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Autore: Daniele Missiroli
Cinque belle nonne
Giallo
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Cinque belle nonne
Due indagini dell'ispettore Langman.

Londra, 1885.

– Hai già guardato?
– Sì, era vuoto, dannazione!
– Riuscirci subito sarebbe stato un colpo di fortuna. Perché l'hai rubato? Bastava controllare il contenuto.
– Aprendo lo scomparto lo sportellino si è danneggiato, perché il legno è vecchio. Se lasciavo là il quadro, avrebbero capito tutti che c'è un segreto nella cornice.
– Hai ragione, nessuno deve saperlo.
– A questo punto è meglio che rubi anche il prossimo.
– Questa volta però aspetta che siano usciti tutti.
– Ci andrò dopo mezzanotte.
– Vorrei sapere una cosa.
– Cosa?
– Com'è successo?
– Un incidente.
– Un incidente come?
– I particolari li leggerai domani sul giornale.
– Hai ragione, scusa se ho chiesto.

Una settimana dopo.
Quel giorno in centrale faceva freddo. La notte precedente qualcuno aveva lasciato una finestra aperta e l'umidità dei primi giorni d'autunno si era infiltrata nella sala dove gli ispettori del Distretto 19 avevano le scrivanie. Adesso la maggior parte di loro indossava guanti di lana, con i quali però era difficile scrivere i rapporti.
All'ispettore Larry Langman non piacevano i guanti. Preferiva tenere una tazza enorme di tè bollente sul ripiano della scrivania e ogni tanto passarci sopra le mani, sfregandole energicamente. Quando il tè diventava tiepido, lo beveva e poi si riempiva nuovamente la tazzona. Con questo stratagemma aveva compilato tutti i suoi rapporti e ora occupava il tempo leggendo l'inserto culturale della Voce di Londra, uno dei quotidiani che le redazioni recapitavano gratis in tre o quattro copie alle forze di polizia.
L'articolo parlava dei festeggiamenti in corso per un famoso pittore del ‘700, il maestro Jeremy Reyes, a 120 anni dalla sua nascita, nel 1765. A Larry piacevano i quadri, soprattutto i ritratti, ma non sapeva dipingere. Dopo la tragedia familiare che l'aveva colpito, aveva dedicato tutto il suo tempo allo studio della legge e in poco tempo era diventato ispettore della omicidi.
A metà mattina entrò Brian, il giovane responsabile del laboratorio analisi che stava dall'altro lato della strada. Brian si diresse verso la scrivania di Larry, che interruppe la lettura e lo salutò.
– Ciao, posso offrirti una tazza di tè?
– Grazie, ispettore, lo accetto volentieri. Qui si muore di freddo, avete una temperatura inferiore a quella che c'è in strada.
– Lo so, colpa di un disguido notturno.
Larry si alzò e andò nell'angolo della centrale destinato alle pause. Prese il bollitore, riempì di tè una tazza e tornò indietro, offrendola al giovane, che ne bevve subito un sorso.
– Che cosa ti porta qui? – gli chiese Larry.
Brian si grattò la testa. – Sono venuto a parlarle di una strana cosa, ma non le vorrei portarle via tempo prezioso.
– Stavo leggendo il giornale, quindi abbiamo tempo per chiacchierare un po'.
– Guardi che è una cosa lunga e potrebbe risultare una sciocchezza. Posso procedere comunque?
– Certo, raccontami la tua storia.
Brian si sedette e Larry fece lo stesso. – Un uomo è morto in un incendio, però è stato redatto un rapporto di morte accidentale da parte dei vigili del fuoco.
– Non sei d'accordo con quel giudizio?
– Secondo me potrebbe essersi trattato di omicidio. Però non ho prove, ho solo formulato un'ipotesi.
Sentendo la parola omicidio Larry drizzò le orecchie; l'adrenalina entrò in circolo e gli occhi si spalancarono.
– Ti ascolto: parti dall'inizio e non tralasciare nulla.

