XXX Confessions - Le verità nascoste dell'amore
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Curioso come tutto sia nato da una semplice chiacchierata fra amici... Amo scrivere, immensamente, soprattutto storie, romanzi e racconti di alcuni generi ben precisi: thriller, horror, fantasy e storici e chi mi conosce bene sa che il mio sogno più grande sarebbe quello di poter riuscire a divenire uno scrittore a tempo pieno ma, ahimè, gli scogli disseminati lungo questa strada, intrapresa circa dieci anni fa, risultano essere ancora innumerevoli e sebbene vorrei tanto agire diversamente, per forza di cose, il tempo che posso dedicare alla scrittura è sempre meno e lo strappo via, a forza e con estrema fatica, dagli impegni della vita di tutti i giorni solo a fronte di grandi sacrifici (e rinunciando, spesso, finanche al sonno). Discorrevo, infatti, una sera d'autunno, con dell'ottimo vin brulé nei bicchieri, caldarroste calde sul tavolo e la compagnia di un fuoco scoppiettante nel camino, con amici di vecchia data, intavolando un'accesa questione inerente questa particolare problematica nella quale, allora come oggi, mi trovavo invischiato fino al collo...
«Mah, non ci credo più molto... oramai se sei uno scrittore emergente è impossibile distinguerti fra le tante penne che cercano di risalire la cascata delle possibilità...» Agito il bicchiere che ho in mano, il sentore di cannella, arancia, limone e chiodi di garofano riempie la stanza. «Di certo se continui a buttarti giù...» Michela fa una smorfia di dissenso, accoccolata fra le braccia di Alessio. Giulio è preso dalla scena piuttosto spinta di un film trasmesso alla tv, era rimasta accesa, con il volume al minimo, e non ce ne eravamo neppure accorti. «Vedi, di questo dovresti scrivere!» Indica lo schermo, alzando il tono della voce. «Magari non sarà il tuo genere ma... vuoi essere uno scrittore, no? Quindi dovresti essere in grado di scrivere di tutto». «Certo che lo sono ma...» Lancio uno sguardo alla scena, si fa sempre più intensa. «Cosa intendi, che dovrei scrivere erotici?» «Perché no?» Giada, rimasta sino ad allora ad ascoltare, sdraiata in poltrona, annuisce. «È una grande idea invece. Sono d'accordo con Giulio. Magari le storie che realizzi sono belle ma dovresti essere scoperto da più persone, incuriosirle con qualcosa di più appetibile rivolto ad un pubblico ampio di lettrici e lettori». «Scrivi qualcosa di vero, parla delle... non so, magari di quello che piace fare alle coppie?» «Questa sì che è un'idea, tu che fai una cosa del genere...» Alessio ride di gusto. «Ti sfido amico!» «Ma sai che ti dico... sfida accettata!» L'idea si faceva strada nella mia testa e più ci riflettevo e più pensavo a quanto sarei stato curioso di lanciarmi in un esperimento del genere, così lontano da quanto realizzato sino ad allora. «Solo che... non so da dove incominciare...» «Beh, magari qualcosa te la raccontiamo noi.» Michela indica il compagno, lo dice con il sorriso ma non sembra stia scherzando. «Tesoro ma che dici!» Alessio diviene rosso in viso in un lampo. «Mah, non vedo che male ci sia.» Conclude, lei, con un'alzata di spalle. «Ci sono un sacco di siti dove singoli, singole e coppie di ogni orientamento sessuale, cercano amore, avventure, incontri trasgressivi o amano semplicemente raccontarsi.» Stefania parla senza voltarsi, continua a giocare, seduta sul divano, con Sirio, il mio micio, lanciandogli una pallina di carta che lui, diligentemente, le riporta ogni volta. «Domanda lì... prova. Che hai da perdere?» «Ormai... giunto a questo punto della mia incredibile carriera...» tiro un gran sospiro, intriso di un velo di amarezza e di sconforto, «ritengo non ci sia proprio niente da perdere... quindi credo che ci proverò ragazzi. Grazie per l'idea». «Dacci retta...» Giulio mi fa l'occhiolino mentre sbuccia l'ennesima caldarrosta. «A parte gli scherzi, prova e fallo al più presto. Anche stasera». «Stasera... sì...» Risposi a loro ma più che altro a me stesso. «Stasera, prima di andare a dormire, lo faccio».
