Voglio Lei: gli opposti si ri-attraggono
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“Ho provato a chiamarti. Il senatore Collins ti ha appena proposto come candidato per il Partito Repubblicano... congratulazioni, futuro Presidente!”
Il suono del cellulare era giunto in lontananza, come una musica di accompagnamento a ciò che aveva sognato. Era in California solo da un paio di giorni, eppure i ricordi erano riusciti a riaffiorare con prepotenza, costringendolo a fare i conti con alcune scelte dolorose del passato e un senso di mancanza difficile da colmare. Nel suo sogno, Paul si era trovato prigioniero della più struggente malinconia. Una spiaggia, il sole caldo, il profumo dell'oceano e lei, la donna che l'aveva amato per quello che era stato, ovvero un giovane dalla testa piena di capelli neri e di obiettivi ambiziosi. Lui, quel giovane innamorato perso della vita e di lei, aveva allungato la mano per tentare di afferrarla, di trattenerla. E lei, con un sorriso dolce, si era invece allontanata, rifuggendo la presa e abbandonando la scena... lasciando in lui una dolorosa sensazione di vuoto. Una melodia struggente aveva preso forma nella sua mente, dapprima più delicata, poi più insistente, finché non si era svegliato di soprassalto e, imprecando e invocando il suo nome più e più volte, aveva aperto gli occhi lanciandosi alla ricerca del telefono. Le chiamate perse e il messaggio di Sheila l'avevano riportato bruscamente alla realtà, facendogli battere il cuore dall'emozione e dall'ansia e sancendo definitivamente il suo cammino verso Washington. “Paulie, tesoro... sei già sveglio?” L'uomo alzò gli occhi dallo schermo per rispondere alla madre. “Sì, ho ricevuto una telefonata improvvisa. Dovrò ripartire il prima possibile.” La donna dall'altra parte della porta rispose con un silenzio eloquente, dopodiché comunicò al figlio che lo avrebbe atteso in cucina. Lui si passò una mano sul volto e, ancora provato per la nottata a base di sogni vividi e vecchi rimpianti, cominciò a preparare la valigia con le poche cose che aveva portato con sé.
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“È arrivato l'altro ieri e già se ne va!” “Cara, sai come vanno queste cose. Ci sarà stato un imprevisto che lo costringe a rientrare, non farne un dramma.” “Tu lo difendi sempre...” borbottò Natalie, avvilita. “E tu non gli concedi mai un po' di respiro!” ribatté Bertie, con sguardo divertito. Paul rimase sulla soglia della cucina per qualche secondo, prima di dire “Mamma, so benissimo che sei arrabbiata per la mia partenza improvvisa, ma ho un motivo più che valido per rientrare a Washington.” “E quale sarebbe?” chiese la donna, pronta a sentirsi raccontare l'ennesima scusa. “Sarò il candidato per il partito Repubblicano alle prossime elezioni.” La ciotola che Natalie teneva tra le mani cadde a terra, rompendosi in mille pezzi. “Stai... stai dicendo che...” “Sta dicendo che nostro figlio potrebbe essere il prossimo Presidente degli Stati Uniti d'America!” esclamò il marito, la cui voce rotta tradiva una certa emozione. Poi, indicando la sedia vuota accanto a lui, aggiunse “Vieni, Paul, siediti a far colazione... chissà quando ci ricapiterà di nuovo.” “Già, chissà...” commentò quest'ultimo, sentendosi strano all'idea che finalmente il suo obiettivo di vita fosse a portata di mano.