– La settimana scorsa si è sviluppato un incendio a casa del vecchio barone Ashburn. Erano le dieci di sera e lui era solo in casa. Il barone vive con i due figli: Allan, il primogenito e Anthony il minore. In quel momento erano fuori di casa entrambi. Non c'erano nemmeno i domestici, perché la dimora è piccola e non vivono con lui. La famiglia non è più benestante come una volta.
– È andata a fuoco tutta la casa?
– No, per fortuna un vicino ha visto fumo uscire dalla finestra della camera del barone e ha allertato i vigili del fuoco. Sono arrivati in poco tempo; hanno spento le fiamme e constatato il decesso del barone. Il corpo era carbonizzato sul letto e c'erano tracce di sigari.
– Sembra una morte accidentale.
– Questa è stata la conclusione dei pompieri. I figli sono gli unici parenti in vita, quindi sono gli eredi legittimi. A prima vista sembra un caso senza storia, ma il giorno dopo i ragazzi hanno sporto denuncia di furto.
– La cosa comincia a diventare interessante.
– Secondo loro qualcuno non meglio identificato ha sottratto tutti i quadri del maestro Reyes che appartenevano al padre da tempo.
– Leggevo di quel pittore proprio un attimo fa. Quest'anno c'è la ricorrenza dei 120 anni dalla sua nascita.
– Il barone aveva assicurato i suoi sette quadri per una cifra notevole e i figli sostenevano che qualcuno doveva aver approfittato del trambusto causato dall'incendio per penetrare nella casa e farli sparire. Nessuno aveva associato il furto alla morte del barone e l'assicurazione stava per pagare, ma prima che avvenisse avevano ricevuto la visita di un antiquario che aveva dichiarato di essere in possesso dei quadri. Però erano stati parzialmente bruciati e le cornici distrutte, come se volessero trasformarle in legna da ardere.
– L'antiquario come si era procurato quel materiale?
– Aveva affermato di averli acquistati da un senzatetto, che a sua volta li aveva trovati in una discarica già in quelle condizioni.
– Strana storia. Chi può bruciare dei quadri di valore?
– Dato che i quadri erano ridotti male, l'assicurazione aveva bisogno di una perizia super partes. Ed è a questo punto che entro in gioco io.
– Ti hanno portato i quadri per essere certi che fossero proprio le tele di Reyes.
– Esatto. Le ho esaminate e ho stabilito con certezza che sono le sue. Anche le cornici sono dell'epoca.
– Come hai fatto a essere sicuro che fossero autentiche? Non credo sia sufficiente trovare la firma del pittore.
– No, infatti. Una firma si può contraffare e l'autore stesso potrebbe aver firmato in modo diverso su quadri differenti. Ho controllato il pigmento blu del cielo. Reyes si creava i colori da solo, com'era abitudine fare a quei tempi, e divenne famoso per aver creato il colore blu che poi ha preso il suo nome: il Blu Reyes. Nessuno riusciva a dipingere un cielo di un colore così vivido e intenso come il suo. I cieli di quelle tele avevano la stessa composizione dei cieli di altri quadri, certificati da vecchie perizie.
– Quindi?
– Quindi ho ricostruito i quadri per quanto possibile e mi sono reso conto che ce n'erano solo sei.
– Il settimo potrebbe essere rimasto nella discarica.
– No, l'antiquario si era fatto accompagnare sul posto dal senzatetto e non aveva trovato nulla. Manca la tela e anche la cornice del settimo quadro.
– Il quadro mancante potrebbe avere un valore eccezionale rispetto agli altri?
– No, anzi, è il quadro che vale di meno. Sono riuscito a scoprire cosa manca grazie all'elenco che aveva l'assicurazione quando fu stipulata la polizza. Manca il ritratto della baronessa Alexandra, nonna del barone Ashburn. Mi sono anche informato sulla data: Reyes l'ha dipinto nel 1800, quando si era già ritirato nel monastero di Prinkforth, dove morì l'anno dopo.
– Hai fatto un'indagine completa.
– Una volta acquisite tutte queste informazioni, mi sono messo a riflettere. Se il ladro è uno sconosciuto ruba i quadri per venderli, ma di certo non li brucia. Se il ladro è un parente della vittima ruba i quadri per incassare l'assicurazione, ma poi deve disfarsene. Se tenta di venderli e si risale a lui, rischia la prigione.
– Il tuo ragionamento è logico. Nella seconda ipotesi il ladro è uno dei due figli, oppure entrambi se sono complici.
– Se i ladri sono loro, come fanno a portare via i quadri per incassare l'assicurazione senza uccidere il padre? Dato che era un accanito fumatore, avrebbero avuto anche un sistema sicuro per sviare eventuali indagini.
Larry fece un lungo respiro. La logica di Brian era ineccepibile. Peccato che mancassero le prove. Non solo mancavano, ma non esisteva nessun modo per trovarle. In una discarica nessuno presta attenzione a chi getta via qualcosa. La discarica serve proprio a quello. Per trasportare i sette quadri il ladro aveva usato di sicuro un mezzo guidato da lui. Non una carrozza pubblica, dove il cocchiere vede cosa sta trasportando e lo può riferire.
– Brian, hai fatto bene a raccontarmi tutto questo, ma cosa pensi si possa fare? Se i figli sono degli assassini, hanno ucciso il padre per un tornaconto economico, prove non ce ne sono e loro non hanno motivo di uccidere ancora.
Brian si rattristò. Larry allargò le braccia.
– Prove uguale a zero, reiterazione del crimine uguale a zero, possibilità di incriminarli in futuro uguale a zero.
– Me ne rendo conto, ispettore, però volevo condividere con qualcuno le mie idee. Ho provato a parlarne con il dottor Doyle, però mi ha fermato subito e ha detto di venire da lei.
– Harvey ha fatto bene. Se i figli in futuro si ritrovassero coinvolti in qualche crimine, io saprò far pesare anche le tue supposizioni, stanne certo.
– Immaginavo che non si potesse fare granché. Grazie comunque del suo tempo, ispettore.
Brian si alzò, strinse la mano a Larry e si incamminò verso l'uscita. Larry sospirò, sperando che i figli del barone Ashburn non si fossero macchiati di un crimine così orribile.

Daniele Missiroli

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