Qualche ora dopo, disteso sul letto, buttai giù la bozza di un annuncio e, a fronte di una rapida ricerca sul web, trovai gli spazi che mi erano stati suggeriti e, dopo aver effettuato le opportune registrazioni del caso, procedetti a diffondere l'idea che mi frullava nella testa ben inscatolata all'interno di un messaggio piuttosto formale e conciso: mi presentavo, parlavo del mio progetto a grandi linee, invitavo chi avesse avuto voglia di farne parte a contattarmi. La mattina dopo sorrisi, stupito, controllando le risposte ricevute: erano tante e tutte da parte di persone entusiaste. Ma, più che quelle ricevute sui blog e forum da parte di sconosciuti, a stupirmi davvero, furono quelle degli amici presenti la sera prima, persone, da sole o in coppia, che conoscevo da una vita e che ora mi avevano lasciato scritto messaggi del tipo: “Ma se ti racconto/iamo la mia/nostra storia... sarebbe possibile avere uno spazio nel libro?” Che dire... imbarazzo, curiosità, eccitazione per l'alba di una nuova avventura, tutta da scoprire, che sembrava prendere molto più piede di quanto non mi aspettassi. Incominciava al meglio e rotto il ghiaccio con i primi messaggi e i primi imbarazzi tutto procedette in discesa. Posso affermare, a fronte di tutte le fantastiche avventure seguite da quel giorno, che a cambiare, in maniera profonda, non sia stata, dopotutto, solo la mia penna... ma anche la mia vita: il mio modo di vedere, e soprattutto osservare, il mondo, di relazionarmi con il prossimo, di affrontare certi discorsi tentando di mettermi, con ogni mezzo, nei panni del prossimo per cercare di comprenderlo. Quelle che troverete a seguire sono frutto di un'ardua scelta fra le situazioni che avevo intenzione di riportare. Forse non le più incredibili ma, di sicuro, quelle che mi hanno colpito, nel profondo, maggiormente. Sono sincero nel dire che l'intento fosse, inizialmente, basato sulla speranza di poter riuscire a conquistare il cuore di un numero maggiore di lettrici e di lettori rispetto a quanto fatto con le mie pubblicazioni precedenti, storie più “classiche”, di avvicinarle/li, in tal modo, al mio modo di scrivere e alla forza del mio sogno ma il percorso che mi ha condotto alla realizzazione di questo testo si è rivelato illuminante oltre ogni aspettativa, un viaggio umano che ha sorpreso me per primo e che mi auguro possa riuscire ad avvincere e appassionare anche voi che avete deciso di intraprendere questa lettura.
Francesco CORTESIE PER GLI OSPITI
Lei si chiama Charlotte... credo abbia circa trent'anni, forse qualcuno in meno. Una ragazza davvero bella: occhi marroni ma screziati di pennellate verdi, labbra carnose, carnagione molto chiara e priva di qualsivoglia imperfezione, sembra fatta di porcellana. Porta una frangia sulla fronte che le incornicia graziosamente il viso. Sorride, con denti perfetti e bianchissimi che risaltano, ancor più, in netto contrasto col rosso vermiglio del rossetto opaco applicato sulle labbra. La osservo attentamente, di tanto in tanto, mentre prendo appunti, e la vedo oscillare in un misto di sensazioni inconfondibili che vanno alternandosi ciclicamente: ripensamento, titubanza, nervosismo, divertimento, manifesta decisione... Tiene le gambe compostamente giunte e reclinate su un lato, standosene seduta su una poltrona color mogano, in un salotto splendido, arredato in stile moderno secondo le ultime tendenze. Il vestito che indossa, di un tessuto molto leggero, su tonalità del verde chiaro, risulta quasi trasparente e lascia davvero poco all'immaginazione, le arriva quasi alle ginocchia ed è tenuto legato in vita da una sottile cordicella dorata, cosa che le mette in risalto ancor più le forme. Ai piedi, invece, porta uno smalto rosso che riprende quasi alla perfezione il rossetto e calza sandali leggeri con dei lacci in cuoio che le salgono di molto al di sopra della caviglia e le arrivano, intrecciandosi come delicati tralci di piante rampicanti, fin quasi a lambire il ginocchio. Lui, Daniel, credo sia leggermente più grande, un bel ragazzo, atletico, abbronzato, capelli rasati ai lati e lasciati più lunghi sopra, tenuti in perfetta