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“È meraviglioso!” “Tu lo sei.” “E tu sei mia amica... e sei di parte.” Vanessa stringeva tra le mani una copia del suo nuovo libro, chiedendosi come avesse potuto diventare il nuovo bestseller del momento. “Ancora stento a crederci...” “Invece devi farlo. E devi accettare l'invito al Mary Goldwin Show” ribatté Jade, stringendo gli occhi azzurri e riducendoli a due fessure, dopodiché insinuò “Non avrai mica paura, per caso...” L'altra, punta sul vivo, sfoderò uno sguardo di sfida ed esclamò “Vanessa Cartwright non teme nulla e tu lo sai molto bene! Mi chiedo solo se partecipare a quel programma televisivo non sarebbe un po' troppo... commerciale?” “Certo che lo è ed è proprio quello il punto. Il tuo libro è diventato un bestseller: devi percorrere la via del business!” “Mah, preferisco di gran lunga un viaggio all'interno del mio io interiore...” commentò Vanessa, quasi schifata. “Ed io credo fermamente che, quando avrai aperto il tuo centro per la cura del corpo e dell'anima proprio grazie a questo business, non lo riterrai più così disdicevole. Anzi, ti sentirai infinitamente grata per l'opportunità ricevuta” ribatté Jade, calando l'asso e aspettando la reazione dell'amica. “Sono sempre grata per ciò che gli angeli hanno la bontà di mettere sul mio cammino...” professò l'altra, chiudendo gli occhi e bisbigliando una breve preghiera di ringraziamento. Jade alzò un sopracciglio, come sempre di fronte alle stranezze dell'amica, e attese la fine di quel momento di raccoglimento per chiederle “Allora, ci sarai?” “Sì, ci sarò... ma solo se potrò dire tutto quello che penso!” L'altra scoppiò a ridere. “Perché, c'era qualche possibilità che tu ti trattenessi?”, trascinando nella risata anche Vanessa.
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“Mia madre è famosa... figo!” “Tua madre non è famosa, sta solo avendo fortuna.” “Sarà... ma quella che ho appena visto al notiziario sei proprio tu e non ci finisci in televisione se non sei famoso, a meno che tu non abbia ammazzato qualcuno.” Vanessa corse in soggiorno e vide sé stessa in una delle foto che aveva autorizzato a diffondere per sponsorizzare il libro, nella pubblicità dello show al quale avrebbe partecipato il mese dopo. “Oh, cazzo!” esclamò rendendosi conto, solo in quel momento, di quanto la cosa stesse diventando effettivamente reale. “E dici le parolacce... tutti i miei sogni si stanno avverando!” esclamò Cameron a sua volta, beccandosi un'occhiataccia dalla madre. La donna si soffermò sul proprio viso trasmesso alla televisione, poi spostò lo sguardo sul figlio, così bello e pieno di sogni nei suoi meravigliosi sedici anni. Pensò a quanto fosse stato bello e tremendo diventare madre così giovane, alla paura di non farcela e alla forza che quel piccolo fagottino le aveva trasmesso non appena gliel'avevano messo tra le braccia. Sola contro il mondo, aveva confessato a sua madre la verità. Quest'ultima aveva sospirato e accolto sul proprio petto quella figlia destinata a essere sola. L'aveva rassicurata, sostenuta e amata, fornendole un esempio formidabile di cosa significasse essere una brava madre. Blondie era stata una nonna eccezionale per Cameron, che aveva accudito dando alla figlia la possibilità di studiare e di crearsi un futuro. Era solo grazie a lei, a quella donna eccezionale, se Vanessa ce l'aveva fatta e, quando un paio di anni prima un tumore fulminante se l'era portata via, il mondo le era crollato addosso, spingendola a chiedere aiuto a una persona straordinaria che le aveva suggerito di curare il proprio dolore scrivendo un diario. Quel diario era poi diventato un libro sulla sua vita e sul suo rapporto con Blondie. E quella pazza di Jade, sua cara amica e editor in una casa editrice, l'aveva convinta a pubblicarlo, azzeccando ogni strampalato pronostico... perché quel romanzo così intimo e delicato aveva conquistato i lettori al punto da rendere lei famosa e il suo sogno di aprire un centro di yoga e meditazione guidata sempre più reale. L'unica pecca era lo scotto da pagare: uscire dal proprio ambiente fatto di spiritualità e raccoglimento per approcciare con lo spietato mondo del business. Tuttavia si sentiva più che pronta ad affrontare gli squali del profitto, come li definiva lei, se ciò poteva significare raggiungere l'obiettivo e garantire a lei e a Cameron la meritata stabilità. “Ehi, ma'... ci sei?” le chiese proprio il figlio, interrompendo quel flusso di pensieri. Vanessa si girò e domandò “Secondo te faccio bene a partecipare a quel programma?” Il giovane la guardò stranito. “Ovvio! Non capita tutti i giorni di finire in televisione e tu sei super: parli con tutti, anche coi sassi, e i miei amici dicono che per essere una mamma sei proprio una gran figa!” “Cameron?!” esclamò lei imbarazzata, poi vide il figlio scoppiare a ridere e cercare rifugio nella propria stanza, e si convinse a sorridere a sua volta, avviandosi verso il tappetino del suo santuario personale per una sessione extra di yoga.
Tina Fancy
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