle telecamere e altro. Sa badare a se stessa anche da sola, Dix è una tosta non si spaventa facilmente.”
So che ha ragione, non l'ho vista versare una sola lacrima per tutta questa storia, non ha mai ceduto, neanche ora, che tra due giorni il locale riaprirà.
“Ci sono io con lei non mi interessa la tua opinione.”
“Madison non si comanda, prima lo capirai e prima eviterai di fare casini, lei è padrona della sua vita, tu puoi solo ringraziare di farne parte.”
“Questo è il tuo pensiero amico.” guardo fuori dal finestrino lo scorrere la città, non ho più voglia di parlare di Madison con lui.
Sto iniziando a odiare questo posto, ma sono certo che dovrò imparare a conviverci almeno finché non troverò il modo per portarle via.

Madison
Mentre la porta si sta chiudendo lo sento urlare.

“Fottiti. Didi sei solo una stronza.”

Le lacrime rigano il mio volto, lui non capisce il pericolo, non sa in cosa mi sono cacciata per assicurarmi che nessuno gli faccia del male. Forse un giorno riuscirà a perdonarmi.
Chiudo gli occhi, ho bisogno di staccare dalle emozioni e scivolo in un sonno senza sogni e finalmente i nervi si rilassano.
Non so quanto tempo è passato quando la porta si apre, con gli occhi mezzi addormentati vedo Rich sedersi al mio fianco e accarezzarmi la testa.
“Tranquilla Dix ci sono io con te, sempre.” Mi bacia la fronte e prendendomi tra le braccia si corica al mio fianco.
Nel suo abbraccio il mio corpo si rilassa e lo seguo nuovamente in quel mondo fatto di nulla che mi serve per non sentire la cicatrice sul cuore farsi più profonda e dolorosa. Una cicatrice che porta il nome di Ethan.
Sono passate quattro settimane, il locale è di nuovo sulla cresta dell'onda e io mi sono ripresa. Mangiare sano e prendere degli integratori mi ha rimessa in forza.
Ora sto preparando le valigie, verranno spedite tra poco più di due ore. Noi partiremo per Winnipeg tra un paio di giorni come prevede l'accordo con Buddy.
Torneremo nella città degli angeli, la mia Mustang è pronta con dietro caricate le nostre moto su un carrello, nemmeno andassimo in vacanza, ci sono un paio di questioni da risolvere prima di iniziare questa nuova avventura: devo capire se Lex dice la verità. Il posto giusto per cercarla è il Lucky Baldwin's, da zio Sid.
“Rich a che punto sei?” urlo dal bagno mentre ripongo tutti i miei effetti personali nella trousse.
“Ci sono.” si affaccia sulla porta. “Valigia pronta, tanto le lavanderie a gettoni ci sono anche là, non ci serve molto.” sorride.
“Direi di sì, ho chiesto una casa così possiamo essere più liberi, quando arriva la squadra?”
“Tra pochi giorni.” si sposta per lasciarmi passare, vado in camera e ripongo la trousse.
“Ok, sono pronta, andiamo.”
Si avvicina e prende la mia valigia.
“Faccio io.” mi dà un bacio in fronte avviandosi verso la porta.
Esco dietro di lui, do ancora un'occhiata al soggiorno di casa mia, tre settimane e tornerò. Chiudo la porta e sento come se la mia vita venisse messa in stand-by, un brivido mi percorre la schiena, odio questa sensazione.
Ci allontaniamo per avvicinarci all'aeroporto e lasciare i bagagli, dopo torneremo a prendere le moto.
Guardo fuori, il deserto si fa strada nella città. Per quanto l'uomo provi a impedirlo, il mondo avanza e noi non possiamo fermalo, prima o poi la sabbia tornerà padrona di queste strade, ricordandoci che è stata per sua intercessione che abbiamo potuto costruire tutto quanto.
Quando la natura si stuferà di averci tra i piedi, se la riprenderà o semplicemente quando toccheremo il fondo con le nostre assurdità. Sin city esiste ed è proprio qui, magari non agli occhi di tutti ma chi la guarda veramente, noterà che nulla è più assurdo di questa città.
“Hai sentito Ethan?” interrompe i miei pensieri. Mi sfrego il cuore quasi riuscissi a lenire la fitta che sento ogni volta che il suo nome viene pronunciato.
“No.”
“Sta bene.”
“Questo lo so, Liam mi tiene informata.”
Lo vedo sorridere. “Mi ha scritto per chiedermi di te.”
“Cosa gli hai detto?”
“La verità Dix, che stai meglio.”
“Non deve sapere nulla del nostro nuovo lavoro, almeno non nello specifico.” mi guarda ma io non volto lo sguardo, fisso la linea di confine della strada.
“Come preferisci.” interrompe la discussione ma vedo la tensione farsi spazio dentro di lui, le mani strette attorno al volante. So di ferirlo, so che non se lo merita, ma non posso fare altro.
Appoggio la testa sul vetro freddo e chiudo gli occhi, mi sono concentrata così tanto su quello che dovrò fare da domani soltanto per non pensare a lui.
Il suo sorriso mi appare davanti agli occhi, quel sorriso al quale non so resistere, Ethan è una persona solare ma quel sorriso, quello che arriva fino agli occhi, l'ho visto pochissime volte.
Sospiro, mi manca e per quanto possa fare l'indifferente, rimane sempre e solo una finzione. Stringo forte gli occhi, riporto la sua immagine nel fondo della mia memoria e quando li riapro nessun sentimento trapela da loro.
È per il suo bene se lo tengo lontano da me, è la cosa giusta, continuo a ripetermelo anche se il vetro sul quale sto camminando continua a scricchiolare e crepare, sotto il peso delle mie decisioni.

LaEli LaRoch

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
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