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Autore: Romina Zanetta
Street Angels
Fantasy
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Street Angels
Dopo poco più di mezzora di viaggio, Jessy iniziò a sbuffare e a chiedere insistentemente di fermarci in un'area di servizio.
Io approvai immediatamente la mozione anche perché avevo urgenza di fare pipì.
Ci fermammo in un'area di sosta non lontana dall'imbocco della Route 66, e dopo essere andata in bagno, ed essermi data una rinfrescata, tornai alla nostra auto.
Jessy era appoggiata allo sportello sorseggiando una bibita fresca.
La sua carnagione scura risaltava come velluto al sole, e gli spavaldi rasta che quel giorno portava legati, non lasciavano dubbi sulla sua provenienza afro-americana.
Eravamo amiche da tutta la vita, sebbene con caratteri molto differenti. Jessy, sapendo di essere bellissima, non mancava mai di esaltare le sue avvenenze con minigonne vertiginose e top ridotti ai minimi termini.
Io ero la classica ragazza che passa inosservata. Carina ma impacciata e talvolta maldestra.
Mi avvicinai a lei e mi guardai intorno in cerca di Mike e Ted.
Jessy mi tranquillizzò offrendomi una bibita e una sigaretta. “E' tutto ok, Cindy, sono andati a fare RIFORNIMENTO.”
“Rifornimento?” Ripetei come un pappagallo.
“Ma se l'auto è qui e la pompa di gasolio laggiù in fondo ...”
Jessy mi squadrò abbassando gli occhiali da sole sul naso: “Non intendevo il rifornimento di carburante. Intendo l'altro rifornimento.”
Continuai a non capire fin quando non vidi Mike e Ted uscire sorridendo dal discount con quattro bottiglie di birra a testa in mano.
Ora penserete che ci siamo ammazzati perché erano ubriachi fradici. No, non è andata esattamente così, ma se non avessero aperto quelle bottiglie, la storia sarebbe andata diversamente.
Guardai Mike con disapprovazione, rovesciando le mani sui fianchi e fissandolo in viso con aria di sfida. “Che intenzioni hai? Ti ha dato di volta il cervello?”
Lui mi guardò con l'aria più innocente che gli riuscisse e appoggiò con noncuranza le birre sul cruscotto.
Anche se ero arrabbiata, non riuscii a non notare quanto fosse attraente.
La maglietta attillata gialla metteva in evidenza i muscoli delle braccia e delle spalle e i calzoncini larghi e lunghi gli conferivano quell'aria da cattivo-ragazzo che mi attraeva tanto in lui.
In realtà non era affatto un cattivo ragazzo. Tutt'altro.
Si era appena laureato in ingegneria e nonostante fosse molto preso dagli studi, non aveva mai trascurato il volontariato e le opere di beneficienza.
Dovetti scuotere appena la testa per ritornare al motivo della mia contrarietà verso di lui.
Lui si scostò i capelli dalla faccia in un modo che sapeva di farmi impazzire, ma io non mi lasciai abbindolare e continuai a puntargli gli occhi addosso con aria accusatoria.
“Dai amore, non è come credi. Sono per festeggiare l'inizio della vacanza ... con una birra non si ubriacherebbe nemmeno un neonato ...”
Poi guardò l'amico in cerca di approvazione. Ted rimase a fissarlo alcuni istanti con aria pensosa. Il nostro amico Teddy era un caro ragazzo, ma di sicuro non brillava per intuito e perspicacia.
Poi si riebbe dal suo stato di trance e si affrettò a dire: “Oh ma si ... certo ... è ovvio ... neanche un neonato ...”
Mike si appoggiò con le braccia alla portiera dell'auto e guardò in terra sconsolato scuotendo la testa. Ci pensò Jessy a smuovere la situazione.
“Allora vogliamo darci una mossa? Non vedo l'ora di arrivare al bungalow e farmi una doccia.”
Buttò in terra il mozzicone di sigaretta e si voltò velocemente per entrare in auto.
A quell'ordine così perentorio dovemmo ubbidire.
