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Autore: Silvia Devitofrancesco
Tutta colpa di un poke
Commedia romantica
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Tutta colpa di un poke
Si suole dire che quando una giornata inizia male può solo terminare peggio. Non sono una di quelle persone che fa dei modi di dire uno stile di vita, ma sono costretta ad ammettere che, a volte, tali detti sembrano essere stati coniati a immagine e somiglianza del loro “bersaglio”.
È di nuovo lunedì, penso, stiracchiandomi nel letto, sbadigliando. Fisso il vuoto intorno a me, concedo al cervello qualche secondo per prendere coscienza della realtà, inforco gli occhiali e afferro il cellulare.
Non amo circondarmi di oggetti elettronici appena sveglia. Quando sono in ferie e durante i fine settimana tutti i dispositivi trascorrono la notte rigorosamente spenti, ben lontani dal mio comodino, invece durante i giorni feriali sono costretta a obbedire alle logiche del mondo moderno che ci vuole costantemente connessi, sempre disponibili, perché mai nessuno deve essere costretto ad attendere una risposta per più di tre secondi.
Senza riuscire a trattenere uno sbuffo, illumino lo schermo dello smartphone e abbasso lo sguardo. È assurdo, penso mentre premo sulle icone delle applicazioni. Possibile che la gente non abbia nulla di meglio da fare che importunare la sottoscritta a orari improponibili con richieste assurde?
Un tempo la notte era considerata un momento magico, poetico. Era il tempo in cui, se non si dormiva, ci si ritrovava a guardare il cielo e a perdersi nella sua vastità, oppure ci si abbandonava al flusso dei pensieri o ancora alla passione sfrenata... di certo a nessuno sarebbe venuta la brillante idea di inviare mail e messaggi su WhatsApp contenenti numeri e tabelle colme di dati. Già, ecco un'altra delle terribili e devastanti conseguenze dei ritmi frenetici della nostra epoca della quale il comandamento fondamentale, quello da essere scolpito nella pietra e inculcato nelle menti di tutti sin dalla più tenera età è: “Non perdere tempo, ottimizzare ogni attimo”. In quest'ottica la povera me sventurata non può di certo considerarsi una vittima del sistema.
Rispondo con generiche frasi di circostanza, pregne di gentilezza e buone maniere, poi mi abbandono sul cuscino.
Basta, non posso farcela, ho urgentemente bisogno di una doccia. Questo lunedì è appena iniziato e io sono già stanca. Quanto manca al prossimo weekend?
***
«Buongiorno, carissima, ben alzata» esclama la mia coinquilina nonché migliore amica Ashley.
Le rivolgo un'occhiata stupita. Davvero, non so come faccia ad avere sul viso un'espressione perfettamente rilassata di lunedì mattina. Sarà forse merito delle lezioni di yoga che frequenta assiduamente da un anno o esiste qualche altro motivo che non mi è dato conoscere? Mmm, devo assolutamente escogitare un modo per carpire il suo segreto.
«Oggi è una bellissima giornata» continua a cinguettare mentre volteggia per la cucina.
Oh cielo, ha intenzione di imitare la protagonista di un cartone animato o è in preda ai deliri dell'alcol? «Apprezzo il tuo ottimismo» affermo seccamente sedendomi su uno degli sgabelli posti davanti al bancone. Caffeina. Ho un vitale bisogno d'ingurgitare almeno due tazzine di caffè colme di zucchero, in barba alla dieta.
«Ogni giorno è una nuova occasione» riprende Ashley, dandomi le spalle.
«Ah, sì?» domando con tono annoiato.
«Certo, amica carissima.»
«Dove hai appreso questa filosofia?»
Ashley armeggia con dei piattini in religioso silenzio. Da questa prospettiva non riesco a vedere cosa sta combinando, forse dovrei spostare un po' lo sgabello, ma non vorrei rischiare di combinare disastri. «Sai, Kimberly» esordisce, seria «dovresti frequentare anche tu un corso di yoga, ti aiuterebbe molto. Hai bisogno di qualcosa che ti dia la possibilità di vedere la vita da un'altra angolazione, non puoi rimanere chiusa nelle tue convinzioni, è deleterio oltre che limitante. La vita va vissuta a trecentosessanta gradi ogni giorno, in qualsiasi momento.»
«Ti prego, non iniziare con le tue solite prediche, non è proprio il momento giusto, questo.»