posa da un ingente quantitativo di gel, “un taglio alla moda”, appunto. Barba curata, niente orecchini, tatuaggi o piercing in vista. Indossa una t-shirt bianca, un paio di jeans e delle sneakers. È evidente che tenga molto alla cura della propria persona. Siede in maniera scomposta, ma non sembra a disagio. Ascolta, senza parlare né intervenire. Noto, mentre lascio correre la penna sul foglio, che non mi guarda mai. «Dunque...» mi schiarisco la voce, «abbiamo detto che tenete in particolar modo a mantenere un anonimato. E su questo posso rassicurarvi fin da subito. Eppure avete insistito affinché io venissi ad intervistarvi qui, a casa vostra, non ne ho compreso appieno il motivo». «Beh, sa, come le avevo accennato per telefono...» Charlotte si volta verso il compagno e si scosta la frangetta, «a noi piace un po'... ecco... esibirci... se così si può dire... davanti alle persone. Estranei, soprattutto». «Sì, assolutamente, questo era chiarissimo sulla base delle conversazioni che ci hanno condotti a conoscerci e ad essere qui, oggi, ma l'intento del progetto era puramente quello di-» «La prego... vada avanti...» Lo sguardo di Charlotte si fa più magnetico. Spinge il petto inequivocabilmente “in fuori” mentre porta le mani ad abbassare le spalline del vestito. Rabbrividisce, ma non si ferma. «Ragazzi un momento, che... che cosa state facendo? Io non so cosa dire, ecco, io... sono qui solo per il libro, non voglio assolutamente entrare in discorsi del genere, anzi, vi chiedo cortesemente di-» «Andiamo... si rilassi... » Daniel interviene, con voce atona, mostrando la sua palese agitazione. «Voleva prendere appunti, no? E noi vogliamo essere nel suo libro.» Percepisco, ad ogni modo, il suo tentativo di volermi tranquillizzare. «È questa la nostra perversione, è quella che voleva conoscere, no? Mi auguro... o meglio, ci auguriamo... che non le dispiaccia...» Charlotte lascia cadere a terra il vestito e si alza in piedi, rabbrividisce ancora mentre la stoffa le scivola a carezzare i prominenti capezzoli divenuti improvvisamente turgidi. Ha la pelle d'oca. Non indossa il reggiseno. Si volta di schiena, incomincia a baciare Daniel lasciando ondeggiare alla mia vista un fondoschiena pieno, sodo, privo del minimo segno di inestetismo: è semplicemente perfetto. Il sottile perizoma in pizzo nero risulta praticamente inesistente e scompare, inghiottito fra le morbide curve delle natiche. Sulle prime resto immobile. Non so davvero cosa fare, né se sia il caso di alzarmi domandando scusa, per avere, subitamente dopo, possibilità di prendere la via della porta; i pensieri iniziano a frullarmi per la testa, voglio dire, ero convinto che avrei raccolto informazioni, che ne avrei sentite di cotte e di crude, ma non che mi sarei ritrovato di fronte una bellissima ragazza nuda, conosciuta da neanche un'ora, che mentre tento di riorganizzare le idee si carezza e allarga le natiche davanti ai miei occhi mentre aiuta il suo uomo ad abbassarsi i pantaloni prima di procedere, appassionatamente, ad operare su di lui una fellatio molto spinta. Eppure, avendo scelto di scrivere qualcosa di particolare, prendo a ripetermi, sarebbe più coerente lanciarsi completamente in quell'avventura, provando a viverla in tutti gli aspetti che la caratterizzano fino in fondo. D'altronde, tento di giustificarmi con me stesso, rappresento meramente la personificazione di orecchie, occhi e mani della mia penna. In ultima analisi, nonostante ritenga tutto quello che sta succedendo molto discostante dai piani iniziali, tiro un gran sospiro, decido di non badarci poi troppo e rimango fermo sulla mia posizione: un osservatore, niente più. Senza contare, poi, la mia ammirazione verso il coraggio dimostrato da quei ragazzi, ormai rapiti dalla passione e trascinati in un crescente amplesso. Charlotte scosta il filo sottile dell'intimo che indossa con indice e medio della mano destra, si vede bene che risulta già completamente inzuppato degli umori che ora gli vanno colando lungo l'interno coscia al ritmo dei suoi gemiti che si alzano, soffocati e umettati, assieme a quelli del compagno. Penso alla particolarità