Dopo neanche un quarto d'ora ci ritrovammo a percorrere la Route 66 e io mi accomodai meglio sul sedile posteriore immaginando e pregustandomi il sole e la sabbia della spiaggia di Santa Monica. Ispirai a fondo e chiusi gli occhi nel tentativo di rilassarmi.
Avevamo da poco passato il cartello segnaletico con la scritta Arizona quando le palpebre iniziarono a diventare pesanti e dovetti fare uno sforzo per tenere gli occhi aperti. Ma lo scenario che mi si presentava davanti non poteva non essere visto.
La route 66 è una delle strade più larghe e assolutamente pittoresche che si possano immaginare.
Incrociammo molti motociclisti in sella a potenti Harley Davidson che assaporavano tutta l'aria di libertà che solo la Route 66 riesce a dare.
Ai margini della strada si stagliava uno scenario tipico dei film western: il deserto dell'Arizona con i suoi colori che variavano dal verde scuro al marroncino chiaro e i tipici cactus di ogni forma. Alcuni alti e lunghi, altri bassi e paffuti e innanzi a noi le catene montuose che parevano divise dalla Strada Madre.
Si, decisamente la Route 66 offriva uno spettacolo senza eguali.
Questa fu l'unica mia consolazione dopo averci lasciato la pelle! Avere dinnanzi agli occhi uno spettacolo mozzafiato per l'eternità!
Il traffico era abbastanza scorrevole, poche moto, alcune auto e diversi camion.
Già ... i camion ...
Il sole iniziava a calare come anche le temperature fortunatamente. Ted alzò di colpo il volume della radio che in quel momento stava trasmettendo Highway to hell degli ACDC.
Perfetto!
Poi prese una birra da sotto il sedile e la stappò. Essendo calda, buona parte della schiuma uscì a getto, inondando tutto il cruscotto e le gambe di Mike.
Si voltò di scatto a guardarlo, spazientito.
“Ma che cazzo fai, Ted?” Lui rimase inebetito a guardarlo con aria mortificata.
“Scusa Mike, ma mi sembrava il momento giusto per brindare.”
Mike si passò un mano sui calzoncini nel tentativo di asciugarsi.
“Guarda qui che casino! Avevo appena pulito l'auto.”
Era talmente intento a guardare il disastro fatto dall'amico, che non si accorse che il camion a rimorchio davanti a noi aveva frenato bruscamente.
Riuscii a gridare a Mike : “ATTENTO ...” ma la frase mi morì sulle labbra.
L'impatto fu tremendo.
L'intero muso della nostra auto andò ad incastrarsi schiacciandosi sotto il paraurti del camion. I vetri scoppiarono dall'urto e l'ultima cosa che riuscii a sentire fu un boato.
Poi il silenzio.
Dopo il violento urto mi ritrovai inspiegabilmente in piedi di fianco all'auto. Vedevo intorno a me le persone che si accalcavano intorno a noi, urlando.
Chi si metteva le mani nei capelli, alcune donne sono scoppiate in lacrime e due ragazzi hanno vomitato all'angolo della strada.
Poi vidi il camionista scendere velocemente dal camion e venire verso di noi.
Lo vidi portarsi le mani sugli occhi e gridare a più non posso. Poi iniziò a picchiare furiosamente i pugni contro il cassone del camion, quasi volesse punirlo per qualcosa che aveva fatto. Andava maledicendo questa e quell'altra cosa.
Io continuavo a guardarmi intorno senza capire, pensai di essermi addormentata sul sedile posteriore.
Le loro voci mi arrivavano rallentate come anche i loro movimenti. Mi sembrava di guardare un film a rallentatore.
Quando mi voltai verso l'auto, tutto mi fu chiaro.
Io ... o meglio ... il mio corpo era riverso in avanti con la testa appoggiata al sedile anteriore. I miei lunghi capelli castani coprivano quasi tutta la faccia e le braccia mi penzolavano lungo i fianchi.
Nella sventura mi ritengo piuttosto fortunata. Di sicuro non ho sofferto. Una rottura secca della colonna vertebrale .... e via!
E i miei compagni non fecero eccezione .... a parte Mike.
Girai intorno all'auto e vidi il corpo di Jessy con la testa appoggiata in maniera innaturale sul bordo dello sportello mentre una grossa chiazza di sangue le sgorgava dalla fronte.