«A essere sincera, queste non sono mie parole. Ti sto illustrando la teoria del maestro, il mio personale faro senza il quale non riuscirei ad affrontare la quotidianità.» Fa una pausa e dopo qualche secondo urla: «Oddio, non ne sarò mica divenuta dipendente?»
«Tranquilla, Ashley, dalle dipendenze si può guarire.»
«Oh, menomale, stavo iniziando a preoccuparmi. Ti ricordo che il coupon “Porta un amico e avrai uno sconto” è ancora valido» esclama, indicando un cartoncino colorato attaccato a un magnete sul frigorifero.
«Grazie, ma non ho cambiato idea al riguardo.»
«Avrai molto tempo per tornare sui tuoi passi e abbracciare il cambiamento interiore» proclama.
Le rivolgo un'occhiata perplessa.
«La tua cara amica dall'udito imbattibile ha “involontariamente” captato stralci di una conversazione» sussurra con tono cospiratorio.
«Dimmi, cos'hai udito?» la canzono.
Ashley scrolla la testa, esasperata. «La promozione verrà prorogata per i prossimi due mesi» esclama tutto d'un fiato.
Povera me, mancavano pochi giorni alla fine del mio incubo e ora dovrò ricominciare con il countdown. «È una bellissima notizia!» mormoro con un tono di voce ironico. Dov'è finito il caffè?
Ashley poggia sul bancone due piattini contenenti un dolce che non riesco a distinguere. «Banana bread» afferma la mia amica prima che io possa aprire bocca. «Una colazione salutare per inaugurare una nuova settimana tutta da vivere» canticchia come se stesse girando uno spot promozionale. «E non è finita qui!» continua. «Un delizioso succo di mirtilli ricco di vitamine. È molto meglio della caffeina, sai?»
COSA? Dov'è finito il mio adorato caffè? «Ashley...» provo a esordire, ma vengo bruscamente interrotta un'onda rossastra che s'infrange al centro della mia camicia bianca appena tirata fuori dall'armadio.
Urliamo i nostri reciproci nomi all'unisono.
«Hai combinato un disastro!» tuono.
«Scusami, ti giuro che non l'ho fatto a posta. La mia non voleva essere una sorta di vendetta dinanzi al tuo rifiuto di partecipare alle lezioni di yoga» si sente in dovere di precisare.
«Se tu questa mattina mi avessi lasciato preparare il caffè in santa pace non sarebbe accaduto questo disastro.»
«Io ho a cuore la tua salute» obietta lei.
«Ti rendi conto del caos che hai combinato? La mia camicia era pulita!»
«E adesso è sporca» mi fa eco lei. «Impara a prendere le cose con più filosofia, non è accaduto nulla di trascendentale né di irreparabile. La tua camicia sarà lavata e tornerà come nuova.»
«La tua calma zen mi farà impazzire.»
«Dovresti affrontare anche tu un cambio di vedute. Se accettassi di partecipare alle lezioni di yoga...»
La fulmino con lo sguardo. Se le mie orecchie dovessero udire ancora una volta quella parola, potrei non rispondere delle mie azioni.
«Sono pronta a pagarti la lavanderia» riprende Ashley.
«Non ce n'è bisogno, grazie.»
«Ma...»
La interrompo con un cenno della mano. «Stai tranquilla, non vorrei essere io la causa di un tuo crollo nervoso.»
«Kimberly...»
«Non fa niente. Devo solo correre di là, cambiarmi, prendere il cellulare e il computer e scappare a lavoro» blatero mentre ingurgito il banana bread.
«Almeno il mio dolce l'hai gradito!» urla Ashley quando sono già in corridoio.
«Era buonissimo» ammetto.
«Allora posso rifarlo?»
Non riesco a trattenere un attacco di risate. Ashley è un autentico vulcano. Nonostante i (frequenti) battibecchi, non potremmo rinunciare per nessun motivo alla nostra amicizia. È lei la persona che mi conosce meglio di chiunque altro, sappiamo entrambe con certezza che, qualunque cosa accadrà nelle nostre vite, potremo sempre contare l'una sull'altra nella maniera più autentica possibile. «La prossima volta, però, niente succo di mirtilli!» replico, aprendo la porta dell'appartamento che condividiamo da quando abbiamo terminato il college. È vero, entrambe potremmo permetterci appartamenti indipendenti, ma, per ora, nessuna delle due ha espresso la volontà di cambiare l'indirizzo di residenza.
«Non sono d'accordo, ma, poiché sono l'amica perfetta, lascerò il succo di mirtilli al suo triste destino nel mondo dell'oblio.»

Silvia Devitofrancesco

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