della loro fantasia, alla difficoltà evidente del poterla “vivere facilmente”, al particolare rapporto che dovesse vigere fra i due, al come e quando fossero arrivati a scoprirlo e confidarselo ma, soprattutto, al perché. Si trattava di una pratica che, nel tempo, li avrebbe uniti o allontanati? Desiderio scaturito inizialmente da lui, da lei, oppure da una ricerca di entrambi? Che significato aveva, per loro, quell'aggiunta nel rapporto di coppia, quella tipologia di voyeurismo? E come mi sarei posto, invece, io? Avrei descritto i fatti o avrei indagato più a fondo sugli aspetti che si celavano dietro di essi? Avverto il viso avvampare, una strana agitazione nel petto e una leggera sensazione di calore diffondersi in tutto il corpo. Ovviamente non riesco a rimanere indifferente a quello che accade innanzi ai miei occhi, soprattutto quando Charlotte inizia a muovere indice e medio su e giù, uniti, carezzandosi le grandi labbra della vagina, di un color rosa tenue che va scurendosi per l'eccitazione crescente. Aveva incominciato a farlo delicatamente ma il ritmo aumentava sempre più. Si bagna le dita in bocca, umettandole ancor più di quanto già non fossero, e dopo aver allargato la vagina, mostrando una carne lucida e di un rosso vivo, la lascia scoperta e in bella vista, procedendo col titillare un clitoride pulsante e particolarmente prominente. Il suo sesso luccica per quanto è bagnato e il rumore prodotto dal tocco delle dita, che ora entrano ed escono a sempre maggior velocità, comincia a martellarmi il cervello: è assolutamente affascinante, ipnotico oserei, e causa di una tensione sempre maggiore nel sellare le mascelle che non posso evitare. Non oso immaginare l'assurda espressione di tensione mista ad involontaria eccitazione che risulti dipinta sulla mia faccia in quell'esatto istante. E proprio quando comincio a sperare che la cosa finisca presto, Daniel spinge la testa di Charlotte con forza contro il proprio bacino e lì la trattiene, contorcendosi nell'esplosione di un orgasmo che da lui transita a lei. Charlotte, infatti, non si ferma un istante e, tremando violentemente e continuando a masturbarsi, espelle un potente getto di liquido dalla vagina che inonda il pavimento e che, schizzando lontano, arriva fin sulla punta delle mie scarpe di cuoio. E lì, su quelle piccole macchioline semi trasparenti, concentro la mia attenzione mentre i due corpi accaldati si staccano e l'odore forte di quegli umori invadeva la stanza. Ne ho le narici sature. «Oh, Dio, sì...» sospira Charlotte, con voce gutturale, stringendosi e tirando forte, un momento, entrambi i capezzoli, ancora scossa e in preda ad un'estasi evidente. «Grazie per averci accontentati, era... wow... da tempo che-» Estraggo un fazzoletto da una tasca della giacca e mi muovo per pulire la scarpa. Ho ancora l'agenda per gli appunti e la stilografica nell'altra mano. «Oh cielo! Mi scusi...» mormora Charlotte, cercando ancora di riprendere il controllo di sé stessa, notandomi, cambiando espressione e assumendo un tono supplichevole e sinceramente dispiaciuto. «Non volevo, io non-» «Non si giustifichi, non è... non è nulla.» Sorrido, impacciato. «Lo... lo metterà nel libro?» Aggiunge, un po' rassicurata, con una nota di divertimento e un accenno di sorriso. «Nel libro dice? Perché no. Vedremo.» Le faccio un occhiolino. «Magari, ora che abbiamo rotto “parecchio” il ghiaccio, potremo farci una chiacchierata più tranquilla». «Assolutamente sì.» Lei annuisce. «Ci domandi tutto quello che vuole». Assurdo come i due, a quel punto, appaiano diversi negli atteggiamenti: calmi e perfettamente a proprio agio. Perfino Daniel, richiusi i pantaloni, sembra perfettamente a proprio agio, si fa più vicino a Charlotte, le passa un braccio attorno alle spalle e appare molto tranquillo e bendisposto. Mi sembrarono, in quel momento, due persone completamente differenti da quelle conosciute poco prima. Come inizio un po' brusco ma... non male, mi ripeto. «Bene.» Mi siedo più comodo e poggio la penna sul foglio facendo un profondo sospiro. «Proseguiamo».
Francesco Merli
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