Il corpo di Ted era per metà fuori dallo sportello, accasciato a testa in giù come uno strofinaccio su una sedia e le mani toccavano l'asfalto.
Quello che vidi dopo fu qualcosa di assolutamente indescrivibile.
Ci proverò lo stesso!
Dopo pochi secondi vidi lo spirito di Jessy staccarsi dal suo corpo e rimanere fermo immobile per alcuni istanti.
Mi ricordò molto un documentario sui serpenti quando cambiano la pelle. Semplicemente se la lasciano scivolare di dosso come un vestito.
Per le anime funziona più o meno allo stesso modo. Il corpo terreno rimane accasciato come un vestito in terra e lo spirito è libero di poter andare dove vuole.
Notai che si guardava intorno furtivamente come in cerca di qualcosa poi la vidi osservarsi le mani e tastarsi il viso e il corpo. Si beh ... corpo ... si fa per dire ... insomma avete capito!
Io mi avvicinai a lei lentamente, per studiare le sue reazioni. Era stupita ed incredula ma non spaventata. E nemmeno io. No.
Scoprimmo immediatamente che quando sei dall'altra parte il sentimento della paura non ha più ragione di esistere. Di cosa avremmo dovuto avere paura? Ormai il peggio era passato!
A differenza dei viventi che seguitavano ad arrovellarsi intorno alla nostra auto, la sua voce mi arrivò chiara e pulita come anche i suoi movimenti.
Non vi era più alcun dubbio che io e Jessy fossimo su una dimensione diversa da quella in cui eravamo fino a mezz'ora prima.
Le feci un sorriso rassicurante ma lei sgranò gli occhi: “Cindy, ma ... dove siamo? Cosa è successo? Siamo ... cioè noi siamo veramente ....”
Annuii tranquillamente cercando di mostrarmi il più sicura possibile ma dentro di me ero piena di dubbi: “Si Jessy, io credo che siamo ....”
Una voce dietro di noi ci interruppe bruscamente. Una voce familiare.
“Che botta ragazzi. Voi state bene?”
Io e Jessy ci guardammo un istante e sospirammo all'unisono con rassegnazione.
Ted stava avanzando verso di noi con noncuranza dando le spalle all'auto e quindi al terribile disastro. Possibile che non si fosse accorto di nulla?
No! Infatti, come era in vita, lo era anche da trapassato: parecchio lento a capire le cose!
Jessy gli si avvicinò infuriata indicando il luogo dell'incidente. Gli puntò un dito contro come una madre sgrida il proprio bambino: “Hai visto cosa hai fatto? Tutta colpa tua e delle tue cazzo di birre.”
Si, anche gli spiriti possono imprecare! Non in modo grave ma ci arrabbiamo anche noi e può scappare qualche parolaccia: siamo fantasmi non santi, ricordatevelo!
Ted si voltò verso il punto indicato e si portò una mano alla bocca.
Fece cenno di no con la testa. “Io ... io non ...”
Mi affrettai a calmare gli animi. Mi frapposi tra loro e guardai la mia amica con aria di rimprovero: “Jessy lascialo stare. Il camion ha frenato all'improvviso e ...”
Non terminai la frase.
Mi precipitai davanti al muso dell'auto, o meglio quello che rimaneva. Una poltiglia di lamiere contorte e mischiate ai pneumatici del camion. Non si capiva bene dove finisse l'auto e dove iniziasse il camion!
Ma in quel momento non importava, avevo in mente solo una cosa: Mike!
Mi portai veloce accanto al lato guidatore e lo vidi. Era ancora vivo!
Respirava a fatica perché un grosso pezzo di lamiera gli si era conficcato nel torace e una grossa macchia di sangue si espandeva attorno all'orribile ferita.
Lo vidi piegare leggermente la testa su un lato e tentare di dire qualcosa. Dalle labbra gli uscì un fiotto di sangue che si sparse su quello che restava del cruscotto e del volante.
Lo sentii pronunciare un'unica parola in maniera appena percettibile. Disse con un filo di voce: “C... Cindy ...”
E poi spirò.

Romina Zanetta

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Erri De Luca Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
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Lisa Ginzburg Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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